nel prosieguo del nostro corso di
Sorveglianti ci vengono presentati due efficacissimi metodi di
afflizione delle detenute: la privazione e la sovrabbondanza.
La perra, ormai segnata come cavia
preferita, deve, suo malgrado subire ancora. Tenete conto che è il
giorno successivo al parto. Finalmente lo sconvolgimento intestinale
dato dal contemporaneo impiego di purgante e clistere, si è calmato.
La perra ha ora semplicemente fame, una fame da lupi. Ma il destino
ha voluto che oggi le tocchi la privazione. Le viene imposto un
bavaglio, costituito da una pallina elastica, che mantiene aperta la
bocca, impedendo qualsiasi tentativo di alimentarsi e facendola
sbavare. La perra farà oggi un turno in cucina. Il suo compito è
quello di pelare le poche patate ed i pochi vegetali concessi alle
detenute. Il tutto finemente sminuzzato, verrà messo in un paio di
secchi di acqua in cui verranno sciolti anche alcuni pani secchi. La
preparazione viene fatta bollire per interminabili ore ed alla fine
dà la famosa “sopa magra”, il piatto principale dei locali
istituti di correzione.
La perra, sbavando per il bavaglio e
per la vista del cibo, non può neanche bere un sorso d’acqua. Ed
il turno in cucina dura per un intero giorno!
Come vi ho già accennato, il saio
penitenziale, mortifica alquanto la pelle della perra. Ad un certo
punto, credendo di non essere vista, infila una mano sotto al saio,
cercando di calmare in qualche modo il prurito.
Ma la sordida operazione della detenuta
non è sfuggita alla Capo-Cuoca: non sia mai che una sguattera
manipoli le proprie vergogne mentre è di servizio in cucina! E così
la perra viene portata in un ripostiglio, le viene rialzato il saio e
“CIAK, CIAK, CIAK”, pensavate che i molteplici strati di juta,
uniti alle mutande impermeabili rendessero difficile sculacciarla?
Niente è difficile per una Capo_Cuoca munita del suo fedele
cucchiaio di legno. La perra riceve così due dozzine di colpi di
cucchiaio sulle natiche e, per buona misura, anche quattro terribili
colpi per mano.
Ma la privazione non termina qui, la
sopa magra, dopotutto non è così appetitosa. La perra però, si
vede passare sotto gli occhi le vivande destinate alla Badessa , alle
Sorveglianti ed a noi allieve.
Il tormento dura una buona ora. Ma
adesso la perra deve trasformarsi in sguattera lavapiatti. Senza il
bavaglio avrebbe almeno la possibilità teorica, se la Capo_Cuoca si
distrae, di prelevare qualcosa dai capaci piatti di portata, con
parecchi avanzi o di almeno limitarsi a leccare qualche delizia dai
piatti sporchi. Ma la privazione è così, niente le viene concesso.
E ben presto, dato il continuo sbavare, indotto dal bavaglio, per la
perra inizia il tormento della sete. Sapete che si di sete si muore
in tre-quattro giorni, mentre alla fame si può resistere per
settimane? Bene la perra ha sete, una sete incredibile, e deve tenere
le mani nell’acqua per lavare pile impressionanti di piatti. Questo
aumenta ancora di più la sua terribile arsura.
Ma arriviamo all’ultima delle
privazioni: la Capo-Cuoca è stata chiarissima, dopo avere
controllato lo stato delle mutande della perra prima che questa
iniziasse il servizio: “nella mia Cucina a nessuna sguattera è
permesso di pisciarsi addosso. Pertanto la tieni, finché non ti darò
io il permesso.” Fortunatamente per la perra, non potendo bere la
vescica si riempie ad un ritmo più lento. Verso sera però, vediamo
la nostra perra, lavare i piatti utilizzati per la cena. Doveri
immergere per un ora le mani nell’acqua le stimola la vescica. La
perra è costretta a lavorare tenendo le cosce ermeticamente serrate
e facendo strani movimenti per resistere ai fiotto di orina che preme
sul suo sfintere. E finalmente anche per la perra termina il
servizio. Buon per lei che riesce a uscire dalla cucina, prima che si
aprano le …. cateratte ed un rivolo caldo e maleodorante, sfuggito
alle doppie mutande, riveli a tutte che la perra si è pisciata
addosso. Ovviamente viene sorpresa i n quello stato e la punizione
per questo è che la perra deve asciugare il laghetto fatto sul
pavimento del corridoio utilizzando le proprie mutande di juta e il
proprio saio penitenziale. Gli indumenti zuppi le verranno fatti
tenere tutta la notte, in modo che si asciughino lentamente con il
calore del corpo, aumentando il puzzo che ormai la accompagna e
moltiplicando ancora di più il terribile prurito che le impedisce
anche di dormire.
Ed il giorno successivo è il giorno
della sovrabbondanza. La perra è ancora di servizio in cucina. La
Capo_Cuoca, istruita dalla Badessa, permette finalmente alla perra di
mangiare. Una, due, tre scodelle di sopa magra molto molto molto
diluita. Ben presto lo stomanco della perra è pieno, ma bisogna
lavare i piatti ed alla fine la Capo_Cuoca , indicando la
sciacquatura in cui nuotano molti rifiuti, le ingiunge di mangiare
pure quella. E così la perra, armata della sua scodella e del suo
cucchiaio di stagno, deve consumare lo stomachevole pasto. Ben presto
lo stomaco si ribella e la perra vomita. Ma il lavello è ancora
pieno fino a metà e la perra deve ricominciare a mangiare
controvoglia una scodella di sciacquatura dietro l’altra,
inframmezzate da nausee, vomitini e sculacciate date di santa ragione
con il cucchiaio di legno..
La morale di tutto questo, ci dice
l’istruttrice, è che l’alternanza intelligente di privazioni,
percosse e sovrabbondanza, può aver ragione anche delle criminali
più incallite
Vostra umile sorvegliante Nadia.
(89- continua)
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