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20 ottobre 2014

DIARIO DI UN'EDUCAZIONE 6


Diario di una educazione – 6
Eravamo rimasti con la nostra sguattera nuovamente sofferente di stitichezza, indotta dalla timidezza di scaricarsi davanti alla Oberschwester. La sguattera, cerca di procrastinare promettendo che forse oggi avverrà il miracolo, una sottile eccitazione, al pensiero del contenuto del famoso scatolone. Ma Elize ha raggiunto scopo di intimidire e causare un nuovo blocco alla sguattera. Telefona a Madame e di seguito chiama anche la Farmacista. La cerca di giustificarsi con la frase: “non lo faccio apposta, mi vergogno ad usare il vasetto!”. Inutile dire che si becca una nuova sculacciata. Madame è stata chiara, le cure del caso dovranno assolutamente venire praticate in serata, al di fuori dell’orario di servizio. Ed infatti la serva, rientrando, come sempre sorvegliata dalla Oberschwester, troverà ad attenderle la Signora e la Farmacista. Alla sguattera, ancora in divisa da lavoro, viene ordinato di indossare un grembiule di gomma che viene fortemente stretto sul ventre, come se non bastasse le fanno indossare anche i lunghi guanti verdi da lavoro. Deve poi inginocchiarsi di fronte al vaso da notte. Alla vista dell’oggetto avvampa involontariamente, provocando le risatine delle presenti. La Farmacista non ha perso tempo, dal famoso pacco estrae varie scatole di medicinali. Una gigantesca brocca graduata viene riempita d’acqua. Si vede che la donna fa un certo sforzo per sostenerla, la sguattera allibisce niente apparecchi da clistere in vista, che vogliono fare con tutta quell’acqua? Nel frattempo nell’acqua finiscono numerose grandi buste di polvere. La Farmacista rimesta il tutto con un cucchiaio, la polverina si scioglie frizzando leggermente e spargendo un vago odore di agrumi. La sguattera attende, sempre più preoccupata. Intanto la Farmacista sta illustrando la propria soluzione alle altre due: questo nuovo purgante è efficacissimo, ne devono essere somministrati almeno quattro litri. Devono essere bevuti, in quattro ore, il che vuol dire un bicchierone da ¼ di litro, possibilmente tutto d’un fiato, ogni quindici minuti. Se però c’è fretta, ed è questo il nostro caso, non vogliamo perdere troppo tempo per una purga, si può accelerare la somministrazione arrivando anche alle due ore, un bicchierone ogni 7 minuti.
La serva, decisamente riottosa, non pare voler ubbidire, fa no con la testa. Le Signore, per blandirla assaggiano, o almeno fanno finta di assaggiare il liquido.
La Farmacista è la prima ad immergere un dito nella brocca, per provare il sapore della soluzione, Madame pure lei, con fare schifato, e non trattiene una smorfia, è dolce ed ha l’aroma di agrumi ma è …. un po’ strano e salato. La Oberschwester assaggia senza problemi, precisa però che a suo parere è solo uno spreco di tempo e denaro, vuoi mettere il tradizionale “Rizinöl”?
Madame risponde che ci saranno tempo ed occasioni a bizzeffe in futuro, anche per quello.
La brocca viene messa sul pavimento di fronte alla sguattera, le viene messo in mano un gigantesco mug di plastica, su cui la Farmacista ha segnato col pennarello il livello di riempimento. Le tre donne si siedono, comode, sul divano di fronte alla sguattera, Madame si è messa a portata di mano lo scudiscio, un sempre ottimo “mezzo di persuasione”. La farmacista la avverte: “sguattera non pensare neanche di vomitare, ogni volta che vomiti aggiungerò un litro di acqua, c’è una seconda scatola di purgante proprio per questo scopo”. E’ la Oberchwester che si incarica di controllare gli orari di somministrazione, col suo orologio militare, ex-DDR, fornito pure di cronometro. La sguattera deve alzare, con grande sforzo la brocca e riempire fino al segno il bicchiere. La Oberschwester fa un conteggio alla rovescia e ordina “bevi!” la sguattera resta bloccata, non riesce a forzarsi all’obbedienza, anzi, per enfatizzare il suo rifiuto si tappa la bocca con le due mani. La Farmacista salta su inviperita, questa stupida non ha capito che qui si fa sul serio! Dalla borsetta viene estratto prontamente un involto, di quelli sterili. La Farmacista lo mostra alla sguattera: la vedi questa? E’una sonda per la lavanda gastrica, vedi l’imbuto? La si caccia giù per la bocca e arriva fino allo stomaco. Poi si versa la purga nell’imbuto. Hai mai fatto una gastroscopia? La Farmacista tocca uno dei terrori della sguattera, anni prima le è stata fatta una gastroscopia, ricorda ancora le due iniezioni di barbiturici e nonostante quelle, due robuste infermiere hanno dovuto legarla al lettino con robuste cinghie, per tenerla ferma, le sono restati i lividi per una settimana. La sguattera aveva rimosso la sensazione di soffocamento, la tosse disperata e una nausea tale da parerle che i conati le rivoltassero lo stomaco da dentro a fuori, mentre il medico spingeva su e giù per la gola e lo stomaco, quello che, nel delirio dei barbiturici, le pareva un lunghissimo, infinito, pene. Anche se le manca la voce per rispondere la faccia che fa parla chiaro, la sguattera ha recepito il messaggio. “Vedrete che adesso fa la brava” dice la Farmacista alle altre due. Infatti la serva inizia subito ad ingurgitare il beverone. La capacità del mug è tale che per la serva è impossibile bere tutto in una volta, si interrompe per prendere fiato e il gusto dolce, salato, mandarino uniti ad un forte inconfondibile retrogusto di medicinale, invadono le sue papille gustative. La serva sbianca, inizia a lacrimare e le viene un conato, afferra il vaso da notte e restituisce il liquido appena bevuto. Nessuna mano le regge la fronte, anzi la Farmacista, come promesso, aggiunge un litro di beverone. Ora la sguattera ha capito che si fa sul serio. Ed infatti la sguattera inghiotte, inghiotte, inghiotte, anche quando non sta bevendo, è l’unico modo per tenere giù il beverone. Le pare che stiano facendole un clistere … per bocca, lo stomaco a tratti si contrae cercando di espellere il liquido, contrastato dai disperati sforzi della serva. I minuti passano con lentezza, scanditi dai conteggi alla rovescia della Oberschwester e dai rumori di sforzi deglutitori della sguattera. Lo stomaco e la pancia iniziano a gonfiarsi, contrastati dallo stretto grembiule, aumentando il senso di oppressione della poveretta. La divisa di fatica si inzuppa pian piano di sudore, si può sentirne chiaramente la puzza. Alla serva iniziano forti dolori di pancia, la Farmacista se li aspettava, infatti il “bugiardino” del purgante li elenca tra gli effetti collaterali delle somministrazioni veloci soprattutto per le stiticone. E’colpa della sguattera che non rilassa il pancione, accusa la Farmacista. Madame concede una pausa di dieci minuti, mentre si gusta una delle sue ricercate sigarette, osservando la serva affranta che viene obbligata a camminare per la stanza nel tentativo di farle rilassare il pancione, ma senza risultati, la pancia, sempre più gonfia, duole sempre. La Farmacista insiste, bisogna che la sguattera si rilassi, volente o nolente. La Oberschwester si avvicina alla Signora e le parla brevemente in tedesco, Madame alza le spalle e risponde, “provveda, dopotutto siamo tra donne!”. La Oberschwester slaccia il grembiule ed abbassa le mutande zuppe di sudore della sguattera, massaggia brevemente il pancione dolorante ed infilando una mano tra le cosce, sibila all’orecchio della sguattera “ fai che non ti trovi mai con le dita qui sotto o te le spezzo!”, iniziando poi a massaggiare la patata della sguattera. Niente di voluttuoso, movimenti precisi e a tempo, parrebbe quasi di sentire il tempo “ein – zwei – drei - vier”. Ben presto la serva raggiunge un rapido orgasmo. Grazie al rilassamento che segue l’orgasmo forzato, il pancione emette dei forti gorgoglii ed i dolori si calmano. La serva può così continuare a bere l’interminabile purga. Giunta al terzo litro la sguattera inizia ad avere un forte bisogno di usare il bagno, la Signora le indica il vaso da notte: “mia cara devi superare i tuoi futili pudori, devi usare questo!”.
La sguattera ha talmente bisogno che stavolta non bada agli scrosci, ai peti ed ai tonfi, né alle tre spettatrici, comodamente sistemate sul divano, neanche stessero guardando la televisione! La serva riprende a bere ma vomita nuovamente, lancia uno sguardo supplicante, ma la Farmacista è inflessibile, aggiunge un altro litro, “la purga è da finire fino all’ultima goccia!”. E presto per la serva un ulteriore umiliazione, deve andare a svuotare il vaso da notte, ornai colmo in un grande secchio, da svuotare in seguito nella fogna del garage, con la raccomandazione di non spargere neanche una goccia di quello schifo! Tornata si troverà a lungo nella condizione di ingurgitare liquido da sopra e di restituirne da sotto, praticamente un corto-circuito!
La nauseante procedura dura ancora molto a lungo, la serva è esausta fatica a tenersi eretta. Finalmente il supplizio finisce e i dolori di pancia pian piano terminano. La serva rabbrividisce, Madame, magnanima, le ordina di vuotare e lavare il vaso da notte, poi concede una provvida doccia ben calda. Al ritorno la serva sente le Signore che chiacchierano rilassate: “tutto sommato queste, sia pur efficaci,moderne purghe sono una grossa perdita di tempo, tre ore di lavoro perse, alla prossima crisi di stitichezza utilizzeremo i collaudati ed efficaci metodi tradizionali. La sguattera rabbrividisce, per il momento ne ha avuto più che a sufficienza!
L’indomani racconterà, quasi come fosse una martire, l’orrore per la purga ricevuta, esagerando pure sulle sofferenze patite, “mie care, sapeste che vuol dire bere sei litri di purga, non ho mai provato un dolore così forte, mi pareva di morire con quel pancione gonfio come un otre, e poi quei dolori di pancia che parevano non finire mai…..”.
(6- continua)

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