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20 ottobre 2012

PENSION BALNEARIA 55


Serva sudiciona,
proseguo il racconto delle mie avventure lavorando al “bar de tapas”.
Come avevo illustrato siamo ormai delle serve “on-line”, ma non sempre questo viene apprezzato. Proprio ieri mi è toccato servire ad un tavolo di una compagnia di anziani. Vestiti eleganti, con uno stile “di una volta” che qui va molto nelle occasioni formali, matrimoni eccetera.
Arrivo al tavolo per le ordinazioni e mi dicono chiaramente che di usare il telefonino non se lo sognano neanche, vogliono essere serviti in maniera tradizionale da una cameriera che si comporti “como debe ser”. E così porto la carta delle tapas e la ben più nutrita carta dei vini. Ricevuto l’ordine mi affretto a servirli, e qui commetto il primo errore, servo indifferentemente, il primo che capita uomini e donne. Non l’avessi mai fatto, l’anfitrione mi ordina di portare “el batidor de cuero”. Ora, parlo passabilmente questa benedetta lingua, ma non comprendo proprio, irritandolo ancora di più. Finisce che si alza di persona e va a parlare con la padrona. Torna al tavolo e mi mostra l’oggetto che aveva richiesto: una pesante cinghia di cuoio beni ingrassato, larga 10 centimetri e lunga almeno 60. Capisco subito quale può esserne l’uso quando il signore se la picchia sul palmo di una mano, guardandomi negli occhi. Inutile dire che prima avvampo e poi sbianco. Comunque a quanto pare il mio errore è ancora veniale, però “el cuero” resta lì sul tavolo, a portata di mano. Ma, innervosita da questo oggetto, ben presto commetto altri errori: non riempio subito un bicchiere vuoto e faccio cadere una forchetta. Con fare annoiato l’anfitrione mi ordina di passare nella saletta adiacente, dove non c’è nessuno. Qui mi fa abbassare le mutande e rialzare la divisa. Operazione facile per una che indossa il corsetto! Finalmente riesco ad eseguire l’ordine e, impugnata la cinghia all’estremità mi somministra sei sonorissimi colpi. Fanno male, penso che il rumore del cuero si sia sentito anche per strada. Poi il signore, paonazzo, inizia a palpeggiare e toccare un po’ dappertutto. E qui devo confessare che io, anziché cercare di resistere, come dovere di noi serve, vado un po’ in confusione. Finisce che quando, dopo un po’, la moglie del signore viene a controllare che sta succedendo, sono inginocchiata di fronte al signore e non sto consumando un “calippo”! La signora prima avvampa e poi sbianca. Convoca concitatamente le altre signore. Gli uomini vengono rispediti a casa. Sudo freddo e mi viene da vomitare. Se la perra viene a sapere quello che ho combinato mi fa murare viva. Piango e mi dispero, mentre la signora offesa si sfoga in silenzio, facendo a pezzi il proprio fazzoletto. Interviene la signora più anziana. Evidentemente sospetta in che situazione ci troviamo noi serve alla Pension e inoltre vuole evitare alla propria amica la vergogna di divulgare l’accaduto. Propone di chiudere la faccenda qui, tra donne, andi, come dice lei “es una question de mujeres”. In pratica devo accettare di essere punita dalla signora offesa, immediatamente, davanti a tutte, lei farà da arbitra e mediatrice. Mi avverte, però che la punizione sarà comunque molto dura, in modo da scoraggiarmi per il futuro. Che devo fare? Accetto, sempre piangendo.
Le signore confabulano, mentre io rabbrividisco in un angolo. Poi la signora più anziana si avvicina, sono giunte ad una sentenza. Mi fanno denudare completamente. Poi rimuovono dai propri scialli i decorativi enormi “imperdibles”, gli spilloni da balia. Una signora si allontana e di lì a poco torna con cotone ed alcool denaturato. Mi fanno mettere supina su di un tavolo, mi infilano un paio di mutande in bocca e mi imbavagliano ben bene, nessuno deve sapere cosa sta succedendo, questo anche nel mio interesse. Con orrore vedo che improvvisano un bruciatore e sterilizzano gli spilloni. Ora la signora offesa prende un grosso batuffolo di cotone ed inizia a disinfettarmi, dapprima i capezzoli e poi le grandi labbra. Anzi, sadicamente inizia a strofinare anche le mucose. Non vi dico il bruciore, mi sembra che mi passi un tizzone ardente. Le altre signore sono tutte attorno, serie ed interessate mi tengono ferme gambe e braccia. Una mi asciuga i goccioloni di sudore e le lacrime. Si sentono solo i miei mugolii. La cosa dura a lungo, la signora ha capito che l’alcool mi fa soffrire e ne approfitta. La signora più anziana guarda l’orologio e dice che è ora di passare a cose più serie. Mani impietose mi tirano prima un capezzolo e poi l’altro e, lentamente mi viene infilato lo spillone. Devo dire che la sofferenza è tremenda, contrariamente ad un ago di siringa che entra senza fatica questo deve essere spinto a forza e l’aguzzina vuole apprezzare fino in fondo le mie sofferenze, per cui fa durare l’operazione il più a lungo possibile.
Ma non è finita, le dita dell’aguzzina tirano le grandi labbra, le uniscono ed un atroce dolore mi fa capire quello che accade, lo spillone le attraversa ambedue. Mi vengono messi ben quattro spilloni.
Purtroppo per me, non riesco a svenire. Devo soffrire l’operazione fino alla fine. E alla fine l’aguzzina riprende il batuffolo di alcool e si diverte a lungo.
Alla fine mi fanno rialzare e mi tolgono il bavaglio. La signora più anziana mi costringe ad inginocchiarmi davanti ad una per una, e mostrare le mie vergogne praticamente cucite dagli spilloni. Mi chiederete se fa male? Mi pare di avere dei tizzoni accesi! Tra i singhiozzi devo chiedere pubblicamente scusa e auto-insultarmi a lungo.
Poi l’aguzzina mi si avvicina, mi irrigidisco temendo chissà cosa, invece mi bacia, dicendomi che per lei la faccenda è chiusa così, che io non ci riprovi più con nessuno dei loro mariti.
Le sofferenze, però non sono finite, le spille da balia devono venire aperte e sfilate. Mordo un fazzoletto, per soffocare i miei lamenti. E, gran finale, una bella ultima disinfettata che brucia come il fuoco.
Ora le signore sono soddisfatte. Fanno portare del ghiaccio e con questo posso calmare il terribile bruciore. Poi vengo fatta rivestire e, sia pur con l’aspetto stralunato e la camminata dolorante, devo tornare al lavoro, in modo che la perra non si accorga di nulla.
sguattera Nadia
(55- continua)


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