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26 gennaio 2019

Diario di un’educazione 15

Diario di una educazione – 15

Carnevale

Nella vita della serva in educazione,  i mesi passano monotoni, lavoro ed ancora lavoro. Uniche variazioni le punizioni ed i lavori di “fatica”.

Ma la serva apprende che Madame e la Obershwester sono state invitate per una festa di carnevale. L’invito è mugnificamente esteso anche alla servitù. E giunge il giorno della festa di carnevale. La serva deve alzarsi prestissimo, deve sbrigare tutti i lavori entro la mattinata, ovviamente sorvegliata dalla Oberschwester.

Giunge l’ora della partenza, Madame e la sua fedele Oberschwester sono in maschera, la nostra serva è vestita …. da serva. Un ora di viaggio e giungono alla villa di ***** . L’ambiente è elegante, tutti sono in costume….. ed anche le serve invitate sono elegantissime, al pari delle Signore. L’Ospite spiega a Madame la situazione: “mia cara, come diceva Seneca: semel in anno licet insanire, oggi festeggiano anche le serve”, poi, notando la nostra serva in divisa di fatica: molto bene, vedo che sei già pronta, oggi ha l’onere e l’onore di essere l’unica serva, la tua padrona ti ha proposto per questo difficile compito, vedi di non deluderla. Come puoi immaginare siamo molto esigenti ma, sappi che in questa giornata le serve sono ancora più esigenti di noi”. La serva deve indossare dei guanti di plastica bianca lunghi fino al gomito, poi viene rapidamente messa al lavoro.  Nostante cibi e bevande siano stati consegnati da una ditta di catering, una sola serva è nettamente insufficiente. Ben presto la divisa di fatica è zuppa di sudore, qualcuna lancia la proposta di fare denudare la serva, così suderà meno. E la ritrosia della serva che cerca di nascondersi poppe e pube con le mani scatena l’ilarità generale. Tutte ridono delle tette cascanti  e della panciona color bianco latte, poi le viene fatto indossare un elegante grembiulino di caucciù bianco, che la Oberschwester stringe fino allo spasimo. Tette cosce e natiche restano in bella vista.La festa entra nel vivo, le barriere sociali paiono per incanto sparite, si vedono Padrone e serve scambiarsi effusioni…… il mondo alla rovescia! Tutte si dissetano con champagne, la serva invece muore di sete. E’lenta, sempre più lenta, molte protestano. La Oberschwester fa un giro in giardino e, sulla sponda del laghetto trova ciò che cercava una pianta di vimini. Ne coglie dei sottili rami freschi, delle perfette verghe, così, non ancora stagionate  non faranno grossi danni, anche se maneggiate da Padrone e serve un po’ troppo … allegre. Le verghe vengono distribuite alle presenti, ora tutte si faranno dovere di stimolare la serva con qualche colpo. E ben presto si sentono gli “swiss swiss”, seguiti dal lamento della serva. La Oberschwester verifica, nessun danno, solo delle righe rosse, impresse in rilievo sulle tenere carni di delle natiche servili. E di colpo di verga in colpo di verga, la serata prosegue. Qualcuna, notando l’aspetto assetato della servetta le versa un bicchierone di acqua minerale e la obbliga a trangugiarlo d’un fiato. Ben presto tutti vogliono offrire un bel sorso di minerale alla poveretta. Ben presto ha ingurgitato almeno un litro di minerale, finalmente la sete non la tormenta più. Ma una altro problema si avvicina: la vescica della servetta si sta rapidamente riempiendo. E il dover correre in giro completamente nuda, con i piedi sui gelidi pavimenti di marmo …. stimola sempre di più. Una timida richiesta di poter usare i, bagno viene respinta, anzi, la Oberschwester, in nome dell’igiene, chiede se non sia possibile avere un paio di mutande di gomma, non sia mai che la serva si faccia la pipì addosso. Subito viene trovato un paio di mutandine, ma di plastica completamente trasparente, sfortunatamente non sono disponibili i relativi pannoloni, così la sguattera dovrà indossare le mutande, direttamente sulla pelle. Una serva nuda, con un a notevole boscaglia non depilata e che indossa delle mutande trasparenti, suscita l’ilarità tra le presenti, ormai piuttosto allegre grazie allo champagne. Passano i minuti la serva è presa dal servizio ma si capisce che la vescica le duole maledettamente. La poveretta si esibisce in una serie di contorsioni, per ritardare l’inevitabile ma alla fine un fiotto di liquido giallo è ben visibile nello stretto indumento trasparente. L’effetto del caldo liquido salato e ricco di ammoniaca sui segni delle verghe è inaspettato, la serva strilla “brucia, brucia” e si mette a piangere, le servirebbe un buon bidet ma nessuna le concede il permesso di prendere una pausa anzi, deve continuare a servire tra l’ilarità generale, anzi le serve, ormai ubriache fanno un girotondo accanto a lei cantando “La Luisona si è pisciata addosso”. Passa il tempo, le invitate sono sempre più allegre e la serva sempre più stanca. La Oberscwester pensa a qualcosa di “speciale” che scaldi ancora di più l’ambiente. Concede alla serva di passare dal bagno per praticarsi l’agognato bidet e rimettersi in ordine. Le mutande impermeabili vengono messe a sgocciolare, la serva deve restare a natiche nude. La Oberschwester  ordina alla serva di preparare un pentolone di acqua ben calda, poi vi scioglie un abbondante pezzo di sapone. Immerge un dito ed assaggia “sehr gut!”. Dalla inseparabile borsa estrae una pera per lavande vaginali, con un grande cannello di plastica nera, la capacità della pera non è troppo grande. La serva, già in lacrime, tira un sospiro di sollievo, dopotutto si tratta di una peretta. Ma si sbaglia, la pera viene messa accanto al pentolone, ora tutte vengono invitate ad aiutare quella stiticona della Luisona a risolvere il proprio problemino. E nessuna si fa pregare,innumerevoli volte la pera viene immersa e riempita, poi la serva deve chinarsi ed allargarsi da sole le natiche. Poiché tutte sono più o meno ubriache l’introduzione del cannello, sia pur lubrificato, è dolorosa. Inoltre le serve, memori di punizioni analoghe ricevute, fanno in modo che la pera non sia completamente piena di liquido ma vi resti una parte di aria. Durante la somministrazione si può sentire chiaramente il rumore dell’aria iniettata. Aria che dilata ancora più dolorosamente le budella e, quando la serva, “sorbito” suo malgrado tutto il capace pentolone ed indossate nuovamente le mutande trasparenti, dovrà alzarsi per servire altro champagne, provocherà un continuo borbottio dal pancione preda di inenarrabili crampi. E anche stavolta le serve, per tener fede a quanto scrive Madame Janine: “Le altre serve, come galline nel pollaio che beccano senza pietà la più disgraziata, saranno ben contente di rivalersi delle loro sofferenze sulla punita di turno.”, le altre serve fanno girotondo attorno alla Luisona che ormai si tiene la pancia, sperando di ritardare l’inevitabile. E il maledetto grembiule, allacciato strettissimo dalla severa Oberschwester, fa la sua parte nel premere il pancione e togliere il fiato alla serva. Ed è lì, circondata da facce ghignanti, senza potersi nascondere e senza poter mascherare rumori e puzze che la Luisona deve cedere. E poiché la quantità di liquido era attorno ai tre litri le scariche durano un tempo interminabile, gonfiando e tracimando anche dalle mutande trasparenti, per la gioia delle presenti che salutano con i soliti lazzi cori l’accaduto

E’ormai mattino quando la festa termina. Le servette rientrano nei ranghi, trucchi e parrucche spariscono e vengono indossati abiti ben più sobrii e mortificanti, tutte devono partecipare a ripulire e riordinare le sale del ricevimento. 

E la Luisona, chiederanno le lettrici più attente?  La Luisona, al ritorno a casa non potrà andare subito a riposarsi, verrà finalmente premiata per il lavoro e le umiliazioni subite: potrà soddisfare con un interminabile e delicato lavoro di lingua sia Madame che la Oberschwester, ovviamente senza potersi neanche sfiorare.

 




 

 

 

 

 

 

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