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17 marzo 2023

CENTRO DE DETENTION MADAME ROCIO 17


 Le vicende qui di seguito narrate accadono in un porto delle isole Barbados.

Una Signora scende dalla classe business di un aereo, un taxi l’attende all’uscita dell’aeroporto. L’autista ammira questa bella ed elegante Signora, sa di dover portare Madame al piccolo portodi xxxxSa che Madame sta per imbarcarsi per una crociera su di una fantastica nave attraccata in porto. Non è una nave enorme, come ormai se ne vedono tante, ma si nota subito, coi suoi quattro avveniristici alberi che sostengono delle magnifiche vele bianche. 

Giunti al porto Madame è arrivata. La accoglie Maria, una giovane donna in abiti da Ufficiale. Madame, dopo i soliti convenevoli, chiede notizie di sulla nave ed in particolare su di una persona dell’equipaggio. Maria risponde, abbastanza sorpresa della richiesta, sì quella persona è a bordo. Frattanto sono giunte due donne dall’aspetto sfatto, paiono due vecchie. Vestite da una tunica grigia, chiaramente ricavata da vecchie vele.  Aun imperioso cenno di Maria si caricano i bagagli e li portano a bordo lungo la ripida passerella.  Frattanto Maria snocciola le interessanti caratteristiche della nave. Si tratta di un quattro alberi, di recentissima costruzione. E’una nave da crociera in cui è stato volutamente bandito l’uso di qualsiasi motore. La nave è spinta dal vento e, in mancanza di questo oppure durante le manovre in porto, è spinta da eliche, la cui forza motrice è fornita da rematrici. Le rematrici, tutte condannate alla “cadena perpetua”, vivono, remano e dormono nel ponte più basso della nave. Qui vi sono delle larghe panche, fissate al pavimento, i banchi di voga. Il banco è contemporaneamente il posto di lavoro ed il giaciglio delle detenute, che vi sono incatenate per la caviglia. Ad ogni banco di voga, occupato da una o più rematrici, corrisponde un grosso palo di legno, l’impugnatura del remo. Ma, a differenza delle antiche galere, i remi, anziché sporgere all’esterno, finiscono in una scatola di ingranaggi, che fa ruotare l’albero motore della nave. Mente parlavano le Signore sono giunte sul ponte. Madame ammira la maestria con cui è realizzata la nave, una interessante commistione di leghe ultraleggere e legni pregiati. E, come per ogni nave che si rispetti, mentre è in porto, innumerevoli altre donne male in arnese, sono inginocchiate a fregare e lucidare i legni e gli ottoni della nave, sorvegliate da donne in abito marinaio.

Madame viene accompagnata sul Ponte di Comando, qui conosce la Capitana Yolanda e la Contromaestre Mercedes. Poi Madame raggiunge la propria cabina, una veloce doccia e torna sul ponte di comando. Chiede notizie sulle rematrici, su di esse la Contromaestre, cioè la nostroma,  ha diritto di vita e di morte.Madame è interessata alla vita delle rematrici, ma è proprio vero che sia così dura? Mercedes sarà felice di mostrare a Madame tutti gli aspetti della vita di una rematrice. E così le due donne scendono gli scaloni che portano dal ponte di coperta ai ponti delle cabine, poi, aperto un cancello di ferro Mercedes precede Madame per una stretta scala che scende fino all’ultimo ponte: quello in cui scontano la pena a vita le rematrici. Si tratta di un open space, in cui vivono, sudano e lavorano 60 rematrici, “il nostro motore ausiliario”, commenta Mercedes. Sul pavimento sono saldamente avvitate lunghe file di panche di legno, i “banchi di voga”. Incatenate al proprio banco le rematrici lavorano per un interminabile turno di 16 ore ed incatenate al banco vi si stendono per dormire, quando è il loro turno di riposo, vengono liberate solo per le corvè di pulizia dei ponti. Nella scarsa luce, Madame guarda con attenzione una delle rematrici, la riconosce immediatamente, ne è certa, si tratta proprio della perra. La perra, che dovrebbe avere attorno ai 35 anni, pare una sessantenne. Ciocche di capelli bianchi e cortissimi, rapati periodicamente a zero spuntano dal cappuccio di gomma. Le guance raggrinzite e cascanti, evidentemente la perra ha perso numerosi denti. Indossaun grembiule grigiastro di gomma, oltre al cappuccio stretto che scende a coprire gli occhi con due spesse lenti, di quelle da ultramiopenessun altro indumento. Mercedes spiega: “se una rematrice batte la fiacca, la sorvegliante di turno se ne accorge immediatamente, grazie ad un ingegnoso sistema di misurazione, la schiena nuda permette di far tornare la voglia di lavorare. La tradizione marinara prevedeva il “o gato a nueve colas”, come strumento di punizione. In considerazione della vocazione integralmente femminile di questa nave, abbiamo adottato la “ratóna de nueve colas”, una frusta che, permette di punireduramente le schiena delle rematrici, senza fare però gli irreparabili danni del tradizionale gatto a nove code. Alla caviglia sinistra della perra una cavigliera metallica, stretta da un moderno lucchetto e collegata ad un apposito occhiello da un paio di metri di catena. Di certo la perra non consuma le proprie energie camminando. Ad un ordine del fischietto della nostroma le rematrici si raddrizzano ed impugnano saldamente il proprio remo. In fondo al ponte rematrici è posto un tamburo, una incaricata inizia a picchiarvi colpi ritmati, si sente lo scricchiolio del legno dei remi, quando le donne fanno all’unisono forza su di essi

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