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29 giugno 2016

CENTRO DE DETENCION MADAME ROCIO 7/ 1 - UNA NUOVA PULEDRA


Una nuova puledra

Avevamo momentaneamente tralasciato le vicende Fatty. Torniamo a vedere come se la cava. Sono le ore 6.00, ora dell’adunata, in cui le detenute debbono tassativamente avere riordinato i giacigli ed essere schierate, nella fresca aria del mattino. Allo sguardo della “marescialla” delle sorveglianti, che sta rimirando il perfetto quadrato disegnato dalle detenute che devono disporsi “a distanza di un braccio sia dalla detenuta avanti che dalle detenute ai lati”, non sfugge una grassona che con ben 15 minuti di ritardo, cerca di unirsi alle detenute inquadrate. Un colpo di fischietto, seguito dalle urla belluine della Marescialla, obbligano la colpevole a farsi avanti: è Fatty. La ritardataria cerca di farsi piccola, la testa e lo sguardo abbassati a terra. Resta ferma, in atteggiamento umile e si sorbisce la sfuriata della marescialla. Le viene ordinato di fare 100 piegamenti sulle braccia. Fatty si mette nella posizione regolamentare, ma, data la sua mole, non riesce a completarne neanche i primi 10. Questo le costerà un turno come pony. Il difficile è trovare una divisa gommata di punizione per una tale panzona, le sorveglianti rimediano infilandole un grande e spesso sacco della spazzatura nero e stringendoglielo addosso con alcune cinghie allacciate molto strette. Si vede distintamente che le cinghie sono penetrate almeno 5 centimetri della ciccia di Fatty. Un sacco più piccolo sostituisce il cappuccio. Fatty, come tutte le grassone, gronda già di sudore e non si è ancora mossa. Nel frattempo Madame Rocio è giunta. Viene portato il calesse e a Fatty viene messo il morso. I finimenti la collegano indissolubilmente al calesse. Data la pericolosità della detenuta, le vengono messe delle manette, collegate da una corta catena. In questo modo la detenuta non potrà in alcun modo cercare di rivoltarsi. Madame Rocio non è preoccupata di questo, invece pensa che la puledra, coperta dagli strati di grasso, non sentirà lo scudiscio, fa quindi applicare alle mammelle di Fatty degli elettrodi, in modo da poterle inviare dolorosissime scariche, per costringerla ad ubbidire. Si sono intanto fatte le 10, il sole scalda moltissimo, in particolare all’interno dei sacchi di plastica nera che insalamano la puledra. Ma ora Madame Rocio prende posto sul calesse. Una leggera scossa segnala alla detenuta l’ordine di partire. Ma Fatty è dura di comprendonio, cammina con un passo lentissimo, ci vogliono numerose scariche elettriche per farle capire che deve andare al trotto. Passa una decina di minuti. Fatty ha completato il primo chilometro, il trotto è decisamente troppo lento ma Madame Rocio ha tutto il tempo che vuole. Fatty, dal canto suo è ormai cotta, il sudore scorre ed entra negli occhi, a causa delle mani incatenate non può neanche sfregarsi gli occhi. Ma questo è il minore dei problemi, Fatty ha un fiatone terribile, non riesce a respirare bene, stretta dalle cinghie. Il cuore batte affannosamente, ormai è sull’orlo dello svenimento. La puledra fa ancora alcuni passi e poi crolla miseramente svenuta. Madame Rocio non si scompone più di tanto, lascia alla sua vittima qualche minuto di riposo e poi preme con nonchalance un pulsante della centralina. Una doppia scossa attraversa i capezzoli di Fatty che rinviene istantaneamente. Può darsi che fingesse. Madame tiene premuto il pulsante per interminabili secondi, mentre dalla sua vittima, impedita dal morso, si alza un muggito. E presto la corsa riprende. La cicciona ora corre con tutte le sue forze, ma è destino che oggi le cose non vadano bene: si inciampa e cade rovinosamente sbucciandosi le ginocchia. La cosa non impensierisce Madame che aumenta l’intensità della scossa. Fatty salta in piedi come un grillo e riprende a trottare. Un primo giro della proprietà è stato terminato. La puledra è ormai ridotta male. Madame Rocio decide di rientrare per il pranzo. Riprenderà con comodo nel pomeriggio. Quanto alla puledra, che aspetti in piedi sotto al sole, è l’ordine lasciato alle sorveglianti, assieme al permesso di abbeverarla alla latrina. 
(7/1- CONTINUA)


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