di sguattera sudiciona
Once Upon a Time conoscevamo una serva
sudiciona, che si è letteralmente rovinata “con le proprie dita”.
Avevamo momentaneamente lasciato quella che è ormai conosciuta come
Mucca 14 alla sapienti cure della Dottoressa durante la penosa scena
in cui sentimmo i muggiti della povera vacca 14 risuonare a lungo in
distanza nei corridoi.
La vacca 14 ha trascorso mesi e mesi
nei sotterranei della fattoria, sottoposta ad un vero e proprio
lavaggio del cervello. E non si è trattato di un periodo facile,
quotidiani lavori di aratura, quotidiane dolorose mungiture,
quotidiani clisteri punitivi, oltre alla partecipazione come cavia
agli studi della Dottoressa alla ricerca del “clistere perfetto”.
Diamo pure una occhiata alla vacca 14,
facendole togliere il saio d’ordinanza. Quella che sappiamo essere
una serva appena sopra ai 50, ora pare almeno una 65 enne. Rugosa,
magrissima, seni cascanti, lunghi fino all’ombelico, grazie alle
dolorose “mungiture”. Il pancione flaccido e gonfio per i
clisteri punitivi subiti. Spessi calli sono spuntati dove appoggia il
giogo da aratura e dove sono collegate le cinghie. La sudiciona non
osa sollevare lo sguardo da terra, le hanno reso la pelle del sedere
dura come cuoio a furia di sculacciate e frustate. All’ispezione
corporale della vacca 14 hanno assistito, oltre alla Dottoressa,
anche due Signore di origine tedesca. Il colorito ed il modo di fare
le qualifica come imprenditrici agricole. La Dottoressa, parla del
“caso vacca 14”: questa sudiciona era ormai irrimediabilmente
schiava del proprio vizio. Abbiamo faticato parecchio, ma ora posso
affermare che le è stato rimosso completamente. Non è più
possibile causarle un orgasmo, per quanto impegno ci si metta. E’
una schiava ancora robusta, può lavorare ancora per quindici o
vent’anni. La abbiamo addestrata sia come “mula da trasporto”
che “vacca da aratura”, vi sarà sicuramente utile. Tutte le
schiave che passano da Lancy si abituano ad una vita molto frugale:
pochissimo cibo, poche ore di sonno e tanto tanto lavoro. L’unica
avvertenza è di tenere ben pulito il pancione delle nostre schiave.
Io consiglio di praticare un clistere quotidiano, con acqua sapone ed
olio. Un bel clisterone, tenete conto che la vacca 14 è piuttosto
capiente, direi tre o quattro litri. La Dottoressa mostra alle due
Signore un foglio. Vi mostro, come suggerimento per la
somministrazione, questo bel disegno fatto da una schiava ospitata a
lungo qui a Lancy, una certa Elizabeth Mandile. Vedete? Un comodo
sedile di legno, dotato di una bella cannula fallica. Qui la serva
può riposare, direi una bella mezz’ora, trattenendo il proprio
clistere. Vedete? Il contenitore è molto in alto, così il clistere
viene somministrato con la giusta pressione. E come potete notare, se
il primo contenitore di tre litri non fosse sufficiente, è pronto un
altro secchio di acqua. Qui a Lancy lo abbiamo adottato subito, tempo
risparmiato per le Infermiere e risultati garantiti!
Non vi preoccupate, della dimensione
della cannula, più è grossa meglio è, l’ano della vacca 14 è
stato dilatato a dovere innumerevoli volte con appositi dilatatori.
Care Signore, un'altra necessità delle
nostre vacche è di venire giornalmente munte. L’operazione risulta
poco gradita, ma basta non prestare orecchio ai muggiti di protesta
ed essere decise, spremendo e strizzando ben bene le poppe.
Tenete conto che le nostre mule e
vacche non sono garantite per sempre, bisogna riportarle ogni tre
mesi a Lancy per una “settimana di disciplina”, in cui alla
schiava vengono praticate le necessarie cure di mantenimento. A
questo proposito, pratico subito alcune iniezioni alla vacca, sono
molto dolorose, visto che il loro effetto durerà tre mesi. Detto
questo la Dottoressa schiocca le dita, prontamente una Infermiere
Mungitrice porta una bacinella contenente tre enormi siringhe, con
aghi che paiono punte da trapano! Per eseguire l’iniezione senza
interferenze, la vacca viene cinturata al lettino ginecologico. L’ago
viene lentamente e ripetutamente inserito nella zona clitoridea. Il
liquido, considerando i disperati muggiti, deve bruciare molto. Di
seguito una ulteriore iniezione per natica e poi una per mammella. I
muggiti salgono di volume, la vacca 14 cerca di dimenarsi, la le
robuste cinghie non cedono. La mucca è semisvenuta, le si vede solo
il bianco degli occhi. Una feroce strizzata di capezzoli la ridesta
prontamente, la sudiciona deve fare l’ultima poppata di un
gigantesco biberon di sperma di toro, sotto la stretta sorveglianza
della Dottoressa, pronta a castigare il più piccolo conato con
dolorose pizzicate alle tette.
E finalmente la vacca 14 conosce le sue
nuove Padrone: Frau Rose e Frau Helga. Le due donne sono in cerca di
una schiava da sfruttare per dissodare e rendere coltivabile un campo
in collina, dove non è possibile giungere con mezzi meccanici,
inoltre, essendo due virago, due lesbiche dominanti, vogliono una
schiava come giocattolo sessuale. La vacca 14 le ha favorevolmente
impressionate, accettano di tenerla per un periodo di prova di tre
mesi. E poiché alle due Frau l’appellativo di vacca 14 pare poco
elegante, la serva riacquista il nome di Sudiciona.
La sudiciona viene caricata sulla
macchina delle nuove Padrone e ben presto si giunge alla nuova
Fattoria dove lavorerà come bestia da soma. Quando vede la collina
scoscesa che dovrà dissodare, arare e rendere fruttifera, solo con
le proprie forze, la sudiciona muggisce di disperazione. Si,
muggisce, perché ho tralasciato di dire che il condizionamento è
stato tale che la sudiciona ora articola le parole molto a fatica e
solo se espressamente richiesta, il suo solito metodo di esprimersi è
il muggito. Ed il giorno dopo la sudiciona riceve la nuova divisa: un
nuovo paio di mutandoni di pesante gomma, Il resto dell’abbigliamento
è costituito di un poncho di tessuto gommato che riveste la
sudiciona da capo a piedi ed un pesante grembiule di caucciù. Nel
poncho, due aperture lasciano uscire le braccia nude. Il poncho è
tenuto stretto in vita da una corda arrotolata per tre giri e
strettamente annodata. Indossato il poncho la schiava dovrà
indossare un pesante grembiule di caucciù, rinforzato in vita da un
doppio strato. All’altezza della pancia il grembiule ha due lunghe
e larghe cinghie, sempre di caucciù, chiudibili proprio come una
cintura. Le Padrone stringono all’inverosimile il grembiule,
comprimendo così la pancia della sudiciona, la quale si sente quasi
mancare ilo fiato. Ai piedi un paio di gambali di gomma, indossati
senza calze. Insomma, una divisa austera, economica e durevole. Frau
Helga pianta un lungo picchetto di ferro nel terreno e vi fissa una
catena della cavigliera della sudiciona. Non occorre un tratto
lunghissimo, il lavoro è talmente duro che la schiava dissoderà
pochi metri quadrati di terreno al giorno. Ed è dopo 12 ore di
lavoro bestiale che la sudiciona termina. Non ha ancora ricevuto
cibo, tremendamente affamata si aspetta il pasto serale, ma si
illude: le Padrone la chiamano. Mentre la sudiciona si rompeva la
schiena le Signore hanno preparato una vera “poltroncina da
clistere”: utilizzando il sedile di una vecchia falciatrice, uno di
quei sedili li lamiera sagomata e forellata. Più o meno al centro
del sedile, sfruttando uno dei fori, è stata fissata una larga
cannula di materiale gommoso, abbastanza flessibile. Alla base,
proprio contro il sedile, attorno alla cannula è applicato un
aggeggio, sempre di gomma, di forma troncoconica. La Padrona
FrauJulia mi suggerisce che l’insieme cannula e ingrossamento è
simile alle sacche JBL, pubblicizzate su internet o anche ad antiche
cannule per lavaggi vaginali. Dietro al sedile una alta piantana
sorregge il più grosso apparecchio da clistere che la serva
sudiciona abbia mai visto. Le Signore costringono la sudiciona a
preparare il liquido: su di un fornello deve scaldare un grande
pentolone di acqua, poi deve grattugiarvi mezzo panetto di sapone di
marsiglia. Il liquido diventa presto bianco e denso, coperto di
schiuma, viene poi versata una generosa dose di olio. La sudiciona
deve versare il liquido nel clistere, l’apparecchio si riempie solo
fino a metà. La serva suda di preoccupazione, sperava di essere
finalmente sfuggita agli allucinanti esperimenti della Dottoressa.
Frau Helga lubrifica l’ano della la sudiciona, infilando più volte
il dito, coperto di vasellina, fino in fondo, evidentemente la cosa
la diverte. Ora la sudiciona, che si è dovuta denudare di tutto,
salvo il grembiule, stretto all’inverosimile, deve salire su di un
ceppo di legno che fa da gradino davanti alla poltroncina e sedersi
sulla cannula, ma data l’inesperienza, scopre che non è affatto un
compito facile anche perché il grembiule le impedisce di sbirciare
in basso, deve fare vari tentativi. Frau Helga impugna un frustino ed
inizia a picchiettare dolorosamente le tette della sudiciona. Così
sollecitata la sudiciona si impala ben presto sulla cannula. La
sudiciona scopre che il peso del corpo forza l’ingrossamento
troncoconico a dilatare dolorosamente il buchetto. E se per qualche
minuto riesce a sostenere parte del proprio peso sulle gambe, la cosa
diventa impossibile quando Frau Helga la costringe a sollevare i
piedi ed allontana il ceppo. La sudiciona, senza poter appoggiare i
piedi si trova nella assoluta impossibilità di sollevarsi e sfuggire
al gigantesco clistere! Frau Rose regola il rubinetto, le due donne
vogliono godere dello spettacolo della loro nuova schiava sottoposta
al clistere. E non restano affatto deluse, l’Eau de Lancy inizia a
tormentare le budella della sudiciona. Il riflesso automatico è di
stringere le natiche ed irrigidire i muscoli addominali, per opporsi
alla liquida invasione, ma la sudiciona scopre che più stringe le
natiche, più soffre della forzata dilatazione del buchetto. Ed
irrigidire i muscoli addominali serve solo a dare il via a terribili
dolori peristaltici. L’unica cosa che la sudiciona possa fare è
rilassare la pancia, piangere sudare e muggire il proprio dolore!
Frau Rose palpa a tratti la pancia della sudiciona, l’affascina
vederla lentamente gonfiarsi e contrastare l’elasticità del
grembiule di caucciù, di tanto in tanto si nota un sommovimento
interno, in sincronismo con i muggiti della sudiciona. Il rubinetto
poco aperto fa sì che il clistere sia lunghissimo, l’altezza della
piantana, fa sì che sia doloroso. E per finire un lungo periodo di
ritenzione. Alla fine Frau Rose riavvicina, con la punta del piede,
il ceppo di legno alla sudiciona. Quest’ultima però è talmente
gonfia ed esausta che non riesce a rialzarsi, bisogna che le Padrone,
dopo averla avvertita di stringere bene, che non perda neanche una
goccia, la aiutino, trirandola per le braccia. E finalmente la
sudiciona può usare il secchio per scaricarsi.
Ma non è ancora assolutamente finita!
Le Signore si sono eccitate a vedere le sofferenze della schiava, ora
vogliono godersi il nuovo acquisto! Frau Rose è nuda, mormora un
ordine in tedesco, la sudiciona non capisce. Frau Helga, prontamente
fa inginocchiare la sudiciona e le estrae la lingua. La schiava
capisce cosa le viene chiesto, dovrà leccare la Padrona Rose. Ma la
sudiciona scopre una cosa: le nuove Padrone tedesche non conoscono
il bidet, si aspettano che provveda la schiava con la lingua. E la
sudiciona vede cadere un mito: ha sempre visto le Padrone come esseri
perfetti, sempre profumate e curate. Al contrario le due nuove
Padrone sono due rozze e crudeli contadine. La sudiciona però, da
schiava addestrata sa bene quale sia il suo dovere: obbedire e
soddisfare le signore senza se e senza ma. Estrae la lingua ed inizia
un lungo e delicato lavoro. Frau Rose apprezza e preme la faccia
della sudiciona su proprio sesso. La lingua della schiava raccoglie
gli umori dell’orgasmo padronale. E lo stesso trattamento va
praticato a Frau Helga.
E’una sudiciona distrutta dalla prima
giornata di schiavitù quella che può finalmente rassettare la
divisa e sfamarsi con il pastone da condividere con i cani delle
Padrone.
E’ormai notte fonda, la sudiciona si
stende su di un pagliericcio, vicino a sé ha una sveglia puntata
alle 5 della mattina successiva, sì perché in campagna le schiave
cominciano a lavorare con il sorgere del sole. Prima di cadere in un
sonno profondo la sudiciona pensa alla propria vita, rimpiange i
tempi in cui era a servizio di Madame Janine Souillon, quella sì che
è una Signora, perfetta, elegante e curata, niente a che vedere con
le rozze Padrone da cui è finita. La sudiciona pensa poi al lavoro
che l’attende, se in un giorno ha fatto solo pochi metri quadri,
per dissodare l’intera collina ci vorranno dieci o quindici anni,
alla fine sarà ridotta come una vecchia larva. Ed è con questi
pensieri che ci congediamo dalla sguattera sudiciona in lacrime.
Vostra serva sudiciona N.
(FINE)
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