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1 giugno 2018

LANCY, CAPITOLO FINALE: UNA MUCCA DA FATICA


LANCY 19 – Una mucca da fatica
di sguattera sudiciona
Once Upon a Time conoscevamo una serva sudiciona, che si è letteralmente rovinata “con le proprie dita”. Avevamo momentaneamente lasciato quella che è ormai conosciuta come Mucca 14 alla sapienti cure della Dottoressa durante la penosa scena in cui sentimmo i muggiti della povera vacca 14 risuonare a lungo in distanza nei corridoi.
La vacca 14 ha trascorso mesi e mesi nei sotterranei della fattoria, sottoposta ad un vero e proprio lavaggio del cervello. E non si è trattato di un periodo facile, quotidiani lavori di aratura, quotidiane dolorose mungiture, quotidiani clisteri punitivi, oltre alla partecipazione come cavia agli studi della Dottoressa alla ricerca del “clistere perfetto”.
Diamo pure una occhiata alla vacca 14, facendole togliere il saio d’ordinanza. Quella che sappiamo essere una serva appena sopra ai 50, ora pare almeno una 65 enne. Rugosa, magrissima, seni cascanti, lunghi fino all’ombelico, grazie alle dolorose “mungiture”. Il pancione flaccido e gonfio per i clisteri punitivi subiti. Spessi calli sono spuntati dove appoggia il giogo da aratura e dove sono collegate le cinghie. La sudiciona non osa sollevare lo sguardo da terra, le hanno reso la pelle del sedere dura come cuoio a furia di sculacciate e frustate. All’ispezione corporale della vacca 14 hanno assistito, oltre alla Dottoressa, anche due Signore di origine tedesca. Il colorito ed il modo di fare le qualifica come imprenditrici agricole. La Dottoressa, parla del “caso vacca 14”: questa sudiciona era ormai irrimediabilmente schiava del proprio vizio. Abbiamo faticato parecchio, ma ora posso affermare che le è stato rimosso completamente. Non è più possibile causarle un orgasmo, per quanto impegno ci si metta. E’ una schiava ancora robusta, può lavorare ancora per quindici o vent’anni. La abbiamo addestrata sia come “mula da trasporto” che “vacca da aratura”, vi sarà sicuramente utile. Tutte le schiave che passano da Lancy si abituano ad una vita molto frugale: pochissimo cibo, poche ore di sonno e tanto tanto lavoro. L’unica avvertenza è di tenere ben pulito il pancione delle nostre schiave. Io consiglio di praticare un clistere quotidiano, con acqua sapone ed olio. Un bel clisterone, tenete conto che la vacca 14 è piuttosto capiente, direi tre o quattro litri. La Dottoressa mostra alle due Signore un foglio. Vi mostro, come suggerimento per la somministrazione, questo bel disegno fatto da una schiava ospitata a lungo qui a Lancy, una certa Elizabeth Mandile. Vedete? Un comodo sedile di legno, dotato di una bella cannula fallica. Qui la serva può riposare, direi una bella mezz’ora, trattenendo il proprio clistere. Vedete? Il contenitore è molto in alto, così il clistere viene somministrato con la giusta pressione. E come potete notare, se il primo contenitore di tre litri non fosse sufficiente, è pronto un altro secchio di acqua. Qui a Lancy lo abbiamo adottato subito, tempo risparmiato per le Infermiere e risultati garantiti!
Non vi preoccupate, della dimensione della cannula, più è grossa meglio è, l’ano della vacca 14 è stato dilatato a dovere innumerevoli volte con appositi dilatatori.
Care Signore, un'altra necessità delle nostre vacche è di venire giornalmente munte. L’operazione risulta poco gradita, ma basta non prestare orecchio ai muggiti di protesta ed essere decise, spremendo e strizzando ben bene le poppe.
Tenete conto che le nostre mule e vacche non sono garantite per sempre, bisogna riportarle ogni tre mesi a Lancy per una “settimana di disciplina”, in cui alla schiava vengono praticate le necessarie cure di mantenimento. A questo proposito, pratico subito alcune iniezioni alla vacca, sono molto dolorose, visto che il loro effetto durerà tre mesi. Detto questo la Dottoressa schiocca le dita, prontamente una Infermiere Mungitrice porta una bacinella contenente tre enormi siringhe, con aghi che paiono punte da trapano! Per eseguire l’iniezione senza interferenze, la vacca viene cinturata al lettino ginecologico. L’ago viene lentamente e ripetutamente inserito nella zona clitoridea. Il liquido, considerando i disperati muggiti, deve bruciare molto. Di seguito una ulteriore iniezione per natica e poi una per mammella. I muggiti salgono di volume, la vacca 14 cerca di dimenarsi, la le robuste cinghie non cedono. La mucca è semisvenuta, le si vede solo il bianco degli occhi. Una feroce strizzata di capezzoli la ridesta prontamente, la sudiciona deve fare l’ultima poppata di un gigantesco biberon di sperma di toro, sotto la stretta sorveglianza della Dottoressa, pronta a castigare il più piccolo conato con dolorose pizzicate alle tette.
E finalmente la vacca 14 conosce le sue nuove Padrone: Frau Rose e Frau Helga. Le due donne sono in cerca di una schiava da sfruttare per dissodare e rendere coltivabile un campo in collina, dove non è possibile giungere con mezzi meccanici, inoltre, essendo due virago, due lesbiche dominanti, vogliono una schiava come giocattolo sessuale. La vacca 14 le ha favorevolmente impressionate, accettano di tenerla per un periodo di prova di tre mesi. E poiché alle due Frau l’appellativo di vacca 14 pare poco elegante, la serva riacquista il nome di Sudiciona.
La sudiciona viene caricata sulla macchina delle nuove Padrone e ben presto si giunge alla nuova Fattoria dove lavorerà come bestia da soma. Quando vede la collina scoscesa che dovrà dissodare, arare e rendere fruttifera, solo con le proprie forze, la sudiciona muggisce di disperazione. Si, muggisce, perché ho tralasciato di dire che il condizionamento è stato tale che la sudiciona ora articola le parole molto a fatica e solo se espressamente richiesta, il suo solito metodo di esprimersi è il muggito. Ed il giorno dopo la sudiciona riceve la nuova divisa: un nuovo paio di mutandoni di pesante gomma, Il resto dell’abbigliamento è costituito di un poncho di tessuto gommato che riveste la sudiciona da capo a piedi ed un pesante grembiule di caucciù. Nel poncho, due aperture lasciano uscire le braccia nude. Il poncho è tenuto stretto in vita da una corda arrotolata per tre giri e strettamente annodata. Indossato il poncho la schiava dovrà indossare un pesante grembiule di caucciù, rinforzato in vita da un doppio strato. All’altezza della pancia il grembiule ha due lunghe e larghe cinghie, sempre di caucciù, chiudibili proprio come una cintura. Le Padrone stringono all’inverosimile il grembiule, comprimendo così la pancia della sudiciona, la quale si sente quasi mancare ilo fiato. Ai piedi un paio di gambali di gomma, indossati senza calze. Insomma, una divisa austera, economica e durevole. Frau Helga pianta un lungo picchetto di ferro nel terreno e vi fissa una catena della cavigliera della sudiciona. Non occorre un tratto lunghissimo, il lavoro è talmente duro che la schiava dissoderà pochi metri quadrati di terreno al giorno. Ed è dopo 12 ore di lavoro bestiale che la sudiciona termina. Non ha ancora ricevuto cibo, tremendamente affamata si aspetta il pasto serale, ma si illude: le Padrone la chiamano. Mentre la sudiciona si rompeva la schiena le Signore hanno preparato una vera “poltroncina da clistere”: utilizzando il sedile di una vecchia falciatrice, uno di quei sedili li lamiera sagomata e forellata. Più o meno al centro del sedile, sfruttando uno dei fori, è stata fissata una larga cannula di materiale gommoso, abbastanza flessibile. Alla base, proprio contro il sedile, attorno alla cannula è applicato un aggeggio, sempre di gomma, di forma troncoconica. La Padrona FrauJulia mi suggerisce che l’insieme cannula e ingrossamento è simile alle sacche JBL, pubblicizzate su internet o anche ad antiche cannule per lavaggi vaginali. Dietro al sedile una alta piantana sorregge il più grosso apparecchio da clistere che la serva sudiciona abbia mai visto. Le Signore costringono la sudiciona a preparare il liquido: su di un fornello deve scaldare un grande pentolone di acqua, poi deve grattugiarvi mezzo panetto di sapone di marsiglia. Il liquido diventa presto bianco e denso, coperto di schiuma, viene poi versata una generosa dose di olio. La sudiciona deve versare il liquido nel clistere, l’apparecchio si riempie solo fino a metà. La serva suda di preoccupazione, sperava di essere finalmente sfuggita agli allucinanti esperimenti della Dottoressa. Frau Helga lubrifica l’ano della la sudiciona, infilando più volte il dito, coperto di vasellina, fino in fondo, evidentemente la cosa la diverte. Ora la sudiciona, che si è dovuta denudare di tutto, salvo il grembiule, stretto all’inverosimile, deve salire su di un ceppo di legno che fa da gradino davanti alla poltroncina e sedersi sulla cannula, ma data l’inesperienza, scopre che non è affatto un compito facile anche perché il grembiule le impedisce di sbirciare in basso, deve fare vari tentativi. Frau Helga impugna un frustino ed inizia a picchiettare dolorosamente le tette della sudiciona. Così sollecitata la sudiciona si impala ben presto sulla cannula. La sudiciona scopre che il peso del corpo forza l’ingrossamento troncoconico a dilatare dolorosamente il buchetto. E se per qualche minuto riesce a sostenere parte del proprio peso sulle gambe, la cosa diventa impossibile quando Frau Helga la costringe a sollevare i piedi ed allontana il ceppo. La sudiciona, senza poter appoggiare i piedi si trova nella assoluta impossibilità di sollevarsi e sfuggire al gigantesco clistere! Frau Rose regola il rubinetto, le due donne vogliono godere dello spettacolo della loro nuova schiava sottoposta al clistere. E non restano affatto deluse, l’Eau de Lancy inizia a tormentare le budella della sudiciona. Il riflesso automatico è di stringere le natiche ed irrigidire i muscoli addominali, per opporsi alla liquida invasione, ma la sudiciona scopre che più stringe le natiche, più soffre della forzata dilatazione del buchetto. Ed irrigidire i muscoli addominali serve solo a dare il via a terribili dolori peristaltici. L’unica cosa che la sudiciona possa fare è rilassare la pancia, piangere sudare e muggire il proprio dolore! Frau Rose palpa a tratti la pancia della sudiciona, l’affascina vederla lentamente gonfiarsi e contrastare l’elasticità del grembiule di caucciù, di tanto in tanto si nota un sommovimento interno, in sincronismo con i muggiti della sudiciona. Il rubinetto poco aperto fa sì che il clistere sia lunghissimo, l’altezza della piantana, fa sì che sia doloroso. E per finire un lungo periodo di ritenzione. Alla fine Frau Rose riavvicina, con la punta del piede, il ceppo di legno alla sudiciona. Quest’ultima però è talmente gonfia ed esausta che non riesce a rialzarsi, bisogna che le Padrone, dopo averla avvertita di stringere bene, che non perda neanche una goccia, la aiutino, trirandola per le braccia. E finalmente la sudiciona può usare il secchio per scaricarsi.
Ma non è ancora assolutamente finita! Le Signore si sono eccitate a vedere le sofferenze della schiava, ora vogliono godersi il nuovo acquisto! Frau Rose è nuda, mormora un ordine in tedesco, la sudiciona non capisce. Frau Helga, prontamente fa inginocchiare la sudiciona e le estrae la lingua. La schiava capisce cosa le viene chiesto, dovrà leccare la Padrona Rose. Ma la sudiciona scopre una cosa: le nuove Padrone tedesche non conoscono il bidet, si aspettano che provveda la schiava con la lingua. E la sudiciona vede cadere un mito: ha sempre visto le Padrone come esseri perfetti, sempre profumate e curate. Al contrario le due nuove Padrone sono due rozze e crudeli contadine. La sudiciona però, da schiava addestrata sa bene quale sia il suo dovere: obbedire e soddisfare le signore senza se e senza ma. Estrae la lingua ed inizia un lungo e delicato lavoro. Frau Rose apprezza e preme la faccia della sudiciona su proprio sesso. La lingua della schiava raccoglie gli umori dell’orgasmo padronale. E lo stesso trattamento va praticato a Frau Helga.
E’una sudiciona distrutta dalla prima giornata di schiavitù quella che può finalmente rassettare la divisa e sfamarsi con il pastone da condividere con i cani delle Padrone.
E’ormai notte fonda, la sudiciona si stende su di un pagliericcio, vicino a sé ha una sveglia puntata alle 5 della mattina successiva, sì perché in campagna le schiave cominciano a lavorare con il sorgere del sole. Prima di cadere in un sonno profondo la sudiciona pensa alla propria vita, rimpiange i tempi in cui era a servizio di Madame Janine Souillon, quella sì che è una Signora, perfetta, elegante e curata, niente a che vedere con le rozze Padrone da cui è finita. La sudiciona pensa poi al lavoro che l’attende, se in un giorno ha fatto solo pochi metri quadri, per dissodare l’intera collina ci vorranno dieci o quindici anni, alla fine sarà ridotta come una vecchia larva. Ed è con questi pensieri che ci congediamo dalla sguattera sudiciona in lacrime.
Vostra serva sudiciona N.
(FINE)


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