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5 marzo 2013

PENSION BALNEARIA 60


© Georges Pichard
Nobili Signore, Serva sudiciona,
e così, dopo l’attacco isterico, vengo ammanettata ed incatenata, in modo da essere costretta a fare piccoli passettini, la perra in persona mi trascina fuori dal bar, tra due ali di clienti, spiegando ad alta voce che ci penserà lei a togliermi le mattane. Mi incatena al paraurti del suo gippone, mi fa liberare la gambe e parte, costringendomi a correre. Fortunatamente, appena fuori dal paese, vengo incatenata nel baule e così faccio “comodamente” i numerosi chilometri per arrivare alla Pension. Qui vengo affidata alle amorevoli cure delle carissime Gog e Magog che, tanto per cambiare mi bastonano. Si fanno un sacco di risate perché dal “bar de tapas” mi sono portata in una borsina alcuni pezzi di sapone da bucato, mi dicono che potrò eventualmente mangiarmelo. La perra ha una sua cura per le serve isteriche e ben presto sono costretta a sperimentarla. Una gabbia di ferro, piccola, saranno 100 x 120 x 60 centimetri non ho posto per stendermi e così devo stare piegata in una posizione scomoda. Niente da mangiare. Di tanto in tanto passa la perra e si diverte, visto che la sete mi tormenta, fa pipì in una brocca e subito mi costringe a berla, calda e puzzolente.
Quando vengo liberata e riportata dalla perra, sono indebolita. Anche la perra si fa un sacco di risate vedendo i miei pezzi di sapone. Per togliere i grilli dalla testa delle sguattere, dice la perra, niente di meglio che un po’ di lavoro, e così vengo messa alla noria. Devo spingere da sola il meccanismo, con una delle sorveglianti a controllare che io non batta la fiacca. Le ore passano lentissime, girando in tondo, spingendo la barra di legno della noria, a cui sono stata incatenata. All’ora di pranzo la perra mi ha fatto preparare un piatto speciale: un litro d’acqua in cui hanno immerso un pane, facendolo scogliere. Una bella “sopa magra”, sei costretta a bere e mangiare nello stesso tempo, non ricavando alcun piacere da nessuna delle due cose. Inoltre devi sbrigarti a finire, altrimenti le sorveglianti ti tolgono la scodella e fino al prossimo pasto non ricevi più nulla, neanche l’acqua. Come umiliazione addizionale, essendo incatenata alla noria, devo chiedere per pietà alle sorveglianti di potermi scaricare o fare pipì, e non sempre il permesso mi viene accordato, aggiungendo così alla fatica di spingere, quella di trattenermi.
Ma non è finita. La sera vengo portata nel salone, di fronte a tutte le altre serve. Mi attende la silla de la verguenza. Quasi svengo quando vedo cosa ha preparato la perra: tre mostruosi plug di bakelite, trovati quando abbiamo ripulito le cantine della Pension. La perra, viste le dimensioni spropositate, li utilizzava come fermacarte. Invece sono lì ben pronti per l’utilizzo. Le mie due “amiche” Gog e Magog mi legano. La perra in persona indossa dei guanti chirurgici e impugna il primo dei plug. Mi annuncia che, dato che è il più piccolo, lo infilerà senza lubrificazione, sta a me lubrificarlo con la saliva.
Non ricordo se lo ho già raccontato, ma in questa regione la cosa più umiliante per una femmina è violare il … lato B. Capite dunque l’umiliazione che mi viene imposta, di leccare accuratamente il plug, per almeno inumidirlo con la saliva per diminuire il dolore che mi attende. Poi la perra impugna l’oggetto e lo appoggia. Mi dice in modo che tutte sentano “si no quieres romper, empuje y relajarse!”. E così costretta, cerco di allargarmi. L’introduzione, sebbene il plug sia il più piccolo, è atroce. La perra spinge brutalmente, ruotandolo contemporaneamente e l’oggetto entra come nel burro, causandomi un forte dolore. Il mio urlo viene accolto dal sorriso della perra. Le mie compagne sono raggelate. Per ulteriore dileggio al plug è stato attaccato un ciuffo di fibre, a simulare la coda di un cavallo!
Dopo un po’ mi fanno rialzare e la perra attacca un peso all’anello posto in coda al plug. Sono così costretta a camminare, stringendo disperatamente, con il peso che oscilla tra le gambe. Il mio sfintere, già provato, brucia come l’inferno. Purtroppo non stringo a sufficienza e sento il plug scivolare inesorabilmente fuori. Devo ripulire con la lingua il plug che mi è sfuggito. Ma ora mi attende la misura successiva. Vedo le dimensioni del terzo plug, anche una mucca avrebbe difficoltà a riceverlo. Mi dico che costi quello che costi, devo accontentare la perra al secondo plug. Devo leccare a lungo anche questo tra i lazzi delle sorveglianti. La perra lo impugna ed inizia a spingere. Il plug è così grosso che non è possibile infilarlo in un solo colpo. Così per ben cinque minuti mi struggo a spingere e dilatarmi, mentre la perra spinge ed estrae l’oggetto sempre più a fondo. Il dolore è tremendo, pare mi abbiano inserito un ferro rovente!
Finalmente l’oggetto entra ed il mio povero sfintere si restringe, ma la base del plug lo tiene, comunque, enormemente dilatato. La perra appende nuovamente un peso e devo camminare a lungo tra le mie colleghe. Non contente raddoppia addirittura il peso e devo sforzarmi a stringere per non lasciare cadere anche questo. Non so quanto duri, a me paiono comunque ore. Alla fine la perra si stanca ed estrae il plug. Altro dolore per il mio povero buchetto. Devo nuovamente ripulire il plug con la lingua. Ma la cosa che mi terrorizza, scusate la crudezza, è che il buchetto rimane dilatato e …. mi sporco! Piango disperata per l’umiliazione e temo di dover portare un pannolone per il resto della vita! Fortunatamente in capo ad alcune ore il mio povero sfintere recupererà pian piano le sue capacità di tenuta.
Ma non è finita, ora la perra mi obbliga a tenere la posizione della rana : fa mettere due mattoni per terra e devo stare con i piedi su di essi, a cosce ben aperte. Le braccia vanno tenute aperte, in linea con le spalle e le palme delle mani vanno tenute in alto, un po’ come l’uomo di Vitruvio. Una federa mi viene messa sulla testa, in modo che io non possa vedere. La perra è in poltrona di fronte a me, armata del suo scudiscio preferito. E’ una posizione incredibile, a dirla sembra una cosa di tutto riposo, ma dopo una diecina di minuti ti ritrovi con le spalle doloranti ed i muscoli di braccia spalle e costato che paiono in fiamme. Ed al più piccolo movimento od accenno ad abbassare le braccia, la perra mi colpisce su interno cosce, vagina, seni ed ascelle. Sa benissimo che non sopporto di essere percossa in queste parti e si diverte come il gatto con il topo. Sudo, piango ma come accenno a muovermi sono fiammate di dolore dalle parti colpite e, se non faccio alla svelta a riprendere la posizione imposta le scudisciate si ripetono inesorabili. Dopo ore di tormento crollo svenuta vengo trascinata dolorante in cella, per una altra comoda nottata, da passare nuda sul pavimento di legno, in posizione fetale, visto che non posso stendermi.
Sguattera Nadia

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