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7 settembre 2013

PENSION BALNEARIA 67



Nobili Signore, sguattera sudiciona.
Mi ero fermata, nel trascrivere il verbale, alla perra che stava per scottarmi col ferro rovente, mentre il cavalletto mi pareva stesse segandomi in due ed i pesi tiravano inesorabilmente in basso le mie caviglie. Sento della confusione ed una voce ferma ed autoritaria gridare FERMATEVI, TUTTI FERMI! E’ la presidente del Tribunale delle Signore. Si avvicina alla perra, che la guarda sorpresa, le toglie di mano il ferro rovente. Ad un suo cenno due guardie rimuovono i pesi dai miei piedi. Le corde che mi tengono le braccia mi sollevano dal cavalletto. Una volta deposta, subito la dottoressa mi presta le cure del caso, una provvidenziale borsa di ghiaccio lenisce un pò i dolori.
La Presidente ora si rivolge alla perra: signora L.P., questo tribunale non è riuscito a trovare negli archivi la sua “patente di nobiltà”. Entro domattina lei dovrà fornire questo documento, che attesta i suoi nobili natali, in difetto di ciò sarà il tribunale a stabilire se lei sia nobile o meno.
E così termina la mia terribile giornata. Vengo affidata alle cure della dottoressa e della nostra Padrona. Fortunatamente la scottatura infertami dalla perra è cosa di poco conto. Quanto alle mie parti intime, grazie alla borsa di ghiaccio, iniziano a dolere di meno. A causa delle tumefazioni provocate dal cavalletto faticherò ad orinare per qualche giorno.
E veniamo alla perra. Al mattino successivo si deve presentare di fronte al tribunale , che stabilirà se è una nobile, e quindi autorizzata a prendere il posto della nostra Signora, o meno. Noi serve non possiamo, naturalmente assistere ad un tribunale che inquisisca una nobile, perciò torno alla prosa notarile, che, come vi dicevo, ho avuto modo di consultare in seguito.
“Yo M.T. notario del rey….”
Il Tribunale chiede alla nobile L.P. di mostrare la sua patente di nobiltà. La nobile L.P. non è in grado di farlo, fosse pure in copia. Inoltre dà spiegazioni molto confuse. La Presidente a questo punto pronuncia la frase “sarà allora il tribunale a stabilire il suo stato nobiliare, si prepari per l’interrogatorio!”. La L.P. ribatte che, essendo nobile, non può essere sottoposta a torture. La presidente conferma che l’esenzione dalla tortura per i nobili esiste sì, eccetto che per “el agua”.
In considerazione dei nobili natali, quindi, il tribunale dispone che si proceda alla questione dell’acqua, ordinaria ed all’occorrenza straordinaria.
Una guardia porta due secchi di zinco della capacità di circa 4 pinte (circa 4,5 litri) di acqua.
La L.P. viene denudata e legata al tavolo del tormento, il tavolo, con un ingegnoso gioco di leve e volantini, costringe il corpo in una dolorosa posizione arcuata, con testa e piedi ben più in basso del ventre.
Viene applicato all’accusata un bavaglio di cuoio, che sostiene un imbuto. Tale bavaglio impedisce di muovere la testa e di serrare i denti. L’acqua verrà versata con un bricco da 1 pinta, riempito a sua volta nei secchi. Se la suppliziata facesse resistenza basterà tapparle il naso tra pollice ed indice per costringerla a bere, se non vuole affogare.
Dopo aver rivolto un ultimo invito a confessare io, notaio, faccio cenno che si può iniziare. Viene versato, lentamente , il primo bricco. L’accusata mugola e tenta disperatamente di svincolarsi, senza risultato. Dopo ogni bricco invito severamente l’accusata a confessare. Sia pur impedita da bavaglio e imbuto, si sente chiaramente, tra i suoi mugolii un ”NO”. Pertanto si continua. L’accusata inizia a soffrire, ne fanno fede i lividi che appaiono dove le corde bloccano braccia e gambe. Alla fine del primo secchio faccio togliere per un attimo il bavaglio, l’accusata rutta e tossisce penosamente. Interrogata si rifiuta ostinatamente di confessare. Ad un mio cenno si riprende a versare l’acqua. Le contorsioni dell’accusata sono via via più intense. L’unica risposta alle mie richieste continua ad essere un “NO” mugolato. Si sente nettamente il “GLUK GLUK”, l’affannoso deglutire. Il ventre dell’accusata si sta gradatamente gonfiando, nonostante ciò essa continua a negare sfacciatamente la confessione.
Termina anche il secondo secchio di acqua. L’accusata ha superato la questione ordinaria. Poiché ha, suo malgrado, inghiottito più di 4 litri di acqua il ventre è ormai dilatato come se fosse incinta.
Viene liberata e fatta brevemente riprendere, in modo che io possa interrogarla con comodo, senza l’ostacolo del bavaglio.
A tutte le mie pazienti domande nega ostinatamente una confessione………
Sguattera Nadia
(67- continua)

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