finalmente posso riscriverti con un po’
più di calma.
Ti assicuro che la punizione ricevuta
mi ha tolto tutte le velleità di rispondere male a Donna
Conception, la quale, bontà sua, mi ha ripreso a benvolere. Mi
vengono assegnati solo lavori leggeri e, visto il mio interesse,
Donna Conception ha ripreso a raccontarmi la vita di signore e serve
nell’ultimo secolo, qui in Spagna.
Il lavoro da serva era uno dei pochi
socialmente accettabili per una brava giovane di famiglia povera. La
paga era misera ma permetteva comunque di risparmiare faticosamente
qualcosa. E fortunate quelle che erano a servizio da una signora che
potesse permettersi una servitù numerosa, le altre dovevano farsi in
quattro per svolgere tutti i compiti assegnati.
Le serve avevano una divisa
rigorosamente nera, lunga fino alla caviglia. Niente reggiseno, se
una serva era un po’ troppo florida veniva fatto indossare un vero
e proprio bendaggio compressivo, per mascherare le rotondità. La
biancheria intima era costituita da un paio di mutandoni alti, di
cotone pesante, che fasciavano dalle anche a fin poco sopra il
ginocchio
Solitamente alla serva veniva passata
una divisa all’anno, da usare per il servizio a tavola ed il
servizio alla signora. La divisa vecchia diveniva automaticamente la
divisa da fatica, ricordiamoci che tra i compiti della serva vi era
anche quello di alimentare la caldaia a carbone.
La serva viveva di poco, un piatto
tipico riservato alla servitù era la “sopa magra”, consistente
in pane, acqua, sale, olio e pimenton fatti bollire molto a lungo,
fino a che si otteneva una specie di crema.
E veniamo alla salute fisica e morale
della serva: solitamente le serve nubili vivevano presso la signora,
che si incaricava di controllare la moralità della loro vita,
compito ben facile, visto che alle serve erano concesse solo un paio
d’ore libere alla settimana. In queste ore potevano uscire solo se
accompagnate da almeno tre altre serve, in pratica si sorvegliavano a
vicenda.
Per la salute fisica, a quei tempi la
prima cura che veniva prescritta era sempre un robusto clistere.
Nella stanza della servitù era appeso in bella mostra l’apposito
attrezzo, a disposizione della serva che ne avesse bisogno, una
collega glielo avrebbe praticato. Poiché era di comune uso, non
veniva considerato un castigo umiliante, pertanto alle serve veniva
risparmiato almeno questo.
La parte del leone per le punizioni
ancillari la faceva la “vara”, la bacchetta. Solitamente venivano
somministrati una decina di colpi, spesso forti a sufficienza per
fare uscire il sangue, “el latigo de sangre”.
E se una serva avesse tentato la fuga
per tornare in famiglia, sarebbe poi stata riportata dal padre con i
segni di una memorabile passata con la cinghia paterna.
Per il resto la vita della serva era
simile a quella dei nostri giorni, lavoro ed ancora lavoro. Teniamo
conto che praticamente non esistevano elettrodomestici e che quindi
l’appellativo di donna di fatica descriveva benissimo la condizione
servile.
Se però le serve facevano una vita
dura, la gioventù ricca non se la passava meglio. Per i maschi vi
era una istruzione rigidissima, in collegi di tipo militare. Per le
femmine l’istruzione era altrettanto rigida, rinchiuse in
educandati femminili presso le monache, in una cupa atmosfera di
esaltazione di sante e martiri che avevano difeso con la vita la “fe
y la virginidad”.
La divisa era la medesima delle serve,
solo ingentilita da colletto e polsini bianchi. Gli studi duravano
sette anni, interrotti solo da un mese di vacanze per le giovani più
fortunate, le altre passavano le vacanze in collegio.
Alla minima infrazione scattava una
miriade di castighi. Al contrario degli inglesi che massacravano il
sedere dei nobili rampolli, qui si preferiva fare meno danni,
utilizzando a questo scopo i rami restati dalla potatura delle piante
di pesco, infatti sono sottili, flessibili ed una volta seccati non
si rompono né si scheggiano. I minori danni, però, venivano
compensati dalla reiterazione della punizione: immaginate una
educanda, col sedere in fiamme, mentre si asciuga le lacrime,
pensando che il “trattamento” verrà ripetuto ad ogni suono della
campanella tra una lezione e l’altra. E non si trattava di ortiche novelle, molto meno
pungenti, ma rami ben adulti, passati ripetutamente, che coprivano le
parti disciplinate di bolle e vesciche dolorosissime.
Il quarto oscuro era molto utilizzato,
la punita vi restava confinata per giorni, dormendo sul pavimento e
nutrendosi di pane secco ed acqua. E il quarto oscuro era invaso in
inverno dagli scarafaggi ed in estate dalle formiche.
Ma la punizione più sconvolgente, era
“el caracol con guindillas” cioè la lumaca con peperoncino. Alla
punita, legata sulla silla della verguenza, di fronte alle compagne
di classe, veniva servita una lumaca viva, coperta di bava, estratta
dal guscio lì, davanti a lei, con un apposito attrezzo. La lumaca
doveva essere inghiottita in un solo colpo, senza masticarla. Se la
sventurata aveva conati di vomito la si obbligava a mangiare un
peperoncino piccantissimo e, di seguito ad inghiottire la lumaca.
Qualche poveretta che proprio non riusciva a tenere giù lo
sconvolgente boccone, poteva essere costretta ad ingerire una seconda
ed addirittura una terza lumaca.
Altre volte venivano costrette a
mangiare “lombriz”, lombrichi. Anche qui doveva essere orribile,
vedersi servire una mezza dozzina di lombrichi, da inghiottire
interi.
Inutile dire che le educande, facevano
di tutto pur di non incorrere nuovamente in questo schifo di
punizioni.
Tale educazione creava un carattere
d’acciaio ed alla fine degli studi tutte diventavano signore
inflessibili, spina dorsale della nobiltà e terrore della servitù.
Ecco cara Monika, io cerco di farmi
raccontare più che posso della interessante vita di Donna
Conception, purtroppo la convalescenza per la caviglia finirà e
dovrò tornare alla Pension Balnearia. Questo pensiero mi preoccupa
alquanto, però rivedrò con sincera gioia le mie compagne sguattere,
a cui di tanto in tanto penso con affetto.
Un abbraccio,
sguattera Nadia.
1 commento:
Queste Signore spagnole sono terribili. Inghiottire una lumaca viva, questa sì è una punizione originale. Poichè era un antico rimedio per il mal di stomaco, potei ascoltare il racconto di prima mano da una donna che aveva vissuto l'esperienza. Veramente terribile, il sentire la lumaca scendere lentamente nell'esofago, generando una quantità industriale di bava.n Brrrr, povere sguattere.
FrauJulia
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