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22 febbraio 2019

Diario di una educazione - Final cut

 

È passata una altra settimana dal rientro in servizio di Minù. Madame avverte nella schiava una inspiegata vena di insoddisfazione. Come ogni Padrona che si rispetti ha molto a cuore il benessere della sguattera, decide pertanto di interrogarla in merito. Sono sole nel boudoir di Madame, di fronte alle insistenti richieste della Padrona, finalmente la serva si confida. Nei lunghi mesi passati a lavorare in cantiere, senza possibilità di sfogo per le proprie perversioni, la serva ha utilizzato spesso internet finendo con l’appassionarsi ai soliti video di youporn e simili. Minù confessa alla Padrona di avere un chiodo fisso: ha visto innumerevoli filmati in cui alla oppure al “gaudente” di turno, venivano infilate nell’uretra delle sonde di acciaio, il tutto sempre accompagnato da sospiri e gemiti di godimento. Madame, dopo aver visionato un paio di filmati, sgrida la serva, sono chiaramente dei fake, Minù deve smettere di pensare a queste sudicerie!

Ma sappiamo bene come funziona la testa delle sguattere, Minù nonostante i castighi, continua a pensare a quello che è diventato il suo chiodo fisso. E tanto fa che la Padrona termina la pazienza: “E sia”, dice alla serva, “sappi però che mi rivolgerò ad una nostra vecchia conoscenza: il Prof. Klitoris”. Minù si ricorda benissimo del Professore e rabbrividisce di piacere, misto a paura.

Madame passa una buona mezz’ora al telefono col Professore, poi chiama Minù. “Sei fortunata, la prossima settimana il Professore deve venire nella nostra città per un congresso ed è stato così caro da accettare la mia ospitalità. Abbiamo parlato della tua fissa per le sonde, sappi che non sono state affatto inventate per sollazzare le serve, servivano invece per dilatare l’uretra in seguito a malattie veneree. Il Professore sarà così gentile da ricostruire per te questo scenario e ti sottoporrà ad un ciclo completo di dilatazioni. Sarà umiliante e molto doloroso.” Madame fa una pausa, osservando attentamente il viso di Minù, “questa è la tua unica ed ultima possibilità di tirarti indietro, serva, vuoi ritirarti o vuoi che venga il Professore?”. La serva avvampa, le si è improvvisamente seccata la gola, il cuore batte fortissimo. Che le stia mancando il coraggio? Poi sussurra con voce roca che non le pare neanche la propria “Madame …. la prego …… chiami il Professore!”.

Madame, soddisfatta, non perde tempo non passa mezz’ora che sta già prendendo accordi con il Professore. Ma prima la serva dovrà venire accuratamente depilata. Madame decide di agire di persona, opta per una bella depilazione a strappo, seguita dalla rimozione con pinzetta dei peli sopravvissuti. L’operazione viene eseguita lentamente, niente strappi secchi, alla fine una bella lozione leggermente alcoolica strappa gli ultimi strilli alla serva Ma è ora di mettersi al lavoro, l’appartamento degli ospiti deve essere assolutamente perfetto per il Professore, il lavoro viene ripetuto più volte, fino a che Madame non trova più nulla da obbiettare. L’indomani la serva deve accompagnare Madame in stazione per ricevere il professore. Le viene fatta indossare una divisa da fatica pulita ma assai logora, con evidenti tentativi mal riusciti di rattoppi invisibili, per l’occasione niente grembiule di gomma, ai piedi la serva porta i classici zoccoli di gomma verde. Madame dà un ultima occhiata di ispezione alla serva, va bene così. Arrivano in stazione in perfetto orario, la serva viene inviata lungo il binario, per liberare il Professore dall’ingombro dei bagagli. Il Professor Klitoris ricorda perfettamente la serva e, mentre quest’ultima li precede, stracarica di valigie, prende accordi con Madame per il trattamento. Giunti a casa la serva deve estrarre dai bagagli del Professore uno strano aggeggio formato da grossi tubi di alluminio, in pratica una leggera ma robustissima sedia ginecologica portatile. La serva rabbrividisce, notando i supporti per cosce e caviglie e le grosse cinghie di kevlar. Il Professore ordina alla serva di bere un bicchierone di acqua, la serva ubbidisce a fatica, non è facile bere quando non si ha affatto sete.

Una volta montato il lettino la serva deve denudarsi, il Professore le ordina di prendere il grembiule di gomma e stenderlo sul lettino, in modo che eventuali rivoli di liquido possano cadere in un apposito secchio. Poi Minù deve stendersi sullo scomodo scanno e divaricare le cosce. Il Professore blocca le cinghie di kevlar, ormai la serva non può più sfuggire. Minù deve dapprima subire una classica visita ginecologica, le grassoccie mani del Professore ricoperte da sottili guanti, penetrano, toccano, sondano, premono e quant’altro. Madame è lì accanto, pronta a redarguirla per ogni tentennamento, sospiro o ritardo nell’eseguire gli ordini del Professore. Finalmente quest’ultimo è soddisfatto, guarda Madame e sentenzia: “tutto perfekto, possiamo procedere”. Mettiamoci nei panni di Minù, il suo sogno sta per avverarsi ma, non sa nulla di cosa sta per accaderle, le è stato solo detto che sarà doloroso, lo stomaco le si stringe, rabbrividisce di paura, ma Madame è lì con lei e la bacia sulla fronte, “brava la mia Minù che soffre per me” è l’incoraggiamento.

Il Professore intanto ha preso un grosso speculum. Poi, dopo aver saggialo lo stato delle mucose della serva, secchissime per la paura, lubrifica leggermente lo strumento e lo introduce. Minù sente il freddo dell’acciaio che la penetra, poi il Professore divarica lentamente le valve. E’un divaricatore speciale che stira fastidiosamente le delicate carni della serva. Una flebo viene attaccata alla piantana del lettino ma, inaspettatamente il tubicino della bottiglia non è dotato di ago bensì di un piccolo beccuccio di plastica viene inserito nelle tenera carni della patatina della serva, un bruciore improvviso le fa capire che il Professore lo ha infilato nell’uretra. La flebo scende goccia a goccia, la sensazione per la serva è di freddo e di leggero bruciore, abbastanza simile all’effetto di un anestesia del dentista. Le gocce di liquido colano presto all’esterno della patatina e scorrono sul grembiule di gomma, fino nel secchio. La serva si chiede di che dolori parlassero Madame ed il Professore, ma alla fine della flebo, quando il Professore le ordina di orinare si accorge che la pipì, anziché con il solito getto, esce goccia a goccia. Madame ed il Professore si guardano “Wunderbar!”esclama quest’ultimo. Appaiono un grande tubo di lubrificante, altri tubetti di pomata ed un astuccio di cuoio, simile a quelli usati alle scuole elementari per le matite colorate. Il Professore lo apre e mostra alle due donne una intera collezione di dilatatori di acciaio, ordinati dalle misure più piccole alle più grandi e tenuti in posizione da un vassoio di plastica. Le misure variano dalla piccolissima di un paio di millimetri fino ai 10 millimetri. Molti dei dilatatori sono lisci e presentano delle impercettibili tacche di una scala graduata. Altri dei dilatatori, intervallati ogni due o tre lisci, presentano invece una continua serie di ingrossamenti sferici. La serva guarda affascinata, non immaginava di certo che esistesse una tale varietà di oggetti, poi nota le dimensioni incredibili dei più grossi. Saranno per il didietro, conclude la boccalona. Ora il Professore indossa un elegante camice verde, una vaschetta di acciaio accoglie il vassoio con la collezione di dilatatori, il Professore vi versa una soluzione disinfettante da una tanichetta, fino a sommergere i dilatatori. La serva si inebria di quel profumo di disinfettante, un misto di alcool, etere e bergamotto. Anche Madame ha indossato camice e guanti ed aiuta il Professore ad indossare lunghi guanti sterili. Madame posiziona un grande schermo ben in vista della serva e lo accende: ben due telecamere riprendono la patatina della serva da diverse angolazioni con degli obbiettivi macro, la patatina della serva occupa lo schermo. Il Professore redarguisce la serva, ora stai immobile, non mi piace vedere le pazienti agitate. Intanto Madame applica alla bocca della serva un bavaglio a pallina, tutto forato non ostacolerà la respirazione. Ora il Professore prende la sonda più piccola, la spalma ben bene di lubrificante. La impugna come se fosse una matita e inizia ad infilarla, lentamente, nell’uretra della serva. Quest’ultima sente l’acciaio che si fa strada dentro di lei. Un bruciore incredibile, mugola disperata un “bruciaaaa” abbastanza intellegibile nonostante il bavaglio. Il professore la redarguisce, “cominciamo male, questo sondino è così piccolo che entra senza bisogno di dilatare. Quando arriveremo verso la metà della serie di sonde, allora sì che avrai ragione di lamentarti.” La serva inizia a sudare. Il sondino entra ed esce più volte, poi il Professore è soddisfatto e lo mette nella parte di vassoio destinata ai sondini usati. Ora il Professore prende il secondo sondino e lo lubrifica, “questo farà già un po’ più fatica”, commenta, verificandone le dimensioni. Il dolore è fortissimo. Ormai la serva non è più eccitata, soffre solamente, grosse gocce di sudore le rigano il viso stravolto. Nel tentativo di sottrarsi al sondino, si inarca, sollevando il sedere dal lettino, il Professore si arrabbia, punta un piede sulla pancia della serva e tira al massimo le cinghie di kevlar che penetrano dolorosamente nelle carni e premono fastidiosamente sul ventre della serva. Il sondino entra ed esce più volte, lacrime di dolore si mescolano al sudore. Il Professore è soddisfatto, prende la sonda successiva, formata da una serie di sferette. “questo sondino”, dice a Madame, “serve a medicare l’interno dell’uretra, bisogna mettere questa pomata e inserire il sondino muovendolo avanti indietro un paio di volte, mentre la serva si sforza di orinare. A questo proposito, il Professore riempie una sacca da clistere di acqua ed infila il beccuccio nella pallina-bavaglio della serva, poi apre con cautela il rubinetto. Ben presto Minù si trova obbligata ad inghiottire a forza, se vuole respirare. Bene, dice il Professore, un buon litro di acqua ogni due terrà la vescica sempre ben riempita, pronta per la prossima dilatazione, da eseguire, appunto ogni due ore. Poiché ho un impegno congressuale, lascio a Lei Madame il compito di medicare la serva. Non si faccia commuovere dai lamenti, sono solo capricci. Stasera al mio ritorno verificheremo se va tutto bene e se possiamo lasciare riposare la serva fino a domattina, pronta per la seduta successiva. E così il Professore esce , lasciando la povera Minù in balia di una Padrona eccitata e vogliosa di penetrarla in maniera così strana. A sera il Professore rientra e trova che le sue istruzionio sono state seguite a puntino. La povera Minù è esausta, mai avrebbe pensato di poter soffrire così. E i prossimi due giorni saranno esattamente uguali, due lunghi giorni inframmezzati tra dolorose dilatazioni da parte del Professore, che non nasconde la propria eccitazione e ancora più dolorose ed interminabili medicazioni da parte di Madame. Minù ora spera che tutto finisca, infatti la terza sera di trattamento il Professore, parlando con Madame ha commentato, “ora l’uretra è tornata alla dimensione originale, prima che somministrassi la soluzione restringente”. Ma Minù si sbaglia, Madame pare delusa, come, già finito? Non si potrebbe continuare un altro po’, non siamo ancora arrivati al sondino più grosso! Il Professore si pulisce gli occhiali, riflettendo, “si, in realtà si può continuare fino alla dilatazione più grossa, sarà solo molto più dolororosa per la serva, visto che una volta infilato il sondino, dovremo ricorrere ad una lunga stimolazione elettrica per rilassare le fibre muscolari. Madame applaude contenta ed aggiunge a tradimento, “sarebbe un peccato interrompere qui, Minù ha insistito tanto per questo”. E sono inutili le suppliche di Minù a Madame, “ormai abbiamo deciso, mia cara, e poi hai sentito il Professore, questa era una pratica molto comune a cui dovevano sottostare le serve di …. facili costumi, per tornare sane.”

La mattina successiva Minù viene legata ancora più accuratamente al lettino, le cinghie di kevlar vengono tirate con tutta la forza del Professore, la sguattera non si muoverà affatto, succeda quel che succeda. Madame dal canto suo, le mette il solito bavaglio a pallina, che ormai porta evidenti segnoi La seduta inizia come quelle dei giorni precedenti, nella serva viene infilato ilo sondino che aveva già ricevuto il giorno prima, entra senza troppa fatica, anche se la serva sente bruciare tantissimo. Ora il Professore prende da un vassoio un plug anale di lucido acciaio. Il plug viene lubrificato ed inserito, la serva lo sente fastidiosamente freddo. Ora il Professore prende una scatoletta piene di manopole, display, led e cicalini. Collega con dei cavetti il sondino uretrale ed il plug anale alla scatoletta. La serva suda di terrore, l’unica cosa che le è permessa. Poi il Professore regola una manopola e preme un pulsante, il tutto accompagnato da un breve “bip”. La serva sente un leggero formicolio alle parti basse. Il Professore osserva attento le sue reazioni “zu wenig”, cioè troppo poco. La manopola viene pian piano ruotata in senso orario, ora il formicolio si è fatto più invadente e la serva fatica a stare ferma, il respiro inizia a farsi più veloce. “Perfekt” dice il Professore, ora sappiamo quale è la corrente di base, ora si tratta solo di fare dei multipli di 10. E la serva scopre ben presto di che multipli parli il Professore, la manopola viene ulteriormente ruotata, sulla scatoletta appaiono numerose lucette rosse ed un “beep” continuo di avvertimento. Il Professore soddisfatto della programmazione effettuata, preme un pulsante, la serva sente la corrente percorrere le delicate mucose poste tra i due elettrodi. Urla e morde il bavaglio, le sue urla e suppliche sono smorzate ad un sordo mugolio. Il Professore preme un altro pulsante, inizia un ciclo ritmico di scosse furiose seguite da lunghe pause, Il sudore ormai gocciola dal corpo della serva. Il tempo passa lentissimo per la povera Minù, tra scosse che la squassano e pause in cui si riprende a fatica. Poi il Professore giudica sufficiente, sfila il dilatatore dall’uretra e prende il successivo, li mostra alla povera serva, la differenza di diametro è evidente. Ora riceverai quest’altro, Minù inizia a tremare. Il Professore inserisce lentamente il sondino ben lubrificato, le urla di Minù vengono soffocate dal bavaglio. Ad un certo punto la poveretta sviene o, forse, simula uno svenimento. Ma il Professore non si preoccupa, suggerisce a Madame di strizzare e torcere a tutta forza i capezzoli della svenuta: “non si preoccupi Madame, le serve sopportano benissimo il dolore”. La forte strizzata di Madame risolve prontamente lo svenimento, reale o simulato che fosse. Le tette rosse come peperoni testimoniano l’entusiasmo e la forza di Madame. Il Professore continua nella inserzione del sondino, ben presto viene raggiunta la graduazione di massimo inserimento. Ci voleva tanto? Dice il Professore redarguendo la serva. Serva che ben presto inizia nuovamente a tremare e mugolare, preda delle correnti inviate dall’atroce scatoletta, correnti che il Professore ha pensato bene di raddoppiare. Il tempo passa, finalmente il Professore lascia Madame l’incombenza della medicazione della serva, mediante il famigerato sondino a sferette, ovviamente anche lui di diametro “XXL”. Incombenza che Madame gradisce alquanto, la serva, a giudicare dai mugolii, un po’ meno. E non la aiuta l’idratazione forzata a cui Madame la sottopone, facendole ingollare a forza litri di acqua tramite la cannula infilata attraverso il bavaglio. La stupida serva narrante non vorrebbe annoiare le Signore lettrici con ripetizioni, basti sapere che il trattamento si ripete tale e quale per altri due giorni, fatto salvo il diametro dei sondini dilatatori che alla fione è il massimo del set posseduto dal professore.

Ed al termine Madame vuol mostrare al Professore quanto Minù abbia tratto profitto dalla cura. Minù viene costretta ad ingollare un intero litro di acqua, sempre dalla solita cannula. Le pare di scoppiare poi, Madame attende pazientemente che l’acqua riempia ben bene la vescica. Minù che a causa del trattamento subito, soffre di un terribile bruciore, cerca di trattenere la pipì. Ma Madame preme con l’avambraccio appoggiandolo sulla pancia della serva. Il peso di Madame che grava sulla vescica piena, avvia il getto di pipì. Getto che, grazie alle dilatazioni subite, giunge lontanissimo, tanto da bagnare l,e scarpe del Professore. “Magnifico, un getto degno di Jeanneke-Pis” (la poco conosciuta versione femminile del Manneke Pis) è il divertito commento del Professore.

Minù viene finalmente sciolta dal temibile lettino. Deve asciugare le scarpe del Professore con la lingua. Poi estrae anche il plug anale, deve pulire plug e sondini prima con la lingua e poi con detersivi e disinfettanti. Smonta il lettino ginecologico e lo imballa come il Professore desidera. Da brava serva ripulisce e riordina la stanza. Il Professore e Madame, soddisfatti le ordinano di rendersi presentabile, una veloce doccia, un abitino di Madame e la serva, trasformata ma pur sempre riconoscibile come serva, viene premiata con una buona cena, prima di una notte di fuoco con Madame ed il Professore.

Serva sudiciona N.  

26 gennaio 2019

Diario di un’educazione 15

Diario di una educazione – 15

Carnevale

Nella vita della serva in educazione,  i mesi passano monotoni, lavoro ed ancora lavoro. Uniche variazioni le punizioni ed i lavori di “fatica”.

Ma la serva apprende che Madame e la Obershwester sono state invitate per una festa di carnevale. L’invito è mugnificamente esteso anche alla servitù. E giunge il giorno della festa di carnevale. La serva deve alzarsi prestissimo, deve sbrigare tutti i lavori entro la mattinata, ovviamente sorvegliata dalla Oberschwester.

Giunge l’ora della partenza, Madame e la sua fedele Oberschwester sono in maschera, la nostra serva è vestita …. da serva. Un ora di viaggio e giungono alla villa di ***** . L’ambiente è elegante, tutti sono in costume….. ed anche le serve invitate sono elegantissime, al pari delle Signore. L’Ospite spiega a Madame la situazione: “mia cara, come diceva Seneca: semel in anno licet insanire, oggi festeggiano anche le serve”, poi, notando la nostra serva in divisa di fatica: molto bene, vedo che sei già pronta, oggi ha l’onere e l’onore di essere l’unica serva, la tua padrona ti ha proposto per questo difficile compito, vedi di non deluderla. Come puoi immaginare siamo molto esigenti ma, sappi che in questa giornata le serve sono ancora più esigenti di noi”. La serva deve indossare dei guanti di plastica bianca lunghi fino al gomito, poi viene rapidamente messa al lavoro.  Nostante cibi e bevande siano stati consegnati da una ditta di catering, una sola serva è nettamente insufficiente. Ben presto la divisa di fatica è zuppa di sudore, qualcuna lancia la proposta di fare denudare la serva, così suderà meno. E la ritrosia della serva che cerca di nascondersi poppe e pube con le mani scatena l’ilarità generale. Tutte ridono delle tette cascanti  e della panciona color bianco latte, poi le viene fatto indossare un elegante grembiulino di caucciù bianco, che la Oberschwester stringe fino allo spasimo. Tette cosce e natiche restano in bella vista.La festa entra nel vivo, le barriere sociali paiono per incanto sparite, si vedono Padrone e serve scambiarsi effusioni…… il mondo alla rovescia! Tutte si dissetano con champagne, la serva invece muore di sete. E’lenta, sempre più lenta, molte protestano. La Oberschwester fa un giro in giardino e, sulla sponda del laghetto trova ciò che cercava una pianta di vimini. Ne coglie dei sottili rami freschi, delle perfette verghe, così, non ancora stagionate  non faranno grossi danni, anche se maneggiate da Padrone e serve un po’ troppo … allegre. Le verghe vengono distribuite alle presenti, ora tutte si faranno dovere di stimolare la serva con qualche colpo. E ben presto si sentono gli “swiss swiss”, seguiti dal lamento della serva. La Oberschwester verifica, nessun danno, solo delle righe rosse, impresse in rilievo sulle tenere carni di delle natiche servili. E di colpo di verga in colpo di verga, la serata prosegue. Qualcuna, notando l’aspetto assetato della servetta le versa un bicchierone di acqua minerale e la obbliga a trangugiarlo d’un fiato. Ben presto tutti vogliono offrire un bel sorso di minerale alla poveretta. Ben presto ha ingurgitato almeno un litro di minerale, finalmente la sete non la tormenta più. Ma una altro problema si avvicina: la vescica della servetta si sta rapidamente riempiendo. E il dover correre in giro completamente nuda, con i piedi sui gelidi pavimenti di marmo …. stimola sempre di più. Una timida richiesta di poter usare i, bagno viene respinta, anzi, la Oberschwester, in nome dell’igiene, chiede se non sia possibile avere un paio di mutande di gomma, non sia mai che la serva si faccia la pipì addosso. Subito viene trovato un paio di mutandine, ma di plastica completamente trasparente, sfortunatamente non sono disponibili i relativi pannoloni, così la sguattera dovrà indossare le mutande, direttamente sulla pelle. Una serva nuda, con un a notevole boscaglia non depilata e che indossa delle mutande trasparenti, suscita l’ilarità tra le presenti, ormai piuttosto allegre grazie allo champagne. Passano i minuti la serva è presa dal servizio ma si capisce che la vescica le duole maledettamente. La poveretta si esibisce in una serie di contorsioni, per ritardare l’inevitabile ma alla fine un fiotto di liquido giallo è ben visibile nello stretto indumento trasparente. L’effetto del caldo liquido salato e ricco di ammoniaca sui segni delle verghe è inaspettato, la serva strilla “brucia, brucia” e si mette a piangere, le servirebbe un buon bidet ma nessuna le concede il permesso di prendere una pausa anzi, deve continuare a servire tra l’ilarità generale, anzi le serve, ormai ubriache fanno un girotondo accanto a lei cantando “La Luisona si è pisciata addosso”. Passa il tempo, le invitate sono sempre più allegre e la serva sempre più stanca. La Oberscwester pensa a qualcosa di “speciale” che scaldi ancora di più l’ambiente. Concede alla serva di passare dal bagno per praticarsi l’agognato bidet e rimettersi in ordine. Le mutande impermeabili vengono messe a sgocciolare, la serva deve restare a natiche nude. La Oberschwester  ordina alla serva di preparare un pentolone di acqua ben calda, poi vi scioglie un abbondante pezzo di sapone. Immerge un dito ed assaggia “sehr gut!”. Dalla inseparabile borsa estrae una pera per lavande vaginali, con un grande cannello di plastica nera, la capacità della pera non è troppo grande. La serva, già in lacrime, tira un sospiro di sollievo, dopotutto si tratta di una peretta. Ma si sbaglia, la pera viene messa accanto al pentolone, ora tutte vengono invitate ad aiutare quella stiticona della Luisona a risolvere il proprio problemino. E nessuna si fa pregare,innumerevoli volte la pera viene immersa e riempita, poi la serva deve chinarsi ed allargarsi da sole le natiche. Poiché tutte sono più o meno ubriache l’introduzione del cannello, sia pur lubrificato, è dolorosa. Inoltre le serve, memori di punizioni analoghe ricevute, fanno in modo che la pera non sia completamente piena di liquido ma vi resti una parte di aria. Durante la somministrazione si può sentire chiaramente il rumore dell’aria iniettata. Aria che dilata ancora più dolorosamente le budella e, quando la serva, “sorbito” suo malgrado tutto il capace pentolone ed indossate nuovamente le mutande trasparenti, dovrà alzarsi per servire altro champagne, provocherà un continuo borbottio dal pancione preda di inenarrabili crampi. E anche stavolta le serve, per tener fede a quanto scrive Madame Janine: “Le altre serve, come galline nel pollaio che beccano senza pietà la più disgraziata, saranno ben contente di rivalersi delle loro sofferenze sulla punita di turno.”, le altre serve fanno girotondo attorno alla Luisona che ormai si tiene la pancia, sperando di ritardare l’inevitabile. E il maledetto grembiule, allacciato strettissimo dalla severa Oberschwester, fa la sua parte nel premere il pancione e togliere il fiato alla serva. Ed è lì, circondata da facce ghignanti, senza potersi nascondere e senza poter mascherare rumori e puzze che la Luisona deve cedere. E poiché la quantità di liquido era attorno ai tre litri le scariche durano un tempo interminabile, gonfiando e tracimando anche dalle mutande trasparenti, per la gioia delle presenti che salutano con i soliti lazzi cori l’accaduto

E’ormai mattino quando la festa termina. Le servette rientrano nei ranghi, trucchi e parrucche spariscono e vengono indossati abiti ben più sobrii e mortificanti, tutte devono partecipare a ripulire e riordinare le sale del ricevimento. 

E la Luisona, chiederanno le lettrici più attente?  La Luisona, al ritorno a casa non potrà andare subito a riposarsi, verrà finalmente premiata per il lavoro e le umiliazioni subite: potrà soddisfare con un interminabile e delicato lavoro di lingua sia Madame che la Oberschwester, ovviamente senza potersi neanche sfiorare.

 




 

 

 

 

 

 

3 dicembre 2015

DIARIO DI UN'EDUCAZIONE 10


Diario di una educazione – 10
Il sapone
Capita che le serve in addestramento, siano piuttosto goffe nei lavori. Ed una in particolare lo è all’ennesima potenza, succede che ha appena terminato di pulire i balconi e, nel rientrare in casa, rovescia tutta l’acqua sporca che pare inchiostro. Una serva ben addestrata, a questo punto, si rimboccherebbe le maniche e rimedierebbe ben presto al malfatto. Invece la nostra serva, esasperata si lascia sfuggire un “Cazzo, cazzo, cazzo!!”. L’esclamazione richiama immediatamente l’attenzione della Oberschwester. Inutile dire che la serva è nei guai. “Per il momento lasciamo da parte la tua goffaggine, imparerai con l’esperienza ed il lavoro ad evitare questi disastri, ma non posso assolutamente passare sopra alla tua imprecazione. Una brava serva impara a non lasciarsi prendere dalle emozioni e, se questo accadesse, una brava serva tiene la lingua sottochiave. La serva prima della punizione, deve rapidamente rimediare al disastro. Ora la Oberschwester può occuparsi della sua educazione. La serva, sempre con la divisa di fatica, viene fatta inginocchiare sul pavimento. La Oberschwester pone di fronte a lei un basso sgabello con un piattino. La serva si chiede a cosa servirà questo piattino. La Oberschwester si allontana e torna con un piccolo involto profumatissimo. Lo apre e ne estrae una ricercata saponetta, una delle saponette che una serva non si sogna neanche, costretta ad usare per lavarsi solo ed unicamente il sapone da bucato. La saponetta viene posta sul piattino di fronte alla serva. “Bene, mia cara, oggi ci occuperemo della pulizia della tua boccaccia. Sono certa che questa saponetta ti insegnerà a tenere a freno la lingua.”
La serva non crede alle proprie orecchie, forse non ha capito bene, cosa deve fare con la saponetta?
La Obertschwester è una donna di azione, prende la saponetta la passa sotto al rubinetto, pinza il naso della serva e, quando questa apre la bocca per respirare, vi infila a fondo la saponetta. “Ecco mia cara, ora ti succhi questa bella caramellina. Succhiala ben bene, voglio vederla andare dentro e fuori.”
La serva si sforza di ubbidire. Ma la saponetta, a contatto con la saliva, inizia a sciogliersi, richiamando ancora più saliva, ben presto al bocca della serva è piena di sapone e saliva. La Oberschwester, che sta osservandola avverte: “non ti azzardare a sputare, da brava serva inghiotti tutto e, continua a succhiare la saponetta”. Poi la Oberschwester pone sullo sgabello anche una sveglia, “per questa volta smetterai quando la sveglia suona, fra mezz’ora. Ma ricorda, la prossima volta potrei non essere così clemente e potrei obbligarti a succhiare tutta la saponetta, completamente.”.
La serva deve ora inghiottire, la saliva insaponata è terribile, irrita le pareti della bocca e la serva la sente benissimo scendere per l’esofago. E non parliamo del profumo, quello che, sulla pelle è un lusso da Signore, in bocca è una cosa abominevole. Ma la serva sa di essere osservata dalla Oberschwester ed inghiotte, anche se lo stomaco si ribella ed ha voglia di vomitare. Ma ora la serva deve continuare a succhiare spingendola dentro e fuori la saponetta che, dal canto suo si rammollisce in superficie e lascia ancora più schiuma. I minuti passano interminabili, con la fatica di inghiottire la densa ed irritante schiuma che causa crampi e conati. Finalmente la sveglia suona, la serva inghiotte l’ultima schiuma e, finalmente può togliersi dalla bocca la saponetta. Come le fa notare la Oberschwester la saponetta si è consumata abbastanza poco, la serva si può immaginare quanto deve essere terribile dovere consumare completamente la saponetta. Ora la serva può bere un bicchiere di acqua e sciacquarsi la bocca ma, per coronamento della punizione, dovrà inghiottire anche l’acqua utilizzata per sciacquarsi.
E di lì a qualche ora la serva scoprirà all’improvviso delle capacità purgative della saponetta, quando dovrà supplicare a lungo la Oberschwester per poter usare il bagno.
Vi assicuro che da questo momento la nostra serva penserà a lungo, prima di aprire la bocca!
(10- continua)


26 novembre 2014

PENSION BALNEARIA 91 / I LAVORI FORZATI DELLA PERRA


drawing by slave elisabeth mandile © Annika Kapyzska
Nobili Signore, serva sudiciona,
Ci eravamo lasciate con le raggelanti parole della Badessa: “TU sei la responsabile dell’accaduto, quanto alla detenuta le farò rimpiangere di essere nata, ora prendo un bagno, poi presentati con la detenuta nel mio studio per ascoltare le vostre sentenze!”.
Quella maledetta della perra mi ha nuovamente fregato, chissà in che guai mi ha cacciata. Arrabbiatissima la porto a calci, schiaffi e spintoni nella sua cella. Di lì ad una mezz’ora una sorvegliante mi avverte che la Badessa è tornata nel suo studio. Riprendo la perra per un orecchio e, non troppo entusiasta per cosa mi attende, la trascino fino allo studio.
“Ci ho pensato un po’” dice la Badessa, un po’ più rilassata, dopo il bagno, “per te basteranno due dozzine di frustate”, “Quanto a questa vipera, provvederemo domani mattina, vediamo se non la piego. Ho chiamato anche la Signora della Pension Balnearia, mi sembra giusto che anche lei sia messa al corrente dell’inqualificabile comportamento.”. Con queste partole veniamo congedate. Quattro robuste sorveglianti prendono in consegna la perra, quanto a me devo seguire, controvoglia Alejandra per ricevere il mio castigo. Ventiquattro frustate, di quelle buone. Vi assicuro che i miei denti sono penetrati a fondo nella cinghia di cuoio, ripiegata più volte che mi è stata data da mordere. Infatti una futura sorvegliante deve accettare qualsiasi castigo senza discutere e sopportarlo in silenzio. Alla fine ho letteralmente il sedere a quadri, infatti l’esecutrice, anziché insistere sempre sullo stesso punto, e farmi così sanguinare, ha preferito distribuire i colpi uniformemente e giunta a metà li ha incrociati coi precedenti, una vera anima d’artista.
Quanto alla perra, viene riportata in cella, e viene tenuta a digiuno.
La mattina giunge dopo una notte quasi insonne per me, causa i dolori al sedere e per la perra per i morsi della fame.
La sentenza della perra è che dovrà scavare da sola un nuovo pozzo di estrazione della creta. Un lavoro immane, visto che il pozzo dovrà essere rotondo di diametro approssimativo di un paio di metri. Se teniamo conto che la terra è dura e pesante e che occorrerà scendere di 5 o 6 metri, la perra dovrà scavare ininterrottamente per un buon mese. Ben contente le altre scavatrici, che si limiteranno a sollevare la terra scavata con un secchio, legato ad un arganello. All’arrivo della Signora, viene tracciato, sul terreno un bel cerchio. Alla perra vengono consegnati una nuova vanga ed un secchio. Per i primi giorni potrà lavorare da sola, poi quando lo scavo lo richiederà, verrà aiutata da un'altra. Alle caviglie della perra vengono messe due cavigliere, collegate da una catena. Tanto non dovrà poi fare dei grandi viaggi. E, per toglierle la voglia di combinare guai, viene messa a mezza razione di cibo ed acqua. La Badessa fa installare un bianco gazebo, in modo che la sorvegliante stia comoda.
E così la perra, sorvegliata continuamente da una guardiana e “visitata” spesso dalla Badessa e dalla Signora inizia a fare la conoscenza con il Lavoro. E non ne è affatto entusiasta. Vesciche alle mani, dolori muscolari, fame e sete. Già la prima sera, al suono della campanella che segnala la fine delle interminabili ore di lavoro, sviene. Dobbiamo portarla in mensa a braccia e farla rinvenire, altrimenti a furia di saltare i pasti non dura neanche una settimana. Vediamo la perra durante il lavoro, due giorni dopo l’inizio. Lo scavo, in realtà un po’ più largo di 2 metri, è ora profondo 1 metro. Sono stati rimossi più di 3 metri cubi di terreno compatto e duro. La perra deve scavare faticosamente con la vanga ed un piccone la terra, poi riempie il grosso secchio e, dopo esserselo caricato sulle spalle, deve ingegnarsi a salire due rozzi scalini lasciati nella terra. Il materiale di risulta dello scavo viene utilizzato per colmare i dislivelli del terreno all’intero della recinzione dell’Istituto.
La divisa della perra è ormai consumata ma è tale la quantità di terra che la imbeve, che manterrebbe la forma della perra, se mai le fosse permesso di toglierla. Poiché ormai vive solo per lo scavo, non ha bisogno di lavarsi, ormai anche la perra è del colore della terra ed emana un odore terribile. Visto che ha iniziato a lavorare duramente, la Signora ha concesso alla perra razione intera di cibo ed acqua. Le mani della perra cominciano a sviluppare calli duri come il ferro.Se le facciamo togliere per un momento la divisa, vediamo che la pelle è molto arrossata per il continuo sfregare contro la juta sudicia ed umida, anche questo si aggiunge alle fatiche. Ma lo scavo avanza inesorabile e le Signore si accorgono che la perra là in fondo, immersa fino alla caviglia nel fango e nella terra smossa, è un po’ fuori portata, infatti non hanno nessuna voglia di scendere per correggerla. Ed ora alla perra viene ordinato di restare con solo le mutandone punitive, niente divisa di fatica, un bel sollievo per lei, laggiù in fondo allo scavo, in un ambiente umido e caldo. Inoltre le viene imposto un pesante cappuccio di cuoio con lenti di plastica per riparare gli occhi. Perché tutto ciò?
La Signora della Pension Balnearia ne ha ideata un'altra: da un abile artigiano armaiolo ha fatto modificare una di quelle armi giocattolo utilizzate per il soft-air. Dopo le modifiche, quello che sembrava un fucile, ora sembra un bastone. Ma un bastone in grado si sparare pallini ben più duri e pesanti di quelli utilizzati per gioco. E posso assicurarvi che fanno male, ad un mio sorrisetto, vedendo l’oggetto, la Signora mi ha sparato una raffica di pallini sul polpaccio: come se fossero punture di vespa, ma il peggio viene poi, restano dei segni rossi dolorosissimi, che pian piano diventano scuri e ci mettono giorni per scomparire. Ed ora la perra, in fondo al suo pozzo, non ha possibilità di fuga. Ben presto capisce che ha due opzioni: la sottomissione ed obbedienza assoluta, rompendosi … la schiena con i secchi di terra, oppure non le resta che mettersi in posizione fetale, aspettando la dolorosa ed inevitabile raffica di pallini. La perra si mette in questa posizione perchè ha scoperto che i pallini sulle tette fanno molto molto più male che altrove. Un ultima cosa: alla perra non sono concesse risalite per la pausa bagno: i mutandoni punitivi sono stati riempiti con un adeguato pannolone che le è permesso di lavare solo la sera. Lo stesso avviene per il cibo, il pranzo le viene servito gettandole dei pezzi di pane e calando una grossa gamella di sopa molto liquiida, che funge anche da bevanda.
Tale regime sta modificando il fisico della perra: se prima era una donna antipatica ma aggraziata, ora la vediamo sotto al cappuccio: cortissimi capelli brizzolati, appena spuntati, viso dimagrito in cui spiccano i suoi soliti occhi strafottenti e spiritati. Labbra screpolate. Il torace ed il torso nudi rivelano gli stenti e le numerose piccole ecchimosi rivelano dove è stata “picata” dai pallini punitivi. Le tette cascanti. Le spesse mutande punitive, rigonfie di un puzzolente e bagnato pannolone. Le gambe dimagrite, coperte di terra, che almeno qui riesce a mascherare le ecchimosi.
Insomma, la perra sta scendendo la spirale dell’annullamento, ma non è ancora affatto domata. Temo che per lei ci voglia ben altro!
Vostra sorvegliante nadia
(91- continua)

3 settembre 2014

PENSION BALNEARIA 87 / LA PUNIZIONE DELLA SERVA SARA


Nobili Signore, serva sudiciona,
vi relaziono sui primi giorni di corso, non ho avuto modo di controllare da vicino la perra ma Alejandra insiste, la perra è in buone mani. Le prime lezioni, come anticipato si tengono nell’hydroterapia. La prima sfortunata “guinea pig” è la serva Sara, una biondina quarantenne. Sara si è meritata la partecipazione come “caso di studio” per …. eccesso di ammonizioni. Dovete sapere che qui se le detenute paiono battere la fiacca, vengono ammonite una sola volta, la seconda volta iniziano i castighi. A Sara verrà applicato un clistere punitivo. Vedo la quantità di liquido, niente di particolare, solo 1.5 litri. Ma, spiega Alejandra, lo scopo di questo clistere è di fare da base al enema “gota a gota”. Infatti, sulla piantana che sorregge l’apparecchio, viene attaccato un secondo apparecchio, dotato di un regolatore simile a quello delle flebo. E’ così possibile far durare il clistere per tempi lunghissimi, riempiendo l’intestino molto lentamente, oppure addirittura regolare in maniera da limitarsi a compensare l’acqua assorbita dai tessuti. E ci viene mostrata una delle bottigliette dell’armadio a vetri, contenente un liquido di colore rosso. Leggo sull’etichetta gli ingredienti, vi riporto quelli che ricordo: sapone neutro, bicarbonato, olio di ricino, estratto di bile bovina, senna ed altri nomi scientifici che non capisco. Capisco benissimo, invece, le istruzioni d’uso: il preparato eccita i movimenti dell’intestino. Se usato in piccole dosi, stimola i movimenti peristaltici provocando un forte stimolo all’evacuazione. Si avverte che l’uso del preparato in dose abbondante, provoca una immediata incontenibile evacuazione, seguita da forti crampi per un lungo periodo. Capita a fagiolo una delle detenute in punizione: Alejandra, davanti a tutte la classe delle sorveglianti, le ordina di denudarsi. Lega poi le braccia della ragazza alle cinghie alla sbarra superiore di quello che vi ho descritto come “asticella”. In realtà vediamo che si tratta di un oggetto molto robusto, fissato al pavimento. La ragazza, dicevo, è così costretta a stare in piedi. Le viene infilata una cannula con una vistosa “oliva” sulla punta. L’operazione non è troppo piacevole. Viene praticato rapidamente il primo clistere di riempimento. Poi Alejandra preleva, con una piccola siringa, una piccola quantità del rosso liquido e lo aggiunge ai 2 litri di acqua del “gota a gota”, che diventa immediatamente di un bel rosa. Il gocciolatore viene presto regolato su un gocciolamento abbastanza vivace ed inizia la somministrazione. Per i primi dieci minuti non accade nulla di particolare, ma in seguito i movimenti della ragazza, che stringe forte le cosce tra di loro, indicano che l’effetto è cominciato. Bisogna dire che la poveretta, con le braccia fissate in alto, non ha alcuna possibilità di lenire i dolori, inoltre la posizione all’impiedi non né certo la migliore per un clistere, visto che la forza di gravità aiuta l’espulsione. Alejandra non risparmia le minacce, se sfugge anche solo una goccia la ragazza riceverà una punizione memorabile. E così per una interminabile mezz’ora la punita deve sopportare il rivolo di liquido che la tormenta, gonfiando ad un ritmo impercettibile il pancione. Ad un certo punto la ragazza scoppia addirittura in lacrime ma la clessidra non ha ancora terminato la sabbia e la punizione continua. Alla fine la ragazza cede, espelle la cannula ed un fiume di liquido inonda la vasca prudentemente posta sul pavimento.
Alejandra, magnanima attende che il tutto sia finito, si avvicina all’armadio delle attrezzature e torna con una sonda di gomma rossa, con due palloncini a forma di uovo posti verso la punta: una sonda Bardex! Ci viene mostrato come i due palloncini possano venire gonfiati, aiutando così a prevenire eventuali perdite, anche se, continua Alejandra, potrebbe sempre avvenire un “parto”.
La detenuta, stavolta, non deve attendere a lungo per il riempimento, Alejandra scioglie direttamente una doppia dose del liquido rosso in tutto il liquido e somministra il tutto piuttosto rapidamente. La ragazza cerca, per quanto può, di restare in piedi ferma, ma i dolori alle viscere la fanno contorcere come una biscia! Rivoli di sudore e sospiri si sprecano, anche se, obbedendo agli ordini di Alejandra, nessuna implorazione viene emessa. Alejandra sembra molto soddisfatta, limita addirittura il tempo di ritenzione ad un solo “giro di clessidra”. Il bonumore di Alejandra, ci rivelerà più tardi, è dovuto al fatto che una delle detenute, gli hanno riferito, si è appena meritata una delle memorabili punizioni per cui l’Istituto è famoso. Domani, ci annuncia, potrete assistere al “Parto” ed alla speciale preparazione adottata per le detenute più ribelli.
Termina così la giornata, devo confessare di essere curiosa, non ho idea in che cosa consista questa punizione ma domani lo scopriremo.
Vostra umile sorvegliante Nadia.
(87- continua)


18 giugno 2014

PENSION BALNEARIA 83

Nobili Signore, serva sudiciona,
dopo le lunghe descrizioni delle punizioni inflitte alla perra che, come fattomi notare da Madame Janine, è ormai ridotta al rango di schiava, una novità si affaccia all’orizzonte.
Il Tribunale delle Signore convoca la perra vicino alla capitale. La Signora mi chiama e, in qualità di sorvegliante, mi incarica di trasportare la perra fin là. Un viaggio non da poco, un incarico veramente “rognoso”.
Vi spiego: anticamente una sorvegliante non aveva che da incatenare la condannata, farle portare in spalla sacco contenente le provviste per il viaggio e legare le catene alla sella del proprio mulo.
Ad ogni villaggio la condannata diventava lo spettacolo del giorno e veniva sbeffeggiata dalla popolazione. La notte venivano ospitate dai vari istituti di correzione che allora costellavano il paese.
Attualmente le condizioni sono cambiate e riuscire a trasportare una detenuta è diventato difficile. Si rischia sempre di incappare in qualche controllo e questo fornisce alla condannata una possibilità di facile fuga. Ci penso un po’ su: è chiaro che, qualsiasi sia il mezzo di trasporto scelto, una detenuta incatenata e magari imbavagliata, dia subito all’occhio. Del resto lasciare la detenuta libera è impensabile….. e mi ricordo da ragazzina, quando mi ruppi una gamba, che fatica camminare con il “gesso”. Detto fatto, recupero una quantità di bende, un sacco di gesso, avanzato ai muratori e mi industrio a imbevere le bende nel gesso. Poi richiamo alla mente un breve corso di pronto soccorso, e così la perra si trova con le due gambe ingessate fino a ben sopra il ginocchio. E’ ancora in grado di fare dei passettini, ma da qui a tentare di fuggire.. ne passa parecchio. Ma non mi sento completamente sicura e così, una bella ingessata anche alle braccia, due cinghiette, inserite nel gesso permettono di unire le braccia tra di loro, impedendo così eventuali aggressioni alla guardiana. Resta il problema del bavaglio. Qui mi viene in soccorso la Signora, mi fornisce un flacone di spray, un potente anestetico che ha la particolarità di paralizzare completamente ugola e corde vocali, un paio di spruzzi e la perra non potrà che mugolare per una buona mezz’ora. Il difficile sarà convincerla ad aprire bocca per spruzzarci lo spray.
Il mezzo di trasporto, già prenotato dal Tribunale, sarà un treno notturno.
“Attenta, da qui esce una detenuta, in ogni caso ne rientrerà una, se te la lasci scappare la sostituirai nella condanna”, queste le preoccupanti parole della Signora. No, non ho alcuna intenzione di abbassare la guardia, se la perra tenta qualcosa, piuttosto la ammazzo di botte.
E sul fare della sera, faccio mettere alla perra le “bragas de goma”, non voglio doverla portare al cesso, le butto addosso una specie di lungo saio, dotato di cappuccio. Una macchina della Pension ci accompagna alla stazione. La perra, impedita ed appesantita dai gessi, fatica a camminare. Mi devo ricordare di fissarle le mani, una volta sul treno, quei gessi possono diventare un arma ….
E finalmente siamo nello scompartimento, ho addirittura dovuto aiutare quell’inetta della perra a salire nello scompartimento. Lo scompartimento notturno è tutto per noi, nessuno ci disturberà. Allaccio tra loro le cinghiette delle braccia della perra, meglio stare sul sicuro. Finalmente partiamo e mi posso rilassare. Il treno è parzialmente vuoto, meglio così meno disturbatori e meno persone che possano sentire eventuali grida della perra. La perra sembra addormentata, mi rilasso anche io e a tratti sonnecchio. “TOC TOC Billete, por favor”.
Cazzo, ci mancava anche il controllore! La perra si sta già riscuotendo, ho solo pochi secondi, se si mette a gridare sono nei guai. E qui mi viene in aiuto la giovinezza passata nei bassifondi e le innumerevoli risse a cui ho partecipato, una bella gomitata alla bocca dello stomaco la lascia senza fiato, ora boccheggia, cercando di aspirare aria. Ho già in mano lo spray paralizzante, tre belle spruzzate mettono fuori uso la voce della perra. Le sistemo il cappuccio del saio, in modo da nasconderle un po’ la faccia. “TOC TOC” “LLEGO……. LLEGO!”
Apro la porta, sono in due, il controllore ed una guardia di sicurezza. Guardano la perra, tutta ingessata che mugola e si lamenta. La mia divisa da sorvegliante mi fa scambiare per una infermiera, mi indico la tempia con l’indice ed alzo gli occhi al cielo “pobre loca”. Porgo i biglietti, il controllore e la guardia se ne vanno in fretta. Ed all’esterno li sento commentare “Que olor!”, si la puzza della perra mi ha aiutato, non si sono insospettiti e non hanno fatto domande, sicuramente non ripasseranno a disturbarci. Ed al mattino arriviamo, su un binario secondario, non è un treno di lusso, solo un anonimo treno per gente che non ha né fretta né soldi. La perra non attira grande attenzione tra i viaggiatori mattinieri. Un furgoncino del Tribunal ci attende……..
E finalmente posso consegnare la perra alle amorevoli cure del Tribunale, continuerò però a seguirne le vicende, poiché proprio qui dovrò seguire un corso di specializzazione come sorvegliante.
Sorvegliante nadia.
(83- continua)

21 maggio 2014

PENSION BALNEARIA 81


Nobili Signore, sguattera sudiciona,
la Signora, spesso compie ispezioni per vedere come vanno le punizioni di perra e compagne. Ed è proprio durante una delle ispezioni che accade un fatto increscioso: la perra, che stava trattenendo un clistere, mostra i segni di evidente eccitazione. Tenta di negare, ma le dita dei candidi guanti della Signora portano segni evidenti di abbondanti secrezioni.
La Signora ci pensa un attimo e mi dice “Podemos matar dos pájaros de un tiro”, si fa portare da un'altra sorvegliante una specie di tanga di spessissimo cuoio. In posizioni opportune possono venir avvitati differenti plug anali e vaginali, un lucchetto blocca la robusta chiusura del tanga. E così presenta alla perra “su esposo, el señor perro”. La Signora sceglie due plug di taglia media, mi sarei aspettata scegliesse i più grossi. Mi spiega che non c’è fretta, inutile “desflorar” le aperture della perra meglio “ampliar penosamente y poco a poco”.
Accompagno la Signora in ufficio. Telefona ad una erborista sua consulente. Parlano velocissime in un dialetto che non conosco, l’unica frase che afferro più volte è “unguento del diablo”. Ben presto la Signora mi fa segno di seguirla nelle cucine. Mi meraviglio: la Signora in prima persona si mette a cucinare? E in una capace casseruola finiscono numerose teste di aglio, peperoncino in polvere, della qualità “diablo”, ortica, curcuma e pepe. Al tutto viene aggiunta cera d’api ed olio. Dovrò fare sobbollire a lungo la casseruola. Alla fine il risultato è un unguento rosso, di un rosso quasi fosforescente. Ed ora, con l’unguento raffreddato e messo in un capace vaso di vetro, ci rechiamo nella cella della perra. La Signora in persona, calza dei guanti di lattice e spalma abbondantemente, con cura, i due plug. E l’ “esposo”, così ben lubrificato, finisce nelle aperture della perra. La perra si lamenta per l’introduzione e poi, per un paio di minuti si calma. Ma l’unguento inizia ora il suo infernale lavoro. Vampate di bruciore si irradiano dai buchi dolorosamente dilatati. E se all’inizio sono solo suppliche, ben presto la perra viene imbavagliata, perché non disturbi troppo. E per evitare che tenti di alleviare il bruciore, viene incatenata alla noria, così si terrà occupata mentre intrattiene “su esposo”. La Signora mi spiega in seguito il perché “prendiamo due piccioni con una fava”: il terribile unguento urticante, oltre allo scopo afflittivo, ha miracolose proprietà antisettiche. Questo preverrà ulteriori infezioni intime di perra e compagne. E ben presto, oltre alla perra, anche le altre detenute avranno la visita “de sus maridos”.
Inutile dire che, per maggior spregio, la perra da oggi sarà adibita alla preparazione, ed al primo collaudo su se stessa, tramite “señor perro” , dei numerosi vasi di “unguento del diablo” necessari per le detenute della Pension.
A presto
Sguattera Nadia

(81- continua)



2 maggio 2014

PENSION BALNEARIA 80


Nobili Signore, sguattera sudiciona,
mi trovo ad affrontare un problema: spesso capita che lamenti, gemiti ed urla della perra infastidiscano. Del resto risulta impossibile applicarle “el toro”, poiché questo limita od impedisce la vista, rendendo impossibile lavorare. Mi viene un idea e ne parlo con la Signora, ho la sua approvazione ed i suoi consigli per una nuova realizzazione. Penso che la perra sarà contenta, le sono sempre piaciute le novità, fin quando le sperimentava sul corpo di qualcun'altra!
In pratica la novità è una mascherina, un musetto di maiale. Realizzata color rosa allacciata dietro la testa da una cinghia regolabile. Il musetto, viene tenuto ben fisso da una propaggine di gomma che entra in bocca, come fosse un bavaglio. Inoltre un tubetto permette, eventualmente di immettere liquidi che la vittima è costretta ad inghiottire. Per tenere ben fermo il musetto due coni di plastica morbida entrano nelle narici, dilatandole fastidiosamente. Anche i coni sono collegati ad un tubetto accessibile dall’esterno.
Non pensate che una tale realizzazione avvenga in pochi minuti, sono impegnata per quasi una settimana, nei ritagli di tempo lasciati liberi dall’”educazione” della perra a cui sono dedicata.
Ma finalmente posso, orgogliosa, presentare alla Signora il nuovo oggetto. Il bello del musetto è che la plastica rosa con cui è realizzato è, esternamente, morbida al tatto e simula perfettamente un musetto di scrofa, i tubetti sono ben dissimulati nei fori nasali del “musetto” e dotati di appositi tappi,
La Signora contenta mi fa portare la perra nel suo studio. Il musetto è sulla scrivania, la Signora in persona apporta una umiliante modifica al musetto, prende un prezioso rossetto vermiglio e disegna in corrispondenza della bocca due labbra rosse!
Signora>” tendrá que usar esto durante las horas de servicio”
perra> …….
Signora> CIAC….. CIAC
Due belle scudisciate convincono la perra a rispondere rispettosamente alla Signora
perra> “A sus órdenes Señora”
A questo punto prendo il musetto e lo applico alla faccia della perra.
perra> “aiii duele!”
ma, una volta dolorosamente inserito in bocca il bavaglio e le propaggini nasali i lamenti ed i respiri della perra si riducono a grufolii
perra> “grrr…..ngggr…….ngrrrr…..ngggrrr”
nadia> “Señora y ahora, con su permiso”
prendo dalla scrivania lo scudiscio
nadia> “SWISS CIAC….CIAC….CIAC….CIAC….CIAC…..CIAC”
perra> “…UIIIIIIINK…….UIIIINK…….UIINNNNK…..”
insomma, la combinazione del bavaglio e del naso chiuso modifica gli urli della perra rendendoli simili a quelli del maiale terrorizzato.
Ma non è finita, ora illustro alla Signora le altre possibilità del musetto. Possibilità di trattamenti che ho sperimentato sulla mia pelle!
Col permesso della Signora prendo un siringone di metallo che mi ero portata dall “hydroterapia”, lo riempio della mia orina calda e mi avvicino alla perra. Innesto il siringone nel tubicino collegato alle narici della perra, una decisa pressione sul pistone. Un getto di orina calda,salata ed acida, aggredisce le delicate mucose nasali della perra, questa diventa paonazza.
perra>”…. KOFF…..KOFFF….KOFF…….UIIIIINKK…….UIIINNK”
e così, tra colpi di tosse, conati ed urla abbiamo collaudato il primo tubicino. Ora inietto un altro paio di siringoni nel tubicino che arriva in bocca ed in gola alla perra:
perra> “… NNNN.. GLUK…..GLUK….. GLUK……NNNN…… GLU….. BURP…..BURP…NNNNN……KOFFF”
e la perra è costretta ad inghiottire, suo malgrado l’orina dei capaci siringoni iniettata lentamente, tra mugolii e rutti.
Inutile dire che la Signora è particolarmente contenta di questa realizzazione, sono convinta che la perra si affezionerà alla sua maschera, e se non si comporterà bene, la terrà in continuazione e la nutrirò dal tubicino.
Se non altro la smetterà con le sue smodate urla, una brava serva, qualora venga punita, deve limitare i lamenti, magari mordendo una cocca del grembiule o del fazzoletto da testa, in modo da non infastidire eccessivamente la propria Signora, naturalmente la perra queste cose non le sa e così ora si è guadagnata il musetto da scrofa!
A presto
Sguattera Nadia
(80- continua)

PENSION BALNEARIA 79


Nobili Signore, sguattera sudiciona,
i clisteri della perra si susseguono regolari. E pian piano la punita inizia a trattenerne ogni giorno mezzo bicchiere in più. Ormai utilizzo la cannula grossa come un pene (la penultima) ed insisto violando più volte il suo sordido buco. Il fatto che subisca il giornaliero clistere non la esime dai suoi turni alla noria. E il suo peso inizia a scendere. Poiché mi occupo personalmente di lei le tengo i capelli cortissimi. Ormai dimagrita, con la testa come una lampadina ha gli occhi spiritati. La Signora segue dalle schede il costante aumento di capacità intestinale.
Ma nuove ombre si addensano sulla perra. Causa le quotidiane violazioni con la grossa cannula, per non parlare dell’unguento…., si sviluppa una forte infiammazione. Ormai le urla che la condannata emette infastidiscono la Signora. Viene così concessa una settimana di pausa unita ad un trattamento con miracolose pomate rinfrescanti.
Privata del mio quotidiano compito ne invento un'altra. Altra passeggiata mattutina nei campi e rientro con un vasetto di plastica che ripongo prontamente in frigo. Racconto a Pilar della cosa ed orchestriamo un terribile scherzo ai danni della perra. Alla prima occasione di punirla la lego alla solita “silla de la verguenza” dinanzi a tutte. E le ingiungo di inghiottire …. le mie prede, conservate in frigorifero: delle cimici verdi della soia. Ora, chi ne ha fatto la conoscenza ricorderà il pestifero odore. Sappiate che se vengono ibernate vanno in letargo, in questo modo sopportano un minimo di manipolazione senza appestare, ma basta metterle a contatto con qualcosa di caldo perché appestino l’ambiente con il loro micidiale fluido. E la perra dovrà inghiottirle!
Le altre condannate, presenti fanno smorfie di orrore. La perra cerca di sottrarsi, ma è pronto l’apribocca, vuole forse che la si costringa con la forza? Le pratichiamo la solita iniezione per inibirle il vomito.
E la perra si piega, con grande lentezza prende dalle mie mani il cucchiaino con la prima cimice, la appoggia sulla lingua ed attende un attimo di troppo, l’insetto emette il suo liquido, la, perra diventa paonazza ma nulla può contro la nostra inesorabile presa, è costretta ad inghiottire un primo, un secondo, un terzo ed un quarto insetto. Passano i minuti.
Ma la perra non sa cosa abbiamo tramato, ben presto inizia a vomitare una bava verde, spaventosa. Un fiotto continuo di vomito che forma una pozzanghera verde schiumosa. Terrorizzata la perra si rotola a terra, tra le urla delle altre condannate, che la credono agonizzante. Appare la Signora, venuta a vedere l’origine della gazzarra. Ordina a Pilar, che oltre che massaggiatrice è infermiera, di soccorrere la perra. Pilar non se lo fa dire due volte, ha già pronta una grossa sonda con imbuto, mette l’apribocca alla perra e tra spaventosi conati infila la sonda in fondo alla gola, fin giù nello stomaco. Pratica una estenuante, interminabile, lavanda gastrica che lascia la perra più morta che viva. E la perra, una volta ripresa, deve umilmente ringraziare Pilar.
La Signora ci convoca arrabbiatissima nel suo studio, ha parzialmente indovinato cosa abbiamo combinato. Minacciandoci di terribili punizioni ci estorce la confessione: si è trattato di una specie di burla. La perra ha sì inghiottito una cimice verde, praticamente innocua, ma solo una, le successive erano gusci vuoti di cimice, in cui avevamo pazientemente iniettato un potente colorante verde ed altre in cui avevamo messo bicarbonato e polvere di sapone. Da qui la spaventosa colata di schiuma verde che tanto ha terrorizzato la perra e le altre condannate.
Lo scherzo ci costa una reprimenda da parte della Signora, che fatica a trattenere le risa al ricordo del terrore della nostra vittima.
Sguattera Nadia
(79- continua)


18 aprile 2014

DIARIO DI UN'EDUCAZIONE 1

Un pregevole contributo fornito da FrauJulia

DIARIO DI UN'EDUCAZIONE  / 1

È una normale serata di svacco nel mini appartamento di una serva di nostra conoscenza. Come tutti i giorni in cui non è di servizio dalla Signora, la serva ha cazzeggiato tutto il giorno su internet. Ora la serva pregusta la doppia porzione gigante di pizza ordinata via telefono. Sa che il ragazzo delle consegne le porterà anche un paio di birre, anche se non si potrebbe, la comodità val bene una mancia.
Suonano al citofono. La serva preme l’apriporta e prepara aperta anche la porta dell’appartamento, ha proprio fame, la porzione gigante è proprio quella adatta. Ma……. la porta si apre ed, anziché il ragazzo delle consegne, la serva di trova di fronte due donne: una è la Signora. La serva ha un tuffo al cuore, non si aspettava proprio questa cosa, la Signora non è mai venuta a casa, anzi, non dovrebbe sapere neanche l’indirizzo.
La Signora avanza, con portamento autoritario: “Bene, bene, finalmente ho trovato il tuo indirizzo.”
La Signora guarda attentamente la serva, capelli scarmigliati, indossa ancora il pigiama ed una vestaglia che ha visto giorni migliori. “Non indossi la divisa, spero almeno che tu indossi le mutande disciplinari!”
La Signora scambia uno sguardo con l’altra donna. La serva osserva la sconosciuta: una donna oltre i 50, alta e robusta, con faccia cattiva ed autoritaria, indossa una tuta di acetato, con uno scudetto.
La Signora chiede: “Chi immagini che sia questa mia amica?”
La serva, classifica la sconosciuta come una delle tante badanti rumene di cui è pieno il quartiere. La sconosciuta, sentendo la risposta, latra una imprecazione in tedesco. La Signora interviene: “Elize è un ex atleta della DDR. Si è poi specializzata ed ha lavorato a lungo come capoinfermiera. Ti rivolgerai a lei chiamandola con il suo titolo di “Oberschwester”.
Elize prende in mano la situazione, toglie la vestaglia alla serva ed abbassa decisa i calzoni del pigiama: la serva indossa un paio di morbide mutandine di cotone, le mutande di punizione sono ammonticchiate in un angolo e, dall’odore non sono state neanche lavate e fatte asciugare!
Elize estrae da una tasca un quadernetto nero ed inizia a prendere appunti.
Si ode una seconda scampanellata, Elize apre e si trova di fronte il ragazzo della pizzeria. Ritira l’involto e congeda il fattorino. Ora le due donne analizzano il contenuto del pacco: doppia razione di pizza e birra. Passano poi ad osservare il lavandino: lattine di birra vuote, numerosi cartoni di pizze e involti di panini e patatine di fast-food, testimoniano di quale sia la cura che la serva pone alla propria dieta e nel rassettare la propria casa. Inutile dire che la tappa successiva è la camera da letto: letto che, nel tardo pomeriggio è ancora sfatto. Risultati ancora peggiori si hanno dall’ispezione in bagno: a parte il disordine sovrano, qualcuna ha orinato nella tazza senza neanche tirare l’acqua e, guardando meglio, non utilizza troppo neanche lo scopino.
La Signora ha un rapido briefing con l’Oberschwester, le due donne prendono una decisione: l’Oberschwester resterà a casa della serva, in modo da obbligarla ad osservare le Regole anche nei giorni liberi dal servizio.
Una volta organizzate le cose la Signora, prima di congedarsi, assiste ad una prima sculacciatura della serva, somministrata dalla Oberschwester per “rompere il ghiaccio”. Le potenti mani della ex atleta colpiscono instancabili le povere natiche della serva che ben presto virano ad un bel colore rosso acceso.
Ora la serva, ancora piangente, si vede presentare quattro bottigliette da ¾ di litro d’acqua: da oggi in poi dovrà bere tutta quell’acqua ogni giorno. E, per iniziare la serva deve subito ingurgitarne una. La cosa avviene con grande fatica: la serva non è abituata a bere tanta acqua, sarebbe diverso se fosse birra….
La Signora esce soddisfatta: la serva verrà rieducata a puntino ed Elize ha trovato una accogliente e gratuita sistemazione.
Quanto alla serva, ora che ha bevuto così tanto, ha la vescica gonfia ed alla fine deve chiedere il permesso di fare pipì. La Oberschwester avverte: la serva avrà quattro permessi di usare il bagno al giorno. Permessi addizionali, solo nei casi di clisteri o purghe.
La Obershwester indaga sul ….. funzionamento della serva: quando è andata di corpo?
Ed alla risposta insoddisfacente la Elize prende dal proprio bagaglio una scatola di supposte. “Per rimediare momentaneamente al blocco useremo queste, sono rapide ed efficaci. Nei giorni a venire sentirò Madame per gli opportuni provvedimenti. La serva non crede alle proprie orecchie,ma che vogliono farle per un po’ di stitichezza?
La serva viene subito obbligata a lavare le mutande disciplinari e ad asciugarle sommariamente con uno strofinaccio. Ma è il momento dell’azione: la Oberschwester ammucchia i cuscini sul divano, li copre con un salviettone. Indossa, con fare molto professionale, dei guanti di latex. Le supposte vengono aperte. La Elize ne libera tre dal blister. La serva sgrana gli occhi: tre????
Ed ora la serva deve offrire il culetto. La supposta si fa strada ed un dito dispettoso la fa giocare spingendola dentro solo a metà e attendendo che lo sfintere la respinga, prima di inserirla nuovamente. Alla fine il dito la spinge in profondità. Le altre due supposte seguono la sorte della prima. Ora la serva deve mettersi sulle ginocchia della Oberschwester, come per essere sculacciata. Le natiche vengono tenute strette per qualche minuto, in modo che le supposte inizino a sciogliersi. A questo punto la Oberschester prende da un pacco un pannolone e lo mette alla serva, facendole poi indossare le mutande disciplinari, fredde ed umide.
“Ora vediamo di iniziare a ripulire l’appartamento!” è l’ordine dato alla serva. Scopa, paletta, secchio e straccio per i pavimenti vengono messi in funzione. Per il primo quarto d’ora la serva si dimentica completamente delle supposte, tutta presa come è nel lavoro. Ma ben presto il pancino si fa sentire, prima con un bruciore interno, bruciore che viene rapidamente sostituito dal mal di pancia. La serva, moltiplica i propri sforzi per accelerare le pulizie, ha già capito che fino a che non sarà tutto pulito non le verrà concesso l’uso del bagno. Ma, più si dà da fare più aumenta l’urgenza dello stimolo. Ora la serva lavora a scatti, fermandosi all’arrivo delle contrazioni. Gocce di sudore le bagnano la fronte.
La Oberschwester non sente ragioni, prima di usare il bagno l’appartamento deve “passare l’ispezione”. Anzi, di tanto in tanto la Oberschwester passa un dito dove la serva ha già pulito ed ordina di pulire meglio! La serva deve anche cambiare le lenzuola: la Elize prenderà la camera, la serva dormirà su una brandina nel ripostiglio.
Sarà per la stitichezza di cui soffre o per la paura di cosa le può accadere o per la vergogna, ma la serva riesce a resistere fino alla fine! Gli ultimi istanti sono i più angosciosi, quando, grondante sudore attende il permesso di andare in bagno. E non vi dico la corsa disperata verso la liberazione. Ma la Obershwester segue la serva anche in bagno, la serva si farebbe frustare, pur di non doversi scaricare in presenza di un'altra persona. Ma, anche grazie alla posizione seduta, la serva non è più in grado di controllarsi. Elize osserva, ordinando di non tirare assolutamente l’acqua.
Ed è una serva rossa di vergogna che vede la Oberschwester ispezionare anche la tazza, scuotendo la testa. “Domani parlerò con la tua Padrona, qui c’è bisogno di interventi efficaci e di una lunga riabilitazione ” è la frase che farà preoccupare a lungo la serva , mentre cerca di prendere sonno, infastidita dalle mutande umide e dalla scomoda brandina.
(1- continua)


3 dicembre 2013

PENSION BALNEARIA 71 - 72


Nobili Signore, sguattera sudiciona,
in questa puntata vedremo le “avventure” della perra, seguite alla umiliazione pubblica. Ci sono stati degli strascichi, la Signora ha dovuto chiamare un medico che ha curato la gastroenterite provocata dal purgante. Ma di lì a tre giorni, sono state dichiarate completamente guarite. La Signora ci ha riunite per la “vestizione” delle nuove serve. Dagli armadi della Pension sono così spuntate delle nuove divise da fatica, ancora piegate ed inamidate. Abbasso lo sguardo sulla mia divisa macchiata e stracciata e scambio alcune parole con la Signora che assente entusiasta. Mi porto davanti alla perra ed inizio a sbottonare la divisa e me la sfilo, restando con i mutandoni di servizio. Mi dico che la perra va umiliata fino in fondo. Tolgo anche le mutande, le raccolgo e le porgo alla perra indicandole di annusarle. Inizierà a capire cosa vuol dire dover vivere circondate dai propri odori: il sudore che lascia aloni bianchi di cristalli di sale sotto le ascelle, la puzza di orina delle mutande, perché ci veniva razionata anche la carta igienica e non ne potevamo usare per asciugarci dopo la pipì. Mutande lavate solo una volta alla settimana, dietro suo preciso ordine. La obbligo ad indossare la mia puzzolente divisa e indosso quella nuova che sarebbe andata a lei. Lo stesso accade alle russe, le mie compagne, Pilar in testa mi imitano.
La Signora ride soddisfatta alla scena, ci annuncia che , seppure restiamo serve, nei confronti delle neo sguattere punite saremo “supervisores”, sorveglianti insomma.
Non via avevo mai parlato di una cosa: perra è il nome “in codice” con cui la chiamavamo noi, mai ci saremmo azzardate a dirlo in sua presenza: letteralmente significa cagna ma anche puttana. Da adesso la Signora ha stabilito che non solo noi la si chiami così, ma anche la perra, risponderà a quel nome.
A proposito di perra: la Signora ci ha ordinato di non sfogare subito la nostra rabbia su perra e compagne: abbiamo anni a disposizione per rendere loro la vita difficile.
E veniamo ai lavori: la noria, ovviamente, ha il posto d’onore. Ricordate il campanello che suona se non si va alla velocità programmata? E’tutto un offrirsi volontarie, tra noi sorveglianti, per supervisionare, armate di frustino, il lavoro delle sguattere, purtroppo tale ambito incarico ci tocca a turno, gli interminabili corridoi dalla Pension attendono i nostri stracci per essere lucidati….
Ed è una gioia, per me mentre passo lo straccio, vedere la perra trascinare per i corridoi i carrelli di fango bollente. La guardo, nuove macchi di sudore segnano la divisa sotto le ascelle e sotto i seni, il fazzoletto da testa è zuppo e dai capelli cadono gocce di sudore. Fingo pietà, la costringo a bere molta acqua, scoprirà presto che per le sguattere in punizione di rigore non è permessa alcuna pausa pipì, che si pisci pure addosso. Cominci a capire cosa vuol dire sentire la propria puzza, lei che era sempre elegantina e profumatina!
E veniamo ai pasti, dubito che le sguattere sperassero in pasti luculliani, ma di sicuro non si aspettavano questo: un tozzo di pane ed una cipolla. Sì, la Signora ha deciso di metterle a dieta strettissima fino a che saranno dimagrite in maniera soddisfacente, quello che viene negato a loro finisce nei nostri piatti che, in loro presenza, possiamo sfamarci a dovere!
Devo dire che perra e compagne si impegnano nel lavoro, ma ovviamente noi sorveglianti non siamo mai contente, fioccano i colpi di scudiscio su sederi, gambe e schiene. La Signora ci ha ordinato a limitarci a quello. Trasgressioni più gravi vanno segnalate a Lei che disporrà in merito.
E poi le piccole cattiverie, attendere quando hanno l’attesissimo permesso di usare il bagno e passare davanti a loro, occupando lo stanzino per tutto il tempo a loro disposizione.
Tra l’altro abbiamo realizzato, a beneficio delle neo-sguattere, la nostra versione della “bofetada del soldado”, lo “schiaffo del soldato”. La sguattera “sotto” deve allargare la cosce, flettendo le ginocchia. Così “aperta” deve mettersi le mani sugli occhi. Da dietro le altre sguattere e sorveglianti, devono, a turno random, dare un forte schiaffo sulla vulva alla vittima. Il “gioco” prevede che la vittima, ancora dolorante indichi una delle presenti, se indovina verrà sostituita, altrimenti continuerà ad essere “sotto”. Va da sé che se si azzarda ad indicare una delle sorveglianti resterà “sotto” molto ma molto a lungo. Un altro gioco molto gettonato è quello di mettere delle mollette ai “pezones” di una delle sguattere e poi scommettere su chi riuscirà a staccare la molletta dando un buffetto con il dito medio, usato come se di dovesse lanciare una biglia. Sono solo piccole cattiverie, per vedere di rendere loro la vita difficile e cercare di farle ribellare. A quel punto la Signora penserà ben lei a punizioni ben più adeguate.
E di lì ad un paio di giorni ci siamo, la perra tenta di ribellarsi!
Tutto inizia alla noria, la perra è aggiogata assieme a Gog. Approfittando della stazza della compagna tenta di battere la fiacca. Per sua sfortuna la sorvegliante sono io. La richiamo un paio di volte, senza ottenere risultati. Così stacco dal giogo Gog, a proposito: per evitare rischi le gigantesche russe sono costantemente incatenate con corte catene che limitano i movimenti delle braccia. E così la perra, da sola, dovrà impegnarsi. Ben presto il sudore macchia profondamente la divisa. Ma il campanello continua a suonare, la perra non gira con velocità sufficiente. E così posso finalmente riempire di segni rossi le chiappe della perra! Perra che ad un tratto ha una reazione rabbiosa e nonostante le catene con cui è aggiogata, tenta di strapparmi lo scudiscio. Chiamo Pilar ed insieme portiamo la perra a suon di scudisciate fino alla studio della Signora. Signora che si arrabbia parecchio, la perra in una settimana, non solo dimostra scarso impegno nel lavoro, ma addirittura dà segni di ribellione. Ci sono tutti gli estremi per una punizione pubblica.
Nel frattempo la perra viene rinchiusa in una celletta, fatta costruire dalla Signora su mio suggerimento: un cubo di lastre di cemento di quelle ricoperte da sassi arrotondati. Diventa così impossibile per chi è rinchiusa riposare o dormire, i sassi premono dolorosamente le carni e si deve continuare a cambiare posizione. A sera la Signora fa riunire tutte: le nuove sguattere da una parte e le nuove sorveglianti dall’altra. In mezzo la perra. Perra che deve denudarsi davanti a tutte. Devo dire che la stronza ha un bel corpo, è sovrappeso, ma sicuramente perderà i chili superflui. Ed ora la Signora si fa avanti, la perra mantiene uno sguardo di sfida. E’proprio stupida, nelle sue condizioni lo sfidare, sia pur con lo sguardo, la Signora può portare solo guai, grossi guai…..
A presto
Sguattera Nadia
(71- continua)

PENSION BALNEARIA 72

Nobili Signore, sguattera sudiciona,
ed infatti i guai per la perra cominciano in men che non si dica: la Signora, infastidita dallo sguardo di sfida le fa applicare il “toro”, qualcuna ricorderà la maschera che trasforma le urla in muggiti. E subito due di noi sorveglianti, già istruite, allacciano alle caviglie della perra due strette cavigliere imbottite, collegate a due corde che scendono dal soffitto. Quattro di noi sono pronte a tirare le corde. La perra si trova appesa per i piedi, a cosce divaricare. Qui ho rispettosamente insistito con la Signora per essere io a trattare” la perra. Ricordate il “cuero”, la pesante cinta di cuoio? Ecco, me ne sono costruita una. La impugno e picchio, con forza moderata sull’interno coscia della perra. Dà subito uno scatto che la fa oscillare e dalla maschera esce un grugnito. La Signora verifica lo stato della parte colpita, grazie al fatto che il cuero è molto largo, il colpo, sia pure doloroso, non ha quasi lasciato segno. La Signora sorride e mi fa segno di darci dentro. Ma anziché tirare una gragnuola di colpi, lo ho imparato proprio dalla perra, tiro forti colpi, intervallati da pause irregolari di decine di secondi. La punita ha così modo di assaporare il dolore a fondo, mentre le contrazioni le fanno fare l’altalena. E, soprattutto, non mi metto a massacrarle subito la vulva, gioco come il gatto col topo e faccio in modo di averle ben arrossato le cosce. Gli ultimi colpi, invece, dritti sul bersaglio. Avreste dovuto sentire i muggiti che uscivano dalla maschera, chapeau a chi ha inventato “el toro!”.
Ed una piccola invenzione, per la gioia di perra e compagne, la ho fatta anche io: guardavo le travi di legno del tetto della Pension ed ammiravo i chiodi di ferro. Non i chiodi che trovereste in ogni “ferreteria” no, chiodi importanti, forgiati uno ad uno da antichi ignoti fabbri. E vedendo le “teste” di questi chiodi che noto la loro forma: una specie di piramide tronca.Poco dopo, camminando sui sentieri del giardino mi capita una delle solite fastidiose inezie: un sassolino entra tra piede ed i miei zoccoli da serva (si, perché la promozione ottenuta non ha cambiato nulla nelle nostre calzature). Inizio immediatamente a zoppicare, mi risulta doloroso fare un altro passo e devo fermarmi e togliere il sassolino. Ideona: se potessi avere dei mini chiodi forgiati, potrei piantarne qualcuno nelle suole degli zoccoli della perra, non per impedire che scivoli, ovviamente, le capocchie a contatto col piede. La forma piramidale tronca, non riuscirebbe a rompere la pelle, ma camminare diventerebbe un tormento. Chiedo il permesso alla Signora, spiegandole il motivo. E così mi reco presso il maniscalco del paese, proprio vicino alla Plaza de Toros. L’artigiano ci conosce benissimo ed è ben disposto. Spiego la mia idea e con quattro martellate ecco pronto il prototipo. Meglio ancora di quanto pensassi, la capocchia è ben larga a piramide smussata con gli spigoli ben arrotondati, nessun pericolo che buchi la pelle, ma come mi dice il fabbro “haceran muy mal” ed inoltre “brotan ampollas como setas” e cioè “spunteranno vesciche come funghi”. Ben presto cinque chiodi vengono posizionati sulla pianta degli zoccoli. Voglio proprio vedere la perra ad utilizzarli.
Ed al ritorno sostituisco subito gli zoccoli della perra. Una gioia vederla soffrire e camminare come se cercasse di non rompere delle uova! Ad ogni passo fa delle smorfie che danno un idea di cosa stia soffrendo. Poiché non sono poi così cattiva,. le restituisco gli zoccoli lisci per farla lavorare alla noria, non voglio possa accampare ferite od infermità per sfuggire alla nostra vendetta!
Inutile dire che, visto il successone, anche le altre sono state fornite di bellissimi “zuecos con clavos” e via, a marciare per le strade del paesino tra due ali di donne divertite che le sbeffeggiano turandosi il naso, per ricordare la figuraccia dell’olio di ricino!
Insomma, grazie alla posizione di sorveglianti da noi raggiunta possiamo esercitare un po’ di “nonnismo” unito alla nostra strameritata vendetta su queste stronze, capitanate dalla perra, la più “de mierda” di tutte!
E non è finita qui, abbiamo pensato di riperendere a sperimentare gli ormai ben più che “vintage” impianti ed oggetti medicali antichi della Pension. La Perra era così interessata a questi oggetti, mi sembra giusto permetterle di continuare in proprio gli studi sui loro effetti.
A presto
Sguattera Nadia
(72- continua)