Nobili Signore, serva sudiciona,
a volte capita alle serve che la Signora decida di dotarle di una
nuova divisa. Nel caso della scrivente, la Signora FrauJulia
ricevette un suggerimento di Madame Janine. Venni convocata, una sera
nell’ufficio di Madame. Una schermata sul PC mostrava alcuni dei
capi indispensabili. La Signora, dopo avermi fatto inginocchiare, mi
mostrò quella che avrebbe potuto essere la mia divisa. Francamente,
l’idea che la Signora acquistasse tramite internet mi piaceva
molto: un rapido ordine e di lì a qualche giorno un anonimo pacco
consegnato da un postino. Ma le mie speranze andarono deluse: la
Signora scorse fino in fondo la pagina e, data un occhiata alla cifra
richiesta, disse che non se ne parlava assolutamente, un capo
prodotto industrialmente a quel prezzo era decisamente un furto!
E così mi trovai, seguendo rispettosamente la Signora a camminare
per le viuzze del centro storico, dove sono presenti vari laboratori
di sartine cinesi.
Lasciata in un angolo, vedo la Signora parlare con la anziana ed
imperiosa proprietaria. Stampe ricavate da internet cambiano di mano,
so che parlano di me perché le vedo guardare nella mia direzione ed
assentire più volte. Campioni di tessuti e gomma vengono sottoposti
al giudizio della Signora. Suppongo siano giunte ad un accordo, la
Signora mi chiama e torniamo a casa.
Di lì a qualche giorno la Signora, mi comunica che l’indomani
dovrò andare dalle sarte per le misure e la prova della nuova
divisa. Dovrò andare di prima mattina e restare a disposizione
finchè il lavoro non sarà terminato. La Signora arriverà più
tardi per verificare la bontà del lavoro.
Ma, prima di congedarmi la Signora ha ancora qualcosa da dirmi:
“stupida serva sudiciona, come ti sei permessa di andare dalla
sarta senza prima farti il bidet?”. Devo confessare che è vero,
sciatta come sono tendo a trascurare la mia igiene. Tremo, la Signora
mi guarda e, severamente mi ordina: “Sudiciona, prendi un catino di
acqua fredda e fai subito un bel bidet, lavati anche le ascelle. Per
castigo poi prenderai tre once di olio di ricino. Devo obbedire:
rapida mi reco nel bagno di servizio e, con acqua fredda e sapone di
marsiglia rimedio alle mie colpe. Poi preparo un vassoio con un
bicchierone di vetro e l’odiata bottiglietta di vetro scuro, con
l’etichetta “Olio di Ricino di prima qualità, spremuto a freddo
F.U., doppia dose”. La Signora versa il purgante: vedo il denso
liquido giallino scendere lentamente, spero che la Signora smetta di
versare, ma la quantità stabilita giunge quasi all’orlo del
bicchiere, ci vanno tre quarti della bottiglietta. Ed è il momento
di farsi forza: devo bere a piccoli sorsi, tra un sorso e l’altro
deve passare almeno un minuto, in modo che, come dice la Signora, io
abbia il tempo di degustare la mia bibita.
Non vi dico lo schifo: odore, sapore e quella sensazione di unto
in bocca . Non solo, l’olio, poi si “ripropone” lungamente.
Nausea? Tanta, sono continuamente costretta ad inghiottire la saliva
provocata dalla nausea. E finalmente anche la purga termina. Metto il
cappottino sdrucito sopra la mia vecchia divisa. La Signora mi dice
subito che dovrò gettare in un cassonetto tutti i vecchi panni,
dovrò tornare indossando la nuova divisa “A la Lancy”. Prendo un
autobus, come una scialba serva che si avvia a fare le compere.
Giungo al laboratorio. La vecchia padrona si incarica di verificare
accuratamente le misure. Non vi dico quante misure debbano essere
prese per una divisa. Poi è il turno delle misure per le mutande
disciplinari. L’imperiosa sarta mi abbassa d’ufficio le mutande
che cadono ai miei piedi. La sarta fissa la mia patata, sorride e dà
una voce alle lavoranti. Tutte si affollano attorno a me, avvampo,
visto che parlano cinese non capisco. Fino a che una delle lavoranti,
sempre deridendomi si abbassa le mutande e mi mostra la sua patatina,
perfettamente depilata. Io, per ordine della Signora invece ho la
boscaglia incolta. Resto lì, con le mutande che mi intrappolano i
piedi, piangendo per l’umiliazione. Poi la sarta si scoccia e
spedisce le ragazze al lavoro. Mi fa ricomporre. Ora mi fa mettere in
fondo al laboratorio, in attesa che il lavoro venga svolto. Non ci
sono sedie, devo attendere in piedi. Passano un paio d’ore. Le
ragazze fanno una breve pausa, viene preparato un pentolone di tè.
Forse per rincuorarmi, me ne vengono dati tre bicchieroni. Sarà
l’effetto della purga, lo bevo avidamente. Ma di lì a poco aimè,
mi comincia a scappare la pipì. Chiedo alla sarta il permesso di
usare il bagno ma mi viene negato: “bagno solo pel lagazze cinesi”.
Comincio a preoccuparmi, tra qualche ora l’olio di ricino colpirà.
Il tempo passa, in sincronia con la vescica che si gonfia e con la
pancia che brontola.
Dopo un ora una delle sartine si presenta dalla vecchia con uno
dei capi pronti: le mutande di caucciù. La sudiciona è costretta a
togliersi nuovamente le mutande, scatenando una nuova serie di
risolini tra le presenti. La mutanda in caucciù viene rialzata dalle
abili mani della sartina. La sudiciona sente la gomma levigata al
contatto della propria pelle. L’odore della gomma nuova, unito a
quello dei collanti che rendono impermeabili le necessarie cuciture
inebriano la sudiciona. E queste mutande sono veramente comode, si
dice quella grulla della sudiciona. Ma ora la prova prosegue, arriva
un secondo paio di mutande. Queste sono realizzate con uno spesso
strato di cuoio di colore beige, trattato in maniera da farlo
rimanere abbastanza elastico. Le mutande vengono infilate alla
sudiciona al di sopra delle mutande di caucciù. La sudiciona,
curiosa, guarda in basso, la mutanda di cuoio ricopre completamente
il capo sottostante, l’odore del cuoio si somma a quello del
caucciù, la sudiciona annusa quei due profumi con la medesima
voluttà di un automobilista che sale sulla sua auto nuova. Il
morbido cuoio della mutanda esterna rende le mutande più spesse ma
sempre comode. La sudiciona si chiede perché altre serve si
lamentino tanto delle proprie mutande costrittive.
Ma, ora che la prova è terminata, le sartine tolgono alla
sudiciona i due capi intimi per procedere all’assemblaggio
definitivo del capo. La sudiciona resta lì, con la vescica gonfia e
la pancia in subbuglio. Ora la sudiciona deve provare la divisa: una
pesante vestaglia di cotone grigio, molto spesso, dalle maniche
corte. Questa divisa, al contrario delle mutande, è un prodotto
standard del laboratorio di sartoria: ne producono a centinaia,
destinate alle innumerevoli donne di fatica impiegate in miseri
lavori. Infatti, identificata la taglia corretta, non è necessario
alcun aggiustamento. La vecchia sarta mostra alla sudiciona, infilato
nella tasca della divisa, un fazzoletto da testa, realizzato con il
medesimo tessuto: un gentile omaggio del laboratorio alle fedeli
clienti. Mentre si sente il rumore della macchina da cucire con cui
le sartine si affannano a terminare le speciali mutande, la sudiciona
deve provare il grembiule. Le stringenti specifiche di Lancy
richiedono un grembiulone di gomma verde. Mani esperte tracciano
sulla gomma il profilo e, leste tagliano con apposite forbici. In men
che non si dica il grembiule è pronto: una cinghia che sostiene la
parte superiore del grembiule, passando dietro al collo. Infatti
questi grembiuloni coprono anche il petto delle serve. Il grembiule è
dotato di due cinghie che permettono di stringerlo a volontà,
sfruttando l’elasticità della spessa gomma con cui è costruito.
Due pesanti guanti versi, sempre di gomma, fanno pendant col
grembiule. Un paio di calzettoni di ruvida lana grigia ed un paio di
zoccoli di gomma verde vengono aggiunti al pacco destinato alla
sudiciona.
Nel frattempo è arrivata la Signora FrauJulia, per verificare la
qualità della divisa realizzata.
La sudiciona è ormai in attesa da numerose ore. Ormai la pancia
della serva si fa sentire: una continua serie di gorgoglii causa le
risate delle sartine presenti. Le sartine hanno finalmente terminato
le mutande. La sudiciona vede il capo provato in precedenza: i due
strati sono mirabilmente fissati tra loro, La mutanda di caucciù è
dotata di larghi elastici alle cosce ed al ventre. Elastici che la
rendono perfettamente a tenuta. Il tessuto impermeabile è
sovrabbondante, la sudiciona scoprirà in seguito a che scopo. La
mutanda in cuoio è chiusa da una cerniera di acciaio inossidabile ed
è dotata di un piccolo lucchetto dello stesso materiale. Ma alla
mutanda di cuoio le sartine hanno aggiunto due pezzi di cuoio, cuciti
sui fianchi e dotati di larghi occhielli.
La sudiciona è ora costretta a spogliarsi completamente dinanzi a
tutte. Data la presenza imperiosa di FrauJulia, le sartine si
limitano ai sorrisetti, vedendo i peli superflui della serva. La
mutanda viene infilata sul pancione della sguattera. La cerniera
chiude ermeticamente il capo. Ma ora la vecchia sarta deve mostrare a
FrauJulia la particolarità di queste mutande. Due lunghi lacci
vengono infilati negli occhielli dei rinforzi di cuoio: sono due
sistemi analoghi all’allacciatura di una scarpa, una stringa può
stringere la mutanda sul davanti un'altra sul dietro. E qui la
sudiciona inizia a scoprire quanto siano “comode” le mutande:
infatti la vecchia tira impietosamente le stringhe posteriori,
fissandole con un bel fiocco. La sudiciona scopre subito che le
stringhe premono le linguette di cuoio contro i glutei, rendendo la
mutanda molto fastidiosa, in particolare quando ci si deve chinare
per qualche lavoro. Ma non è finita, la vecchia, consapevole che la
sudiciona ha ormai pancia e vescica piene all’inverosimile, chiede
ad una assistente di portare un cuscinetto di stoffa. Il cuscinetto
viene posto sul ventre della sudiciona e su di esso viene allacciata
la stringa. Poi la vecchia mostra a FrauJulia la particolarità della
stringa anteriore: basta stringerla, anche di poco, ed il cuscino
preme impietosamente il ventre. E’ bastato poco a fare squittire la
sudiciona: “noooo per carità mi scappa, non ce la faccio mi scappa
la pipì….. e poi, Signora si ricorda di avermi purgato, NON CE LA
FACCIO”. Ma nessuna pietà per la sudiciona, uno sguardo e la
vecchia stringe ancora un po’. La sudiciona stringe disperata le
cosce. Non si aspettava di dover collaudare la tenuta della mutande
lì, davanti alle odiose sartine ed alla loro vecchia padrona.
Passano angosciosi minuti per la sudiciona, coperta di sudore e con
la pancia che duole sempre di più. A questo punto la sudiciona
abbassa gli occhi sulle proprie mutande, unico capo che per il
momento indossa, vede la pancia gonfia, costretta e schiacciata
dall’impietoso cuscinetto, posto sotto ai lacci allacciati stretti.
A questo punto la sudiciona fa una bella pensata: forse se riesce a
far un goccio di pipì la cosa passerà inosservata e la pressione
nella pancia calerà. Detto fatto la sudiciona si impegna nel
difficile compito di orinare, senza “mollare tutto”. Dobbiamo
dire che la cosa riesce, la sudiciona sente il calore della pipì che
invade tutta la mutanda di caucciù, calore tutt’altro che
spiacevole. Ma la sudiciona, sperando di farla franca, non ha
considerato l’antica sapienza sartoriale delle cinesine: le mutande
di caucciù sono volutamente molto molto comode: infatti sono
studiate per essere indossate anche da serve sottoposte a clisteri
punitivi senza l’impiego di “plug” gonfiabili di ritenzione.
Per farla breve: il liquido si raccoglie all’interno della mutanda,
gonfiando un apposito capiente “sacchetto”. Questo sacchetto è
situato in una apposita apertura, a prova di “manomissione” della
mutanda esterna di cuoio. Il sacchetto dotato di una speciale valvola
antimanomissione, si gonfia di orina della sudiciona e penzola, ben
in vista tra le cosce della sudiciona. Subito le “simpatiche”
cinesine compaiono indicandosi l’un l’altra il sacchetto e
deridendo la sudiciona, nonostante le occhiate di fuoco dell’anziana
sarta. La sudiciona vorrebbe sprofondare. Ma l’espediente di
orinare non è affatto sufficiente, anzi, l’avere rilasciato lo
sfintere vha ormai messo in funzione una reazione a catena che si
manifesta esternamente con forti gorgoglii e, dentro alla pancia
della sudiciona con crampi incredibili, peggio di quelli di un
clistere. La sudiciona a questo punto cerca di emettere qualche
scorreggina, chissà, magari potrà resistere fino al ritorno a casa.
La sguattera è certa che FrauJulia una volta a casa le permetterà
di usare il bagno. Ma niente da fare, come la sudiciona rilascia un
istante lo sfintere, un vero e proprio tsunami la travolge e riempie
rumorosamente le mutande. La cosa non sfugge affatto alle presenti,
se anche le doppie mutande limitano l’odore, niente fanno per la
rumorosa scarica. Ed è con soddisfazione che la vecchia megera
cinese fa saltellare con il palmo della mano il sacchetto colmo delle
deiezioni della sudiciona. Sudiciona che vorrebbe poter sotterrare la
testa come uno struzzo. Ma è ora di congedarsi, FrauJulia passa
delle banconote alla vecchia tutta salamelecchi. Alla sudiciona viene
fatta indossare le nuova mise, tutti i vecchi abiti vengono gettati.
Ed ora la serva deve percorrere due chilometri a piedi, nelle
schifose condizioni in cui si trova. Infatti la Signora la fa
camminare per la strada, limitandosi a controllarla da bordo del
proprio SUV. E se la sudiciona può ringraziare la sorte di potersi
confondere tra le maschere del carnevale che affollano i marciapiedi,
di certo il dover camminare a cosce larghe per non urtare in
continuazione il sacchetto pieno, non le rende piacevole la
camminata.
E giunta a casa la sudiciona, dopo una bella ramanzina, deve
provvedere a svuotare e ripulire le proprie mutande, cercando di non
vomitare per lo schifo. Ovviamente la sudiciona dovrà indossare le
mutande ancora bagnate, visto che non n ne esiste un cambio.
Le mutande hanno ben sopportato il collaudo: il cuoio si è sì
imbevuto leggermente ed ha cambiato un po’ il colore, ma la Signora
ha ricevuto assicurazioni che le mutande dureranno ben più della
serva.
Vostra stupida serva sudiciona nadia.
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2 marzo 2014
NUOVA DIVISA PER LA SGUATTERA SUDICIONA NADIA
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