di sguattera sudiciona
Un piovoso pomeriggio di fine
aprile
È un piovoso mercoledì di fine
aprile, da giorni grevi nuvole primaverili si addensano sul maniero
di Lancy, scaricando senza posa il loro liquido contenuto. Giù,
in basso, adiacente al lago, fra le mura di mattoni rossi stillanti,
le “mucche” della “fattoria” muggiscono incessantemente: al
loro stato di perenne e mai sufficientemente alleviata pressione del
ventre, si aggiunge un aumento terribile dell'umidità, che le
“mucche” avvertono attraverso le maschere, con loro estremo
disagio. Molto più in alto, all'aria aperta, ben 15 donne di età
variabile fra i 25 e i 55 anni sono adibite all'opera di drenaggio e
pulizia dei canali di irrigazione dell'immenso giardino che circonda
l'impenetrabile tenuta. Le schiave giardiniere, naturalmente
ingravidate a dovere, sopra la sporca divisa grigia e il grembiuone
verde di ordinanza indossano un pesante mantello di gomma, stivali e
un grottesco cappello a cono, anch'esso rigorosamente di gomma.
Scortate dalle guardiane, le sguattere giardiniere rastrellano, spalano sabbia,
terra e detriti dai canali in cemento e li caricano su dei carretti
di legno, tirati dalle “bestie da soma”, altre schiave adibite al
traino.
Arriva una Aston Martin del 1966
Alle 15,30 in punto una Aston Martin
grigio metallico del 1966 attraversa a tutta velocità il lungo viale
alberato, facendo schizzare ai lati la ghiaia. Il veicolo si arresta
con una brusca frenata, il motore da 3.995 cc sale di giri bruscamente, per poi
acquietarsi di colpo. Dall'auto balza fuori, elegante e altera, una
giovane bionda, di poco sopra la ventina. Gli occhiali da sole (così
incongruenti in una giornata come quella!) e un cappello a tesa larga
in pelle nera impermeabilizzata fanno pendant con un lungo cappotto
dello stesso materiale, ben stretto in vita da una cintura lucida. Stivali di vernice nera,
altissimi, calpestano nervosi la ghiaia, in attesa. Ed ecco che,
caracollando, due sguattere, infagottate con tanto di mantello e
cappello, coi loro prominenti pancioni, si fanno avanti impugnando
due ombrelli neri. Scortata faticosamente dalle due arrancanti serve,
che data la loro condizione faticano a tener dietro al passo della
padrona, la giovane si dirige a lunghi passi verso la scalinata del
maniero, dove ad attenderla ci sono le esili ed eleganti figure di
Anne H. e Louise W.
L'ospite di Lancy
Anne e Louise, congedate le sguattere che tornano velocemente a lavorare in
giardino scortate dalle guardiane, si accostano alla giovane e,
disponendosi una a destra e l'altra a sinistra, l'accompagnano
all'interno dell'open space situato al primo piano di Lancy.
Le teste
si avvicinano, e mentre le vediamo entrare, intuiamo che le tre donne
si stiano scambiando qualche piacevole confidenza.
Interno salone: accanto a due gigantesche statue di pietra, opera
della scultrice maledetta Ylenia Marceguada, le tre donne sono ora
sedute ciascuna in un'ampia poltrona di vimini. Accanto ad ognuna,
in piedi, sta ritta una sguattera gravida, un vassoio
d'argento fra le mani. La giovane, senza smettere di parlare con le
due proprietarie di Lancy, infila la mano sotto la divisa della serva
che le sta accanto, e controlla la tenuta delle doppie mutande
contenitive. Poi, con un gesto naturale che l'accomuna alle sue
ospiti, preme il pancione della sguattera, ottenendone un grugnito
dalla bocca serrata e un sordo brontolio dagli intestini. I bicchieri
di cristallo posati sul vassoio tintinnano, la schiena della schiava
si copre di sudore: la sguattera sa bene che la rottura di un solo bicchiere di
cristallo le potrebbe costare un anno intero nella “stalla”.
Colei che si chiama “B. M.”
La ragazza si è tolta cappello, occhiali e impermeabile: mostra ora
un corpo magrissimo, avvolto in un corpetto di cuoio indossato sopra
una camicetta bianca a maniche lunghe, con gemelli di platino ai
polsini. Un paio di pantaloni da cavallerizza completano il suo
abbigliamento. Se potessimo avvicinarci di più, vedremmo che le
iniziali incise sui gemelli sono “B.M.”.
Anne H. si rivolge ora affabilmente alla ragazza: - Allora, Brunilde,
cara, vuoi davvero vederla? Credo che avresti un ottimo influsso su
di lei, sai?
- Certo, Anne! Le vostre lettere da qualche tempo mi
segnalano dei suoi comportamenti assai poco dignitosi, e credo che
sia giunto il momento di mettere le cose in chiaro una volta per
tutte!
- Perfetto, Brunilde! - ora è il turno di Louise a parlare.
Con l'indice preme il tasto dell'interfono appoggiato su un tavolino
di cristallo.
- Portate subito qui Frau Schwanger! - ordina
seccamente.
Poi, le tre donne rimangono in silenzio, a sorseggiare
gli aperitivi. Le tre "pancione"in piedi fissano il vuoto, mentre ogni tanto
dai loro ventri proviene il classico brontolio delle schiave di
Lancy, tipico quanto il loro perenne colorito giallastro.
Una visita per Frau Schwanger
Dopo una decina di minuti di attesa, arriva, accompagnata dalla sua
guardiana, una schiava sulla cinquantina, la testa rasata avvolta in
uno sporco fazzoletto di tela grigia. Il grembiulone di gomma verde
mostra un ventre decisamente teso, che ballonzola grottescamente. La
sguattera infatti è stata fatta arrivare al cospetto delle padrone
facendole eseguire il “trotto punitivo di Lancy”, ovvero
procedere a saltelli, sollevando le ginocchia ben in alto,
all'altezza del seno. Anche da ferma, la schiava continua ad eseguire
il faticoso “trotto”, finchè Louise si rivolge alla guardiana: -
Bene, basta così, Longue Hilde. - La guardiana assesta un colpo
secco sul sedere della schiava, che smette di trottare sul posto.
Il
pancione si stabilizza, mentre gocce di sudore colano da sotto il
fazzoletto della pigrona.
Per un attimo, il silenzio cala sulla strana scena, silenzio rotto
solo dall'ansimare di Frau Schwanger.
Poi la giovane ospite prende la parola.
Il discorso di "B. M."
- Da un po' di tempo sembra
che tu non ti stia comportando dignitosamente, sguattera Frau
Schwanger. Le mie amiche mi hanno scritto che ti fai venire frequenti
crisi isteriche, che la tua infida indole di pigrona fa costantemente
capolino nella tua miserabile vita di schiava, che insomma, tendi a
resistere al luminoso cammino di redenzione che ti aspetta. Un
cammino certamente non sempre dei più facili, lo ammetto, ma un
cammino che è stato studiato per farti risplendere nella punizione e
nell'umiliazione perenni, mia cara!
Ora, dal momento che sono stata
ufficialmente adottata dalle Signore Anne e Louise, con tanto di atto
notarile e definitivo beneplacito di mio padre, che della sua responsabilità biologica e legale nei miei confronti se ne lava definitivamente le mani, potrei abbandonarti
per sempre al tuo triste destino. Nondimeno, sento di avere ancora
delle responsabilità nei tuoi confronti. E soprattutto non voglio
che tu mi faccia fare brutte figure, non fosse altro che per il nome
che un tempo portavi. Per questo, tesoro, ho deciso di stabilirmi qui per un
certo tempo. Il tempo necessario per supervisionare e, se necessario,
per inasprire la tua educazione. Tanto per cominciare, facciamoci
tastare ben bene quel pancione! Vediamo se è il caso di riempirlo
ancora un pochino! Secondo te, Longue Hilde, di spazio ce n'è
ancora, nelle sue trippe? Sì? Bene! Coraggio, che aspetti? Vieni
subito qui, mamma. Di corsa.
(6- continua)