Nobili Signore, serva sudiciona,
ho dormito male, la notte, mi chiedevo
della perra, riuscirà a mettersi nei guai? All’inizio della
lezione del giorno dopo ho la conferma, la perra è proprio nei guai:
è riuscita a rovesciare e rompere una intera infornata di piatti.
Ora, se tenete conto che per un piatto rotto una detenuta riceve una
mezza dozzina di nerbate, di quelle buone, immaginiamoci quale
potrebbe essere l’effetto di molte centinaia di nerbate. La
Badessa, questo è il titolo della Direttrice di questo istituto,
commuta la pena della perra in un molto più compassionevole “parto
completo”.
Abbiamo così modo di vedere di persona
l’applicazione di questo castigo. La perra, soprannominata ora
“embarazada” viene fatta entrare nell’aula.
L’antico portamento insolente è
ormai quasi completamente cancellato.
Vi
descrivo la sua figura. Indossa un “saio di penitenza” di un
tessuto di spessa juta marrone. Se le togliessimo, per un istante il
saio vedremmo, al di sotto, una robusta mutanda, sempre di un doppio
o triplo strato di juta. Ancora al di sotto una robusta e spessa
mutanda di gomma completa il corredo.
Viene
utilizzato di questo tessuto poiché non costa nulla, viene donato da
un grossista di caffè che, altrimenti, non saprebbe dove smaltire i
sacchi vuoti. Alcune detenute, abili sarte, preparano il saio e le
mutande per le novizie. Poiché il tessuto è per sua natura
abbastanza ruvido, in particolare se bagnato, nei momenti liberi, si
vedono le detenute cercare di tenere i luridi tessuti sollevati dalla
pelle, nella vana speranza di riuscire a farli asciugare e diminuire
così il terribile prurito che, diffuso su tutto il corpo, le porta
quasi alla follia.
Ma veniamo alla punizione: due
sorveglianti portano l’inginocchiatoio di fronte alla classe. La
perra viene obbligata ad inginocchiarsi. La Badessa in persona
presenzia al castigo. Una sorvegliante porta una bottiglia di liquido
giallastro. Ne viene versato un bicchiere in una ciotola per cani e
la perra deve lapparlo da lì. Dalle smorfie capisco che si tratta di
olio di ricino.
Le viene ingiunto di non vomitare per
alcun motivo, ci mette buoni 15 minuti prima che la ciotola sia
perfettamente ripulita. A seguire viene obbligata a bere alcuni
bicchieroni di acqua calda, la Badessa la invita a berne il più
possibile, le verranno defalcati dai clisteri successivi.
Mentre la perra ingurgita il suo buon
litro di acqua calda, Alejandra ci mostra “el muñeco”, non si
tratta di una bambola, bensì di un ingegnoso plug, costituito da uno
spesso “preservativo” di gomma, gonfiabile, al cui interno sono
poste numerose lamine sagomate di acciaio mosse da una ingegnoso
sistema di leve, comandate da una manopola. “El muñeco”, tramite
un condotto collegato ad un tubo, è una impressionante cannula per
clistere. La manopola permette di muovere le lamelle, permettendo al
muñeco di passare dalla forma di una piccola pera, alla forma di un
fungo, di diametro all’incirca di un grosso pugno. La gomma esterna
segue la forma imposta dalle lamelle, inoltre un ulteriore tubicino
collegato ad una pompetta permette di gonfiare il preservativo
esterno, in modo da arrotondare un po’ la forma.
“El muñeco”, fu inventato da un
ingegnoso chirurgo. Vediamone il funzionamento: con la manopola di
comando in posizione 0 la forma è di una piccola pera, l’aggeggio
viene leggermente lubrificato ed inserito nell’ano della
“embarazada”. L’”embarazada” sa che fino a che dura la sua
collaborazione riuscirà a ritardare la fase successiva. Nella fase
successiva la manopola viene lentamente girata, facendo assumere al
muñeco la forma di un fungo, in cui il gambo è la cannula che esce
dall’ano. Il bordo della “cappella” del fungo, della dimensione
di un pugno, preme all’interno, sigillando perfettamente. Data la
forma è impossibile l’espulsione, non importa che contrazioni e
che sforzi si facciano. L’”embarazada” deve quindi soffrire
tutte le fasi del “travaglio”, senza poter perdere neanche una
goccia. Quando l’aguzzina deciderà che è il momento buono, alcune
pompate di aria, gonfiano il “fungo”, trasformandolo in una
grossa sfera. La forma, associata ad opportuna lubrificazione,
permette un doloroso “parto”.
Ma lasciamo da parte la teoria, veniamo
alla nostra perra che ha bevuto anche il suo litro di acqua calda. E’
giunto il momento del muñeco. Alejandra lo lubrifica e, con
decisione lo inserisce nell’ano della perra. Un lamento rivela
l’inaspettato dolore dell’introduizione. Ora la perra dovrà
attendere, inginocchiata, il decorso del suo “embarazo”. Per
renderle meno noiosa l’attesa, la superficie su cui è
inginocchiata è tutta a bitorzoli, come se fosse inginocchiata sui
ceci. Il tempo passa, l’acqua calda, bevuta in quantità, le
riempie rapidamente la vescica. Giunge il momento in cui non resiste
più ed è costretta a chiedere ad Alejandra il permesso di orinare.
Permesso che, inaspettatamente, le viene accordato ma a prezzo
dell’azionamento della manopola che dilata dolorosamente “el
muñeco” fino alla massima dimensione. Una volta fatta la pipì
iniziano gli effetti purgativi del ricino. Sordi gorgoglii rivelano
che l’effetto non si farà attendere a lungo. Alejandra scambia uno
sguardo con la Badessa e fa portare una piantana con un grosso
clistere. Si tratta di acqua limpida. Il tubo viene collegato al
muñeco che, vi ricordo, è già dilatato al massimo. La pancia della
perra viene ben presto dolorosamente riempita. Nel frattempo anche
la vescica si è nuovamente riempita, per cui il pancione è già
notevole, riempito da un buon 3 litri di liquido. Alejandra accarezza
e preme di tanto in tanto il pancione. Quando giudica che sia il
momento fa legare la perra al lettino in posizione ginecologica. Il
buchetto della perra è ancora ben stretto attorno allo stelo del
muñeco. Ma sta per iniziare il travaglio, dato dapprima dall’effetto
del ricino. La perra inizia a sospirare ed uggiolare. Lo stimolo deve
essere prepotente, ma “el muñeco” fa una tenuta perfetta. Le
contrazioni, sempre più lunghe e dolorose, tentano di dilatare il
buchetto, ma la forma a fungo rende assolutamente impossibile
qualsiasi espulsione. Alejandra scambia una nuova occhiata con la
Badessa, si arma di un siringone e lo riempie dalla famigerata
bottiglietta rossa. Per la perra si annunciano momenti duri! Infatti
Alejandra, di tanto in tanto, inietta nel tubo del muñeco un bel
getto del liquido rosso puro. Di lì a pochi secondi una
impressionante serie di contrazioni squassa la perra. Di conseguenza
una nuova serie di ululati e lamenti, ma da una classe di future
sorveglianti non deve aspettarsi nessuna pietà. Pian piano il
buchetto sui dilata, il processo richiede un tempo infinito, scandito
di tanto in tanto, da una nuova iniezione di liquido rosso da parte
di Alejandra.
Dopo alcune ore di urla e pianti, la
Badessa ne ha abbastanza, dice ad Alejandra di affrettare “el
periodo expulsivo”. Alejandra riempie nuovamente il siringone,
ormai vuoto, di liquido rosso. Da un'altra bottiglietta prende con
un'altra siringa, del liquido azzurro. Ci viene detto che
quest’ultimo è un potente lubrificante naturale, unito a prodotti
lenitivi come l’aloe. Alejandra stantuffa con decisione tutte e due
le siringhe all’interno dell’intestino della perra. Questa, se
non fosse lì legata ed esposta alla nostra vista, si contorcerebbe
come una biscia. Ha ormai finito la voce per urlare.
Alejandra prende ora la funzione di
“partera”, cioè di levatrice, tiene la mano alla perra e la
invita a spingere, respirare a fondo e spingere ancora di più. Ma,
come già detto è impossibile che la perra posssa dilatarsi a
sufficienza. Una buona ora di agonia e, ad un occhiata della Badessa,
Alejandra, finalmente gonfia “el muñeco”. La forma sferoidale,
unita al lubrificante ed alle mostruose contrazioni provocate dal
liquido rosso, rende ora possibile l’espulsione. Ci vogliono ancora
quindici minuti di pianti e sforzi, prima che l’ano della perra sia
dilatato a sufficienza per permetterle il “parto”. E quando “el
muñeco” viene finalmente espulso è come se venisse “sparato
via” il tappo di una magnum di champagne, un getto di liquido
riesce addirittura ad uscire dalla vasca che circonda il lettino
ginecologico. Da qui il commento della “Badessa”: “proprio un
parto da scrofa”.
E veniamo alla perra, sicuramente
l’esperienza la ha molto provata ed umiliata. Due detenute la
devono sostenere fino all’infermeria, dove la Badessa verificherà
gli eventuali danni provocati dal parto. La
Badessa inizia una dolorosa ispezione manuale, seguita
dall’introduzione di un grosso tampone di ovatta, una specie di
tampax gigante, imbevuto in allume di rocca. La soluzione
astringente fa urlare la perra a pieni polmoni, visto che brucia come
il fuoco, risolve però alcune emorragie capillari, provocate
dall’enorme dilatazione. Inutile vi racconti il pianto della perra.
La Badessa ammonisce la perra, per stavolta ti è andata bene, ma
attenta potresti trovarti “el muñeco” regolato alla massima
ampiezza ed allora sarebbero guai grossi, intendo guai permanenti …….
Per
fortuna della partoriente, di lì a qualche ora la dilatazione del
buchetto, man mano si riduce. In capo ad una settimana i danni fisici
sono rimediati. Spero invece il terrore di ripetere il parto duri
ben più a lungo.
Ma non preoccupatevi, ne vedremo ancora
delle belle…..
Vostra umile sorvegliante Nadia.
(88- continua)
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