Cara Monika,
inutile dirti che con la fame niente
affatto placata dallo yogurt, il mal di pancia dato dal trattamento
subito e dalll’olio di ricino che mi era restato giù, non ho
dormito affatto, ho passato parte della notte sul secchio destinato
ai bisogni.
Né mi ha aiutato a rilassarmi il
pensiero che la cosa si sarebbe ripetuta all’indomani. Alla mattina
ci alziamo e dobbiamo svolgere parte dei nostri lavori, poi veniamo
nuovamente convocate “por l’hydroterapia”. Veniamo nuovamente
fatte mettere in posizione e legate ben strette. Sono la prima per
il trattamento. Vedo la perra portarsi davanti a me con una larga
scatola piatta, contiene un assortimento di sonde di gomma.
Trasecolo, sono tutte lunghissime, di tre misure diverse. La più
corta sarà sui 20 – 30 centimetri, grossa come un mignolo, con una
punta arrotondata e un paio di fori posti leggermente prima della
punta. La media è preoccupante: lunga 50 – 60 centimetri ed è
larga come un dito medio. La lunga è spaventosa: lunga 80 – 90
centimetri e larga come un dito pollice. La perra gioca come il gatto
col topo, fingendo di fare una immaginaria conta, per la scelta della
sonda. Viene scelta la seconda, stavolta la piantana sostiene due
enormi contenitori, delle vere e proprie botticelle, dotate di
rubinetto e di un tubo ad Y che le riunisce e si collega alla sonda.
La perra si mette allegramente i guanti, lubrifica ammiccando la
sonda e si porta dietro di me, vedo l’azione nel monitor. La sonda
viene inserita e spinta lentamente. E’molto fastidiosa. La sento
scorrere in punti inarrivabili dentro di me. Ad un tratto non avanza
più ed allora la perra fa aprire l’acqua, un fiotto caldissimo mi
invade e, aiutata da questo, la sonda riprende la inesorabile e
dolorosa marcia, a tratti viene estratta un pezzo e poi affondata
dolorosamente ancora di più. E finalmente la sonda è tutta dentro
di me, l’acqua inizia a gonfiarmi. Ben presto non ne posso più, ma
inutile contrarre la pancia, il getto della sonda è inarrestabile.
Finalmente la perra ritira la sonda, ammonendomi che se non terrò
l’acqua sufficientemente a lungo dovrà ripetere l’operazione.
La frase ti mette in agitazione,
vorresti obbedire per evitare altri dolori, ma poi iniziano i dolori
e tua a stringere e soffrire … fino a che cedi, e subito l’aguzzina
a dirti che dovrà ripetere il clistere con ancora più acqua, visto
che non collabori. Comunque la perra mi annuncia che potrò riposarmi
un po’, mentre passa al trattamento di Pilar.
Anche a Pilar, ora, tocca il
trattamento tradizionale e anche per lei la sonda da 60 cm. Anche per
lei la dolorosa introduzione e l’interminabile fiotto di liquido.
Inutile dire che neanche lei riesce a soddisfare la perra come tempo
di ritenzione.
Veniamo fatte rialzare un momento. La
perra ci guarda e confabula a lungo con Caridad e la venditrice degli
apparecchi di idroterapia. Si vede che sono abbastanza contrariate,
sento dei brandelli di frasi, “estan gordas”, “vientre
flacido”, “parecen un barril”. A quanto pare i trattamenti non
hanno raggiunto l’obbiettivo e le donne si innervosiscono.
Dobbiamo svuotare le tinozze poste
sotto di noi. Tra purghe e clisteri il liquido è ormai abbastanza
pulito.
Ora la perra inserisce la sonda più
lunga, la inserisce come prima con un fastidioso e doloroso va e
vieni, che rende l’operazione lunghissima. Giurerei che si sta
divertendo, io un po’ meno! Poi viene aperta l’acqua caldissima
come prima, però giunti a metà riempimento la perra chiude il
rubinetto di un contenitore ed apre l’altro. Dopo pochi istanti
sento nell’intestino una lama gelata. L’acqua del secondo
contenitore è fredda e provoca dei fortissimi crampi. Non posso che
piangere e supplicare che si fermi. La perra mi massaggia lungamente
la pancia, beandosi delle contrazioni che mi sta provocando. Poi
diminuisce un po’ l’apertura del rubinetto. Ma la situazione è
ancora peggiore, infatti il riempimento diventerà interminabile, con
crampi gorgoglii e dolori. Sempre con la perra che preme
dolorosamente la pancia un po’ da una parte un po’ dall’altra e
divertendosi a sentire lo sciacquio. Stavolta, non fidandosi della
mia tenuta, la perra mi tappa utilizzando una specie di suppostona
intagliata nel jabon “hiel de vaca”, un sapone da bucato molto
irritante. Infatti, dove il buchetto stringe la base assottigliata
del tappo, brucia moltissimo. E così mi trovo tra incudine e
martello, per trattenere il mare di liquido che mi gonfia come un
otre devo stringere disperatamente il buchetto ma questa operazione
provoca un terribile bruciore. Inoltre il sapone che, a contatto con
l’acqua del clistere, si scioglie contribuisce ad aumentare il mal
di pancia.
E non mi consola il fatto che mentre io
sono preda della nausea per l’acqua che sento risalire fino in gola
e smanio per i dolori, anche Pilar riceva il medesimo trattamento.
Resistiamo per una buona mezz’ora, da brave pazienti, con i
pancioni gonfi, gorgoglianti e dolori da partorienti.
Ma un altro stimolo doloroso supera
ormai tutti gli altri: tutta l’acqua ricevuta mi ha riempito la
vescica e ormai se non faccio pipì esplodo. E quando dico alla perra
che non ce la faccio più mi guadagno una altra bella schiacciata di
pancia proprio in corrispondenza della vescica!
Sembra che abbiano aperto una diga, le
contrazioni sparano fuori il tappo e un fiume di acqua va a riempire
la tinozza e finalmente posso dolorosamente liberarmi.
A cose fatte le nostre tormentatrici
non si capacitano: le pance sono ancora gonfie e l’acqua emessa è
ancora perfettamente limpida.
C’è sconcerto tra la perra e le
altre, evidentemente il messaggio che si vuol dare è che per
risolvere i problemi di pancia gonfia basti venire alla Pension
Balnearia e sottoporsi ad un trattamento idroterapico, ma le nostre
pance le contraddicono.
Nell’attesa di una loro decisione
veniamo rimandate barcollanti, tremanti e prede dei morsi della fame,
a lavorare.
Ciao Monika, prossimamente ti racconto
le ultime dolorose invenzioni di perra & C per trasformarci con
un ventre sgonfio e tonico.
sguattera “vaciada” Nadia.
(48- continua)
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