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29 giugno 2015

DIARIO DI UN'EDUCAZIONE 9


Diario di una educazione – 9
Il “martinet”
La nostra serva in educazione, inevitabilmente deve essere corretta. La Oberschwester sa benissimo come imporle la disciplina, già vi ho parlato delle furiose sculacciate che hanno scaldato al calor rosso le servili chiappette. La Oberschwester chiede a Madame se non sia il caso di passare a qualcosa di più serio, magari il notissimo “gatto a nove code”. Madame però considera eccessivo il famigerato frustino, fornito di nove robuste cordicelle appesantite da un nodo in punta. Le serve del giorno d’oggi non hanno più la fibra per sopportare queste punizioni da rudi marinai. Le due educatrici optano per un frustino ben più dolce, quello che era un presidio educativo in educandati e scuole francesi. E così Madame ordina da un ebayer francese un “Martinet”. Qui le lacinie sono di cuoio sono 10, ma, essendo leggere e prive di nodi non rischiano di ferire o fare gravi danni. La efficacia correzionale dello strumento è comunque garantita da più di un secolo di appassionato, intenso e fruttuoso utilizzo scolastico.
E ben presto la servetta impara a conoscerne ben bene lo strumento disciplinare. Ed è la Oberschwester che si applica all’insegnamento. Quando la serva merita una punizione, si sente ordinare di abbassare le mutande fino alle caviglie. La gonna della divisa di fatica viene rialzata ed assicurata con delle spille da balia, in modo da non ostacolare in alcun modo la punizione, Ora la serva deve chinarsi in avanti, appoggiandosi ad una sedia o, peggio ancora le viene ordinato di afferrarsi le caviglie. In questo modo i muscoli dei glutei si contraggono, offrendo così le chiappette ai morsi del Martinet. I colpi vengono portati a tutta forza, visto che la punita non è proprio di primo pelo. Sentiamo il sibilio del Martinet che colpisce, svisss, swiss, seguito dall’ “aiiiii” della punita. Ma la Oberschwester è categorica, la punita non deve strillare e deve contare in maniera ben intellegibile i colpi ricevuti. Se anche una sola di queste condizioni non viene soddisfatta il colpo verrà ripetuto. Il numero di colpi è in progressione a step di dozzine e mezze dozzine. La serva per il momento riceve una dozzina per le colpe meno gravi e due dozzine quando abbisogna di un castigo più serio.
Posso garantire, potendo ascoltarne il racconto in prima persona, l’efficacia del metodo correttivo, le lacinie paiono api impazzite che mordono a ripetizione le tenere carni, lasciandole piene di striscioline arrossate. Non dovrei riferirlo, ma la servetta giù ai giardini ci ha mostrato i segnacci rossi su cosce e natiche. Segni non in rilievo e violacei come quelli lasciati da una canna o sanguinanti come nel gatto a nove code, ma comunque ben visibili. Ed i segni sono scomparsi solo dopo due o tre giorni.
Ma non sempre la punizione col Martinet è così leggera: capita che un giorno la Oberschwester, durante una ispezione, scopra una macchia di umido sulle mutande della servetta, Inevitabile l’accusa di aver fatto sudicerie in bagno. La serva sostiene di aver solo fatto pipì e non essersi asciugata bene. Ovviamente non viene creduta e Madame decide che bisogna reprimere senza pietà. La serva deve disporre due sedie a un metro l’una dall’altra. Ora le viene ordinato di denudarsi completamente. Le vengono infilate a forza le mutande sudicie in bocca. Un paio di mutande pulite le viene infilato in testa, come segno di dileggio ma anche per impedirle di vedere. Ora la guidano e la fanno salire sulle sedie, appoggiando un piede per parte, Una perfetta “spaccata”. “Mani dietro la nuca”, è l’ordine della Oberschwester. La serva trema, dove la colpiranno? Madame si porta davanti a lei. “Per la sudiceria commessa riceverai due dozzine di colpi di Martinet”. Poi le due donne confabulano un momento, “ben ferma se non vuoi che la dose venga raddoppiata”.
“Swiss”, il primo colpo la coglie in mezzo alla cosce. Data la posizione le è impossibile stringerle e proteggersi. Il bruciore è terribile e si irradia al sesso ed a tutto il basso ventre. La serva respira a fatica dal naso, sembra un mantice. Con un grande sforzo di volontà la serva è riuscita a tenere le mani, dalle dita ben intrecciate, dietro la nuca. Non hanno fretta, passa un intero minuto, durante il quale la serva assapora a fondo il dolore della sferzata. Ora la Oberschwester sta per vibrare il secondo colpo; “swiss” la punita si era preparata ad un colpo nella identica posizione, invece il colpo arriva inaspettato sui seni. La sorpersa ed il male fanno sì che la punita porti le mani a proteggere la parte colpita. Interviene Madame: “devi stare ferma, forse che non ti fidi di noi? Stai tranquilla che non ti resteranno segni. Uff, ora dovremo ripetere il colpo”. Ed il colpo arriva, mordendo ferocemente le mammelle. La punizione continua, per fortuna della punita i colpi vengono distribuiti equamente sul corpo. Presto il “martinet” morde nuovamente la passerina ed i seni della serva, scatenando dolori ancora maggiori, visto che le carni sono già irritate ed arrossate dai colpi precedenti. Si giunge alla prima dozzina di colpi, siamo solo a metà. La poveretta ormai è in un bagno di sudore, le lacrime hanno inzuppato le mutande che le coprono la faccia e le impediscono quasi di respirare. Madame è la prima ad accorgersene, la poveretta sta vacillando, probabilmente un calo di pressione. La robusta Oberscwester prende al volo la serva prima che cada in terra e la mette sul letto. Mentre le due praticano le cure del caso la servetta rinviene lentamente e le sente parlare, non di rinunciare a punizioni così dure, ma di fare applicare un gancio al soffitto, in modo da poterle assicurare le mani in alto, così da non permetterle di cadere od ostacolare la punizione! Anzi, Madame, invitava la Oberschwester ad intensificare la sorveglianza e la repressione. “Mia cara, appena la carrucola del soffitto sarà pronta, bisogna che il Martinet venga utilizzato molto più spesso. Non voglio che questa sporcaccioncella diventi una serva sudiciona. La autorizzo fin d’ora ad utilizzare la necessaria durezza. Non voglio dover spedire la servetta in una casa correzionale!
E stavolta, ai giardini, la poveretta si è troppo vergognata per mostrarci i segni ma ci ha detto che sule parti delicate sono restati per quasi una settimana.
(9- continua)

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