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20 aprile 2012

PENSION BALNEARIA 35

Cara Monika,
finalmente posso riscriverti con un po’ più di calma.
Ti assicuro che la punizione ricevuta mi ha tolto tutte le velleità di rispondere male a Donna Conception, la quale, bontà sua, mi ha ripreso a benvolere. Mi vengono assegnati solo lavori leggeri e, visto il mio interesse, Donna Conception ha ripreso a raccontarmi la vita di signore e serve nell’ultimo secolo, qui in Spagna.
Il lavoro da serva era uno dei pochi socialmente accettabili per una brava giovane di famiglia povera. La paga era misera ma permetteva comunque di risparmiare faticosamente qualcosa. E fortunate quelle che erano a servizio da una signora che potesse permettersi una servitù numerosa, le altre dovevano farsi in quattro per svolgere tutti i compiti assegnati.
Le serve avevano una divisa rigorosamente nera, lunga fino alla caviglia. Niente reggiseno, se una serva era un po’ troppo florida veniva fatto indossare un vero e proprio bendaggio compressivo, per mascherare le rotondità. La biancheria intima era costituita da un paio di mutandoni alti, di cotone pesante, che fasciavano dalle anche a fin poco sopra il ginocchio
Solitamente alla serva veniva passata una divisa all’anno, da usare per il servizio a tavola ed il servizio alla signora. La divisa vecchia diveniva automaticamente la divisa da fatica, ricordiamoci che tra i compiti della serva vi era anche quello di alimentare la caldaia a carbone.
La serva viveva di poco, un piatto tipico riservato alla servitù era la “sopa magra”, consistente in pane, acqua, sale, olio e pimenton fatti bollire molto a lungo, fino a che si otteneva una specie di crema.
E veniamo alla salute fisica e morale della serva: solitamente le serve nubili vivevano presso la signora, che si incaricava di controllare la moralità della loro vita, compito ben facile, visto che alle serve erano concesse solo un paio d’ore libere alla settimana. In queste ore potevano uscire solo se accompagnate da almeno tre altre serve, in pratica si sorvegliavano a vicenda.
Per la salute fisica, a quei tempi la prima cura che veniva prescritta era sempre un robusto clistere. Nella stanza della servitù era appeso in bella mostra l’apposito attrezzo, a disposizione della serva che ne avesse bisogno, una collega glielo avrebbe praticato. Poiché era di comune uso, non veniva considerato un castigo umiliante, pertanto alle serve veniva risparmiato almeno questo.
La parte del leone per le punizioni ancillari la faceva la “vara”, la bacchetta. Solitamente venivano somministrati una decina di colpi, spesso forti a sufficienza per fare uscire il sangue, “el latigo de sangre”.
E se una serva avesse tentato la fuga per tornare in famiglia, sarebbe poi stata riportata dal padre con i segni di una memorabile passata con la cinghia paterna.
Per il resto la vita della serva era simile a quella dei nostri giorni, lavoro ed ancora lavoro. Teniamo conto che praticamente non esistevano elettrodomestici e che quindi l’appellativo di donna di fatica descriveva benissimo la condizione servile.

Se però le serve facevano una vita dura, la gioventù ricca non se la passava meglio. Per i maschi vi era una istruzione rigidissima, in collegi di tipo militare. Per le femmine l’istruzione era altrettanto rigida, rinchiuse in educandati femminili presso le monache, in una cupa atmosfera di esaltazione di sante e martiri che avevano difeso con la vita la “fe y la virginidad”.
La divisa era la medesima delle serve, solo ingentilita da colletto e polsini bianchi. Gli studi duravano sette anni, interrotti solo da un mese di vacanze per le giovani più fortunate, le altre passavano le vacanze in collegio.
Alla minima infrazione scattava una miriade di castighi. Al contrario degli inglesi che massacravano il sedere dei nobili rampolli, qui si preferiva fare meno danni, utilizzando a questo scopo i rami restati dalla potatura delle piante di pesco, infatti sono sottili, flessibili ed una volta seccati non si rompono né si scheggiano. I minori danni, però, venivano compensati dalla reiterazione della punizione: immaginate una educanda, col sedere in fiamme, mentre si asciuga le lacrime, pensando che il “trattamento” verrà ripetuto ad ogni suono della campanella tra una lezione e l’altra. E non si trattava di ortiche novelle, molto meno pungenti, ma rami ben adulti, passati ripetutamente, che coprivano le parti disciplinate di bolle e vesciche dolorosissime.
Il quarto oscuro era molto utilizzato, la punita vi restava confinata per giorni, dormendo sul pavimento e nutrendosi di pane secco ed acqua. E il quarto oscuro era invaso in inverno dagli scarafaggi ed in estate dalle formiche.
Ma la punizione più sconvolgente, era “el caracol con guindillas” cioè la lumaca con peperoncino. Alla punita, legata sulla silla della verguenza, di fronte alle compagne di classe, veniva servita una lumaca viva, coperta di bava, estratta dal guscio lì, davanti a lei, con un apposito attrezzo. La lumaca doveva essere inghiottita in un solo colpo, senza masticarla. Se la sventurata aveva conati di vomito la si obbligava a mangiare un peperoncino piccantissimo e, di seguito ad inghiottire la lumaca. Qualche poveretta che proprio non riusciva a tenere giù lo sconvolgente boccone, poteva essere costretta ad ingerire una seconda ed addirittura una terza lumaca.
Altre volte venivano costrette a mangiare “lombriz”, lombrichi. Anche qui doveva essere orribile, vedersi servire una mezza dozzina di lombrichi, da inghiottire interi.
Inutile dire che le educande, facevano di tutto pur di non incorrere nuovamente in questo schifo di punizioni.
Tale educazione creava un carattere d’acciaio ed alla fine degli studi tutte diventavano signore inflessibili, spina dorsale della nobiltà e terrore della servitù.
Ecco cara Monika, io cerco di farmi raccontare più che posso della interessante vita di Donna Conception, purtroppo la convalescenza per la caviglia finirà e dovrò tornare alla Pension Balnearia. Questo pensiero mi preoccupa alquanto, però rivedrò con sincera gioia le mie compagne sguattere, a cui di tanto in tanto penso con affetto.
Un abbraccio,
sguattera Nadia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Queste Signore spagnole sono terribili. Inghiottire una lumaca viva, questa sì è una punizione originale. Poichè era un antico rimedio per il mal di stomaco, potei ascoltare il racconto di prima mano da una donna che aveva vissuto l'esperienza. Veramente terribile, il sentire la lumaca scendere lentamente nell'esofago, generando una quantità industriale di bava.n Brrrr, povere sguattere.
FrauJulia