© Georges Pichard |
Nobili Signore, Serva sudiciona,
e così, dopo l’attacco isterico,
vengo ammanettata ed incatenata, in modo da essere costretta a fare
piccoli passettini, la perra in persona mi trascina fuori dal bar,
tra due ali di clienti, spiegando ad alta voce che ci penserà lei a
togliermi le mattane. Mi incatena al paraurti del suo gippone, mi fa
liberare la gambe e parte, costringendomi a correre. Fortunatamente,
appena fuori dal paese, vengo incatenata nel baule e così faccio
“comodamente” i numerosi chilometri per arrivare alla Pension.
Qui vengo affidata alle amorevoli cure delle carissime Gog e Magog
che, tanto per cambiare mi bastonano. Si fanno un sacco di risate
perché dal “bar de tapas” mi sono portata in una borsina alcuni
pezzi di sapone da bucato, mi dicono che potrò eventualmente
mangiarmelo. La perra ha una sua cura per le serve isteriche e ben
presto sono costretta a sperimentarla. Una gabbia di ferro, piccola,
saranno 100 x 120 x 60 centimetri non ho posto per stendermi e così
devo stare piegata in una posizione scomoda. Niente da mangiare. Di
tanto in tanto passa la perra e si diverte, visto che la sete mi
tormenta, fa pipì in una brocca e subito mi costringe a berla, calda
e puzzolente.
Quando vengo liberata e riportata dalla
perra, sono indebolita. Anche la perra si fa un sacco di risate
vedendo i miei pezzi di sapone. Per togliere i grilli dalla testa
delle sguattere, dice la perra, niente di meglio che un po’ di
lavoro, e così vengo messa alla noria. Devo spingere da sola il
meccanismo, con una delle sorveglianti a controllare che io non batta
la fiacca. Le ore passano lentissime, girando in tondo, spingendo la
barra di legno della noria, a cui sono stata incatenata. All’ora di
pranzo la perra mi ha fatto preparare un piatto speciale: un litro
d’acqua in cui hanno immerso un pane, facendolo scogliere. Una
bella “sopa magra”, sei costretta a bere e mangiare nello stesso
tempo, non ricavando alcun piacere da nessuna delle due cose. Inoltre
devi sbrigarti a finire, altrimenti le sorveglianti ti tolgono la
scodella e fino al prossimo pasto non ricevi più nulla, neanche
l’acqua. Come umiliazione addizionale, essendo incatenata alla
noria, devo chiedere per pietà alle sorveglianti di potermi
scaricare o fare pipì, e non sempre il permesso mi viene accordato,
aggiungendo così alla fatica di spingere, quella di trattenermi.
Ma non è finita. La sera vengo portata
nel salone, di fronte a tutte le altre serve. Mi attende la silla de
la verguenza. Quasi svengo quando vedo cosa ha preparato la perra:
tre mostruosi plug di bakelite, trovati quando abbiamo ripulito le
cantine della Pension. La perra, viste le dimensioni spropositate, li
utilizzava come fermacarte. Invece sono lì ben pronti per
l’utilizzo. Le mie due “amiche” Gog e Magog mi legano. La perra
in persona indossa dei guanti chirurgici e impugna il primo dei plug.
Mi annuncia che, dato che è il più piccolo, lo infilerà senza
lubrificazione, sta a me lubrificarlo con la saliva.
Non ricordo se lo ho già raccontato,
ma in questa regione la cosa più umiliante per una femmina è
violare il … lato B. Capite dunque l’umiliazione che mi viene
imposta, di leccare accuratamente il plug, per almeno inumidirlo con
la saliva per diminuire il dolore che mi attende. Poi la perra
impugna l’oggetto e lo appoggia. Mi dice in modo che tutte sentano
“si no quieres romper, empuje y relajarse!”. E così costretta,
cerco di allargarmi. L’introduzione, sebbene il plug sia il più
piccolo, è atroce. La perra spinge brutalmente, ruotandolo
contemporaneamente e l’oggetto entra come nel burro, causandomi un
forte dolore. Il mio urlo viene accolto dal sorriso della perra. Le
mie compagne sono raggelate. Per ulteriore dileggio al plug è stato
attaccato un ciuffo di fibre, a simulare la coda di un cavallo!
Dopo un po’ mi fanno rialzare e la
perra attacca un peso all’anello posto in coda al plug. Sono così
costretta a camminare, stringendo disperatamente, con il peso che
oscilla tra le gambe. Il mio sfintere, già provato, brucia come
l’inferno. Purtroppo non stringo a sufficienza e sento il plug
scivolare inesorabilmente fuori. Devo ripulire con la lingua il plug
che mi è sfuggito. Ma ora mi attende la misura successiva. Vedo le
dimensioni del terzo plug, anche una mucca avrebbe difficoltà a
riceverlo. Mi dico che costi quello che costi, devo accontentare la
perra al secondo plug. Devo leccare a lungo anche questo tra i lazzi
delle sorveglianti. La perra lo impugna ed inizia a spingere. Il plug
è così grosso che non è possibile infilarlo in un solo colpo. Così
per ben cinque minuti mi struggo a spingere e dilatarmi, mentre la
perra spinge ed estrae l’oggetto sempre più a fondo. Il dolore è
tremendo, pare mi abbiano inserito un ferro rovente!
Finalmente l’oggetto entra ed il mio
povero sfintere si restringe, ma la base del plug lo tiene, comunque,
enormemente dilatato. La perra appende nuovamente un peso e devo
camminare a lungo tra le mie colleghe. Non contente raddoppia
addirittura il peso e devo sforzarmi a stringere per non lasciare
cadere anche questo. Non so quanto duri, a me paiono comunque ore.
Alla fine la perra si stanca ed estrae il plug. Altro dolore per il
mio povero buchetto. Devo nuovamente ripulire il plug con la lingua.
Ma la cosa che mi terrorizza, scusate la crudezza, è che il buchetto
rimane dilatato e …. mi sporco! Piango disperata per l’umiliazione
e temo di dover portare un pannolone per il resto della vita!
Fortunatamente in capo ad alcune ore il mio povero sfintere
recupererà pian piano le sue capacità di tenuta.
Ma non è finita, ora la perra mi
obbliga a tenere la posizione della rana : fa mettere due mattoni per
terra e devo stare con i piedi su di essi, a cosce ben aperte. Le
braccia vanno tenute aperte, in linea con le spalle e le palme delle
mani vanno tenute in alto, un po’ come l’uomo di Vitruvio. Una
federa mi viene messa sulla testa, in modo che io non possa vedere.
La perra è in poltrona di fronte a me, armata del suo scudiscio
preferito. E’ una posizione incredibile, a dirla sembra una cosa di
tutto riposo, ma dopo una diecina di minuti ti ritrovi con le spalle
doloranti ed i muscoli di braccia spalle e costato che paiono in
fiamme. Ed al più piccolo movimento od accenno ad abbassare le
braccia, la perra mi colpisce su interno cosce, vagina, seni ed
ascelle. Sa benissimo che non sopporto di essere percossa in queste
parti e si diverte come il gatto con il topo. Sudo, piango ma come
accenno a muovermi sono fiammate di dolore dalle parti colpite e, se
non faccio alla svelta a riprendere la posizione imposta le
scudisciate si ripetono inesorabili. Dopo ore di tormento crollo
svenuta vengo trascinata dolorante in cella, per una altra comoda
nottata, da passare nuda sul pavimento di legno, in posizione fetale,
visto che non posso stendermi.
Sguattera Nadia
Nessun commento:
Posta un commento