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25 novembre 2012

LA PUNIZIONE DI SGUATTERA SUDICIONA 3/4

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drawing by slave Elisabeth Mandile ©Annika Kapyzska

LA MIA PUNIZIONE - 3
di sguattera sudiciona

Accovacciata sul secchio di zinco, mi è stato permesso di svuotarmi. La panciona si è sgonfiata, mi sento esausta e madida di sudore che sulla schiena si raffredda lentamente.
- Bene, bene bene, fra non molto l'olio di ricino dovrebbe cominciare a far effetto sul serio... è tempo di preparare la nostra bestia da soma sudiciona, vero Rose? 
Sogghignando, la possente infermiera altoatesina mi afferra di nuovo per un orecchio e bruscamente mi solleva dal secchio. Mi ordina di denudarmi completamente, poi sempre tenedomi saldamente per un orecchio mi spinge sotto la doccia per un'energica strigliata a base di acqua gelata. Indossando un grembiule di gomma bianca e guanti dello stesso materiale e colore, la donna mi strofina con una specie di spugna che in realtà è costituita da urticante crine di cavallo avvolto attorno a una mattonella di legno. 
L'effetto dello strofinìo sulla mia povera pelle è terribilmente irritante, e in breve la cute si arrossa nonostante sia costantemente innaffiata dall'acqua freddissima. 

Terminata la “pulizia della schwein”, come dice Rose M. l'infermiera altoatesina, vengo fatta rivestire in fretta, senza che mi sia permesso di asciugarmi. Questa volta devo indossare la divisa da fatica, sulla quale mi devo allacciare un pesante grembiule di gomma verde; ai piedi, zoccoli di gomma dello stesso colore e niente calze. 
Sotto, ecco pronto per me pannolone e doppie mutande: prima un paio di normali mutande di gomma da incontinenza; sopra quello, mi infilerò il mio ormai abituale paio di robustissime e impermeabili mutande da contenzione. 
Ma prima di indossare la doppia mutanda, l'infermiera mi ordina di piegarmi, di afferrare i glutei saldamente e di divaricarli. Poi in tono brusco mi grida di “spingere”, come se dovessi defecare. Per fortuna non ho più acqua nella pancia: in questo modo l'operazione non ha spiacevoli conseguenze. Ho appena iniziato a spingere, ed ecco che un grosso plug di gomma a forma conica mi viene bruscamente inserito nello sfintere: con tre colpi progressivi, di intensità crescente, l'esperta infermiera inserisce il tappo che non va a finire dentro il mio intestino solo grazie alla base di gomma, un disco circolare che lo blocca all'esterno impededogli di proseguire il suo cammino all'interno delle mie miserabili viscere di sguattera. 
Purtroppo non posso fare a meno di notare che il mio sfintere è decisamente dilatato, e ripensando alle minacce dell'infermiera, comincio a preoccuparmi davvero. Nonostante sia stata allargata parecchio, le dimensioni e la forma del tappo sono tali per cui nulla mi distoglie dal pensarci in continuazione: di fatto la presenza del plug nel mio retto diventerà nella prossima ora una delle due ossessioni su cui rimarrò costantemente concentrata.

Mentre l'infermiera chiude il lucchetto delle mutande contenitive, un orribile gorgolìo improvvisamente si scatena dentro la mia pancia e un'ondata di nausea mi sopraffà: il deleterio effetto dell'olio di ricino comincia a farsi sentire. 
L'infermiera altoatesina Rose M. sembra apprezzare particolarmente la cosa: sorridendo, mi massaggia ruvidamente la pancia e la comprime, compiaciuta. Madame Janine si siede comodamente su una poltroncina tutta rivestita di cuoio nero, accavalla le gambe, spinge leggermente indietro la testa, socchiude gli occhi, infine si accende una sigaretta e mi fissa.

- Mani sopra la testa, sudiciona! - sibila. Eseguo, mentre dentro la mia pancia avvengono sobbolimenti e movimenti a dir poco imbarazzanti. - E ora, sudiciona, per completare la tua punizione, accompagnerai Rose al supermeracato e porterai a casa la spesa. Rose M., l'infermiera altoatesina, intanto si è preparata per uscire. Indossa un meraviglioso cappotto extralungo in scintillante pvc nero che nasconde parzialmente la divisa da infermiera, anche se la sua qualifica è resa evidente dalla cuffia bianca inamidata su cui spicca la croce rossa. Al posto degli zoccoli bianchi, calza un paio di stivali in pelle dal tacco vertiginoso.

Così abbigliate, usciamo: lei davanti, io dietro nella mia divisa da fatica, sporca e macchiata di sudore, il ventre che comincia a gonfiarsi di nuovo, fasciato nel grembiule di gomma da sguattera, e il sapore dell'olio di ricino che lentamente dallo stomaco ricomincia a invadere la mia bocca. A ogni passo, lo “slosh, slosh” delle mutande di gomma si fa sentire, e il tappo di gomma sembra volersi perfidamente fare strada fra le mie viscere. Per fortuna il disco esterno lo blocca, altrimenti il mio intestino sconvolto lo inghiottirebbe senz'altro. Camminiamo per strada e io mi sento morire di vergogna al pensiero di dovermi mostrare in pubblico in queste miserabili condizioni. Sul marciapiede, fra la gente che passa frettolosa e ignara, non vengo notata più di tanto. 
La divisa e il grembiule in effetti attirano l'interesse occasionale di qualcuno, ma nell'insieme per mia fortuna passo abbastanza inosservata. Le spesse mutande di contenzione, all'aperto, diventano ancora più rigide e pesanti, ma lo sfregamento della gomma sulla mia vulva è ridotto al minimo, e comunque non abbastanza da farmi provare piacere: con queste mutande addosso, ne sono consapevole, mi attende ormai una vita completamente priva di qualsiasi tipo di soddisfazione sessuale. Ho paura, non è che per questa continua infinita frustrazione diventerò matta? E l'essere quotidianamente, perennemente ingravidata dall'infermiera che effetti collaterali avrà? Vivere in questo modo mi sembra insopportabile... eppure non ci sono alternative. 
Mentre penso furiosamente, per distrarre il mio intestino dalla pressione dolorosa e dai crampi che comincio a sentire, senza accorgermene siamo arrivate proprio davanti all'entrata del supermercato. Il mio ventre è di nuovo bello gonfio, e tende il grembiulone di gomma.

L'infermiera con un sorrisetto mi tende la lista degli acquisti, stilata nella calligrafia precisa e minuta di Madame Souillon. È una lista assai lunga, copre quasi tutta la pagina color crema, strappata da uno dei preziosi taccuini di Madame. Due signore ben vestite, belle e sulla quarantina, vicine alla cassa. hanno notato la scena. Si guardano fra di loro con sottili cenni d'intesa, una mi scruta da capo a piedi, l'altra per un attimo sembra sorridere all'infermiera
(3- continua)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bene, serva sudiciona, pubblicato proprio all'ultimo istante. Ancora un pò ed avrei inviato un biglietto di punizione. Comunque, si nota un certo miglioramento, hai scritto intorno alle 980 parole, leggermente scarso ma accettabile. Persistono alcuni errori di digitazione, ma siamo ad una percentuale ancora accettabile.
Direi che il voto ottenuto è un 6 e mezzo.
Mi è piaciuta particolarmente la descizione della doccia fredda, con massaggio tonificante al crine di cavallo, sicuramnte da imitare!
Per le tue preoccupazioni sui trattamenti a cui vieni sottoposta, forse la tua Signora ti sta mettendo alla prova.
Bene, vediamo se riesci a mantenere una votazione migliore per la quarta parte, in modo da arrivare ad una media sufficiente. Non vorrai venire castigata anche per questo?

Anonimo ha detto...

Serva sudiciona,
ci hai fatto attendere molto, non è poi che in questa parte tu descriva grandi avvenimenti, comunque va bene così, spero nella quarta parte ci sia un pò più da descrivere. Vabbè ti do un sei.
In quanto alle tue paure, dovevi pensarci prima, ora non puoi che sperare nella clemenza della tua Signora. Vedi almeno di dimostrare un pò di volontà ed evita gli episodi di incontinenza di cui ti sei macchiata, altrimenti il tappo anale è il minimo!
Oliva

Anonimo ha detto...

Non male, serva sudiciona, direi che stai migliorando, ti darei un 7, non fosse altro per la tua esperienza con il vomitevole olio di ricino!
sguattera Nadia