Serva sudiciona,
proseguo il racconto delle mie
avventure lavorando al “bar de tapas”.
Come avevo illustrato siamo ormai delle
serve “on-line”, ma non sempre questo viene apprezzato. Proprio
ieri mi è toccato servire ad un tavolo di una compagnia di anziani.
Vestiti eleganti, con uno stile “di una volta” che qui va molto
nelle occasioni formali, matrimoni eccetera.
Arrivo al tavolo per le ordinazioni e
mi dicono chiaramente che di usare il telefonino non se lo sognano
neanche, vogliono essere serviti in maniera tradizionale da una
cameriera che si comporti “como debe ser”. E così porto la carta
delle tapas e la ben più nutrita carta dei vini. Ricevuto l’ordine
mi affretto a servirli, e qui commetto il primo errore, servo
indifferentemente, il primo che capita uomini e donne. Non l’avessi
mai fatto, l’anfitrione mi ordina di portare “el batidor de
cuero”. Ora, parlo passabilmente questa benedetta lingua, ma non
comprendo proprio, irritandolo ancora di più. Finisce che si alza di
persona e va a parlare con la padrona. Torna al tavolo e mi mostra
l’oggetto che aveva richiesto: una pesante cinghia di cuoio beni
ingrassato, larga 10 centimetri e lunga almeno 60. Capisco subito
quale può esserne l’uso quando il signore se la picchia sul palmo
di una mano, guardandomi negli occhi. Inutile dire che prima avvampo
e poi sbianco. Comunque a quanto pare il mio errore è ancora
veniale, però “el cuero” resta lì sul tavolo, a portata di
mano. Ma, innervosita da questo oggetto, ben presto commetto altri
errori: non riempio subito un bicchiere vuoto e faccio cadere una
forchetta. Con fare annoiato l’anfitrione mi ordina di passare
nella saletta adiacente, dove non c’è nessuno. Qui mi fa abbassare
le mutande e rialzare la divisa. Operazione facile per una che
indossa il corsetto! Finalmente riesco ad eseguire l’ordine e,
impugnata la cinghia all’estremità mi somministra sei sonorissimi
colpi. Fanno male, penso che il rumore del cuero si sia sentito anche
per strada. Poi il signore, paonazzo, inizia a palpeggiare e toccare
un po’ dappertutto. E qui devo confessare che io, anziché cercare
di resistere, come dovere di noi serve, vado un po’ in confusione.
Finisce che quando, dopo un po’, la moglie del signore viene a
controllare che sta succedendo, sono inginocchiata di fronte al
signore e non sto consumando un “calippo”! La signora prima
avvampa e poi sbianca. Convoca concitatamente le altre signore. Gli
uomini vengono rispediti a casa. Sudo freddo e mi viene da vomitare.
Se la perra viene a sapere quello che ho combinato mi fa murare viva.
Piango e mi dispero, mentre la signora offesa si sfoga in silenzio,
facendo a pezzi il proprio fazzoletto. Interviene la signora più
anziana. Evidentemente sospetta in che situazione ci troviamo noi
serve alla Pension e inoltre vuole evitare alla propria amica la
vergogna di divulgare l’accaduto. Propone di chiudere la faccenda
qui, tra donne, andi, come dice lei “es una question de mujeres”.
In pratica devo accettare di essere punita dalla signora offesa,
immediatamente, davanti a tutte, lei farà da arbitra e mediatrice.
Mi avverte, però che la punizione sarà comunque molto dura, in modo
da scoraggiarmi per il futuro. Che devo fare? Accetto, sempre
piangendo.
Le signore confabulano, mentre io
rabbrividisco in un angolo. Poi la signora più anziana si avvicina,
sono giunte ad una sentenza. Mi fanno denudare completamente. Poi
rimuovono dai propri scialli i decorativi enormi “imperdibles”,
gli spilloni da balia. Una signora si allontana e di lì a poco torna
con cotone ed alcool denaturato. Mi fanno mettere supina su di un
tavolo, mi infilano un paio di mutande in bocca e mi imbavagliano ben
bene, nessuno deve sapere cosa sta succedendo, questo anche nel mio
interesse. Con orrore vedo che improvvisano un bruciatore e
sterilizzano gli spilloni. Ora la signora offesa prende un grosso
batuffolo di cotone ed inizia a disinfettarmi, dapprima i capezzoli e
poi le grandi labbra. Anzi, sadicamente inizia a strofinare anche le
mucose. Non vi dico il bruciore, mi sembra che mi passi un tizzone
ardente. Le altre signore sono tutte attorno, serie ed interessate mi
tengono ferme gambe e braccia. Una mi asciuga i goccioloni di sudore
e le lacrime. Si sentono solo i miei mugolii. La cosa dura a lungo,
la signora ha capito che l’alcool mi fa soffrire e ne approfitta.
La signora più anziana guarda l’orologio e dice che è ora di
passare a cose più serie. Mani impietose mi tirano prima un
capezzolo e poi l’altro e, lentamente mi viene infilato lo
spillone. Devo dire che la sofferenza è tremenda, contrariamente ad
un ago di siringa che entra senza fatica questo deve essere spinto a
forza e l’aguzzina vuole apprezzare fino in fondo le mie
sofferenze, per cui fa durare l’operazione il più a lungo
possibile.
Ma non è finita, le dita dell’aguzzina
tirano le grandi labbra, le uniscono ed un atroce dolore mi fa capire
quello che accade, lo spillone le attraversa ambedue. Mi vengono
messi ben quattro spilloni.
Purtroppo per me, non riesco a svenire.
Devo soffrire l’operazione fino alla fine. E alla fine l’aguzzina
riprende il batuffolo di alcool e si diverte a lungo.
Alla fine mi fanno rialzare e mi
tolgono il bavaglio. La signora più anziana mi costringe ad
inginocchiarmi davanti ad una per una, e mostrare le mie vergogne
praticamente cucite dagli spilloni. Mi chiederete se fa male? Mi
pare di avere dei tizzoni accesi! Tra i singhiozzi devo chiedere
pubblicamente scusa e auto-insultarmi a lungo.
Poi l’aguzzina mi si avvicina, mi
irrigidisco temendo chissà cosa, invece mi bacia, dicendomi che per
lei la faccenda è chiusa così, che io non ci riprovi più con
nessuno dei loro mariti.
Le sofferenze, però non sono finite,
le spille da balia devono venire aperte e sfilate. Mordo un
fazzoletto, per soffocare i miei lamenti. E, gran finale, una bella
ultima disinfettata che brucia come il fuoco.
Ora le signore sono soddisfatte. Fanno
portare del ghiaccio e con questo posso calmare il terribile
bruciore. Poi vengo fatta rivestire e, sia pur con l’aspetto
stralunato e la camminata dolorante, devo tornare al lavoro, in modo
che la perra non si accorga di nulla.
sguattera Nadia
(55- continua)
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