LE PAZIENTI DELLA ENFERMERA CARMENpuntata 2
Dedicato alla Gentilissima Madame Janine, musa ispiratrice di questa sguattera sudiciona.
Mie Signore,
ci eravamo lasciate che ero nelle mani di Carmen e delle altre assistenti Infermiere. Clisterizzata e ingravidata più e più volte, le Infermiere mi minacciano di chissà che altri trattamenti della loro “detenzione medica”. Comincio ad avere veramente paura, cosa mi faranno? Mi rendo conto che durante il primo interrogatorio, “l’ anamnesi” come lo ha definito Carmen, le ho raccontato di tutto, sicuramente troppo. Ora sa quali siano i miei traumi e le mie paure ed improvvisamente ho la chiara visione di Carmen che mi dice “ti faremo affrontare proprio tutto ciò che temi e ti disgusta”. Che stupida sguattera! Un improvviso attacco di nervi, mi dimeno, ma le cinghie rinforzate, da manicomio, non cedono affatto, l’unica cosa che ottengo è che per lo sforzo mi viene il fiato corto! Così, come accade a tutte le pazienti, mi calmo e torno in quella calma sonnecchiante piena di pensieri preoccupati su cosa mi attende.
E il suono dei tacchi delle tre Infermiere si avvicina. Tutte e tre hanno indossato sopra al camice dei lunghi grembiuli protettivi di gomma verde. Carmen mi ausculta il cuore: sudiciona sei un po’ agitata e non sai ancora cosa ti aspetta! Di certo, un commento come quello mi fa schizzare in alto la pressione!
Le tre donne mi attorniano, un aggeggio di legno, con una cinghia di cuoio blocca la mia testa, non posso ruotarla. Ora una delle giovani prende un attrezzo di acciaio, l’altra mi pinza il naso ed appena apro la bocca per respirare mi introduce tra i denti un cuneo di gomma. Ora una attrezzo di acciaio viene posizionato tra i denti e, girando una levetta mi obbligano ad aprire e tenere aperta la bocca. Poi Carmen vi sistema una specie di boccaglio di plastica verde, bloccato da una cinghia che passa dietro alla testa. Il boccaglio ha un grande foro al centro, saranno 4 o 5 centimetri, è ricoperto da una plastica morbida al silicone, in modo da proteggere i denti, se tentassi di mordere il tubo. Insomma, mi hanno applicato la versione XXL dei boccagli utilizzati dalle endoscopiste. Così bloccata inizio a salivare e, non potendo inghiottire la bava mi cola dalla bocca in una bacinella che mi hanno appoggiata sotto al mentoCarmen si è armata di una sonda, di quelle vecchio stile, di gomma. E’una sonda grossissima, da 14 mm e lunga, Signora mia, una sonda lunga 80 cm. Una delle assistenti si dà da fare a lubrificare accuratamente la sonda. Mio dio, ho già vissuto un orrore simile quando mi hanno fatto la gastroscopia! E Carmen lo sa bene, perché da vera boccalona lo ho raccontato, quanto io abbia paura di questo. Ora l’Infermiera impugna bene la sonda, una lampada mi viene puntata in faccia, la sonda viene spinta lentamente in avanti. La sento toccarmi la lingua, poi la sento infilarsi. Subito inizio a tossire. Ma Carmen spiega alle due studentesse: ecco, vedete? Dobbiamo stare sempre molto attente ad infilare correttamente la sonda giù per l’esofago, guai infilarla in trachea e nei bronchi si rischia di provocare una grave polmonite! Continuo a tossire, ma legata come sono non posso fare altro. Poi improvvisamente la tosse termina ma, improvviso e sconvolgente, ho un primo conato, Carme spiega, ecco vedete da qui in poi la sonda sollecita le pareti dell’esofago e provoca profondi conati. Non bisogna assolutamente badare ai conati ed ai mugolii della paziente, l’importante è averla ben legata al letto o in una camicia di forza!. Ebbene Signore, l’esofago è lungo ed i conati mi squassano. Finalmente la sonda è in posizione e Carmen spiega alle allieve come fare la “lavanda gastrica”. Finalmente la sonda viene ritirata, con altri conati da parte mia. Ormai la bava ed i succhi gastrici che mi sono venuti su hanno riempito la bacinella e colano sulle tette e sulla pancia senza controllo, mescolandosi alle lacrime. Mi tolgono l’apribocca ed una delle ragazze, con una spugna mi ripulisce faccia, tette ed addome, da bava e succhi gastrici. Spero sia finita ma mi sbaglio siamo solo all’inizio di questo calvario!Infatti Carmen spiega alle sue discepole che la manovra a cui hanno assistito è una manovra che presenta, appunto, pericoli. Così, spiega, ho ideato un metodo alternativo, assolutamente sicuro ed ancora più doloroso per la paziente. Ebbene, con la collaborazione della nostra sudiciona, ve lo mostro subito e potrete provare e sperimentare tutte le volte che volete! E Carmen fa portare una grossa sacca di plastica, piena di liquido. La sacca, mi dice, contiene la nostra preziosa pipì, di cui non sprechiamo mai una goccia, la conserviamo in queste taniche sigillate, in frigorifero, non sai quanto le nostre pazienti ne siano golose! Fa nuovamente la sua comparsa il “ciuccio” che mi mettono in bocca. Signore mie, se dipendesse da me, mi guarderei bene dal bere, ma Carmen mi ricorda che se rifiuto mi infilerà subito la sonda nello stomaco e mi effettuerà la nutrizione forzata tre volte al giorno, per tutta la settimana di “detenzione medica” a cui mi ha condannato! Così pian piano, inizio a ciucciare il piscio freddo dalla sacca. Carmen mi guarda: “Pooovera sudiciona, non sei ancora abituata al sapore delle Padrone, vero? Provvederemo anche a quello, con il respiratore! E comunque, se fai la brava, ci sforzeremo per darti una bella sacca delle nostre pipì calde, appena fatte! Deglutisco più e più volte il loro vomitevole piscio gelato. Carmen sta tenendo d’occhio la scala graduata della sacca, “”bene sudiciona hai bevuto abbastanza, per adesso. Ci divertiamo un pochino, poi ne berrai un’altra porzione e così via”. Sono così debole e sbattuta che ormai ubbidisco automaticamente. Ed ubbidisco anche all’ordine di aprire la bocca e, indovinate? Mi rimettono il boccaglio verde, nuovamente non posso più mordere le sonde. Ma stavolta, anziché la sonda di gomma che tanto temo, Carmen porge alla prima delle assistenti un lungo oggetto, che saprò poi essere di un particolare tipo di silicone. Pensate all’antenna di una lumaca ma in scala estremamente più grande. Si, una grossa sfera sostenuta da un lunghissimo stelo, parlo di uno stelo di 40-50 centimetri, morbido, ma elastico, con una sfera ovoidale da 1,5 cm. Una comoda impugnatura completa l’oggetto. Carmen spiega alla propria discepola: contrariamente alla nutrizione forzata e alla lavanda gastrica, questa procedura è sicurissima e può essere adottata anche da Signore senza alcuna esperienza. La nostra sudiciona è stata così gentile da riempirsi “spontaneamente” lo stomaco di piscia ed ora non ci resta che stimolarle il riflesso esofageo. Inizio a realizzare cosa mi sta per succedere, infatti la Assistente infila la sfera nel mio boccaglio ed, incoraggiata da Carmen, la spinge su e giù per l’esofago. Immaginatevi che conati mi causa e, poiché ho lo stomaco gonfio di piscio, non posso che vomitare un fiotto dopo l’altro di liquido. Sono getti potenti, ma le Infermiere si sono protette i camici con i lunghi grembiuli di gomma ed hanno lunghi guanti e soprascarpe protettivi. Mi sembra un tempo infinito ma in 10-15 minuti mi hanno svuotato. Sto anche peggio di prima, lacrime e moccio, senza parlare del piscio e succhi gastrici che vomito. Carmen, a cui è arrivato del vomito sui guanti commenta: sudiciona, sei l’equivalente di una teiera: hai bevuto del piscio freddo di frigorifero e lo hai riscaldato a dovere! Prego il cielo che il castigo sia finito, ma la sacca di piscio è solo a metà ed anche l’altra allieva Infermiera vuole provare questa nuova tecnica di svuotamento. Nobili Signore, che vi posso dire, ho sempre avuto questa repulsione per i conati e per essere costretta a vomitare, per non parlare della paura della gastroscopia e di manovre simili ed in una mattina ne ho subito tre memorabili applicazioni. E Carmen mi avverte, sudiciona siamo solo al primo giorno della tua settimana di detenzione medicale, fatti forza perché ogni giorno sarà così, se non peggio. Poi mi guarda, “non ti è piaciuto il nostro piscio vero?”. Signore mie è una domanda che, qualsiasi risposta io dia mi causerà guai, così faccio segno di si, il loro piscio è proprio nauseante! E Carmen dà un ordine: maschera respiratoria! Mi aspetto chissà cosa, ma Signora, è un castigo che ho già descritto: sempre legata come sono, mi ripuliscono sommariamente la faccia e mi infilano una maschera antigas, il lungo tubo respiratorio finisce in una bottiglia di piscio. Ed ogni volta che respiro l’aria è costretta a gorgogliare furiosamente nella piscia delle Signore. E così l’aroma di piscio mi arriva nei polmoni ed in bocca, non posso sottrarmi, se non voglio soffocare. Mi lasciano così per almeno un ora e gradatamente mi abituo alla puzza ed al sapore di piscio. E mentre faccio queste “inalazioni” ascolto i lamenti di pazienti più fortunate che torneranno a casa tra una o due ore. Invece la giornata di noi ricoverate passa tra inalazioni forzate, lavaggi intestinali e lavande gastriche. La mia personalità inizia a cedere, ci si abitua un po’ a tutto! Ma improvvisamente arrivano Carmen e le allieve: sudiciona, è ora della pulizia, prima di cena! Una mano impietosa toglie, senza troppa delicatezza il catetere a cui stavo gradatamente abituandomi. Un bruciore che non vi dico! E sempre senza alcun riguardo, la stessa mano villana estrae la sonda, anzi lo speculo anale. E, visto che è di materiale solido, niente sgonfiaggio del palloncino come per le sonde Bardex, il mio povero sfintere deve subire l’estrazione del grosso uovo. E Carmen spiega alle allieve: meglio togliere cateteri e sonde, in modo che gli sfinteri possano riacquistare elasticità. La paziente tanto potrà pisciare ed evacuare liberamente attraverso il buco del letto di contenzione. Poi Carmen mi guarda spietata: “Sudiciona tra poco è ora di cena, non vorrei tu faccia nuovamente i capricci. Siccome sei bloccata a letto, faccio portare qui la tua vicina di stanza, così vedi cosa succede alle sguattere capricciose che si rifiutano due volte di mangiare. Detto fatto, sento un rumore di ruote e viene spinta vicino a me una sedia a rotelle su cui è legata dalle immancabili cinghie una paziente. Si tratta di una giovane sguattera di circa 25 anni. Sopra la sedia a rotelle pende, sospesa ad un apposita asta, una grande sacca uguale a quella che volevano farmi magiare, solo che è colma di un liquido giallo-marroncino. La giovane ha in bocca il ciuccio, saldamente fissato con un elastico dietro la nuca. Sulla faccia ha una smorfia di assoluto disgusto, una delle Assistenti la incita, “dai schifosa dai una bella poppata” e, poiché la ragazza non ubbidisce prontamente le strizza e torce una mammella. La ragazza, disperata, si sforza di ubbidire e dà un paio di poppate, sulla faccia una smorfia di disgusto totale. Vedo che si sforza di reprimere dei conati di vomito, chissà cosa le farebbero! E Carmen mi spiega: “vedi la nostra Jacinta ha rifiutato tre pasti di fila ed allora, visto che la mia cucina non le piace, ho deciso che faccia un pasto preparato da lei: le abbiamo fatto un buon clistere di pipì, abbiamo frullato i liquami ed adesso si deve poppare tutto! Sudiciona, vuoi fare come Jacinta?? Nobili Signore mi sale la nausea solo a ripensarci, faccio disperatamente cenno di no con la testa. Così Carmen mi si avvicina: “sudiciona, credo tu abbia apprezzato il castigo del lavaggio dello stomaco, sappi che la cara Jacinta dopo che avrà terminato il suo pasto speciale, subirà non uno ma duo o anche tre lavaggi dello stomaco! Suidiciona per invogliarti a mangiare ho pensato di prepararti uno dei piatti più tipici di Barcelona, un piatto povero ma nutriente, adatto a voi sguattere: Butifarra con mongetes”. Caspita, dopo il salto del pranzo e gli svuotamenti che ho subito, ho una fame da lupi, un bel piatto di luganega con fagioli cannellini, il nome del piatto tradotto in italiano, è proprio quello che ci vuole. Ma è grande il mio disappunto quando, anziché il piatto o la ciotola, viene portata ancora la grande sacca piena di un frullato rosa. “Si sudiciona, ti abbiamo frullato la butifarra e alubias e vi abbiamo aggiunto un buon litro d’acqua ed un bel cucchiaio di una spezia africana!”. Ormai domata, apro spontaneamente la bocca perché ci infilino il ciuccio, che viene fissato con un elastico dietro la nuca. Do la prima poppata, CAZZO sa ancora di vomito e di olio di ricino! Carmen intuisce il mio scombussolamento: “sudiciona dovrai abituarti a questa spezia africana, è un antibiotico naturale che fa benissimo. Di solito se ne mette poca altrimenti altera il sapore del cibo, ma per voi pazienti non bado a spese, ne metto a cucchiaiate! Comunque te lo ripeto, se non poppi tutto in fretta ti capita lo stesso di Jacinta! Gentili Signore, mi impegno a poppare ed inghiottire proprio come una brava bambina, la minaccia di Carmen mi terrorizza!FINE SECONDA PARTE
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