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26 dicembre 2013

PENSION BALNEARIA 74 - DISINFEZIONE DELLA PERRA


Nobili Signore, sguattera sudiciona,
vi raccontavo del mio desiderio di “curare” la perra. Sono stata preceduta! Da giorni sia la perra che le russe, venivano osservate spesso a grattarsi furiosamente la vulva. Ciò è costato loro numerose punizioni. Ma continuando la cosa nonostante le botte …. La Signora ha deciso di sottoporle a visita medica. Un compiacente dottore, un vecchio cliente della Pension ed amico della Signora, è stato chiamato. Si è portato anche la sua infermiera. Chiunque debba andare dal medico per una visita, fa in modo di fare una doccia ed essere pulito. Niente di ciò per le neo sguattere. La perra, in particolare, non ha potuto fare la doccia da una settimana ed il bidè da tre giorni. La cosa infastidisce alquanto il medico che chiede all’infermiera di praticare seduta stante un abbondante bidè alla perra. Segue una visita approfondita che rivela scarse condizioni igieniche ed una infezione da funghi causata dalla sporcizia. Il medico parla con la Signora, lasciando le sue prescrizioni: bisognerà provvedere giornalmente a due lavande vaginali, effettuate con acqua contenente un disinfettante e caldissima, anche l’intestino dovrà essere tenuto sgombro. Inoltre i genitali esterni dovranno essere disinfettati almeno quattro volte al giorno con batuffoli di cotone imbevuti di “alcool de romero”, un alcool aromatico solitamente utilizzato per massaggi.
Così io e Pilar veniamo incaricate di fare da infermiere e provvedere alla cura per perra e compagne. Ovviamente non possiamo lasciarci sfuggire una simile occasione ed accettiamo con entusiasmo. Ci rechiamo subito nei saloni della Pension dedicati alle cure idroterapiche, per procurarci il necessario. Un enorme apparecchio per clisteri, della capacità si almeno tre litri, tubi di gomma, alcune cannule di ebanite nera, di forma fallica, veramente gigantesche. Saprò ben io ripulire a fondo la perra. Ma, non contenta ho recuperato anche una nostra vecchia conoscenza: la parte finale dell’apparecchio per l’idromassaggio estremo. Così potrò fare impazzire la perra alternando getti di acqua calda e getti violentissimi di acqua ghiacciata.
Insomma, un bel programma. Purtroppo, come apprenderete più in seguito, avevo fatto i conti senza l’oste, pardon la Signora.
E ben presto trascino con cattiveria la perra verso la prima delle terapie. Ho pensato di alternare piacere e dolore. Voglio sconvolgere ed annientare la perra.
E si inizia con l’idroterapia, in modo da lavare bene le puzzolenti parti basse della perra. Come già spiegato la vittima viene bloccata in una vasca da bagno, le viene posizionata la parte di idrogetto di fronte alla passera. L’inizio è un getto di acqua tiepida, che compie movimenti circolari e sensuali, spruzzando dolcemente i genitali della perra. La cosa continua fino a che vedo la respirazione alterarsi, chiaro segno di eccitazione. A questo punto giro con decisione il rubinetto. Il getto diffuso della doccia diventa un getto sottile come una matita, caricato da una pressione di decine di atmosfere di acqua gelata! L’effetto è istantaneo, come già accadeva a me la perra resta senza fiato. Le cosce aperte, legate al lettino ginecologico impediscono di cercare di muoversi o ripararsi. La perra può solo soffrire, urlare e piangere. Ed alla fine lascio che la perra si illuda che i dolori siano finiti. Mi armo della grossa cannula di forma fallica. Con dolci movimenti la penetro, facendo in modo da avviarla verso il godimento. L’acqua caldissima la infastidisce un po’ ma ben presto torna a godere. Ma è tornato il momento del dolore. Chiudo il rubinetto, faccio drenare l’acqua che è ancora al suo interno e, non facendomi notare, mi armo di un batuffolo di cotone inzuppato di alcool. Con cattiveria inizio a massaggiarla. Vi posso raccontare in prima persona cosa le accade, poi spiego il perché. Come l’alcool raggiunge le mucose inizia il bruciore, un bruciore fortissimo. Quello che non sapete è che su un livello da 1 a 10 sarete si e no a 2. da quel momento in poi il bruciore crescerà, crescerà, crescerà e crescerà. A nulla varranno i vostri sforzi per resistere, urlerete come galline spennate.
Le urla della perra, ahimè, richiamano la Signora. Mi contesta immediatamente che l’alcool di romero doveva venire usato soprattutto all’esterno, doveva disinfettare, non punire. La perra viene rimandata nella sua cella. E così io mi trovo a sostituire la perra sul lettino, con la Signora che mi punisce con le stesse modalità, spiegandomi il perché della punizione. Mi racconta anche di Padrone che hanno piegato dei servi lussuriosi, solo ponendo batuffoli imbevuti di alcool sulla pelle sottile ESTERNA del pene. L’alcool penetrava attraverso i pori causando bruciori furibondi.
Il tutto mentre, sopraffatta dal dolore, piango, urlo e mi dimeno.
Anche la mia punizione finisce. La Signora mi esorta, mentre sto ancora asciugandomi gli occhi, a tornare dalla perra, vuole interrogarla a fondo su alcune questioni finanziarie……
Sguattera Nadia
(74- continua)

PENSION BALNEARIA 73 - IL TATUAGGIO DELLA PERRA


Nobili Signore, sguattera sudiciona,
la sguattera sudiciona
prima ancora di metterci a “curare” la perra, ci siamo accorte che non ha neanche un tatuaggio. Che fare? La proposta di Pilar è la migliore, le tatueremo “Esclava, Pension Balnearia”. Restano due incognite: dove scriverlo e a chi fare eseguite l’opera. Il dove è presto individuato, vogliamo che la scritta sia in un punto abbastanza intimo ma in sua perfetta vista, decidiamo così di fare la scritta sul ventre e di eseguirla speculare, in modo che sia più insolita e che la perra la possa leggere perfettamente allo specchio. Niente di straordinario, direte voi. Ma non dimentichiamo che le sguattere, ora sorveglianti, della Pension sono donne rotte a tutte le difficoltà. Una delle nostre compagne è stata a lungo “ospitata dallo stato”, cioè è stata in prigione. Ricorda benissimo la procedura con cui lì le carcerate si tatuavano: disegnato con una biro il tatuaggio, una si armava di tre aghi di quelli normali da cucito, legati con un pezzetto di filo metallico arrotolato attorno. Una rapida disinfettata sulla fiamma e alla fine gli aghi venivano “pucciati” nella china . Poi tre nerborute bloccavano la tatuanda e l’”artista” iniziava il suo lungo e doloroso lavoro.
La scritta, in stile con la Pension, la abbiamo ispirata alle scritte liberty che qui abbondano, hanno parecchi svolazzi, un vero peccato per la perra che si vedrà sottoposta a sedute di tatuaggio molto lunghe. Sedute che comprendono una buona dose di schiaffi su pancia e cosce, ogni volta che la vittima ha un sussulto e si sposta, rendendo difficile per l’”artista” seguire il disegno a biro. Ma quello che fa disperare la perra è che il disegno verrà eseguito in quadricromia: ogni lettera della scritta dovrà così venire eseguita in quattro sedute, una per colore e le sedute successive alla prima bucano parti già ampiamente irritate dalle bucature della sessione del giorno precedente.
Inutile raccontare gli strepiti e i pianti della perra, un po’ per il dolore ma sicuramente per l’indelebile umilazione. Ed adesso possiamo ammirare orgogliose la nostra opera d’arte vivente, tutte le volte che la maltrattiamo!
Nel frattempo la Signora tiene accuratamente monitorato il peso di perra e compagne. Nonostante l’intenso lavoro manuale e le privazioni alimentari, non calano prontamente di peso, come desiderava la Signora. Inoltre le condannate osano ancora guardare in faccia le loro sorveglianti. Ora, dovrebbero sapere che delle infime sguattere come loro devono sempre tenere lo sguiardo a terra e guardare in faccia Padrone e sorveglianti solo se viene loro ordinato di farlo. La Signora ha deciso di stare a vedere per un paio di altre settimane, se l’obbiettivo di ridurre il peso ed inculcare in loro un po’ di sana umiltà non verrà raggiunto avremo carta bianca sui (mal)trattamenti da imporre alle punite, per raddrizzarle..
A presto
Sguattera Nadia

(73- continua)




3 dicembre 2013

LANCY 12 - LA SUDICIONA SU E GIÙ PER LA COLLINA

drawing by slave elisabeth mandile

LANCY 12 – LA SUDICIONA SU E GIÙ PER LA COLLINA
di sguattera sudiciona

E mentre Frau Schwanger riceve la rumorosa sculacciata tra le cosce, Grosse Jeanne sta preparando la sguattera sudiciona per la sua prima Collina. La sudiciona deve innanzitutto venire riempita a dovere, Grosse Jeannette prepara attentamente i tre litri canonici di Eau de Lancy. La sudiciona, seppur impedita dal cappuccio e dalle proprie puzze, sente il forte aroma del sapone di marsiglia in polvere, mescolato all’acqua e ad una buona dose di olio. Grosse Jeannette mescola accuratamente la mistura ed effettua il “test delle dita”: pollice ed indice guantati vengono immersi nel contenitore e poi, sfregati tra loro, devono scorrere perfettamente. Grosse Jeannette aggiunge, a titolo di incoraggiamento: “Ecco pronto un bel brodino” ben caldo per il pancione della sudiciona”.
La mistura viene versata in un capace apparecchio di porcellana bianca. Tra l’altro, l’uso di questi apparecchi, anziché di analoghi di vetro impedisce alle corrigende di adocchiare la quantità di liquido che devono ancora assorbire. Dicevamo, l’apparecchio, posto su di una apposita piantana, viene alzato quasi al massimo da Grosse Jeannette. La sudiciona deve assumere la prescritta “posizione di riempimento” a quattro zampe, inclinata in avanti fino ad appoggiare fronte e naso al terreno. In questa scomoda posizione la sudiciona sente aprire il tappo posteriore. Il freddo ugello di bakelite, molto poco lubrificato le viene appoggiato all’ano e poi, con una manovra di rotazione ed avanzamento, viene infilato senza troppi complimenti fino in fondo. La sudiciona, sempre con la lingua fuori emette lamento. Grosse Jeannette domanda retoricamente “Entrato ?”Poi la sudiciona sente armeggiare. Inaspettatamente arriva il fiotto di acqua. Calda, molto calda. Tra l’altro il foro del cannello deve essere piuttosto grosso ed il rubinetto tutto aperto. La sudiciona sente le viscere dilatarsi e subito un forte stimolo, la pancia inizia a gorgogliare. Sarà il male o la temperatura del liquido, la sudiciona suda a fiumi, le viene da vomitare. La sua divisa di punizione, è madida di sudore, rivoli scendono sulle braccia iniziando a riempire l’interno dei guanti di gomma. . Intanto il capace vaso si svuota molto rapidamente. La guardiana tira uno sculaccione alla sudiciona, dicendo: “ecco, già finito, occorreva fare tante storie?” La guardiana ammonisce la sudiciona: “ora stringi, non devi perdere neanche una goccia o ti spello il sedere!” ed estrae il cannello. La sudiciona mugola, Grosse Jeannette inserisce profondamente l’apposito plug ed infine rimette il tappo. Tirando un orecchio alla sudiciona la fa alzare. La sudiciona è sconvolta, nausea, pancia gonfia e dolorante, capogiri. Ma ora la sorvegliante controlla il buon riempimento, preme gradatamente ed a lungo vari punti del pancione, scatenando contrazioni e gorgoglii. La sudiciona è senza fiato. Ma ora un altro supplizio, la sorvegliante prende da un ripiano la pancera e la stringe moltissimo. Alla sudiciona pare di sentire l’acqua risalire fino alla gola, inghiotte più volte a vuoto. Ed ora non ci sono altri preparativi da espletare. Grosse Jeannette la mette al trotto fino alla base della collina. Nei minuti di attesa che la mula precedente lasci libera la collina alla sudiciona viene ordinato di prendere il giogo. Il giogo di Lancy è in qualche modo simile al “dong hang”, il bilanciera con cui le donne portano i carichi in estremo oriente. Una grossa canna di bambù, flessibile ma praticamente indistruttibile, lunga un metro e mezzo. Viene portata sulle spalle, alle estremità due secchi o due panieri permettono di portare carichi.
Una persona trasporta con il dong hang fino ad una ottantina di chili, quaranta per ogni cesto ma, per portarlo, deve camminare "per saltelli": infatti, facendo oscillare lievemente il bilanciere di bambù quando alza il piede attiva l'elasticità del bambù facendolo funzionare come una sorta di "balestra" che "ritorna verso l'alto" così producendo una piccola diminuzione del peso dei cesti.
Grosse Jeannette prende un badile e riempie i secchi fino a metà, per il primo turno sulla collina basteranno 30 kg in tutto, poi la guardiana punirà inflessibilmente la sudiciona aggiungendo badilate di pietre ad ogni secchio, secondo una precisa “tabella dei carichi di punizione”.
La guardiana indica alla sudiciona un sacco, abbandonato da parte. La sudiciona non capisce, poi vede che le altre corrigende mule ripiegano il sacco più volte e se ne servono per fare da cuscinetto tra il bilanciere e le proprie spalle. In realtà le sorveglianti permettono l’uso del sacco per evitare che si usurino troppo rapidamente le divise sulle spalle. Ed ora la sudiciona si abbassa flettendo le ginocchia. Si mette il bilanciere sulle spalle e si rialza. Ora le spalle della sudiciona supportano tutto il peso. Fatti i primi passi la sudiciona capisce che se fatica così in paino, la collina sarà terribile. La sudiciona mette il piede, calzato nei regolamentari zoccoli sul primo gradino. Lo sforzo è enorme, la sudiciona è costretta a contrarre i muscoli, scatenando così inattese pressioni nel pancione, per fortuna la pancera impedisce possibili danni! La sudiciona sa che se si ferma la sua guardiana interverrà a colpi di scudiscio, stringe i denti e si sforza di fare un nuovo passo. Se fosse in piano riuscirebbe a camminare bene, nonostante il bilanciere, ma la collina è ripidissima, la sudiciona inizia a sentire il cuore in gola e i muscoli di cosce e polpacci bruciare per la fatica. Alla sudiciona inizia a colare il sudore negli occhi. Si rende conto di non riuscire a proseguire, Grosse Jeannette, a dispetto del nome, sale rapidissima la collina, tira una bella scudisciata sui polpacci nudi della sudiciona e poi la spinge puntandole un piede nel sedere. Questo sblocca la sudiciona e la fa ripartire. Finalmente la sudiciona è sopra la collina. Inclinando la testa riesce a strofinare il cappuccio sul muscolo del braccio destro. Questo deterge temporaneamente il sudore e le ridona la vista. Ora la sudiciona è pronta alla difficile e pericolosa discesa. La discesa viene fatta a balzelloni, col rischio continuo di cadere, dati anche i malfermi zoccoli. E ad ogni balzellone della sudiciona il carico fa un sobbalzo, nonostante il sacco ripiegato, il bambù sta segnando profondamente la pelle delle spalle. Il sudore ha ormai impregnato la divisa, la sudiciona sente le gocce sul petto e sulla schiena. E finalmente la sudiciona, che ormai si muove meccanicamente, non trova il gradino più in basso, la discesa è terminata. La sudiciona è semisvenuta, i crampi la devastano, Grosse Jeannette le ordina il “Giù, tre minuti di respiro”. La sudiciona si abbassa, in modo che il carico appoggi per terra. La guardiana lascia così modo alla sudiciona di ossigenarsi e ricuperare un briciolo di lucidità, sa bene che il primo giorno ben poche mule completano indenni il turno sulla collina. La sudiciona, vorrebbe urlare ma sa che l’unica opzione che le lasciano è l’espiazione. Ma ora la sudiciona deve superare un altro scoglio, la verifica del riempimento del pancione. La guardiana pone la sinistra dietro al sedere della sudiciona, in modo da impedirle di arretrare, ed inizia a premere lentamente con la destra il pancione, penetrando in profondità. Esegue l’operazione in vari punti, notando i mugolii ed il respiro affannato della sudiciona. Purtroppo nota anche i borbotti e gorgoglii che le doppie mutande, la divisa ed i grembiuli gommati non attenuano affatto. La guardiana telefona alla Dottoressa, Frau Helga Von Bernhardt, la temutissima Direttrice della Clinica di Lancy. La sudiciona, intanto approfitta di questo breve riposo per cercare di riprendersi. “Anche la corrigenda numero 14 ha coliche gassose, Frau Doktor” dice la guardiana, poi ascolta a lungo, assentendo.
Rivolgendosi alla sudiciona la guardiana sorride: “Bene numero 14, adesso provvediamo ai tuoi brontolii di pancia, subito all’infermeria!”. Qui giunte la guardiana indica alla sudiciona un secchio, al cui interno una sacca di gomma attende le deiezioni. Rimuove il tappo posteriore ed il plug. Subito un fiotto di liquidi nauseabondi, misti a scorregge, prende ad uscire dalla sudiciona. La guardiana preme in maniera decisa su ventre, spremendo rapidamente il liquido dal ventre della sudiciona. Poi con un forte getto d’acqua, nel foro delle mutande, la guardiana ripulisce sudiciona e mutande. Giunge la Dottoressa Helga. Per la sudiciona viene preparato un bell’ Enema Harness, con una bella sonda Bardex di gomma arancio, a due palloni. La sonda, leggermente unta, verrà inserita, in modo che il primo pallone scompaia all’interno della sudiciona. Il secondo pallone resterà all’esterno. Premendo due apposite pompette i due palloni possono essere più o meno gonfiati, per adattarsi all’anatomia ed impedire perdite. La sudiciona, ora paziente numero 14, sente la sonda dilatarle il buchetto e scivolare all’interno. Il pallone sgonfio entra senza difficoltà, anche perché la sudiciona ha rilassato lo sfintere. Poi la Dottoressa inizia a pompare aria nei palloncini: “fut …..fut ….fut”. La sudiciona sente benissimo gonfiarsi il pallone interno. La sensazione è indescrivibile, la sudiciona mugola un po’, tanto per conservare le apparenze. Poi la Dottoressa passa al pallone esterno. Anche qui il pallone si gonfia, appoggiandosi alle natiche della paziente 14. Il pallone interno, per reazione, viene tirato verso l’esterno, appoggiando ancora di più sullo sfintere e dilatandolo leggermente. La sudiciona sente tutti questi movimenti. E qui il suo vizio si manifesta in pieno, anziché sentire dolore ed odiare l’applicazione di questa cannula punitiva, la sudiciona gode , eseguendo movimenti scomposti ed emettendo mugolii rivelatori. Frau Helga apre la cerniera delle mutande di gomma e verifica. Le dita guantate rivelano una intensa e filante lubrificazione vaginale, la paziente numero 14 ha inequivocabilmente ripetutamente goduto. La Dottoressa è esterrefatta, le avevano descritto il caso della paziente 14 come un caso difficoltoso, ma una corrigenda che gode durante l’applicazione dei clisteri punitivi e della sonda Bardex è un caso da pubblicare! “Bene, dice la Dottoressa, vediamo cosa possiamo fare per calmare i bollenti spiriti di questa scrofa”, dice la Dottoressa, prendendo uno spruzzatore. La sudiciona sente gli spruzzi sulle parti intime, mentre le esperte mani della Dottoressa dilatano le labbra vaginali per esporre allo spruzzo anche il clitoride. Un odore di alcool e di mentolo si sparge nell’aria. La sudiciona sente dapprima una intensa sensazione di freddo, sostituita poi, gradatamente da una sensazione di calore che cresce e cresce, fino ad un forte bruciore. Stringe le cosce, ma niente, il bruciore continua ad aumentare. La Dottoressa sorride: “bene, questo ti terrà momentaneamente lontano dal tuo vizio. L’alcool mentolato evapora rapidamente, poi il bruciore passa”.Poi la dottoressa richiusi cerniera e lucchetto delle mutande disciplinari dà disposizioni a Grosse Jeannette: “Ora riempi la 14 con la solita dose di Eau de Lancy e le fai completare il turno sulla collina. Domani la porterai al reparto mungitura. Qui diverrà la mucca numero 14. Sono certa che le cure delle infermiere mungitrici, unite alla nuova “macchina per riempimento” avranno ragione di questi comportamenti indegni. Vedrai”, dice rivolta alla sudiciona, “dopo la cura ti verrà la pelle d’oca al solo nominare una peretta. E sappi che laggiù, anziché una spruzzatina di alcool mentolato, che brucia per pochi minuti, ti avrebbero messo una bella pomata all’alcool mentolato e zenzero, il cui bruciore continua per ore ed ore”
Detto questo la sudiciona viene nuovamente riempita e tappata. Tornata il piedi della collina, Grosse Jeannette ringrazia la sudiciona del trambusto provocato, aggiungendo due belle palettate di pietre al carico che la sudiciona dovrà portare per altre interminabili 6 salite e discese della collina.
(12- continua)








PENSION BALNEARIA 71 - 72


Nobili Signore, sguattera sudiciona,
in questa puntata vedremo le “avventure” della perra, seguite alla umiliazione pubblica. Ci sono stati degli strascichi, la Signora ha dovuto chiamare un medico che ha curato la gastroenterite provocata dal purgante. Ma di lì a tre giorni, sono state dichiarate completamente guarite. La Signora ci ha riunite per la “vestizione” delle nuove serve. Dagli armadi della Pension sono così spuntate delle nuove divise da fatica, ancora piegate ed inamidate. Abbasso lo sguardo sulla mia divisa macchiata e stracciata e scambio alcune parole con la Signora che assente entusiasta. Mi porto davanti alla perra ed inizio a sbottonare la divisa e me la sfilo, restando con i mutandoni di servizio. Mi dico che la perra va umiliata fino in fondo. Tolgo anche le mutande, le raccolgo e le porgo alla perra indicandole di annusarle. Inizierà a capire cosa vuol dire dover vivere circondate dai propri odori: il sudore che lascia aloni bianchi di cristalli di sale sotto le ascelle, la puzza di orina delle mutande, perché ci veniva razionata anche la carta igienica e non ne potevamo usare per asciugarci dopo la pipì. Mutande lavate solo una volta alla settimana, dietro suo preciso ordine. La obbligo ad indossare la mia puzzolente divisa e indosso quella nuova che sarebbe andata a lei. Lo stesso accade alle russe, le mie compagne, Pilar in testa mi imitano.
La Signora ride soddisfatta alla scena, ci annuncia che , seppure restiamo serve, nei confronti delle neo sguattere punite saremo “supervisores”, sorveglianti insomma.
Non via avevo mai parlato di una cosa: perra è il nome “in codice” con cui la chiamavamo noi, mai ci saremmo azzardate a dirlo in sua presenza: letteralmente significa cagna ma anche puttana. Da adesso la Signora ha stabilito che non solo noi la si chiami così, ma anche la perra, risponderà a quel nome.
A proposito di perra: la Signora ci ha ordinato di non sfogare subito la nostra rabbia su perra e compagne: abbiamo anni a disposizione per rendere loro la vita difficile.
E veniamo ai lavori: la noria, ovviamente, ha il posto d’onore. Ricordate il campanello che suona se non si va alla velocità programmata? E’tutto un offrirsi volontarie, tra noi sorveglianti, per supervisionare, armate di frustino, il lavoro delle sguattere, purtroppo tale ambito incarico ci tocca a turno, gli interminabili corridoi dalla Pension attendono i nostri stracci per essere lucidati….
Ed è una gioia, per me mentre passo lo straccio, vedere la perra trascinare per i corridoi i carrelli di fango bollente. La guardo, nuove macchi di sudore segnano la divisa sotto le ascelle e sotto i seni, il fazzoletto da testa è zuppo e dai capelli cadono gocce di sudore. Fingo pietà, la costringo a bere molta acqua, scoprirà presto che per le sguattere in punizione di rigore non è permessa alcuna pausa pipì, che si pisci pure addosso. Cominci a capire cosa vuol dire sentire la propria puzza, lei che era sempre elegantina e profumatina!
E veniamo ai pasti, dubito che le sguattere sperassero in pasti luculliani, ma di sicuro non si aspettavano questo: un tozzo di pane ed una cipolla. Sì, la Signora ha deciso di metterle a dieta strettissima fino a che saranno dimagrite in maniera soddisfacente, quello che viene negato a loro finisce nei nostri piatti che, in loro presenza, possiamo sfamarci a dovere!
Devo dire che perra e compagne si impegnano nel lavoro, ma ovviamente noi sorveglianti non siamo mai contente, fioccano i colpi di scudiscio su sederi, gambe e schiene. La Signora ci ha ordinato a limitarci a quello. Trasgressioni più gravi vanno segnalate a Lei che disporrà in merito.
E poi le piccole cattiverie, attendere quando hanno l’attesissimo permesso di usare il bagno e passare davanti a loro, occupando lo stanzino per tutto il tempo a loro disposizione.
Tra l’altro abbiamo realizzato, a beneficio delle neo-sguattere, la nostra versione della “bofetada del soldado”, lo “schiaffo del soldato”. La sguattera “sotto” deve allargare la cosce, flettendo le ginocchia. Così “aperta” deve mettersi le mani sugli occhi. Da dietro le altre sguattere e sorveglianti, devono, a turno random, dare un forte schiaffo sulla vulva alla vittima. Il “gioco” prevede che la vittima, ancora dolorante indichi una delle presenti, se indovina verrà sostituita, altrimenti continuerà ad essere “sotto”. Va da sé che se si azzarda ad indicare una delle sorveglianti resterà “sotto” molto ma molto a lungo. Un altro gioco molto gettonato è quello di mettere delle mollette ai “pezones” di una delle sguattere e poi scommettere su chi riuscirà a staccare la molletta dando un buffetto con il dito medio, usato come se di dovesse lanciare una biglia. Sono solo piccole cattiverie, per vedere di rendere loro la vita difficile e cercare di farle ribellare. A quel punto la Signora penserà ben lei a punizioni ben più adeguate.
E di lì ad un paio di giorni ci siamo, la perra tenta di ribellarsi!
Tutto inizia alla noria, la perra è aggiogata assieme a Gog. Approfittando della stazza della compagna tenta di battere la fiacca. Per sua sfortuna la sorvegliante sono io. La richiamo un paio di volte, senza ottenere risultati. Così stacco dal giogo Gog, a proposito: per evitare rischi le gigantesche russe sono costantemente incatenate con corte catene che limitano i movimenti delle braccia. E così la perra, da sola, dovrà impegnarsi. Ben presto il sudore macchia profondamente la divisa. Ma il campanello continua a suonare, la perra non gira con velocità sufficiente. E così posso finalmente riempire di segni rossi le chiappe della perra! Perra che ad un tratto ha una reazione rabbiosa e nonostante le catene con cui è aggiogata, tenta di strapparmi lo scudiscio. Chiamo Pilar ed insieme portiamo la perra a suon di scudisciate fino alla studio della Signora. Signora che si arrabbia parecchio, la perra in una settimana, non solo dimostra scarso impegno nel lavoro, ma addirittura dà segni di ribellione. Ci sono tutti gli estremi per una punizione pubblica.
Nel frattempo la perra viene rinchiusa in una celletta, fatta costruire dalla Signora su mio suggerimento: un cubo di lastre di cemento di quelle ricoperte da sassi arrotondati. Diventa così impossibile per chi è rinchiusa riposare o dormire, i sassi premono dolorosamente le carni e si deve continuare a cambiare posizione. A sera la Signora fa riunire tutte: le nuove sguattere da una parte e le nuove sorveglianti dall’altra. In mezzo la perra. Perra che deve denudarsi davanti a tutte. Devo dire che la stronza ha un bel corpo, è sovrappeso, ma sicuramente perderà i chili superflui. Ed ora la Signora si fa avanti, la perra mantiene uno sguardo di sfida. E’proprio stupida, nelle sue condizioni lo sfidare, sia pur con lo sguardo, la Signora può portare solo guai, grossi guai…..
A presto
Sguattera Nadia
(71- continua)

PENSION BALNEARIA 72

Nobili Signore, sguattera sudiciona,
ed infatti i guai per la perra cominciano in men che non si dica: la Signora, infastidita dallo sguardo di sfida le fa applicare il “toro”, qualcuna ricorderà la maschera che trasforma le urla in muggiti. E subito due di noi sorveglianti, già istruite, allacciano alle caviglie della perra due strette cavigliere imbottite, collegate a due corde che scendono dal soffitto. Quattro di noi sono pronte a tirare le corde. La perra si trova appesa per i piedi, a cosce divaricare. Qui ho rispettosamente insistito con la Signora per essere io a trattare” la perra. Ricordate il “cuero”, la pesante cinta di cuoio? Ecco, me ne sono costruita una. La impugno e picchio, con forza moderata sull’interno coscia della perra. Dà subito uno scatto che la fa oscillare e dalla maschera esce un grugnito. La Signora verifica lo stato della parte colpita, grazie al fatto che il cuero è molto largo, il colpo, sia pure doloroso, non ha quasi lasciato segno. La Signora sorride e mi fa segno di darci dentro. Ma anziché tirare una gragnuola di colpi, lo ho imparato proprio dalla perra, tiro forti colpi, intervallati da pause irregolari di decine di secondi. La punita ha così modo di assaporare il dolore a fondo, mentre le contrazioni le fanno fare l’altalena. E, soprattutto, non mi metto a massacrarle subito la vulva, gioco come il gatto col topo e faccio in modo di averle ben arrossato le cosce. Gli ultimi colpi, invece, dritti sul bersaglio. Avreste dovuto sentire i muggiti che uscivano dalla maschera, chapeau a chi ha inventato “el toro!”.
Ed una piccola invenzione, per la gioia di perra e compagne, la ho fatta anche io: guardavo le travi di legno del tetto della Pension ed ammiravo i chiodi di ferro. Non i chiodi che trovereste in ogni “ferreteria” no, chiodi importanti, forgiati uno ad uno da antichi ignoti fabbri. E vedendo le “teste” di questi chiodi che noto la loro forma: una specie di piramide tronca.Poco dopo, camminando sui sentieri del giardino mi capita una delle solite fastidiose inezie: un sassolino entra tra piede ed i miei zoccoli da serva (si, perché la promozione ottenuta non ha cambiato nulla nelle nostre calzature). Inizio immediatamente a zoppicare, mi risulta doloroso fare un altro passo e devo fermarmi e togliere il sassolino. Ideona: se potessi avere dei mini chiodi forgiati, potrei piantarne qualcuno nelle suole degli zoccoli della perra, non per impedire che scivoli, ovviamente, le capocchie a contatto col piede. La forma piramidale tronca, non riuscirebbe a rompere la pelle, ma camminare diventerebbe un tormento. Chiedo il permesso alla Signora, spiegandole il motivo. E così mi reco presso il maniscalco del paese, proprio vicino alla Plaza de Toros. L’artigiano ci conosce benissimo ed è ben disposto. Spiego la mia idea e con quattro martellate ecco pronto il prototipo. Meglio ancora di quanto pensassi, la capocchia è ben larga a piramide smussata con gli spigoli ben arrotondati, nessun pericolo che buchi la pelle, ma come mi dice il fabbro “haceran muy mal” ed inoltre “brotan ampollas como setas” e cioè “spunteranno vesciche come funghi”. Ben presto cinque chiodi vengono posizionati sulla pianta degli zoccoli. Voglio proprio vedere la perra ad utilizzarli.
Ed al ritorno sostituisco subito gli zoccoli della perra. Una gioia vederla soffrire e camminare come se cercasse di non rompere delle uova! Ad ogni passo fa delle smorfie che danno un idea di cosa stia soffrendo. Poiché non sono poi così cattiva,. le restituisco gli zoccoli lisci per farla lavorare alla noria, non voglio possa accampare ferite od infermità per sfuggire alla nostra vendetta!
Inutile dire che, visto il successone, anche le altre sono state fornite di bellissimi “zuecos con clavos” e via, a marciare per le strade del paesino tra due ali di donne divertite che le sbeffeggiano turandosi il naso, per ricordare la figuraccia dell’olio di ricino!
Insomma, grazie alla posizione di sorveglianti da noi raggiunta possiamo esercitare un po’ di “nonnismo” unito alla nostra strameritata vendetta su queste stronze, capitanate dalla perra, la più “de mierda” di tutte!
E non è finita qui, abbiamo pensato di riperendere a sperimentare gli ormai ben più che “vintage” impianti ed oggetti medicali antichi della Pension. La Perra era così interessata a questi oggetti, mi sembra giusto permetterle di continuare in proprio gli studi sui loro effetti.
A presto
Sguattera Nadia
(72- continua)








24 ottobre 2013

PENSION BALNEARIA 70


Nobili Signore, sguattera sudiciona,
mi ero fermata con la perra e compagne, rapate come lampadine, in procinto di essere aggiogate al rullo compressore. Ma vedo che arriva il farmacista del paese, con una cassa di legno. Le Signore, con fare soddisfatto ne estraggono delle bottiglie. Paiono bottiglie di birra artigianale o di vino bianco. A perra e compagne viene consegnata una bottiglia a testa ed un bicchiere. Vedo la perra aprire la bottiglia, annusare il contenuto e rivolgersi con fare atterrito alla Presidente del Tribunale, questa assente. Non si sente volare una mosca….. veniamo chiamate, armate delle nostre bacchette…. E capisco cosa succede: la bottiglia da un litro contiene olio di ricino. Ad ognuna delle condannate hanno dato una bottiglia da un litro. La perra crede che le Signore bluffino, che sia uno scherzo, insomma, un bicchiere è anche possibile, ma un litro……
No, la Presidente glielo conferma, ne berranno un litro a testa. E qui appare il dottore: arriva e, rapidamente, pratica d ognuna una grossa iniezione. La Presidente spiega: il dottore ha appena somministrato un potentissimo antiemetico, così non rischiano di vomitare. E per incoraggiarle consegna ad ognuna una ventina di guindillas, i diabolici peperoncini tra i più piccanti al mondo.
E così dovranno mangiare i peperoncini, mandandoli giù con bicchieri su bicchieri di olio di ricino. Se fanno resistenza, sarà nostra cura utilizzare le nostre bacchette. E così con l’aiuto di qualche buona bacchettata la perra e compagne, molto ma molto controvoglia masticano il primo peperoncino. Pare vedere il fumo uscire dalle orecchie, deve bruciare moltissimo ed ora, cercano di bere il più rapidamente possibile l’olio di ricino, ma io, memore delle punizioni subite, obbligo la perra al brindisi: “Arriba, abajo, al centro y a dentro”.
Non vi dico la soddisfazione al vedere le smorfie di orrore di quella che fino a pochi giorni fa era la nostra aguzzina. E dagli spalti della Plaza sono urla, risa e fischi, all’indirizzo di perra e compagne. Molti dei paesani sanno che succedeva qui ed alcuni sono parenti delle mie compagne di servitù.
Ci vuole parecchio perché le punite finiscano di degustare la loro prelibata bevanda. Per dovere di cronaca devo dire che di peperoncini non ne hanno mangiato che un paio a testa, si vede che non piace loro il piccante.
Ed ora la Presidente ordina che vengano aggiogate al rullo. Noi raggiungiamo i nostri posti. E’un rullo molto pesante e perra e compagne devono impegnarsi per muoverlo e tenerlo in movimento. Se rallentano, al passare dalla più vicina di noi, si beccano una scarica di bacchettate, devo dire che qualche bacchettata la beccano anche se trascinano con impegno, se la sono ampiamente meritata.
E ben presto si sentono morire di sete. La Signora, saggiamente, sconsiglia loro di bere, così riusciranno a completare i giri di pista assegnati prima ….. dell’inevitabile. Ma la perra e compagne sono delle zuccone, o, chissà la sete è così forte. Si attaccano al secchi di acqua concesso e bevono, proprio come delle vacche. Bevono e bevono. Riprendono poi a girare ma in capo ad una mezz’ora, aiutata dal liquido bevuto, la tremenda quantità di purga si fa sentire. Iniziano a tenersi la pancia, ma le nostre bacchettate le costringono a continuare. Ben presto iniziano le prime scariche, rivelate perfettamente dai mutandoni di cotone bianco, su cui si allargano le macchie marrone. Ed il pubblico si sbellica dalle risa, alla loro umiliazione. Quella è la perra che una settimana fa, profumatissima ed elegantissima, ci puniva in tutti i modi più fantasiosi, facendoci provare le pene dell’inferno. Quelle sono le sue fedeli aguzzine. Indescrivibilmente sporche e puzzolenti. Ed alla fine dei giri a loro assegnati, le laviamo con l’idrante con cui di solito viene bagnata la Plaza de Toros prima delle corride. L’acqua del getto le lava, le scuote, le fa cadere a terra. Gli spettatori, ormai appagati, se ne vanno a pranzo. Per la perra e compagne, invece è l’inizio di un incubo. Forse non si sono ancora ben rese conto di quale sarà la loro vita di espiazione, noi ci impegneremo perché lo capiscano presto.
Sguattera Nadia
(70- continua)




PENSION BALNEARIA 69


Nobili Signore, sguattera sudiciona,
come detto in precedenza, la vita è molto cambiata alla Pension Balnearia. E’cambiata per noi serve, non più vessate, insolentite e maltrattate, anche se, in fin dei conti rimaniamo delle serve. La vita è cambiata per perra e compagne, rinchiuse ognuna in una stanzetta. Per ora stanno rinchiuse, senza vedere nessuno. Nessuna di noi può andare né a parlarci né a tormentarle e, ve lo devo confessare, ne avremmo proprio una gran voglia. Sono rinchiuse, come si dice tra noi, ad ingrassare. Mangiano pure bene, la Signora stessa si è preoccupata che abbiano una dieta piacevole e con molte scorie.
E finalmente giunge il fine settimana dell’ “auto da fè”. La Signora ha prenotato la “plaza de toros” ed ha fatto molti inviti, tra cui le Signore del tribunale, svariate altre Signore ed alcuni notabili. So che ha convocato il medico ed il farmacista. Ci sono state delle discussioni, con il farmacista che non voleva fare qualcosa, ma alla fine, quando se ne è andato, la Signora era molto soddisfatta. Cia ha annunciato che le principali sue invitate siamo noi, le serve. Ci ha invitate a lavarci, profumarci e vestirci con gli abiti migliori, come ha detto dobbiamo fare onore al nome della rinnovata Pension. Dovremo soprattutto sfolgorare rispetto a perra e compagne. Queste , da parte loro, sono state rivestite da serve: mutandoni bianchi lunghi di cotone, maglietta di cotone e divisa da serva a strisce grigie.
A mezza mattina ci rechiamo alla Plaza de Toros, gli invitati stanno arrivando, assieme a quasi tutti gli abitanti dei villaggi vicini. La voce che vi saranno delle punizioni pubbliche ha forse fatto venire molta più gente.
Finalmente la perra verrà umiliata, noi serve non stiamo più nella pelle. E finalmente, quando tutti hanno preso posto, la Presidente del Tribunale delle Signore, legge la sentenza: la perra è condannata ad un minimo di 5 anni di lavori forzati, ciò significa che se si comporterà BENISSIMO, saranno 5 anni, se invece non si comporterà bene gli anni aumenteranno. Le sue guardaspalle sono condannate ad un minimo di 3 anni. Poi vengono fatte entrare nell’arena le condannate, che misero spettacolo! Francamente sono delusa.
Ma ho fatto i conti senza le usanze del posto: si tratta di una punizione pubblica!
Due di noi sono convocate, vengono loro forniti dei forbicioni e un asciugamano. Le russe devono sedersi a turno su una sedia legno e vengono rapate a zero, una serva le ripassa con schiuma da barba e lametta! La perra, alla vista dell’umiliazione in arrivo tenta di svincolarsi, col risultato di venire rapata e di vedersi poi rasare pubblicamente tutti i peli del corpo!
E non vi dico i fischi ed il lazzi dei paesani, quando le hanno rasato ben bene parti intime e solco delle natiche!
Poi le punite vengono lasciate con i mutandoni e la maglietta. Su indicazioni delle Signore del tribunale noi serve veniamo fornite ognuna di una robusta bacchetta e veniamo scaglionate lungo un percorso circolare.
In un angolo della Plaza de Toros c’è un accessorio indispensabile per fare sì che il terreno resti perfettamente piatto: un pesante rullo compressore. Solitamente viene trainato da un piccolo trattore, ma vedo che sono stati preparati dei finimenti analoghi a quelli che nei tempi passati venivano utilizzati per fare tirare ad i buoi l’aratro.
Tra me penso che non è poi una gran umiliazione trainare un rullo compressore. Ma……….
Continua
Sguattera Nadia
(69- continua)


7 settembre 2013

PUNISHMENT FOR UNTRAINED SLAVES

© The Vet

PENSION BALNEARIA 68


Nobili Signore, sguattera sudiciona.
Proseguo nella trascrizione della seduta di interrogatorio della perra.
La suppliziata, liberata per una breve pausa, mostra il pancione, gonfiato dall’acqua che ha dovuto ingurgitare e tenta di commuovere le giudici piangendo, senza risultato. E’riuscita a superare la tortura ordinaria, senza confessare ma non sa cosa la aspetta.
Ad un cenno della Presidente del Tribunale, le vengono legati i piedi alle funi delle carrucole con cui mi avevano issato sul cavalletto. Viene issata per i piedi, la si fa dondolare. Vomita, tra pietose contorsioni, tutta l’acqua che le ingombra lo stomaco. Viene poi calata e le si permette di orinare e scaricarsi del liquido che ormai le gonfiava anche l’intestino.
La Presidente, ora, ammonisce la suppliziata di confessare o prepararsi alla tortura straordinaria. Questa è ben più dura, le pinte di liquido da inghiottire sono 16, ma sarà acqua mista ad orina. Le presenti forniscono prontamente il loro contributo. Ben presto di fronte alla perra sono allineati 4 secchi di liquido puzzolente e schiumoso. Alla vista la suppliziata tentenna. Rifiuta comunque la resa, viene nuovamente legata sul tavolo del tormento ed arcuata ancora di più. L’accusata urla, poiché così arcuata la stessa posizione è una tortura. Si inizia con il primo bricco. L’accusata inghiotte con grandi sforzi. Al termine del bricco viene però colta da un irrefrenabile conato di vomito. Tenta nuovamente di riprendere a bere ma non ci riesce. Le chiudono il naso, ma ormai sta soffocando. Ad una nuova richiesta di confessione, tra i muggiti si percepisce un debole sì.
Viene liberata dal bavaglio ed ancora legata al tavolaccio, rende, tra le lacrime una completa confessione.
Confessione resa dall’accusata: “non sono nobile, sono solo la figlia illegittima di un appartenente al ramo cadetto di una famiglia nobile. Poiché non amo il lavoro, ho risposto, mentendo sui miei titoli, ad un inserzione per una “consultora”, che reggesse la Pension in assenza della Signora legittima.”
Per la perra, come vedete si mette molto male, non le resta che sperare nella clemenza della corte. Invece, la pazza, mantiene un atteggiamento irrispettoso. E’ora considerata colpevole di un numero impressionante di reati, il più grave, l’usurpazione della direzione della Pension.
Potrebbe essere murata viva, ma il tribunale, magnanimo la condanna a UN MINIMO di 5 anni di lavori forzati, nelle vesti di infima sguattera, presso la Pension Balnearia. Inoltre, per l’atteggiamento tenuto, subirà un “tratamiento especial”.
Finalmente rientriamo tutte alla Pension. Grandi feste di noi serve alla nostra Signora. La Signora dispone che noi si ricominci a lavorare ai suoi ordini. Niente più lavori insensati e punizioni esagerate. Quanto a perra e compagne, esse sono degradate a serve delle serve. Ci viene, però severamente ingiunto di lasciarle stare. In attesa della punizione pubblica saranno solo imprigionate. Mangeranno abbondantemente, la Signora si occuperà della loro dieta. Ci dice però, che tutto questo dura solo fino all’ “auto da fè”, la punizione pubblica. Poi pagheranno le loro malefatte e saremo noi stesse a dare loro gli ordini e punirle.
Siamo così tutte in curiosa attesa di questo fantomatico “auto da fè”…..
Sguattera Nadia
(68- continua)   

PENSION BALNEARIA 67



Nobili Signore, sguattera sudiciona.
Mi ero fermata, nel trascrivere il verbale, alla perra che stava per scottarmi col ferro rovente, mentre il cavalletto mi pareva stesse segandomi in due ed i pesi tiravano inesorabilmente in basso le mie caviglie. Sento della confusione ed una voce ferma ed autoritaria gridare FERMATEVI, TUTTI FERMI! E’ la presidente del Tribunale delle Signore. Si avvicina alla perra, che la guarda sorpresa, le toglie di mano il ferro rovente. Ad un suo cenno due guardie rimuovono i pesi dai miei piedi. Le corde che mi tengono le braccia mi sollevano dal cavalletto. Una volta deposta, subito la dottoressa mi presta le cure del caso, una provvidenziale borsa di ghiaccio lenisce un pò i dolori.
La Presidente ora si rivolge alla perra: signora L.P., questo tribunale non è riuscito a trovare negli archivi la sua “patente di nobiltà”. Entro domattina lei dovrà fornire questo documento, che attesta i suoi nobili natali, in difetto di ciò sarà il tribunale a stabilire se lei sia nobile o meno.
E così termina la mia terribile giornata. Vengo affidata alle cure della dottoressa e della nostra Padrona. Fortunatamente la scottatura infertami dalla perra è cosa di poco conto. Quanto alle mie parti intime, grazie alla borsa di ghiaccio, iniziano a dolere di meno. A causa delle tumefazioni provocate dal cavalletto faticherò ad orinare per qualche giorno.
E veniamo alla perra. Al mattino successivo si deve presentare di fronte al tribunale , che stabilirà se è una nobile, e quindi autorizzata a prendere il posto della nostra Signora, o meno. Noi serve non possiamo, naturalmente assistere ad un tribunale che inquisisca una nobile, perciò torno alla prosa notarile, che, come vi dicevo, ho avuto modo di consultare in seguito.
“Yo M.T. notario del rey….”
Il Tribunale chiede alla nobile L.P. di mostrare la sua patente di nobiltà. La nobile L.P. non è in grado di farlo, fosse pure in copia. Inoltre dà spiegazioni molto confuse. La Presidente a questo punto pronuncia la frase “sarà allora il tribunale a stabilire il suo stato nobiliare, si prepari per l’interrogatorio!”. La L.P. ribatte che, essendo nobile, non può essere sottoposta a torture. La presidente conferma che l’esenzione dalla tortura per i nobili esiste sì, eccetto che per “el agua”.
In considerazione dei nobili natali, quindi, il tribunale dispone che si proceda alla questione dell’acqua, ordinaria ed all’occorrenza straordinaria.
Una guardia porta due secchi di zinco della capacità di circa 4 pinte (circa 4,5 litri) di acqua.
La L.P. viene denudata e legata al tavolo del tormento, il tavolo, con un ingegnoso gioco di leve e volantini, costringe il corpo in una dolorosa posizione arcuata, con testa e piedi ben più in basso del ventre.
Viene applicato all’accusata un bavaglio di cuoio, che sostiene un imbuto. Tale bavaglio impedisce di muovere la testa e di serrare i denti. L’acqua verrà versata con un bricco da 1 pinta, riempito a sua volta nei secchi. Se la suppliziata facesse resistenza basterà tapparle il naso tra pollice ed indice per costringerla a bere, se non vuole affogare.
Dopo aver rivolto un ultimo invito a confessare io, notaio, faccio cenno che si può iniziare. Viene versato, lentamente , il primo bricco. L’accusata mugola e tenta disperatamente di svincolarsi, senza risultato. Dopo ogni bricco invito severamente l’accusata a confessare. Sia pur impedita da bavaglio e imbuto, si sente chiaramente, tra i suoi mugolii un ”NO”. Pertanto si continua. L’accusata inizia a soffrire, ne fanno fede i lividi che appaiono dove le corde bloccano braccia e gambe. Alla fine del primo secchio faccio togliere per un attimo il bavaglio, l’accusata rutta e tossisce penosamente. Interrogata si rifiuta ostinatamente di confessare. Ad un mio cenno si riprende a versare l’acqua. Le contorsioni dell’accusata sono via via più intense. L’unica risposta alle mie richieste continua ad essere un “NO” mugolato. Si sente nettamente il “GLUK GLUK”, l’affannoso deglutire. Il ventre dell’accusata si sta gradatamente gonfiando, nonostante ciò essa continua a negare sfacciatamente la confessione.
Termina anche il secondo secchio di acqua. L’accusata ha superato la questione ordinaria. Poiché ha, suo malgrado, inghiottito più di 4 litri di acqua il ventre è ormai dilatato come se fosse incinta.
Viene liberata e fatta brevemente riprendere, in modo che io possa interrogarla con comodo, senza l’ostacolo del bavaglio.
A tutte le mie pazienti domande nega ostinatamente una confessione………
Sguattera Nadia
(67- continua)

PENSION BALNEARIA - 66


Nobili Signore, sguattera sudiciona,
Dopo che la doctora si è accetrata delle condizioni dell’inquisita, accendo la seconda candela da 1 ora, che determinerà la durata della “pregunta extraordinaria”.
In questa seduta il peso dell’accusata sarà aumentato da pesi attaccati ai piedi. Inoltre dai 30 minuti in poi l’inquisitrice potrà utilizzare il ferro rovente, sia pur su aree limitate e sotto diretto controllo della doctora.
L’accusata viene issata sul cavalletto e l’inquisitrice ed una sua aiutante le appendono alle caviglie due sacchi di sabbia, per un peso di 10 kg cadauno. L’effetto è immediato, ora non esiste alcun modo con cui l’accusata possa alleviare la pressione. Tra continui lamenti e lacrime passano i primi 10 minuti. L’inquisita ora suda profusamente, tanto che il pavimento sotto al potro è bagnato dalle stille di sudore.
Ai 20 minuti l’accusata ha un piccolo svenimento, prontamente risolto dalla dottoressa che le fa annusare i sali.
Ai 30 minuti ammonisco l’accusata, il ferro per marchiature è già stato messo in un braciere. Ora l’inquisitrice ne afferra il manico di legno e lo mostra, rosseggiante all’inquisita, che richiesta urla di non voler confessare. Mi sento in dovere di ricordare all’interrogante le regole dell’utilizzo del ferro rovente, può essere usato solo su due aree, indicate dalla dottoressa e dovrà essere applicato solo per pochi secondi, lo scopo è terrorizzare, provocare movimentio scomposti e lasciare un marchio d’infamia L’interrogante gioca a lungo, avvicinando il ferro ai capezzoli, in modo che l’inquisita ne senta l’enorme calore ed allontanandolo, senza scottarla. Ora si inizia a fare sul serio, il ferro, non più rosso ma ancora fumante, viene appoggiato per un secondo alla pelle dell’inquisita, sul torace, sotto ad un ascella. Pare un grillo, tale è il sobbalzo che fa, sempre trattenuta sul cavalletto dai pesi appesi ai piedi. Urla scomposte e pianto a dirotto. A nuova richiesta urla nuovamente, tra le lacrime, di non confessare. Puzza di pollo bruciacchiato. L’inquisitrice scalda nuovamente il ferro e lo mostra nuovamente alla sua vittima……….
Nobili Signore, scusate la brevità ma è tanta l’emozione del racconto che sento il bisogno di fare una pausa.
Sguattera Nadia
(66- continua)


21 luglio 2013

LANCY 11 - LA COLLINA

disegno della schiava Elisabeth Mandile

LANCY 11 – LA COLLINA
di sguattera sudiciona

La collina
Alta circa sette metri, lunga una decina, la Collina poggia su una struttura di calcestruzzo e mattoni edificata nel 1863. Tronchi di legno appoggiati trasversalmente su un fondo di pietrisco e ghiaia fungono da rozzi scalini e aiutano le donne punite nel faticoso compito di inerpicarsi prima per la ripida salita, successivamente di scendere l'altrettanto ripida discesa sempre gravate dal giogo che contiene il loro carico di “mule”, appesantite dai litri di “Eau de Lancy” che ingrossa il loro ventre di schiave.
Di fatto una variante del cosiddetto “treadmill”, in uso nelle prigioni femminili vittoriane, la Collina era, nelle intenzioni della sua buona Fondatrice, lo strumento d'urto che serve a far prendere alle schiave immediato contatto con le loro nuove condizioni di vita.

Tre litri nel pancione
Frau Schwanger è stata svuotata per la prima volta dalla sua guardiana e subito dopo nuovamente riempita, questa volta con la dose standard dal Campo delle Mule. In vista del suo primo turno sulla Collina. grazie al busto contenitivo allacciato sotto ai due grembiuli, Frau Schwanger è in grado di ospitare dentro le sue budella circa tre litri di mistura calda. La guardiana, ad ogni “turno” compiuto dalla sguattera, controllerà lo stato del pancione e le condizioni generali della punita. Ma vediamo in dettaglio che cosa prevede il regime punitivo delle serve sottoposte alla “Collina”.

I “turni” sulla Collina
Ciascun “turno” sulla Collina prevede, per ciascuna schiava, indipendentemente dall'età, un'andata-ritorno, ovvero una salita, una discesa, seguita da una seconda risalita e un'ultima discesa al punto di partenza, con il giogo sulle spalle. A questo primo “turno” segue un breve riposo in piedi, indi ha luogo un secondo “turno, ovvero un altro doppio sali-scendi. In tutto, una schiava compie ogni giorno dai quattro agli otto “turni” completi, scaglionati nel corso della giornata. Se la guardiana ritiene che la salita sia troppo lenta, può “aiutare” la schiava a colpi di frusta o di verga, e può anche decidere di aumentare il carico del “giogo”. 

Frau Schwanger è ora di fronte alla ripida salita. La pancia è tesa e piena di liquido, il ventre gorgoglia, il desiderio anzi l'ossessione di scaricarsi, che nella tenuta di Lancy occupa la mente di ogni serva, è qui portata all'estremo, fin quasi alla follia. Ma presto, una volta incominciata la sua vita nel Recinto delle Mule, un'altrettanto sovrana ossessione si contenderà la mente ottenebrata della schiava: quella di potersi fermare e riposare.

Madame X sale la Collina
Davanti a lei, giunta quasi a metà della salita, Frau Schwanger vede lentamente inerpicarsi Madame X: la divisa della donna è completamente intrisa di sudore che scorre da sotto il cappuccio, scivola sulla schiena e cade sulla sabbia e il pietrisco oppure finisce direttamente negli stivali di gomma. Madame X arranca lentamente, grugnendo. A un certo punto, pur sforzandosi di procedere, rimane piantata sul terreno in forte pendenza: con un disperato mugolio cerca di avanzare, sporgendosi in avanti mentre il peso dei due secchi colmi di pietrisco attaccati al giogo le incurvano la schiena madida. La guardiana si accorge subito dell'impasse della sua assistita e accorre con la verga. Qualche colpo ben assestato sul sedere e sulla schiena fanno miracoli: con un grugnito, la serva riesce a muovere un passo, poi un altro, ed ecco che lentamente, come una zombie incappucciata, ricomincia a procedere. Per sua fortuna, le manca poco al termine dei “turni” sulla Collina. Domani l'attende una giornata sulla Giostra.

Frau Schwanger, schiava di fatica
Ma intanto, ecco che è il turno di Frau Schwanger: per la prima volta nella sua vita affronta la Collina. Poggia lo stivale sul primo tronco, reso liscio dalle tante schiave che per decenni l'hanno calpestato e usurato. Flette la gamba, i grembiuli di gomma sfregano l'uno contro l'altro, muove un passo, la pancia gonfia si tende, ballonzola, ma le budella rimangono sostanzialmente a posto grazie al busto. Secondo passo, ecco che entrambe i piedi infilati negli stivaloni di gomma poggiano sul tronco. Facendo forza su tutti i muscoli, è iniziata la traspirazione che non smetterà di inondarle il corpo di sudore fino a sera.
Passo dopo passo, Frau Schwanger si inerpica sulla Collina: il respiro, sotto il cappuccio, si fa sempre più pesante, il rumore del suo fiato, dentro la calotta, la rintrona. Il cuore batte forte, mentre ogni tanto l'intestino si contorce, la pressione dell'acqua spinge in fuori il Bardex harness di gomma e tende le spesse mutande contenitive.
Come e più che a Lancy, una sensazione di nausea la permea da capo a piedi: Frau Schwanger il suo volto non lo potrà vedere mai più (nel Campo delle Mule gli specchi sono banditi), ma se potesse vedersi, si accorgerebbe che sotto il cappuccio il suo colorito giallastro, tipico di tutte le schiave di Lancy, si è già terribilmente accentuato.

Arrivata in cima, il puzzo del suo stesso sudore è ormai conclamato: d'ora in poi non ci farà più caso: dal momento che le divise vengono sostituite molto raramente e mai lavate, la convivenza coi suoi forti odori sarà una realtà ineluttabile.

La discesa
disegno della schiava Elisabeth Mandile
Inizia la discesa, che sembra pericolosamente ripida: la schiava si puntella coi talloni, il peso del giogo la trascina in basso, deve farsi forza per non scivolare, le ascelle grondano sudore, la schiena è fradicia. Caracollando, smottando, sdrucciolando, arriva in fondo alla discesa, mentre il giogo di legno le scava le spalle. Una frustata sui polpacci le indica che è il momento di ricominciare a salire: il suo primo “turno” deve essere completato. Completato il “turno”, alla fine della discesa Frau Schwanger trova ad attenderla su figlia. La ragazza le controlla il pancione, poi senza preavviso, ordina alla schiava di eseguire uno squat, con il giogo ancora addosso. Tremante, la serva si accoscia, a gambe larghe, la lingua fuori, il pesante basto improvvisamente diventato leggero, dal momento che i secchi colmi di pietrisco appoggiano al suolo. 

La sculacciata
La padrona-figlia passa una mano fra le cosce della madre, sfrega rudemente le mutande contenitive, a lungo. Poi, quando l'effetto dei rozzi sfregamenti sembra stia cominciando a farsi sentire, Brunilde senza preavviso assesta alla madre una forte sculacciata fra le gambe. Lo schiocco sulle mutande di gomma e di cuoio è fortissimo, la schiava muggisce prolungatamente, il suo disperato richiamo fa persino girare Madame X, che sta terminando il suo ultimo “turno” in uno stato di semincoscienza, spossata dall'immane fatica. Madame X si gira, attonita senza smettere di salire, gli occhi sbarrati sotto il cappuccio, la lingua mezza fuori, sgocciolante, puzzolente, gravida nei suoi grembiuli.
(11- continua)

SU ELISABETH MANDILE

Cara FrauJulia, in risposta al suo commento in calce alla nona puntata di Lancy non posso che essere d'accordo con lei: la schiava Mandile dovrà essere pungolata a dovere, anche se l'essere la personale "enema slave" di Annika a volte non la rende in grado di disegnare a un livello soddisfacente. Andrebbe incentivata.
JS


20 luglio 2013

AUTOCONTROLLO DELLA SERVA

Pubblichiamo un prezioso contributo della Signora FrauJulia


Care Signore,

con l’arrivo dell’estate ho deciso di sottoporre la serva ad una periodica accurata igiene intestinale. Del contempo le ho assegnato l’obbiettivo di migliorare il proprio autocontrollo. Per ottenere entrambi gli scopi, niente di meglio dell'applicazione periodica di qualche buon clistere.

Riflettevo però sulle modalità di applicazione dei clisteri disciplinari. Troppo facile per le serve sopportarli loro malgrado, grazie a plug e mutande di gomma, per migliorare l’autocontrollo occorre la “collaborazione” attiva della serva. E così ha preso avvio il “lavement sans culottes”. Niente di nuovo sotto al sole, come vedrete. Con frequenza almeno bisettimanale alla serva viene applicato un clistere di media grandezza, diciamo un litro o un litro e mezzo di Eau de Lancy o, più prosaicamente, acqua e sale, a temperatura ambiente, diciamo intorno ai 24 gradi. A seguire inietto anche una peretta da 250 cc di aria, in modo da stimolare i crampi e rendere la pancia “gorgogliante”. La serva viene avvertita che dovrà resistere per un certo tempo diciamo dai 15 minuti le prime volte, aumentando poi gradualmente fino a 45 minuti. Nessun ausilio per aiutarla a trattenersi, anzi, dovrà restare in piedi e lavorare. Magari, per ridurre la possibilità di “incidenti”, in particolare le prime volte, il tempo di ritenzione verrà passato in piedi nella doccia o nella vasca da bagno, con le mani legate in alto, in modo che non possa massaggiarsi il pancione o aiutarsi in qualche modo a “tappare”.

Nonostante la quantità di liquido sia molto ragionevole, i movimenti peristaltici scatenati dall’acqua fredda e dall’aria, sommati alla forza di gravità, metteranno a dura prova la capacità di sopportazione della serva. Infatti ciclicamente la serva avrà delle contrazioni e delle ondate di dolore in coincidenza dei movimenti peristaltici, contrazioni chiaramente avvertibili dal sordo gorgoglio proveniente dal ventre della serva.  Solo stringendo disperatamente gli sfinteri, riuscirà a resistere, ma non potrà fermarsi, il lavoro deve continuare. Vedrete che, nonostante il clistere fosse di acqua relativamente fredda, ben presto il sudore macchierà la divisa della sguattera, impegnata a fondo dallo sforzo di controllarsi.  Alla fine del tempo, la serva potrà infine dolorosamente e rumorosamente svuotarsi nel “cesso della servitù” o, se non ce la facesse a reggere fino a raggiungerlo, in apposito secchio.

Ovviamente se non raggiungesse l’obbiettivo, la punizione consisterà, al secondo “tentativo” di due litri con 250 cc di aria, da ritenere, sempre senza ausilio, per il tempo di 20 – 30 minuti.

Se la serva fallisse anche il secondo tentativo deciderò io se procedere ad un terzo “tentativo” con 3 litri o più di acqua da sopportare per soli 10 - 20 minuti, permettendole di aiutarsi con un “tampone” di carta igienica, oppure ricorrere direttamente alla intramontabile ed odiata dose di olio di ricino che assicurerà una ancora migliore igiene intestinale (cfr. miei commenti riguardo alle purghe punitive).

Risulati ottenuti:

direi abbastanza incoraggianti. Fatto salo le prime due somministrazioni, in cui ho dovuto ricorrere ad un secondo ed un terzo “tentativo”, ormai la serva ha sviluppato un buon autocontrollo e riesce a superare la “prova” se non sempre al primo, almeno al secondo “tentativo”. Quanto alla temuta “assuefazione” a questo metodo disciplinare, per ora non si è manifestata, anzi la serva odia il tutto ed all'avvicinarsi del giorno della pulizia intestinale sono sospiri e preghiere per dilazionare la “prova”. Ovviamente non prendo lontanamente in considerazione la cosa e il programma di “lavement san culottes” proseguirà, magari aumentando leggermente le “difficoltà” del primo livello, che ne dite?

FrauJulia

 

 

7 luglio 2013

LANCY 10 - IL CAMPO DELLE MULE

© Georges Pichard

LANCY 10 – IL CAMPO DELLE MULE
di sguattera sudiciona

La misteriosa fondatrice di Lancy
Il cosiddetto Campo delle mule, ove Frau Schwanger trascorrerà il resto della sua vita insieme alla sue tre compagne di sventura espiando la propria inettitudine al servizio è, se così possiamo dire, la pietra miliare di quello che 150 anni dopo sarebbe diventata la Lancy che incominciamo a conoscere e svelare attraverso questo imperfetto e per necessità di cose incompleto resoconto.

Fondazione
Nel 1863 la misteriosa fondatrice di Lancy, ereditiera con una spiccatissima attitudine al comando unita ad un carattere di ferro e ad un patrimonio così imponente da essere difficilmente quantificabile, decise di istituire un luogo in cui poter creare a proprio piacimento e lontano da sguardi indiscreti una genìa di serve perfettamente adeguate al totale servizio e alla assoluta devozione alle proprie padrone. 

Per ottenere questo risultato, la proba Fondatrice si ispira ai sistemi punitivi dei Bagnes Des Femmes e dei Conventi femminili di punizione creati nel 1700, secolo baciato da una straordinaria inventiva per quanto riguarda la correzione di “donne perdute” che andavano riportate sulla retta via ad ogni costo. In particolare, la generosa filantropa individua due elementi cardine del proprio sistema correzionale: i clisteri e i lavori di fatica.

Justine, o le disavventure della virtù
L'idea di redimere le “donne perdute” tenendole occupate da un operoso, incessante lavoro e mantenendole in uno stato di “gravidanza” pressochè continuo grazie a profonde irrigazioni intestinali viene mutuato dalle ferree regole dei Bagnes e dalla attenta lettura del Marchese De Sade, in particolare dagli interessanti spunti offerti da una delle sue opere migliori, nonchè sua opera prima: Justine, o le disavventure della virtù, pubblicata nel 1791.

Ancora bellissima e appena trentaseienne, subito dopo l'improvvisa quanto auspicata morte dell'anziano marito, la misteriosa Fondatrice si trasferisce dalla natia Parigi a Lugano nel 1860. In seguito a minuziose ricerche, valutazioni politiche e sociali e dopo la costruzione di una fitta rete protettiva costituita da amicizie altolocate ben consolidate da un attento uso del suo patrimonio, la virtuosa Signora individua in Lancy il luogo ideale ove costruire il suo primo “falansterio dedicato alla remissione dei peccati delle serve perdute”. Compra in contanti una villa immersa nel bosco, ettari ed ettari di terreno circostante, ed inizia la sua pia opera.

Dopo imponenti lavori di ristrutturazione durati tre anni, realizzati da una infinita serie di imprese a ciascuna della quale viene affidata a rotazione solo una minima parte dei lavori, Lancy viene completata e resa operativa nell'anno di grazia 1863. 

Lancy nel 1863
All'epoca la struttura è soltanto un terzo di quello che oggi conosciamo, e consta del palazzo principale, del Campo delle Mule e dei locali sotterranei segreti che più tardi verranno adibiti a contenere le “mucche” della Fattoria. Il Campo delle Mule viene reso immediatamente operativo con l'introduzione dei tre “Marchingegni di fatica”, ovvero la Giostra, la Collina e il Giardino. Progettati dalla nostra amorevole filantropa, ecco una sommaria descrizione dei tre apparati, così come la stessa misteriosa gentildonna li riassume nei suoi appunti progettuali:

Per redimere le più riottose e recalcitranti delle serve, che io definirei “mule”, ho ideato tre sistemi di correzione che non mancheranno di ingentilire quelle povere anime perdute, restituendo finalmente a loro stesse la loro anima servile, che ritengo essere, per una schiava, il suo più alto sentire possibile su questa Terra.

Ed ecco dunque la Giostra, ovvero una sorta di bindolo che, in questo caso, non servirà a tirare su un ben niente eccetto che la ritrovata dignità di bestia da soma della serva, la quale sarà attaccata mediante imbracatura al bindolo, al posto di un povero asino innocente.

E poi ancora la Collina, ovvero un terrapieno di sassi e terriccio ripidissimo alto non più di 7 metri, che la mula dovrà salire e scendere per tutto il giorno, amorevolmente sollecitata da una guardiana, meglio se con indosso un giogo carico di pietre e sterpi.

Infine il Giardino, luogo consacrato allo scavo di buche tanto profonde da farci entrare la schiava al completo in piedi, con di fuora solo la testa, e che dopo l'entrata della schiava per constatarne l'effettiva profondità, sarà dalla medesima serva issofatto nuovamente riempita.

Come avveniva nei nostri beneamati e rimpianti “Bagnes des Femmes” che ho avuto modo di conoscere de visu da piccola in Francia, le nostre corrigende svolgeranno i loro compiti con le budella ben riempite di acqua e olio, rabboccati ad intervalli prestabiliti.  Onde far sì che le infide mule non si liberino del loro giusto carico interno, saranno sigillate secondo il metodo dell'italiano Ramolino, metodo che si avvale di due eccellenti ritrovati: un godemichet di caucciù inserito nel loro orifizio minore e indosso mutande di pelle molto aderenti. Completeranno il corredo delle mule una palandrana di tela grigia e uno zinale adatto ai lavori di fatica. Per l'inverno saranno approntati dei mantelli di lana, unitamente a delle cuffie ugualmente di lana”.

Insieme alle note, la generosa Fondatrice aggiunge di suo pugno degli schizzi che serviranno alla realizzazione delle Macchine.

Frau Schwanger entra nel Campo delle Mule
Ma distogliamoci ora dal passato, e ritorniamo nel presente focalizzandoci sull'ingresso della nuova mula all'interno di quella che sarà la sua definitiva dimora. 

Rievochiamo dunque nuovamente la figura di Frau Schwanger: risentiamo il rumore degli stivali di gomma, delle doppie mutande, dei liquami che sciacquano dentro la sacca e dentro il ventre della detenuta, rivediamo la lingua rosa che sporge, il cappuccio, il pancione che tende il grembiule marrone ben allacciato. Rivediamo anche l'immagine scattata al termine del precedente capitolo: nel momento dell'ingresso delle tre donne al campo, ecco le altre tre mule: Lady Gwen, inglese di 38 anni, ex modella; Frau Schwein, ex barista tedesca di 53 anni e infine la misteriosa Madame X, di 41 anni.

Come avevamo già scritto, Lady Gwen è stata appena riempita e sta per essere rimessa al lavoro sulla Giostra; Frau Schwein viene energicamente svuotata dalla sua guardiana ed è pronta a riempire nuovamente la sua buca, mentre Madame X sta salendo la Collina per la tredicesima volta. I cesti di vimini del suo giogo sono carichi fino all'orlo di pietrisco. 

Con una sommaria cerimonia officiata dalla Signora Brunilde, nonchè figlia delle nuova corrigenda, la Guardiana Pat O'Hara viene ufficialmente assegnata a Frau Schwanger. Tranne brevi periodi, le loro vite saranno una lunga, continua, dolorosa simbiosi fra schiava e padrona.

Prima di essere definitivamente accolta nel Campo delle Mule, la schiava Frau Schwanger viene minuziosamente esaminata. Viene misurato il pancione, controllato lo stato dell'uniforme, dei grembiuli (a quello marrone ne viene aggiunto uno di spessa gomma blu) e le condizioni delle mutande punitive. 

Frau Schwanger viene condotta al suo primo Marchingegno di Fatica
Dopo aver versato il nauseabondo contenuto della sacca di gomma nell'Orto delle Mule, alla schiava, sempre con la lingua tenuta ben fuori dalla fessura del cappuccio, viene fatta assumere la posizione "on fours", ovvero carponi, e le viene permesso di abbeverarsi alla bassa vasca di granito che raccoglie l'acqua piovana mista ad acqua attinta al vicino torrente. 

Ora viene condotta a piccoli e secchi colpi di verga al primo “marchingegno di fatica” che sentirà il suo odore, che percepirà la sua fatica, che accoglierà con amore il suo corpo sfiancato. Si tratta, su consiglio di Brunilde, della Collina.
(10- continua)


23 giugno 2013

PENSION BALNEARIA 65


Nobili Signore, sguattera sudiciona,
ho passato una notte insonne, piangendo a lungo.
Io e la perra oggi verremo interrogate per stabilire la verità. I metodi di interrogatorio del Tribunale sono ancora quelli di Torquemada, la perra, in virtù dei nobili natali, non verrà torturata, anzi, sarà lei a torturarmi, in presenza di un notaio, per estorcermi la confessione di essermi inventata tutto. L’unico limite posto dal Tribunale è che nella seduta di interrogatorio non dovrà essere versato del sangue.
All’alba due robuste sorveglianti mi trascinano nelle cantine della Pension. Qui è stata allestita la sala degli interrogatori. Il mio terrore è tale che non riesco quasi a descriverla: anelli ai muri ed al pavimento, un tavolaccio robustissimo, corde, catene, secchi e, illuminato da un candeliere il medioevale cavalletto. Con le mani ed i piedi incatenati, sono alla mercè della perra e delle sue due aiutanti preferite. Mi viene mostrato ed illustrato ogni oggetto di tortura, dilungandosi ampiamente sui dolori insopportabili che causerà.
Batto i denti ma non cedo, se la perra vuole una confessione non è col terrore che la otterrà.
Nessuno me l’ha detto, ma la perra ha a disposizione due sedute di un ora per ottenere una piena confessione, che il notaio trascriverà agli atti.
Anzi, visto che non ero di certo in condizioni di memorizzare gli avvenimenti, mi rifaccio al verbale del notaio. Verbale che ho avuto in seguito modo di studiare approfonditamente.
Inizia con “Yo M.T. notario del rey….”
Io M.T. notaia del Re presenzio all’interrogatorio della sguattera nadia, inquisita per ribellione ed incitamento all’ammutinamento delle altre serve. La signora L.P. (la perra) interroga la serva. Detta serva viene denudata. La inquisitrice decide di utilizzare il cavalletto. Tale cavalletto, con l’angolo arrotondato, viene abbondantemente spalmato di unguento al peperoncino. L’accusata, piangente, viene issata sul cavalletto, in modo che le parti impure poggino sull’angolo arrotondato. Le braccia, legate in alto non permettono che l’accusata possa cadere dal cavalletto. Accendo la candela da 1 ora, che determinerà la durata della “questione ordinaria”. L’accusata mostra con lamenti e sospiri quanto sia scomoda e dolorosa la posizione. Periodicamente chiederò all’accusata se confessa, accusandosi così di ribellione. Dopo 10 minuti, l’accusata inizia a sudare visibilmente, infatti stringe spasmodicamente le cosce e fa forza sulle corde che le tengono in alto le braccia, allo scopo di alleggerire il peso sulle parti impure. Alla mia domanda risponde bruscamente di non voler assolutamente confessare.
Sono passati 20 minuti, l’accusata ormai gocciola sudore fin sul pavimento. Non riesce più ad alleggerire il proprio peso e l’unguento al peperoncino la fa soffrire molto. A domanda risponde con la voce rotta dal pianto di non voler confessare. Sono passati 30 minuti, ormai l’accusata respira affannosamente, si sostiene ancora debolmente con le braccia. Si lamenta del bruciore sempre più insopportabile. Da questo momento l’interrogante ha il permesso di utilizzare uno scudiscio sul corpo dell’accusata, inizia pertanto a dare i primi colpi.
Dopo 40 minuti, l’accusata, ripetutamente colpita, in particolare sulle braccia e sulla schiena, è molto provata. Non ha più forze e non riesce più ad alleviare la pressione sulle parti impure.
L’interrogante prosegue con le scudisciate, insistendo prima su di un seno e poi sull’altro. Ammirevole la mira, ogni colpo cade esattamente dove aveva colpito il precedente. A 50 minuti, le scudisciate continuano a fioccare. L’accusata ora incassa i colpi senza reagire, la doctora, comunque stabilisce che si può proseguire perché non è svenuta. A 60 minuti termina la candela e termina la sessione di tortura ordinaria. L’accusata viene calata dal cavalletto e fatta stendere, in modo che la dottoressa possa visitarla. All’accusata v
iene permesso di orinare, cosa che fa tra grandi stenti, visto lo stato delle parti intime. Più volte invitata a confessare dall’accusatrice e da me, rifiuta.
Sta per iniziare la seduta di tortura straordinaria……
Sguattera Nadia
(65- continua)

21 giugno 2013

LANCY 9 - LE FATICHE DI FRAU SCHWANGER


Francisco Goya
LANCY 9 – LE FATICHE DI FRAU SCHWANGER
di sguattera sudiciona

La mula è quasi pronta
Dopo esser stata ben riempita di “Eau de Lancy” e sigillata con il Bardex harness, il cui ugello sporge lievemente dall'apposito foro praticato nelle doppie mutande, la mula (d'ora in avanti, per comodità, la chiameremo semplicemente così) viene preparata per il duro lavoro quotidiano che d'ora in poi sarà la sua vita. Innanzitutto le viene fatta indossare la pancera di gomma e di crine di cavallo: servirà a contenere e sostenere il pancione durante il lavoro forzato. Una volta reindossata la divisa a righe e il grembiulone di gomma marrone sulla pancera, l'imbragatura di cuoio le viene fissata mediante cinghie intorno al busto, al ventre e sulla schiena. Alla robusta struttura di vecchio cuoio irrigidito dal sudore di molte altre schiave che l'hanno precedentemente indossata, sono fissati degli anelli di acciaio che serviranno ad applicare Frau Schwanger ai marchingegni di fatica scelti e imposti di volta in volta dalle Signore di Lancy secondo un piano prestabilito oppure dettati da un semplice capriccio. Incappucciata, con la lingua rosa che fuorisce dal taglio praticato nel cappuccio, la mula viene avviata al suo destino, reggendo fra le mani la sacca di gomma contenente le sue deiezioni.

La marcia di Frau Schwanger
Slosh! Slosh! Slosh! La donna viene fatta marciare velocemente fuori dalla Clinica. Volutamente, il suo passaggio attraverso le sale di Lancy non passa certo inosservato: l'avvio "pubblico" al lavoro forzato della nuova mula serve come monito alle altre sguattere di Lancy, oltre che a provocare un particolare piacere e compiacimento nelle Signore e nelle guardiane. 

Il rumore degli stivali di gomma, del grembiule, dei liquami che sciacquano dentro la sacca, la lingua rosa che sporge, il cappuccio, il pancione: tutti elementi che concorrono a formare un quadro bizzarro, grottesco e a suo modo inquietante. Ci vorrebbe un talento come quello espresso da Francisco Goya nei suoi terribili “Caprichos”, per rendere appieno l'effetto provocato da una mula avviata al luogo di espiazione conclusivo.

Una nota iconografica di Janine Souillon
Apro una parentesi nel racconto della sguattera sudiciona per sottolineare come una abile illustratrice sia già operativa da tempo sia a Lancy che presso la mia tenuta: si tratta della schiava Elisabeth Mandile, di proprietà della amica polacca Annika K.
Elisabeth, semianalfabeta e schiava di fatica, è dotata di un raro e drammatico talento descrittivo, di un segno rapido ed efficace. Sovente, al termine dei suoi turni di lavoro, viene sollecitata a riprodurre sulla carta alcune delle sue impressioni e testimonianze oculari. Mentre i suoi lavori vengono sovente pubblicati, nessuna fotografia, per ovvi motivi, giunge allo stato di pubblicazione. Immagini fotografiche di Lancy, conservate in archivi segreti e debitamente criptati, sono consultabili solo dalle Signore.

In viaggio verso il campo delle mule
La processione formata da Brunilde, dalla mula e dalla guardiana Patricia O'Hara, una irlandese di 29 anni col volto pieno di lentiggini e le labbra carnose e sensuali, esce dalla magione e si dirige verso una zona del parco riparata e segreta. 

Il percorso
Prima si attraversa un sentiero immerso nella pineta, poi si arriva di fronte a un ponte di legno e di corda, sospeso sul fiume. Il ponte è sbarrato: quattro guardiane hanno il compito di sorvegliarlo, a turno, giorno e notte. Aperto lo sbarramento, il trio attraversa il ponte. Di tanto in tanto Pat O'Hara, quando si accorge che la sguattera sta rallentando l'andatura, assesta un colpo di verga sul suo sedere, stando ben attenta a non colpire l'ugello del Bardex Harness. Il percorso effettivo in linea d'aria è in realtà assai meno complesso di quanto lo si voglia fa apparire. Le deviazioni che i sentieri compiono, creano un lungo giro vizioso che le Signore in visita al campo delle mule possono facilmente evitare, grazie a un tunnel sotterraneo che collega Lancy al campo. Quello che per le schiave, bardate nella loro nuova ed estremamente affliggente tenuta da mule è un lungo e faticoso cammino, per le Signore è solo un veloce trasporto su un tapis roulant che scorre lungo un tunnel sotterraneo rinfrescato da un efficace sistema di ventilazione.

Il campo delle mule
Protetto dagli sguardi indiscreti da un alto muro di pietra, il quadrilatero detto “campo delle mule” ricorda una specie di monastero medioevale, e di fatto, per molti versi, a quel tipo di istituzione assomiglia e si ispira. 
Come un tempo, in certe segrete costruzioni della Francia venivano segregate donne riottose e ribelli, costringendole a un duro regime punitivo per il bene della loro anima, così a Lancy, nel riparato campo delle mule vengono purgate le irriducibili, le isteriche, le riottose che non vogliono adattarsi alle condizioni desiderate dalle buone Signore della magione.

Un muro di pietra viva, dicevamo, alto e con piccole finestre protette da inferriate, circonda il luogo di espiazione. Un tetto di pietra traforato permette il passaggio della luce, della pioggia e della neve, rendendolo pervio agli elementi naturali e al clima tutto l'anno, ma nascondendo alla vista il perimetro adibito al lavoro delle sguattere. 

All'interno, su un terreno brullo di sabbia e pietrisco che si estende per circa quattrocento metri per ciascun lato, si trovano i cosiddetti “marchingegni di fatica”, disegnati e creati quasi due secoli prima dalla misteriosa Fondatrice di Lancy. Hanno nomi apparentemente gentili, ma per ragioni che anfremo ad esaminare, fanno tremare le schiave al solo sentirli nominare. Sono tre: La Collina, La Giostra, Il Giardino. 
Sui marchingegni, sulla loro genesi, sulla loro natura e il loro funzionamento, dedicheremo prossimamente un capitolo a parte. 
Per ora limitiamoci a dire che lo spazio disponibile è occupato principalmente da loro e in seconda battuta dai Bagnes Des Femmes: questi altro non sono che il complesso di macchine di riempimento delle mule, chiamato così in omaggio ai Penitenziari Femminili del secolo scorso (“Bagnes”, appunto). Fra le spesse mura ci sono due appartamenti per le guardiane, il cucinotto per le pappa di tapioca delle mule, l'abbeveratoio. 
Le “stalle” delle mule sono sotterranee, scavate direttamente nella roccia dalle prime mule di Lancy, circa 150 anni orsono. Ben diverse per scopo e struttura dalle “stalle” della altrettanto temuta “Fattoria”, nascondono alla vista delle guardiane le lamentose mule, che però spesso sono “visitate” dalle loro carceriere nel cuore della notte per controlli improvvisi, ed altro.

Le altre mule
Nel campo ci sono, attualmente, altre tre mule: Lady Gwen, inglese di 38 anni, ex modella; Frau Schwein, tedesca di 53 anni e infine la misteriosissima Madame X, di 41 anni. 
Ed ora, scattiamo una fotografia virtuale del campo al momento dell'ingresso del nostro terzetto: Lady Gwen è stata appena riempita e sta per essere riagganciata alla Giostra; Frau Schwein è in fase di svuotamento da parte della sua operosa ed energica guardiana, mentre Madame X sta salendo la Collina per la tredicesima volta consecutiva. Inutile dire che il suo pancione è davvero notevole.
(9- continua)