Diario di una educazione – 13
Una visita punitiva.
La nostra servetta ha preso tutte le precauzioni: ha atteso pazientemente, nella sua brandina, che la Oberschwester fosse profondamente addormentata. Si era già procurata numerosi fogli di carta da cucina, col pretesto del naso che cola. A ben altro uso sono destinati, infatti la serva si abbassa le mutande e vi applica i fogli di carta, in modo da prevenire la possibilità di macchiarle. Il respiro della Oberschwester continua, pesante e regolare. Certa che la sorvegliante dorme della grossa, la serva inizia ad accarezzarsi i seni, poi la mano scende più in basso. Lì, nel buio, la serva si morde le labbra per non urlare il proprio godimento e dopo un primo orgasmo le peccaminose carezze continuano………. quando! Un lampo di luce la colpisce negli occhi, contemporaneamente una mano energica strappa d’un solo colpo la coperta. L’aria fredda colpisce le nudità della serva, il peccato è palese, la torcia elettrica della Oberschwester rivela il sotterfugio dei fogli di carta assorbente che foderano le mutande di servizio. La serva è disorientata, molto meno lo è la Oberschwester che le molla un paio di potenti manrovesci. I fogli di carta, macchiati di secrezioni, vengono sequestrati, “vedremo domani cosa ne dirà Madame”, dice la Oberschwester prima di legare le mani della serva ai lati della brandina.
Madame è contrariata, bisogna accertare se il vizio è praticato sporadicamente, come spergiura tra le lacrime la serva “Madame, le assicuro, è la prima volta, non sapevo proprio che stavo commettendo una grave infrazione!”, oppure il vizio sia molto più avanzato.
La Oberschwester fa sostituire le mutande della divisa con un nuovo modello. L’etichetta indica il nome: “Hosen DetektorSekrete”. Attenta, queste mutande rivelano, cambiando colore in maniera indelebile qualsiasi secrezione. Le dovrai portare sempre, abbi cura di asciugarti alla perfezione quando fai pipì. Le macchie spariscono solo usando per il lavaggio un apposito prodotto, quindi non c’è modo di nascondere eventuali sudicerie. E questo lucchetto impedirà che le mutande possano essere abbassate in mia assenza, attenta a quello che fai, Madame si è molto inquietata per il tuo comportamento.”
E così la nostra serva, da una settimana, è diventata estremamente diligente nell’asciugarsi quando, sorvegliata a vista dalla Oberschwester, usa il bagno ed evita accuratamente anche solo di pensare a certe cose. Ma la carne è debole e di lì ad alcuni giorni le mutande portano una inequivocabile larga macchia e giungono sulla scrivania di Madame. Chiaro segno che il vizio è in uno stadio avanzato, la serva, evidentemente, indulge ancora nello stimolarsi. “Domani porteremo la sguattera ad una visita specialistica dal Professor Klitoris un mio caro amico di Monaco, può darsi che la serva venga pure ricoverata per qualche settimana. Non credo serva molto, una bella doccia, poi basta farle indossare una divisa da fatica pulita, completa di grembiule. Diamole anche due paia di mutande pulite extra, non si sa mai”.
La serva, ignara del proprio destino, sta pulendo il pavimento. In effetti è preoccupata, Madame avrà ormai visto la macchia, come la prenderà?
Ed al mattino sveglia antelucana per tutte. Il SUV di Madame è pronto, sul navigatore è già impostato il percorso di oltre 500 Km. Madame guida veloce e sicura nello scarso traffico, al suo fianco la Oberschwester. Le due donne chiacchierano amabilmente di gossip. Dietro, silenziosa, la serva morde il fazzoletto. Che visita la aspetta? E poi che nome quel medico, che sia un ginecologo?
La serva è così preoccupata che non guarda neanche il paesaggio, peccato le alpi sono bellissime. Il viaggio è perfetto, pocotraffico, nessuna coda, una breve pausa pipì in cui le Signore fanno anche una piacevole colazione. La serva è meglio che resti a digiuno. Finalmente il paesaggio cambia, un breve percorso urbano e le donne giungono ad una grande villa isolata, circondata da un esteso parco alberato. Una lucida targa di ottone annuncia “Klinik Prof. Klitoris” e più sotto “Gynäkologie, Rehabilitation, Disziplin”. Lasciata la macchina, la serva segue con passo tremante le Signore. Il Herr Professor le accoglie in persona, è in buoni rapporti con Madame che si è rivolta a lui in passato per rieducare serve “difficili”. Il dottore è cinquantenne, leggermente pingue. Brizzolato, una leggera calvizie, barbetta alla Cavour, due spessi occhiali tondi. Una voce leggermente belante ma nello stesso tempo autoritaria. In un primo momento non indossa il camice, calzoni, camicia, cravatta ed un panciotto demodè, con tanto di orologio da taschino e catena d’oro. Alla serva non fa una buona impressione, incarna la figura che si era fatta quando mamma la esortava di non accettare caramelle dagli sconosciuti. Una infermiera alta e severa con voce tagliente, con una candida uniforme che pare inamidata, preleva la serva e la porta nell’ambulatorio adiacente allo studio del Professor. La serva viene fatta denudare e si deve “accomodare” su di un lettino ginecologico che ricorda più uno strumento medioevale di tortura che un letto. Si sente subito come la famosa rana di Galvani, anche se, a dire il vero, non è stata legata. Il Professore entra, fa accomodare nell’ambulatorio anche Madame e la Oberschwester, poi indossa il camice ed un paio di guanti di lattice. Il Professore prende una scatoletta con sottili strisce di carta assorbente: una specie di cartina al tornasole che rivelerà diventando azzurra la vasodilatazione dovuta ad eccitazione e diventando rosa le secrezioni derivanti da eventuali orgasmi. Al primo test il tornasole resta bianco “gut, null” dice il Professore. Ora il Professore palpeggia accuratamente il ventre della serva ed ordina alla infermiera: preparazione per visita gineco-disciplinare: tricotomia e lavanda. L’infermiera si dà da fare con schiuma da barba e rasoio. Sebbene l’incombenza venga eseguita senza il minimo riguardo, la sguattera, evidentemente si eccita, infatti alla fine della rasatura il tornasole inizia a diventare azzurro, già la semplice sollecitazione della rasatura ha dato un punteggio di ZWEI. Ora l’Infermiera prende una grossa pera di gomma, dotata di un lungo cannello di ebanite nera, di forma falliforme. Una brocca viene riempita di acqua fredda, poi l’infermiera conta accuratamente dieci gocce da un flacone. L’acqua si tinge di un verde intenso, si sparge un intenso profumo di menta. La pera viene riempita con un rumore di risucchio. La serva si sente invadere la patata dal cannello e subito lo spiacevole getto di acqua freddissima la invade, l’acqua esce e ricade in un apposita bacinella, estraibile come un cassetto dal lettino. L’infermieraripete la lavanda altre due volte poi, soddisfatta, asciuga accuratamente la passerina della serva. Il tornasole è tornato a zero, merito del freddo. Infatti hanno portato anche una vaschetta di cubetti di ghiaccio, permetteranno di smorzare a piacimento queste improprie manifestazioni, in modo da poter riportare il tornasole a zero quando lo si desideri. Il Professore prende dalla scrivania una voluminosa cartella prestampata, su cui una delle infermiere annoterà diligente gli esami eseguiti ed il relativo punteggio.
Madame informa inoltre il Professore che la serva è molto stitica e di tanto in tanto occorre praticarle un “klistier”. Il Professore si illumina JA, KLISTIER?
Dà subito ordine all’infermiera: “eine kleine warme einlauf “. E mentre gli astanti chiacchierano tranquillamente la sguattera, sempre esposta per bene, subisce anche il clistere, con un paio di “pere”, in verità per niente fastidioso, anzi, il liquido ben caldo è addirittura piacevole! L’imparziale tornasole, decisamente azzurro scuro infatti rivela tutto. “Klistier eine liter: ACHT” detta il professore. Poi la serva è costretta a svuotarsi lì dove si trova dall’infermiera che le spreme ben bene la pancia, il prezioso tempo del Professore non deve venire sprecato. Ed il professore visiona interessato anche il contenuto della bacinella!
Il Professore consiglia: niente “kleine warme einlauf” per le servette sporcaccione e stitiche, solo “Rizinol” ed, all’occorrenza, “Strafklistieren”. Immaginate lo sguardo di trionfo della Oberschwester, il Professor conferma ciò che lei sostiene da sempre!
Intanto un cubetto di ghiaccio raffredda rapidamente i bollori della patatina della serva ormai svuotata, rasata e lavandata. Nulla deve disturbare il Professore durante la visita.
Già nel sentirsi infilare il gelido divaricatore e sentirsi aprire, un giro di vite dopo l’altro, fa sì che l’imparziale tornasole torni ad indicare una grossa eccitazione. Madame scandalizzata, e sì che questa serva pareva una santarellina!
E si tratta di una approfondita visita vera e propria. La sguattera si è sottoposta poche volte a questo genere di visite, si ricorda comunque di una rapida ed impersonale palpazione intima, cinque o dieci minuti in tutto, stavolta niente di tutto questo, la visita è lunghissima e a tratti molto fastidiosa. Il Professore è estremamente scrupoloso ed inserisce ben quattro dita davanti, palpando poi a lungo con l’altra mano posta sulla pancia, mano che poi inserisce prima una poi due ed infine tre dita dietro. L’operazione risulta parecchio dolorosa per la serva, che anziché rilassarsi è tesa come un violino, racconterà alle amiche di quelle dita infilate contemporaneamente davanti e dietro, che la hanno fatta strillare proprio come una gallina, neanche la stessero riempiendo di ripieno prima di metterla in pentola!
Ma si è fatta ora di pranzo, il Professore dichiara che la visita ginecologica vera e propria è terminata, resta da fare la ben più lunga visita disciplinare. Il Professore, galante, invita le Signore a pranzo in una vicina birreria, lo stinco a forno li attende, nel frattempo le Infermiere si occuperanno di una ricoverata della clinica, un caso veramente difficile. Anzi, il Professore raccomanda alle infermiere di fare in modo che la serva assista al trattamento, sicuramente le servirà come lezione. E mentre loro pranzano la serva resta lì, su una dura, fredda e scomoda sediametallica, di quelle tipiche da “sala d’aspetto”, con indosso solo uno di quei camiciotti da ospedale che, essendo aperti dietro e disponendo solo di un legaccio, nulla nascondono. La serva, un po’ più rilassata ha modo di osservare meglio le infermiere: oltre alla candida uniforme ora hanno indossato un lungo grembiule gommato verdino, che le protegge dal petto fino alle ginocchia. Alle mani spessi guanti di gomma verdina lunghi fino a metà avambraccio. Si sente suonare una sveglietta, una delle due infermiere mormora “Stephanie, therapie”. Le donne si allontanano e, dai rumori e dalle suppliche, si sente che stanno trascinando una donna giovane, recalcitrante. Le donne entrano nell’ambulatorio, la serva può vedere tutto dalla porta lasciata appositamente spalancata.
La giovane Stephanie indossa, al pari della serva, un camiciotto da ospedale, ma le parti basse sono contenute in uno scafo di plastica rosa sovradimensionato, che ricalca in grande le forme anatomiche: dietro si vedono benissimo due generose natiche di plastica. Lo scafo, come gli scarponi da sci, è chiuso da alcuni meccanismi di aggancio. Una volta aperte le leve lo scafo si divide in due, rivelando un paio di mutande di gomma, con un pannolone evidentemente molto sporco. L’infermiera maggiore di grado solleva con fare schifato il fetido pannolone, con le mani guantate. Il pannolone viene strofinato e premuto a lungo sulla faccia della povera Stephanie. La poveretta, per non soffocare deve inghiottire la sozzura di cui è imbevuto il pannolone. Appena le liberano la faccia vomita per lo schifo.
La serva osserva Stephanie, avrà sui 27 anni, bionda, piuttosto robusta. Una di quelle ragazzone che in birreria portano quattro caraffe di birra da un litro per mano, senza mostrare alcuno sforzo, Le forme cicciottelle, però, mostrano segni di un rapido dimagrimento. Lo stesso per la faccia, te la aspetteresti il ritratto della floridezza, invece è di un pallido malsano, con profonde occhiaie.
Stephanie viene ora portata in uno stanzino. La serva non riesce a vedere ma dai rumori di acqua e da lamenti “ooooooh, ohhhhhbitte, bittte, uuuuuuhhhhhh naiiiiiiinnnn”, capisce che Stephanie sta ricevendo uno “strafklistiere”. Il clistere dura un tempo inaspettatamente corto, di lì a poco le infermiere riaccompagnano una Stephanie che si tiene le mani su un pancione ben dilatato, pare di nove mesi. La poveretta viene fatta camminare per la stanza, tra lamenti e forti gorgoglii, evidentemente le infermiere non si sono curate di eliminare l’aria dal tubo della cannula. A Stephanie viene dato uno straccio e deve abbassarsi e ripulire il pavimento dalla pozzanghera lasciata dal pannolone e dal vomito. Poi, sempre col pancione gonfio viene fatta salire sul lettino ginecologico e legata. Il cassetto del lettino viene estratto e Stephanie può finalmente scaricarsi, aiutata dall’infermiera che le schiaccia a fondo il pancione, con cattiveria. L’evacuazione dolorosa, grazie al deciso massaggio, dura pochi minuti. L’infermiera si dà da fare con un piccolo catino di acqua saponata ed uno straccio, ripulendo la poveretta.
Ora le infermiere avvicinano al lettino una apparecchiatura elettronica. A Stephanie incollano alcuni elettrodi alle mammelle, alla pancia ed all’interno cosce, Un mazzetto di fili diversamente colorati viene collegato agli elettrodi. Uno speciale elettrodo, dotato di una robustissima pinzetta viene attaccato anche alla patatina, provocando un urlo di dolore. L’apparecchiatura elettronica viene accesa, la serva ne sente il sordo ronzio. Ora una delle infermiere si affaccenda tra le gambe della giovane con un grosso candido vibratore, si sentono dei sospiri e mugolii, la giovane sta godendo! L’apparecchiatura, in qualche modo misterioso rileva l’orgasmo ed emette dei “bip”, sincronizzati con i mugolii di Stephanie. Ma subito iniziano i pianti ed urla disperate di Stephanie. Evidentemente l’apparecchiatura sta mandando delle scosse. L’altra infermiera cerca in un cassetto e prende una strana pallina piena di fori, dotata di una cinghietta. Le urla divengono, grazie al bavaglio, dei mugolii disperati. Il lavorio del vibratore continua instancabile, i mugolii salgono diintensità e diventano muggiti. La serva vede che cosce e ventre della Stephanie si contraggono ritmicamente, proprio come quelledella storica rana! Stephanie mugola, parrebbe voglia dire qualcosa, scuote la testa, ma il bavaglio impedisce qualsiasi comunicazione. E, alla poveretta sfugge un getto dell’acqua del clistere rimasta all’interno della pancia, unitamente ad un oscena serie di scorregge. Il grembiule di una delle due infermiere è lordato dal puzzolente liquido che forma una pozzanghera per terra. L’apparecchiatura viene, per precauzione, fermata.
La nostra serva non conosce che qualche parola di tedesco, ma capisce comunque cosa le stanno ordinando, sperando di ingraziarsi le infermiere, la serva si affaccenda a pulire il grembiule con spugna ed acqua saponata. Asciuga per bene anche il pavimento. Ha così modo di sentire l’odore di adrenalina del sudore di Stephanie. L’infermiera, ora che è stata ripulita si avvicina furiosa all’apparecchiatura elettronica, gira una manopola, dicendo alla compagna “zehn !”, poi riaccende l’interruttore. Il leggero ronzio che emetteva l’apparecchiatura sale di intensità, evidentemente la macchina è a piena potenza. Imugolii diventano ruggiti di dolore. Le contrazioni sono diventate un tremito che scuote continuamente il corpo di Stephanie, mentre continua la ormai inutile stimolazione con il vibratore. Il martirio dura un altra interminabile mezz’ora. Finalmente l’apparecchiatura smette di ronzare e i lamenti si trasformano insinghiozzi, smorzati dal bavaglio, che continuano, fino al rientro dal pranzo di Professore e Signore.
Stephanie viene slegata e riportata, anzi, sorretta dalle infermiere, da un'altra parte.
Tocca alla serva, la temuta visita disciplinare!. La serva sta già tremando e tirando su col naso di suo, vorrebbe svenire, per sottrarsi a ciò che la attende. Viene nuovamente denudata e fatta mettere sul lettino. Stavolta pure lei viene saldamente legata,sempre nella posizione della rana. Una delle infermiere infila alla serva pure un fastidiosissimo catetere, non sia mai che si metta a pisciare addosso al Professore durante la visita!
Il Professore ha le mani fredde e freddissimi sono anche gli strumenti usati per dilatare i buchi della serva. Dita esperte saggiano, spingono, ruotano, titillano, la serva avvampa, nessuno la ha mai toccata così a fondo ed insistentemente, suo malgrado, si eccita nuovamente, il tornasole pare un arcobaleno, il tutto viene puntigliosamente verbalizzato. La visita disciplinare è “ad ampio raggio” ed anche il buchetto viene sondato fastidiosamente in profondità. Anche le mammelle hanno la loro parte di palpazioni, titillamenti. La serva eccitatissima ma intimidita dal professore e dalle Signore, cerca almeno di non urlare dal piacere. Ma l’Infermiera la sgrida, non deve trattenersi, anzi se le viene voglia di godere ed urlare che lo faccia, il Professore deve vedere tutto!
Il ghiaccio calma velocemente i bollori della serva, ora il Professore vuole verificare con precisione gli orgasmi della giovane. Da buon scienziato sperimentale, tutto deve essere misurato, possibilmente con un apposito strumento scientifico. Ed il Professore ha quello che serve: uno strumento regolabile falliforme di gelido acciaio. Lo strumento viene regolato e posto “in situ”, una piccola appendice appoggia sul clitoride. Lo strumento è dotato, di un motorino a molla che, grazie ad una rotella eccentrica lo fa vibrare, come fosse un diapason. Il grembiule della divisa da lavoro viene posto sotto alla serva, in modo da raccogliere e poter prelevare ed analizzare le eventuali secrezioni. Il Professore fa partire il cronometro e, contemporaneamente avvia il motorino. La serva si era trattenuta a fatica. La vibrazione la sconvolge. La respirazione accelera, inizia a mugolare sempre più forte. Il Professore ferma il cronometro e controlla le lancette “EINE MINUTE, SEHR GUT”.Di lì a poco le secrezioni confermano l’avvenuto orgasmo. L’Infermiera del professore preleva campioni con dei cotton fioc e li sigilla in alcune provette. Il motorino viene ricaricato, ora la serva urla a gran voce il proprio piacere, succeda quel che succeda. Il Professore verifica il tornasole, ZEHN, scambia occhiate con la Signora, proprio un caso da manuale. Il vibratore viene lasciato in funzione continuativamente e ricaricato più volte, la serva, nella mezz’ora successiva, sperimenta innumerevoli orgasmi, ben documentati dalle grida, dai sudori e dai contorcimenti, nonché dal tornasole e dai numerosi prelievi di secrezioni. La serva ormai esausta, suda copiosamente, il grembiule è ormai fradicio ed odoroso. Diciamo che la servetta non si è risparmiata, dando un vergognoso spettacolo di dissolutezza. Ora il Professore ferma il vibratore ed ordina alla Infermiera di rendere presentabile la servetta Viene ripetuta la fastidiosa lavanda gelata, associata all’uso di alcuni cubetti di ghiaccio, tenuti appoggiati fino a che si sciolgono, finalmente si arresta la serie di continui orgasmi e la parte viene ben ripulita con spugnature saponate, profumata ed asciugata accuratamente.
La servetta è ancora nella posizione “della rana”. Il Professore pulisce pensieroso gli occhiali, poi si rivolge a Madame: il caso è difficile, ma conto che, con un po’ di impegno, non sarà necessario il ricovero. Occorrerà tutto il pomeriggio e parte della serata, se Madame lo vuole può andare a fare shopping….. Ma la serva si spaventa, restare tutta sola nelle mani del Professore e delle Infermiere, la risuonano ancora in testa le urla ed i muggiti dell’altra poveretta. La serva piange istericamente, supplica, promette di fare la brava e sopportare, ma non la lascino sola!
In realtà Madame non ha affatto bisogno di lasciarsi convincere, non se ne sarebbe andata per nessun motivo, la situazione la attira. E così il Professore spiega a Madame: appena ottenuti i risultati delle analisi, stabiliremo le modalità del trattamento. Niente di complicato, vedrà, il vizio non è ancora radicato, basterà un trattamento domiciliare semplice, ma sufficientemente severo. Sarete voi stesse, aiutate ed istruite dalle infermiere, a praticare qui da noi questo primo trattamento, poi proseguirete a casa, con un comodo kit che vi fornisco.
La terapia consistenell’applicazione degli studi di Pavlov:associare l’orgasmo ad uno stimolo doloroso. Consiglierei una applicazione al giorno di un ora per le prime quattro settimane. Dopo di che passeremo ad una cura di mantenimento, in cui, rimosso ormai l’orgasmo, basta un ora di stimolo doloroso la settimana. Il trattamento andrà proseguito a lungo, forse per sempre.
La serva si preoccupa, di che parla il Professore, di che stimolo doloroso si tratterà? e poi parla di ore, non passeranno mai! E poi: “per sempre”????
Il Professore vede i risultati delle analisi, tutto è pronto, si rivolge a Madame, “col suo permesso inizierei subito”. Suona un campanello ed arriva una seconda infermiera, spingendo un normale letto, di quelli da ospedale. Sul lenzuolo è appoggiata una speciale cinghia, che forma quattro anelli, una specie di quadrifoglio. Alla serva viene fatta indossare la divisa di fatica, completa del grembiule appena insudiciato. Non le vengono però fatte indossare le mutande. Viene fatta stendere sul letto e vienelasciata tranquilla per un momento. Quando meno se lo aspetta le due robuste infermiere le legano le mani ed i piedi utilizzando le anse della cinghia. La serva si ritrova praticamente legata “incaprettata”. E poiché non indossa mutande, tutto è in bella mostra e ben accessibile. Una delle infermiere porge al Professore un vassoio con un lucido oggetto. Si tratta di una specie di provettone di acciaio, con la punta arrotondata. Il provettone è discretamente pesante, ed ha la superficie finemente forellata, come quelle dei colapasta. Dalla parte opposta un robusto manico ed un vitone, con una comoda maniglia, simile a quella dei rubinetti di una volta, comanda uno stantuffo. Il professore spiega a Madame: “si tratta di una versione potenziata dello spremi aglio. Madame, ora le mostro l’uso di questa meraviglia”. Una delle infermiere, nel frattempo ha sbucciato e ridotta a tocchetti una radice di zenzero. Poi, con un cucchiaio riempie il provettone ed avvita per i primi due giri la manopola. Appaiono le prime gocce dell’aromatico succo, ricco di olii essenziali. Il Professore spiega: “ecco, le prime gocce di liquido fanno da lubrificante, non bisogna usare alcun altro prodotto lubrificante, altrimenti la cura perde di efficacia”. E la punta del provettone scompare nella passerina della serva che, ricordiamolo, è in bella mostra. Il succo dà una vampata di calore alla parte, per il momento non ancora dolorosa, anzi … piacevole. E’il momento atteso dal Professore, fa la comparsa un secondo oggetto, un vibratore, stavolta non uno strumento scientifico ma uno di quelli comuni di plastica rosa, da sexy shop. Bastano cinque minuti perché la servetta goda proprio da porcellina. Ora il Professore dà un paio di giri alla manopola. Spiega, se si utilizza una semplice radice di zenzero sbucciata, si sfrutta si e no il 5% delle potenzialità di questa meravigliosa radice, infatti in pochi minuti le secrezioni delle mucose neutralizzano il succo. Ho così pensato di adottare i principio dello spremi aglio, basta dare un giro di tanto in tanto alla manopola per avere una colatura costante di succo fresco, non diluito da secrezioni. E la serva lo sente il succo fresco! Le pare di avere un palo ardente conficcato, inoltre l’oggetto, vienemanovrato lentamente avanti e indietro come fosse uno stantuffo, mandando abbondante succo anche alle mucose del clitoride e delle grandi labbra, insomma le pare di avere un incendio. Mente la serva urla e si dispera, belando appunto come una pecora, una delle infermiere parla all’orecchio del Professore: “Ach, dimenticavo, dobbiamo occuparci anche del sederino”, e fa la comparsa un secondo provettone solo di poco più piccolo. Un secondo terribile bruciore tormenta ben presto anche le mucose posteriori della serva che urla a squarciagola, ma data la posizione isolata della clinica nessuno la sentirà. Ora viene rimesso in funzione il vibratore. Sia pure da profane Madame e la Oberschwester si accorgono che il tempo per raggiungere l’orgasmo è raddoppiato. E’ così, spiega il Professore, ogni volta ci vuole più tempo per raggiungere l’orgasmo, fino a renderlo impossibile. Il martirio delle serva dura una interminabile ora, passata tra orgasmi meccanici e terribili bruciori, prima che i potenti succhi della radice impiegata siano terminati. Ma, come diceva il Professore non siamo che all’inizio. Una bella passata con il ghiaccio rimette in sesto la serva. Il professore spiega: si può usare indifferentemente lo zenzero od il rafano, io infatti li alterno, spiega il Professor Klitoris. Meglio offrire alla Zofe un po’ di varietà, per non farla annoiare” dice il Professore osservando la divisa di fatica ormai madida di sudore e puzzolente di adrenalina. E dopo la breve pausa lo spremi aglio viene ricaricato con il rafano. Il bruciore, vi assicuro, è ancora più forte.La serva strilla ed il Professore esclama “Quante storie per un po’ di bruciore, queste serve italiane strillano per nulla. Voglio proprio vedere quando passiamo al peperoncino! Poi il Professore ordina di imbavagliare la serva. Ora si sentono solo i mugolii e si vedono le lacrime. Passa una altra interminabile ora. La serva è ormai distrutta per il bruciore, ma anche per gli orgasmi multipli. Ma non sa che il Professor ha in serbo il Gran Finale. Infatti dopo un'altra pausa, in cui le Infermiere si danno da fare per rianimarla ben bene, la serva vede che una nuova verdura viene sminuzzata ed inserita negli spremi aglio: del peperoncino rosso!
Il tormento stavolta dura decisamente di meno: il bruciore è tale che la serva non riesce a raggiungere l’orgasmo in nessun modo anzi, ad un certo punto sviene e le infermiere faticano per farla riprendere.
Ed ora, le infermiere sciolgono e rendono presentabile la serva distrutta e piangente, spalmano un puzzolente olio lenitivo, facendole finalmente indossare mutande di gomma “dissuasorie”, molto spesse, dentro cui hanno messo un bel pannolone. Il Professore offre alle Signore sue ospiti un liquorino. Preciso come è scrive una lunga lettera di istruzioni e si dice pronto ad internare la serva per uno o più mesi di terapia disciplinare, in caso di insuccesso.
Ora di tornarsene a casa, Madame si congeda. Alla serva vengono consegnate due scatole di cartone, la prima contenente glistrumenti da utilizzare per il suo martirio quotidiano: i due spremi succo ed il vibratore, nonché la cinghia per costringerla a stare ferma e sopportare. La seconda scatola, invece è chiusa, il Professore dice solo: “di queste abbiamo parlato mentre ci recavamo a pranzo”. La servetta avrà modo di scoprire più avanti cosa contiene. La serva, a digiuno dalla sera precedente ha una fame terribile. Ed è contentissima quando Madame, si ferma per una rapida cena. Ma poiché, le due Signore, che hanno pranzato con maiale al forno, vogliono stare leggere ordinano per tutte e tre la solita zuppa di cavoli. In macchina Madame, materna permette alla serva, stravolta dalle avventure odierne, di stendersi sul sedile posteriore e la copre con un plaid, che finalmente riposi un poco, i prossimi giorni saranno molto duri! Ed è nel dormiveglia che la serva sente le Signore parlare delle teorie del Professore in merito alla “Schuldarm” ed “Darm Diszipline”. Questa parola le resta impressa alla serva, disciplina intestinale, non promette di essere una cosa piacevole.
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