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22 febbraio 2019

Diario di una educazione - Final cut

 

È passata una altra settimana dal rientro in servizio di Minù. Madame avverte nella schiava una inspiegata vena di insoddisfazione. Come ogni Padrona che si rispetti ha molto a cuore il benessere della sguattera, decide pertanto di interrogarla in merito. Sono sole nel boudoir di Madame, di fronte alle insistenti richieste della Padrona, finalmente la serva si confida. Nei lunghi mesi passati a lavorare in cantiere, senza possibilità di sfogo per le proprie perversioni, la serva ha utilizzato spesso internet finendo con l’appassionarsi ai soliti video di youporn e simili. Minù confessa alla Padrona di avere un chiodo fisso: ha visto innumerevoli filmati in cui alla oppure al “gaudente” di turno, venivano infilate nell’uretra delle sonde di acciaio, il tutto sempre accompagnato da sospiri e gemiti di godimento. Madame, dopo aver visionato un paio di filmati, sgrida la serva, sono chiaramente dei fake, Minù deve smettere di pensare a queste sudicerie!

Ma sappiamo bene come funziona la testa delle sguattere, Minù nonostante i castighi, continua a pensare a quello che è diventato il suo chiodo fisso. E tanto fa che la Padrona termina la pazienza: “E sia”, dice alla serva, “sappi però che mi rivolgerò ad una nostra vecchia conoscenza: il Prof. Klitoris”. Minù si ricorda benissimo del Professore e rabbrividisce di piacere, misto a paura.

Madame passa una buona mezz’ora al telefono col Professore, poi chiama Minù. “Sei fortunata, la prossima settimana il Professore deve venire nella nostra città per un congresso ed è stato così caro da accettare la mia ospitalità. Abbiamo parlato della tua fissa per le sonde, sappi che non sono state affatto inventate per sollazzare le serve, servivano invece per dilatare l’uretra in seguito a malattie veneree. Il Professore sarà così gentile da ricostruire per te questo scenario e ti sottoporrà ad un ciclo completo di dilatazioni. Sarà umiliante e molto doloroso.” Madame fa una pausa, osservando attentamente il viso di Minù, “questa è la tua unica ed ultima possibilità di tirarti indietro, serva, vuoi ritirarti o vuoi che venga il Professore?”. La serva avvampa, le si è improvvisamente seccata la gola, il cuore batte fortissimo. Che le stia mancando il coraggio? Poi sussurra con voce roca che non le pare neanche la propria “Madame …. la prego …… chiami il Professore!”.

Madame, soddisfatta, non perde tempo non passa mezz’ora che sta già prendendo accordi con il Professore. Ma prima la serva dovrà venire accuratamente depilata. Madame decide di agire di persona, opta per una bella depilazione a strappo, seguita dalla rimozione con pinzetta dei peli sopravvissuti. L’operazione viene eseguita lentamente, niente strappi secchi, alla fine una bella lozione leggermente alcoolica strappa gli ultimi strilli alla serva Ma è ora di mettersi al lavoro, l’appartamento degli ospiti deve essere assolutamente perfetto per il Professore, il lavoro viene ripetuto più volte, fino a che Madame non trova più nulla da obbiettare. L’indomani la serva deve accompagnare Madame in stazione per ricevere il professore. Le viene fatta indossare una divisa da fatica pulita ma assai logora, con evidenti tentativi mal riusciti di rattoppi invisibili, per l’occasione niente grembiule di gomma, ai piedi la serva porta i classici zoccoli di gomma verde. Madame dà un ultima occhiata di ispezione alla serva, va bene così. Arrivano in stazione in perfetto orario, la serva viene inviata lungo il binario, per liberare il Professore dall’ingombro dei bagagli. Il Professor Klitoris ricorda perfettamente la serva e, mentre quest’ultima li precede, stracarica di valigie, prende accordi con Madame per il trattamento. Giunti a casa la serva deve estrarre dai bagagli del Professore uno strano aggeggio formato da grossi tubi di alluminio, in pratica una leggera ma robustissima sedia ginecologica portatile. La serva rabbrividisce, notando i supporti per cosce e caviglie e le grosse cinghie di kevlar. Il Professore ordina alla serva di bere un bicchierone di acqua, la serva ubbidisce a fatica, non è facile bere quando non si ha affatto sete.

Una volta montato il lettino la serva deve denudarsi, il Professore le ordina di prendere il grembiule di gomma e stenderlo sul lettino, in modo che eventuali rivoli di liquido possano cadere in un apposito secchio. Poi Minù deve stendersi sullo scomodo scanno e divaricare le cosce. Il Professore blocca le cinghie di kevlar, ormai la serva non può più sfuggire. Minù deve dapprima subire una classica visita ginecologica, le grassoccie mani del Professore ricoperte da sottili guanti, penetrano, toccano, sondano, premono e quant’altro. Madame è lì accanto, pronta a redarguirla per ogni tentennamento, sospiro o ritardo nell’eseguire gli ordini del Professore. Finalmente quest’ultimo è soddisfatto, guarda Madame e sentenzia: “tutto perfekto, possiamo procedere”. Mettiamoci nei panni di Minù, il suo sogno sta per avverarsi ma, non sa nulla di cosa sta per accaderle, le è stato solo detto che sarà doloroso, lo stomaco le si stringe, rabbrividisce di paura, ma Madame è lì con lei e la bacia sulla fronte, “brava la mia Minù che soffre per me” è l’incoraggiamento.

Il Professore intanto ha preso un grosso speculum. Poi, dopo aver saggialo lo stato delle mucose della serva, secchissime per la paura, lubrifica leggermente lo strumento e lo introduce. Minù sente il freddo dell’acciaio che la penetra, poi il Professore divarica lentamente le valve. E’un divaricatore speciale che stira fastidiosamente le delicate carni della serva. Una flebo viene attaccata alla piantana del lettino ma, inaspettatamente il tubicino della bottiglia non è dotato di ago bensì di un piccolo beccuccio di plastica viene inserito nelle tenera carni della patatina della serva, un bruciore improvviso le fa capire che il Professore lo ha infilato nell’uretra. La flebo scende goccia a goccia, la sensazione per la serva è di freddo e di leggero bruciore, abbastanza simile all’effetto di un anestesia del dentista. Le gocce di liquido colano presto all’esterno della patatina e scorrono sul grembiule di gomma, fino nel secchio. La serva si chiede di che dolori parlassero Madame ed il Professore, ma alla fine della flebo, quando il Professore le ordina di orinare si accorge che la pipì, anziché con il solito getto, esce goccia a goccia. Madame ed il Professore si guardano “Wunderbar!”esclama quest’ultimo. Appaiono un grande tubo di lubrificante, altri tubetti di pomata ed un astuccio di cuoio, simile a quelli usati alle scuole elementari per le matite colorate. Il Professore lo apre e mostra alle due donne una intera collezione di dilatatori di acciaio, ordinati dalle misure più piccole alle più grandi e tenuti in posizione da un vassoio di plastica. Le misure variano dalla piccolissima di un paio di millimetri fino ai 10 millimetri. Molti dei dilatatori sono lisci e presentano delle impercettibili tacche di una scala graduata. Altri dei dilatatori, intervallati ogni due o tre lisci, presentano invece una continua serie di ingrossamenti sferici. La serva guarda affascinata, non immaginava di certo che esistesse una tale varietà di oggetti, poi nota le dimensioni incredibili dei più grossi. Saranno per il didietro, conclude la boccalona. Ora il Professore indossa un elegante camice verde, una vaschetta di acciaio accoglie il vassoio con la collezione di dilatatori, il Professore vi versa una soluzione disinfettante da una tanichetta, fino a sommergere i dilatatori. La serva si inebria di quel profumo di disinfettante, un misto di alcool, etere e bergamotto. Anche Madame ha indossato camice e guanti ed aiuta il Professore ad indossare lunghi guanti sterili. Madame posiziona un grande schermo ben in vista della serva e lo accende: ben due telecamere riprendono la patatina della serva da diverse angolazioni con degli obbiettivi macro, la patatina della serva occupa lo schermo. Il Professore redarguisce la serva, ora stai immobile, non mi piace vedere le pazienti agitate. Intanto Madame applica alla bocca della serva un bavaglio a pallina, tutto forato non ostacolerà la respirazione. Ora il Professore prende la sonda più piccola, la spalma ben bene di lubrificante. La impugna come se fosse una matita e inizia ad infilarla, lentamente, nell’uretra della serva. Quest’ultima sente l’acciaio che si fa strada dentro di lei. Un bruciore incredibile, mugola disperata un “bruciaaaa” abbastanza intellegibile nonostante il bavaglio. Il professore la redarguisce, “cominciamo male, questo sondino è così piccolo che entra senza bisogno di dilatare. Quando arriveremo verso la metà della serie di sonde, allora sì che avrai ragione di lamentarti.” La serva inizia a sudare. Il sondino entra ed esce più volte, poi il Professore è soddisfatto e lo mette nella parte di vassoio destinata ai sondini usati. Ora il Professore prende il secondo sondino e lo lubrifica, “questo farà già un po’ più fatica”, commenta, verificandone le dimensioni. Il dolore è fortissimo. Ormai la serva non è più eccitata, soffre solamente, grosse gocce di sudore le rigano il viso stravolto. Nel tentativo di sottrarsi al sondino, si inarca, sollevando il sedere dal lettino, il Professore si arrabbia, punta un piede sulla pancia della serva e tira al massimo le cinghie di kevlar che penetrano dolorosamente nelle carni e premono fastidiosamente sul ventre della serva. Il sondino entra ed esce più volte, lacrime di dolore si mescolano al sudore. Il Professore è soddisfatto, prende la sonda successiva, formata da una serie di sferette. “questo sondino”, dice a Madame, “serve a medicare l’interno dell’uretra, bisogna mettere questa pomata e inserire il sondino muovendolo avanti indietro un paio di volte, mentre la serva si sforza di orinare. A questo proposito, il Professore riempie una sacca da clistere di acqua ed infila il beccuccio nella pallina-bavaglio della serva, poi apre con cautela il rubinetto. Ben presto Minù si trova obbligata ad inghiottire a forza, se vuole respirare. Bene, dice il Professore, un buon litro di acqua ogni due terrà la vescica sempre ben riempita, pronta per la prossima dilatazione, da eseguire, appunto ogni due ore. Poiché ho un impegno congressuale, lascio a Lei Madame il compito di medicare la serva. Non si faccia commuovere dai lamenti, sono solo capricci. Stasera al mio ritorno verificheremo se va tutto bene e se possiamo lasciare riposare la serva fino a domattina, pronta per la seduta successiva. E così il Professore esce , lasciando la povera Minù in balia di una Padrona eccitata e vogliosa di penetrarla in maniera così strana. A sera il Professore rientra e trova che le sue istruzionio sono state seguite a puntino. La povera Minù è esausta, mai avrebbe pensato di poter soffrire così. E i prossimi due giorni saranno esattamente uguali, due lunghi giorni inframmezzati tra dolorose dilatazioni da parte del Professore, che non nasconde la propria eccitazione e ancora più dolorose ed interminabili medicazioni da parte di Madame. Minù ora spera che tutto finisca, infatti la terza sera di trattamento il Professore, parlando con Madame ha commentato, “ora l’uretra è tornata alla dimensione originale, prima che somministrassi la soluzione restringente”. Ma Minù si sbaglia, Madame pare delusa, come, già finito? Non si potrebbe continuare un altro po’, non siamo ancora arrivati al sondino più grosso! Il Professore si pulisce gli occhiali, riflettendo, “si, in realtà si può continuare fino alla dilatazione più grossa, sarà solo molto più dolororosa per la serva, visto che una volta infilato il sondino, dovremo ricorrere ad una lunga stimolazione elettrica per rilassare le fibre muscolari. Madame applaude contenta ed aggiunge a tradimento, “sarebbe un peccato interrompere qui, Minù ha insistito tanto per questo”. E sono inutili le suppliche di Minù a Madame, “ormai abbiamo deciso, mia cara, e poi hai sentito il Professore, questa era una pratica molto comune a cui dovevano sottostare le serve di …. facili costumi, per tornare sane.”

La mattina successiva Minù viene legata ancora più accuratamente al lettino, le cinghie di kevlar vengono tirate con tutta la forza del Professore, la sguattera non si muoverà affatto, succeda quel che succeda. Madame dal canto suo, le mette il solito bavaglio a pallina, che ormai porta evidenti segnoi La seduta inizia come quelle dei giorni precedenti, nella serva viene infilato ilo sondino che aveva già ricevuto il giorno prima, entra senza troppa fatica, anche se la serva sente bruciare tantissimo. Ora il Professore prende da un vassoio un plug anale di lucido acciaio. Il plug viene lubrificato ed inserito, la serva lo sente fastidiosamente freddo. Ora il Professore prende una scatoletta piene di manopole, display, led e cicalini. Collega con dei cavetti il sondino uretrale ed il plug anale alla scatoletta. La serva suda di terrore, l’unica cosa che le è permessa. Poi il Professore regola una manopola e preme un pulsante, il tutto accompagnato da un breve “bip”. La serva sente un leggero formicolio alle parti basse. Il Professore osserva attento le sue reazioni “zu wenig”, cioè troppo poco. La manopola viene pian piano ruotata in senso orario, ora il formicolio si è fatto più invadente e la serva fatica a stare ferma, il respiro inizia a farsi più veloce. “Perfekt” dice il Professore, ora sappiamo quale è la corrente di base, ora si tratta solo di fare dei multipli di 10. E la serva scopre ben presto di che multipli parli il Professore, la manopola viene ulteriormente ruotata, sulla scatoletta appaiono numerose lucette rosse ed un “beep” continuo di avvertimento. Il Professore soddisfatto della programmazione effettuata, preme un pulsante, la serva sente la corrente percorrere le delicate mucose poste tra i due elettrodi. Urla e morde il bavaglio, le sue urla e suppliche sono smorzate ad un sordo mugolio. Il Professore preme un altro pulsante, inizia un ciclo ritmico di scosse furiose seguite da lunghe pause, Il sudore ormai gocciola dal corpo della serva. Il tempo passa lentissimo per la povera Minù, tra scosse che la squassano e pause in cui si riprende a fatica. Poi il Professore giudica sufficiente, sfila il dilatatore dall’uretra e prende il successivo, li mostra alla povera serva, la differenza di diametro è evidente. Ora riceverai quest’altro, Minù inizia a tremare. Il Professore inserisce lentamente il sondino ben lubrificato, le urla di Minù vengono soffocate dal bavaglio. Ad un certo punto la poveretta sviene o, forse, simula uno svenimento. Ma il Professore non si preoccupa, suggerisce a Madame di strizzare e torcere a tutta forza i capezzoli della svenuta: “non si preoccupi Madame, le serve sopportano benissimo il dolore”. La forte strizzata di Madame risolve prontamente lo svenimento, reale o simulato che fosse. Le tette rosse come peperoni testimoniano l’entusiasmo e la forza di Madame. Il Professore continua nella inserzione del sondino, ben presto viene raggiunta la graduazione di massimo inserimento. Ci voleva tanto? Dice il Professore redarguendo la serva. Serva che ben presto inizia nuovamente a tremare e mugolare, preda delle correnti inviate dall’atroce scatoletta, correnti che il Professore ha pensato bene di raddoppiare. Il tempo passa, finalmente il Professore lascia Madame l’incombenza della medicazione della serva, mediante il famigerato sondino a sferette, ovviamente anche lui di diametro “XXL”. Incombenza che Madame gradisce alquanto, la serva, a giudicare dai mugolii, un po’ meno. E non la aiuta l’idratazione forzata a cui Madame la sottopone, facendole ingollare a forza litri di acqua tramite la cannula infilata attraverso il bavaglio. La stupida serva narrante non vorrebbe annoiare le Signore lettrici con ripetizioni, basti sapere che il trattamento si ripete tale e quale per altri due giorni, fatto salvo il diametro dei sondini dilatatori che alla fione è il massimo del set posseduto dal professore.

Ed al termine Madame vuol mostrare al Professore quanto Minù abbia tratto profitto dalla cura. Minù viene costretta ad ingollare un intero litro di acqua, sempre dalla solita cannula. Le pare di scoppiare poi, Madame attende pazientemente che l’acqua riempia ben bene la vescica. Minù che a causa del trattamento subito, soffre di un terribile bruciore, cerca di trattenere la pipì. Ma Madame preme con l’avambraccio appoggiandolo sulla pancia della serva. Il peso di Madame che grava sulla vescica piena, avvia il getto di pipì. Getto che, grazie alle dilatazioni subite, giunge lontanissimo, tanto da bagnare l,e scarpe del Professore. “Magnifico, un getto degno di Jeanneke-Pis” (la poco conosciuta versione femminile del Manneke Pis) è il divertito commento del Professore.

Minù viene finalmente sciolta dal temibile lettino. Deve asciugare le scarpe del Professore con la lingua. Poi estrae anche il plug anale, deve pulire plug e sondini prima con la lingua e poi con detersivi e disinfettanti. Smonta il lettino ginecologico e lo imballa come il Professore desidera. Da brava serva ripulisce e riordina la stanza. Il Professore e Madame, soddisfatti le ordinano di rendersi presentabile, una veloce doccia, un abitino di Madame e la serva, trasformata ma pur sempre riconoscibile come serva, viene premiata con una buona cena, prima di una notte di fuoco con Madame ed il Professore.

Serva sudiciona N.