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17 giugno 2011

VILLA PENITENZA: LE FORZATE DEL CONCIME


Cara Monika,
scusa il ritardo ma ieri sera non ero proprio in condizioni di scrivere il report.
I miei guai sono cominciati prestissimo, quando camminando ho involontariamente urtato la Signora Infermiera. Mi è venuto istintivo scusarmi, dimenticando di essere una sguattera, dicendo “Scusami”. Gravissima infrazione all’etichetta. Di lì a poco la Signora Infermiera è tornata, accompagnata dalla Novizia Barbara che mi ha consegnato una saponetta, già ammorbidita nell’acqua calda. Mi hanno costretto, dapprima a leccarla con tutta la lingua, poi a tenerla in bocca per 15 minuti e per finire a masticarne un pezzo per poi risputarlo. Non vi dico lo schifo, anche perché era una saponetta profumata. Mi hanno permesso di sciacquarmi la bocca ma il sapore mi è restato in bocca per tutta la giornata.
Ma il peggio doveva ancora venire, le Signore hanno fretta di terminare il giardino, poiché vogliono festeggiare qualcosa ed allora non possono attendere i nostri ... tempi digestivi. La Signora Portinaia ha avuto l’idea del pozzo nero: essendo la casa in montagna non è collegata alla rete fognaria ma ha il pozzo nero, che deve essere vuotato periodicamente. Detto fatto, siamo state messe tutte e tre ai lavori forzati. Io, l’ultima ad avere meritato una punizione, ho dovuto indossare lo “Scafandro” ed ho avuto l’invidiabile compito di sollevare il tombino e poi, con un secchio, a cui era stato fissato in qualche modo un pezzo di legno, prelevare il contenuto del pozzo nero. Poi il secchio veniva passato alle colleghe che provvedevano a svuotarlo sul terreno. La puzza all’imbocco del tombino era tale che le Signore hanno deciso di legarmi in vita con una corda, per evitare che svenendo potessi cadere nel pozzo. Immaginatevi lavorare per quattro interminabili ore dentro uno scafandro impermeabile, sotto il sole e potendo a malapena respirare. E naturalmente guai a rallentare il ritmo o, peggio a fermarsi un attimo, subito appariva la Novizia per ricordarci a frustate il nostro dovere.
Alla fine io ero talmente sporca ed in tali condizioni che la Novizia ha dovuto lavarmi con l’idrante del giardino.
E il compito successivo è stato di zappare il terreno, in modo che assorbisse il concime e sparisse il cattivo odore da questo esalato.
Finito il lavoro la Signora Infermiera ha detto a me e Brune di non preoccuparci, che alla pulizia di quei pozzi neri dei nostri intestini si sarebbe  comunque provveduto nei prossimi giorni, che premurosa, vero?   
Per cui ieri sera, appena ricevuto il nostro pasto e terminati i lavori serali sono crollata addormentata sul materassino.
Stamattina ci hanno svegliato prestissimo, fatte indossare le divise e spedite in paese, trainando un carrettino, per fortuna senza gli zoccoli punitivi. Due Signore, naturalmente ci controllavano dal SUV. Abbiamo trainato il carrettino fino ad un fiorista, dove sono stati acquistati dei bei cespugli fioriti. Vedere tre sguattere a trainare un carretto ha lasciato allibiti tutti i presenti, ci sono state occhiate stupite e gente che ridacchiava, noi eravamo paonazze. E poi via, trainare indietro il carrettino ora carico, in salita. Alla fine del viaggio, subito alle vanghe, sotto la direzione della Signora Severa, per piantare i fiori  ed i cespugli. Ed infine un ora per innaffiare abbondantemente il giardino. Insomma siamo arrivate a sera saltando anche il pranzo. Finalmente ci siamo potute dissetare e nutrire.
Come vedi qui a Villa Penitenza si fa in modo che noi sguattere non si resti con le mani in mano.
Un caro saluto dalla sguattera Lucia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ben fatto, finalmente una sguattera con l'alito profumato. Complimenti alle Nobili Dame, la Villa Penitenza sta diventando un severo istituto a tutti gli effetti, anche il giardino fiorito sta benissimo, spero che sia stato lasciato un angolo incolto, magari vicino al pozzo nero, dove possano cresecre rigogliose le indispensabili ortiche, che vanno fatte innaffiare dalle serve, accosciandosi in mezzo per fare la pipì.
Fulvio