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© JANINE SOUILLON, LUGANO, CH
28 novembre 2017
DIARIO DI UN'EDUCAZIONE 11 - UN AIUTINO
Diario di una educazione – 11
Un aiutino
Come sapete la nostra serva è una vera stiticona. Fino a che resta sotto il materno controllo della Oberschwester le cose bene o male funzionano ma capita anche diversamente. La nostra serva deve seguire Madame in un breve viaggio, dovrà occuparsi del trasporto bagagli ed assistere Madame durante numerose presentazioni di diapositive, durante un congresso.
Inutile dire che si sommeranno il “cambiamento d’aria” , di cibo ed abitudini, le interminabili impegnative ore passate al telecomando di un proiettore, attenta a presentare le diapositive giuste durante i Talk di Madame. Insomma, da tre giorni la nostra serva è completamente bloccata. Durante la mattinata inizia a dolere la pancia ed un feroce mal di testa la tormenta. Madame si accorge del problema della propria ancella. Ora Madame è una padrona esigentissima nei confronti della serva ma ha un profondo lato materno. Nell’impossibilità di far risolvere il problema alla Oberschwester è Madame che si incarica della bisogna. In un breve intervallo la serva, provata dai propri dolori, segue Madame nella più vicina “pharmacie”. Un brufoloso ragazzotto serve al banco una discreta coda di clienti. E’il loro turno, Madame fa cenno alla serva perché chieda il necessario, ma la serva avvampa, la nostra serva è anche una timidona. E’allora Madame che parla al giovanotto, indicando la serva e spiegando diffusamente il problema, facendo avvampare sempre di più la poveretta. Il commesso chiede ad alta voce lumi al farmacista, in breve tutti i presenti sanno del problema della serva. Madame ha chiesto, intanto, il rimedio più efficace. Non vuole perder tempo per somministrare un efficace “lavement”, serve qualcosa ad effetto immediato, la serva deve tornare in forma “maintenant”. Il titolare si avvicina al commesso, una scatoletta tra le mani: ”microlavements glycérine”, chiede qualche ulteriore precisazione a Madame. Sì, la serva è proprio un caso “très difficile”, la scatoletta viene riposta ed appare una capace bottiglietta di “Glycerine”. Ora il farmacista prende da uno scaffale un pacchettino e mostra l’oggetto a Madame: si tratta di una specie di grossa siringa, che però non ha l’ago ma ha una grossa cannula. Con questa è possibile iniettare una quantità ben maggiore. Con un pennarello viene appuntata sulla bottiglietta la raccomandazione “donner chaud”. Finalmente, una volta pagato, la serva segue Madame fuori dalla farmacia. La serva è paonazza e sudata per la tensione e la vergogna. Ma non crediate che sia finita. Per approfittare fino all’ultimo della pausa, Madame si dirige verso i bagni femminili, trascinandosi appresso la serva. Ed è lì, in vista di tutte le utilizzatrici che la bottiglietta viene aperta e fa l’apparizione la sonda-siringa, La capace siringa viene ben riempita. Poi Madame, per ottemperare al “donner chaud” tiene a lungo la siringa piena sotto al getto di acqua calda del rubinetto. Nel frattempo numerose utenti sono passate dai bagni, non vi dico l’imbarazzo della serva. Ma ora Madame è quasi pronta. La serva viene spedita in uno dei cubicoli con l’ordine di alzare la gonna ed abbassare le mutande alle ginocchia. La porta deve restare aperta, per permettere a Madame di operare con facilità. Un paio di donne si trattengono per vedere la conclusione della manovra. La serva ha la faccia ormai color porpora. La sonda viene inserita “in situ” ben in profondità, strappando qualche lamento. Ora Madame preme con continuità sul pistone. La serva sente benissimo il getto di liquido caldo invaderla. Ora Madame ordina alla serva di rialzare le mutande e rendersi presentabile. La serva deve lavare ben bene la siringa e asciugarla con dei tovagliolini. Siringa e glicerina finiscono nella borsa di Madame, chissà che non serva una seconda dose serale. Il Farmacista è stato categorico, la serva dovrà trattenere fino a che sia possibile, ma è assolutamente impossibile che resista più di dieci - quindici minuti. Per cui Madame si trattiene nei pressi dei bagni, facendo camminare la serva avanti ed indietro. E se nei primi istanti la serva ha avvertito solo la sensazione del liquido caldo che la irrigava, ben presto avverte un nuovo calore interno che diventa ben presto un bruciore. Iniziano i primi stimoli, la serva, conscia di cosa le potrebbe accadere lì davanti a tutti, stringe ben bene. Continua a camminare cercando di fare l’indifferente, ma è chiaro a tutti che quella scialba donnetta ha dei problemi: cammina a scatti, stringendo le cosce e, a tratti si porta le mani alla pancia dolorante, massaggiandola. Ben presto si odono pure dei ben percettibili gorgoglii non mascherati a sufficienza dal brusio della folla. Madame consulta l’orologio, dieci minuti, meglio non rischiare “incidenti”. E così la serva ottiene l’agognato permesso. Si fionda nei bagni, uno solo è libero. Goccioloni di sudore sulla fronte, non ha tempo delle solite cose, verificare che l’asse sia pulita, vedere se c’è la carta igienica, chiudere la porta eccetera. Riesce a d abbassare le mutande e si siede. I rumori fanno inequivocabilmente sapere del “parto” alle occupanti degli altri bagni. Ma i guai non sono finiti. I dolori e lo stimolo continuano. La serva resta a lungo con le mani contratte sulla pancia dolorante, con gli occhi pieni di lacrime per i dolori, tanto che ad un certo punto Madame apre la porta, si accerta che la serva stia bene e le passa un pacchetto di tovagliolini lenitivi, prelevato dalla borsa in cui non manca nulla. E finalmente la serva può seguire la Signora ed assisterla nel pomeriggio. Ed in serata un inaspettato premio, la Signora si fa accompagnare a cena ed ordina per la serva un piatto appetitoso, anziché la solita immancabile zuppona da serva.
donna di servizio & artista
(maid & artist)
monikarubbermaid@gmail.com
CENTRO DE DETENCION MADAME ROCIO 8/2
IL SENO DELLA PERRA
Madame Rocio si annota mentalmente di cambiare metodi di correzione per la detenuta. Poi Madame si accinge alla seconda punizione della giornata: la perra. La detenuta viene accompagnata da una Sorvegliante. Madame si accerta dello stato delle mammelle che sono ancorta gonfie e doloranti per i maltrattamenti del giorno precedente, infatti la perra si lamente fortemente già al primo massaggio di Madame. “Mia cara, oggi, come promesso, proverai lo strappa capezzoli!”. La perra si sente morire. Viene portato il solito carrello coperto da un panno verde. La perra viene fatta accomodare su una struttura di tubi di ferro, una specie di poltrona minimalista che permette di bloccare in posizione seduta il corpo della punita, lasciandone comunque accessibili le parti posteriori. Madame Rocio in persona si incarica di fissare la perra utilizzando delle fascette autobloccanti da elettricista: la poltrona è ancora in fase di studio, assieme a molti altri attrezzi fatti costruire da un abile fabbro. La perra si trova assolutamente impossibilitata a muoversi. Poi Madame palpa ed ispeziona le mammelle della perra. Mammelle che, grazie al ciclo ed ai maltrattamenti, sono ipersensibili. Un leggero massaggio con un olio profumato rende le mammelle ben lucide. Ora Madame inserisce una fascetta da elettricista in un tubicino di plastica siliconica. La fascetta viene poi allacciata alla base di un seno. Una apposito attrezzo permette di stringere la fascetta con facilità. Il tubicino di plastica impedisce che gli spigoli della fascetta possano lacerare la pelle. Madame darebbe un premio per il design all’inventore di queste fascette: economiche, di facile uso ed una volta strette non cedono assolutamente. Dal carrello appare un nuovo attrezzo: si tratta di una gabbietta lunga 60 centimetri. In testa una lunga vite, comandata da una comoda manopola. Tanto per intenderci pare un gigantesco cavatappi. Madame aggancia tre braccini, muniti di ganci alla fascetta stretta attorno alla mammella della perra. Le i braccini sono imperniati sulla vite collegata alla manopola. Proprio come in un cavatappi, girando la manopola vengono tirati inesorabilmente i braccini. La perra segue terrorizzata le manovre di Madame. Ne ha tutte le ragioni, visto che questo è il temuto stratta capezzoli! Madame verifica di aver posizionato correttamente il tutto. “Mia cara, ora iniziamo.” Poi madame inserisce un bavaglio a pallina in bocca alla perra “è per impedire che tu ti danneggi le corde vocali urlando”. Sicuramente questo non tranquillizza la perra. Poi la manopola frontale del cavatappi viene azionata. Il primo paio di giri mette bene in tensione il tutto. Madame dà una ulteriore stretta alla fascetta che sta martirizzando la mammella. Poi continua a svitare con lentezza. Il seno, lentamente si allunga esageratamente, ma la fascetta, grazie al tubicino di silicone e all’olio, tende a scivolare, impedendo che avvengano gravi danni. Lo scivolamento, però è dolorosissimo, infatti dalla bocca della perra escono urla scomposte, attutite dal bavaglio. Madame non ha fretta, si gode il momento, le inutili disperate contorsioni della perra, i goccioloni di sudore che scendono dal corpo e stanno inumidendo il pavimento. Dal capezzolo, sottoposto ad una terribile pressione escono gocce di siero e latticello. Madame controlla l’avanzamento della vite, poi dice alla perra: “coraggio siamo già a metà”, scatenando urla e contorsioni della sua vittima che ormai è all’estremo della sopportazione. Ma le urla servono a poco, l’operazione viene portata fino alla fine. Quando, finalmente la fascetta si sfila e lascia libero il seno della perra, Madame ispeziona il risultato: perfetto, se si escludono i lividi che rimarranno per una settimana, la mammella non ha subito danni irreparabili. Ora Madame si occupa della sua vittima, con tutto quel sudare ha bisogno di bere. La perra spera che tutto sia finito, invece una sorvegliante la fa bere ancora legata alla poltrona. Infatti siamo solo alla metà dell’opera, dice Madame Rocio, stringendo una fascetta sull’altro seno della perra. Madame ha deciso di stringere la fascetta molto di più. I ganci dello strappa capezzoli vengono nuovamente posizionati e la manopola frontale viene lentamente girata. Il povero seno, ricordiamo già dolorante per ragioni sue, si trova ad essere tirato esageratamente. Poi, quando la fascetta inizia a scivolare, il dolore fa muggire la perra. Al termine la perra, ancora piangente abbassa gli occhi sulle povere mammelle: a parte i lividi violacei, sono ancora sane ed attaccate al loro posto! (8/2- continua)
Madame Rocio si annota mentalmente di cambiare metodi di correzione per la detenuta. Poi Madame si accinge alla seconda punizione della giornata: la perra. La detenuta viene accompagnata da una Sorvegliante. Madame si accerta dello stato delle mammelle che sono ancorta gonfie e doloranti per i maltrattamenti del giorno precedente, infatti la perra si lamente fortemente già al primo massaggio di Madame. “Mia cara, oggi, come promesso, proverai lo strappa capezzoli!”. La perra si sente morire. Viene portato il solito carrello coperto da un panno verde. La perra viene fatta accomodare su una struttura di tubi di ferro, una specie di poltrona minimalista che permette di bloccare in posizione seduta il corpo della punita, lasciandone comunque accessibili le parti posteriori. Madame Rocio in persona si incarica di fissare la perra utilizzando delle fascette autobloccanti da elettricista: la poltrona è ancora in fase di studio, assieme a molti altri attrezzi fatti costruire da un abile fabbro. La perra si trova assolutamente impossibilitata a muoversi. Poi Madame palpa ed ispeziona le mammelle della perra. Mammelle che, grazie al ciclo ed ai maltrattamenti, sono ipersensibili. Un leggero massaggio con un olio profumato rende le mammelle ben lucide. Ora Madame inserisce una fascetta da elettricista in un tubicino di plastica siliconica. La fascetta viene poi allacciata alla base di un seno. Una apposito attrezzo permette di stringere la fascetta con facilità. Il tubicino di plastica impedisce che gli spigoli della fascetta possano lacerare la pelle. Madame darebbe un premio per il design all’inventore di queste fascette: economiche, di facile uso ed una volta strette non cedono assolutamente. Dal carrello appare un nuovo attrezzo: si tratta di una gabbietta lunga 60 centimetri. In testa una lunga vite, comandata da una comoda manopola. Tanto per intenderci pare un gigantesco cavatappi. Madame aggancia tre braccini, muniti di ganci alla fascetta stretta attorno alla mammella della perra. Le i braccini sono imperniati sulla vite collegata alla manopola. Proprio come in un cavatappi, girando la manopola vengono tirati inesorabilmente i braccini. La perra segue terrorizzata le manovre di Madame. Ne ha tutte le ragioni, visto che questo è il temuto stratta capezzoli! Madame verifica di aver posizionato correttamente il tutto. “Mia cara, ora iniziamo.” Poi madame inserisce un bavaglio a pallina in bocca alla perra “è per impedire che tu ti danneggi le corde vocali urlando”. Sicuramente questo non tranquillizza la perra. Poi la manopola frontale del cavatappi viene azionata. Il primo paio di giri mette bene in tensione il tutto. Madame dà una ulteriore stretta alla fascetta che sta martirizzando la mammella. Poi continua a svitare con lentezza. Il seno, lentamente si allunga esageratamente, ma la fascetta, grazie al tubicino di silicone e all’olio, tende a scivolare, impedendo che avvengano gravi danni. Lo scivolamento, però è dolorosissimo, infatti dalla bocca della perra escono urla scomposte, attutite dal bavaglio. Madame non ha fretta, si gode il momento, le inutili disperate contorsioni della perra, i goccioloni di sudore che scendono dal corpo e stanno inumidendo il pavimento. Dal capezzolo, sottoposto ad una terribile pressione escono gocce di siero e latticello. Madame controlla l’avanzamento della vite, poi dice alla perra: “coraggio siamo già a metà”, scatenando urla e contorsioni della sua vittima che ormai è all’estremo della sopportazione. Ma le urla servono a poco, l’operazione viene portata fino alla fine. Quando, finalmente la fascetta si sfila e lascia libero il seno della perra, Madame ispeziona il risultato: perfetto, se si escludono i lividi che rimarranno per una settimana, la mammella non ha subito danni irreparabili. Ora Madame si occupa della sua vittima, con tutto quel sudare ha bisogno di bere. La perra spera che tutto sia finito, invece una sorvegliante la fa bere ancora legata alla poltrona. Infatti siamo solo alla metà dell’opera, dice Madame Rocio, stringendo una fascetta sull’altro seno della perra. Madame ha deciso di stringere la fascetta molto di più. I ganci dello strappa capezzoli vengono nuovamente posizionati e la manopola frontale viene lentamente girata. Il povero seno, ricordiamo già dolorante per ragioni sue, si trova ad essere tirato esageratamente. Poi, quando la fascetta inizia a scivolare, il dolore fa muggire la perra. Al termine la perra, ancora piangente abbassa gli occhi sulle povere mammelle: a parte i lividi violacei, sono ancora sane ed attaccate al loro posto! (8/2- continua)
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