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2 marzo 2014

NUOVA DIVISA PER LA SGUATTERA SUDICIONA NADIA

Nobili Signore, serva sudiciona,
a volte capita alle serve che la Signora decida di dotarle di una nuova divisa. Nel caso della scrivente, la Signora FrauJulia ricevette un suggerimento di Madame Janine. Venni convocata, una sera nell’ufficio di Madame. Una schermata sul PC mostrava alcuni dei capi indispensabili. La Signora, dopo avermi fatto inginocchiare, mi mostrò quella che avrebbe potuto essere la mia divisa. Francamente, l’idea che la Signora acquistasse tramite internet mi piaceva molto: un rapido ordine e di lì a qualche giorno un anonimo pacco consegnato da un postino. Ma le mie speranze andarono deluse: la Signora scorse fino in fondo la pagina e, data un occhiata alla cifra richiesta, disse che non se ne parlava assolutamente, un capo prodotto industrialmente a quel prezzo era decisamente un furto!
E così mi trovai, seguendo rispettosamente la Signora a camminare per le viuzze del centro storico, dove sono presenti vari laboratori di sartine cinesi.
Lasciata in un angolo, vedo la Signora parlare con la anziana ed imperiosa proprietaria. Stampe ricavate da internet cambiano di mano, so che parlano di me perché le vedo guardare nella mia direzione ed assentire più volte. Campioni di tessuti e gomma vengono sottoposti al giudizio della Signora. Suppongo siano giunte ad un accordo, la Signora mi chiama e torniamo a casa.
Di lì a qualche giorno la Signora, mi comunica che l’indomani dovrò andare dalle sarte per le misure e la prova della nuova divisa. Dovrò andare di prima mattina e restare a disposizione finchè il lavoro non sarà terminato. La Signora arriverà più tardi per verificare la bontà del lavoro.
Ma, prima di congedarmi la Signora ha ancora qualcosa da dirmi: “stupida serva sudiciona, come ti sei permessa di andare dalla sarta senza prima farti il bidet?”. Devo confessare che è vero, sciatta come sono tendo a trascurare la mia igiene. Tremo, la Signora mi guarda e, severamente mi ordina: “Sudiciona, prendi un catino di acqua fredda e fai subito un bel bidet, lavati anche le ascelle. Per castigo poi prenderai tre once di olio di ricino. Devo obbedire: rapida mi reco nel bagno di servizio e, con acqua fredda e sapone di marsiglia rimedio alle mie colpe. Poi preparo un vassoio con un bicchierone di vetro e l’odiata bottiglietta di vetro scuro, con l’etichetta “Olio di Ricino di prima qualità, spremuto a freddo F.U., doppia dose”. La Signora versa il purgante: vedo il denso liquido giallino scendere lentamente, spero che la Signora smetta di versare, ma la quantità stabilita giunge quasi all’orlo del bicchiere, ci vanno tre quarti della bottiglietta. Ed è il momento di farsi forza: devo bere a piccoli sorsi, tra un sorso e l’altro deve passare almeno un minuto, in modo che, come dice la Signora, io abbia il tempo di degustare la mia bibita.
Non vi dico lo schifo: odore, sapore e quella sensazione di unto in bocca . Non solo, l’olio, poi si “ripropone” lungamente. Nausea? Tanta, sono continuamente costretta ad inghiottire la saliva provocata dalla nausea. E finalmente anche la purga termina. Metto il cappottino sdrucito sopra la mia vecchia divisa. La Signora mi dice subito che dovrò gettare in un cassonetto tutti i vecchi panni, dovrò tornare indossando la nuova divisa “A la Lancy”. Prendo un autobus, come una scialba serva che si avvia a fare le compere. Giungo al laboratorio. La vecchia padrona si incarica di verificare accuratamente le misure. Non vi dico quante misure debbano essere prese per una divisa. Poi è il turno delle misure per le mutande disciplinari. L’imperiosa sarta mi abbassa d’ufficio le mutande che cadono ai miei piedi. La sarta fissa la mia patata, sorride e dà una voce alle lavoranti. Tutte si affollano attorno a me, avvampo, visto che parlano cinese non capisco. Fino a che una delle lavoranti, sempre deridendomi si abbassa le mutande e mi mostra la sua patatina, perfettamente depilata. Io, per ordine della Signora invece ho la boscaglia incolta. Resto lì, con le mutande che mi intrappolano i piedi, piangendo per l’umiliazione. Poi la sarta si scoccia e spedisce le ragazze al lavoro. Mi fa ricomporre. Ora mi fa mettere in fondo al laboratorio, in attesa che il lavoro venga svolto. Non ci sono sedie, devo attendere in piedi. Passano un paio d’ore. Le ragazze fanno una breve pausa, viene preparato un pentolone di tè. Forse per rincuorarmi, me ne vengono dati tre bicchieroni. Sarà l’effetto della purga, lo bevo avidamente. Ma di lì a poco aimè, mi comincia a scappare la pipì. Chiedo alla sarta il permesso di usare il bagno ma mi viene negato: “bagno solo pel lagazze cinesi”. Comincio a preoccuparmi, tra qualche ora l’olio di ricino colpirà. Il tempo passa, in sincronia con la vescica che si gonfia e con la pancia che brontola.
Dopo un ora una delle sartine si presenta dalla vecchia con uno dei capi pronti: le mutande di caucciù. La sudiciona è costretta a togliersi nuovamente le mutande, scatenando una nuova serie di risolini tra le presenti. La mutanda in caucciù viene rialzata dalle abili mani della sartina. La sudiciona sente la gomma levigata al contatto della propria pelle. L’odore della gomma nuova, unito a quello dei collanti che rendono impermeabili le necessarie cuciture inebriano la sudiciona. E queste mutande sono veramente comode, si dice quella grulla della sudiciona. Ma ora la prova prosegue, arriva un secondo paio di mutande. Queste sono realizzate con uno spesso strato di cuoio di colore beige, trattato in maniera da farlo rimanere abbastanza elastico. Le mutande vengono infilate alla sudiciona al di sopra delle mutande di caucciù. La sudiciona, curiosa, guarda in basso, la mutanda di cuoio ricopre completamente il capo sottostante, l’odore del cuoio si somma a quello del caucciù, la sudiciona annusa quei due profumi con la medesima voluttà di un automobilista che sale sulla sua auto nuova. Il morbido cuoio della mutanda esterna rende le mutande più spesse ma sempre comode. La sudiciona si chiede perché altre serve si lamentino tanto delle proprie mutande costrittive.
Ma, ora che la prova è terminata, le sartine tolgono alla sudiciona i due capi intimi per procedere all’assemblaggio definitivo del capo. La sudiciona resta lì, con la vescica gonfia e la pancia in subbuglio. Ora la sudiciona deve provare la divisa: una pesante vestaglia di cotone grigio, molto spesso, dalle maniche corte. Questa divisa, al contrario delle mutande, è un prodotto standard del laboratorio di sartoria: ne producono a centinaia, destinate alle innumerevoli donne di fatica impiegate in miseri lavori. Infatti, identificata la taglia corretta, non è necessario alcun aggiustamento. La vecchia sarta mostra alla sudiciona, infilato nella tasca della divisa, un fazzoletto da testa, realizzato con il medesimo tessuto: un gentile omaggio del laboratorio alle fedeli clienti. Mentre si sente il rumore della macchina da cucire con cui le sartine si affannano a terminare le speciali mutande, la sudiciona deve provare il grembiule. Le stringenti specifiche di Lancy richiedono un grembiulone di gomma verde. Mani esperte tracciano sulla gomma il profilo e, leste tagliano con apposite forbici. In men che non si dica il grembiule è pronto: una cinghia che sostiene la parte superiore del grembiule, passando dietro al collo. Infatti questi grembiuloni coprono anche il petto delle serve. Il grembiule è dotato di due cinghie che permettono di stringerlo a volontà, sfruttando l’elasticità della spessa gomma con cui è costruito. Due pesanti guanti versi, sempre di gomma, fanno pendant col grembiule. Un paio di calzettoni di ruvida lana grigia ed un paio di zoccoli di gomma verde vengono aggiunti al pacco destinato alla sudiciona.
Nel frattempo è arrivata la Signora FrauJulia, per verificare la qualità della divisa realizzata.
La sudiciona è ormai in attesa da numerose ore. Ormai la pancia della serva si fa sentire: una continua serie di gorgoglii causa le risate delle sartine presenti. Le sartine hanno finalmente terminato le mutande. La sudiciona vede il capo provato in precedenza: i due strati sono mirabilmente fissati tra loro, La mutanda di caucciù è dotata di larghi elastici alle cosce ed al ventre. Elastici che la rendono perfettamente a tenuta. Il tessuto impermeabile è sovrabbondante, la sudiciona scoprirà in seguito a che scopo. La mutanda in cuoio è chiusa da una cerniera di acciaio inossidabile ed è dotata di un piccolo lucchetto dello stesso materiale. Ma alla mutanda di cuoio le sartine hanno aggiunto due pezzi di cuoio, cuciti sui fianchi e dotati di larghi occhielli.
La sudiciona è ora costretta a spogliarsi completamente dinanzi a tutte. Data la presenza imperiosa di FrauJulia, le sartine si limitano ai sorrisetti, vedendo i peli superflui della serva. La mutanda viene infilata sul pancione della sguattera. La cerniera chiude ermeticamente il capo. Ma ora la vecchia sarta deve mostrare a FrauJulia la particolarità di queste mutande. Due lunghi lacci vengono infilati negli occhielli dei rinforzi di cuoio: sono due sistemi analoghi all’allacciatura di una scarpa, una stringa può stringere la mutanda sul davanti un'altra sul dietro. E qui la sudiciona inizia a scoprire quanto siano “comode” le mutande: infatti la vecchia tira impietosamente le stringhe posteriori, fissandole con un bel fiocco. La sudiciona scopre subito che le stringhe premono le linguette di cuoio contro i glutei, rendendo la mutanda molto fastidiosa, in particolare quando ci si deve chinare per qualche lavoro. Ma non è finita, la vecchia, consapevole che la sudiciona ha ormai pancia e vescica piene all’inverosimile, chiede ad una assistente di portare un cuscinetto di stoffa. Il cuscinetto viene posto sul ventre della sudiciona e su di esso viene allacciata la stringa. Poi la vecchia mostra a FrauJulia la particolarità della stringa anteriore: basta stringerla, anche di poco, ed il cuscino preme impietosamente il ventre. E’ bastato poco a fare squittire la sudiciona: “noooo per carità mi scappa, non ce la faccio mi scappa la pipì….. e poi, Signora si ricorda di avermi purgato, NON CE LA FACCIO”. Ma nessuna pietà per la sudiciona, uno sguardo e la vecchia stringe ancora un po’. La sudiciona stringe disperata le cosce. Non si aspettava di dover collaudare la tenuta della mutande lì, davanti alle odiose sartine ed alla loro vecchia padrona. Passano angosciosi minuti per la sudiciona, coperta di sudore e con la pancia che duole sempre di più. A questo punto la sudiciona abbassa gli occhi sulle proprie mutande, unico capo che per il momento indossa, vede la pancia gonfia, costretta e schiacciata dall’impietoso cuscinetto, posto sotto ai lacci allacciati stretti. A questo punto la sudiciona fa una bella pensata: forse se riesce a far un goccio di pipì la cosa passerà inosservata e la pressione nella pancia calerà. Detto fatto la sudiciona si impegna nel difficile compito di orinare, senza “mollare tutto”. Dobbiamo dire che la cosa riesce, la sudiciona sente il calore della pipì che invade tutta la mutanda di caucciù, calore tutt’altro che spiacevole. Ma la sudiciona, sperando di farla franca, non ha considerato l’antica sapienza sartoriale delle cinesine: le mutande di caucciù sono volutamente molto molto comode: infatti sono studiate per essere indossate anche da serve sottoposte a clisteri punitivi senza l’impiego di “plug” gonfiabili di ritenzione. Per farla breve: il liquido si raccoglie all’interno della mutanda, gonfiando un apposito capiente “sacchetto”. Questo sacchetto è situato in una apposita apertura, a prova di “manomissione” della mutanda esterna di cuoio. Il sacchetto dotato di una speciale valvola antimanomissione, si gonfia di orina della sudiciona e penzola, ben in vista tra le cosce della sudiciona. Subito le “simpatiche” cinesine compaiono indicandosi l’un l’altra il sacchetto e deridendo la sudiciona, nonostante le occhiate di fuoco dell’anziana sarta. La sudiciona vorrebbe sprofondare. Ma l’espediente di orinare non è affatto sufficiente, anzi, l’avere rilasciato lo sfintere vha ormai messo in funzione una reazione a catena che si manifesta esternamente con forti gorgoglii e, dentro alla pancia della sudiciona con crampi incredibili, peggio di quelli di un clistere. La sudiciona a questo punto cerca di emettere qualche scorreggina, chissà, magari potrà resistere fino al ritorno a casa. La sguattera è certa che FrauJulia una volta a casa le permetterà di usare il bagno. Ma niente da fare, come la sudiciona rilascia un istante lo sfintere, un vero e proprio tsunami la travolge e riempie rumorosamente le mutande. La cosa non sfugge affatto alle presenti, se anche le doppie mutande limitano l’odore, niente fanno per la rumorosa scarica. Ed è con soddisfazione che la vecchia megera cinese fa saltellare con il palmo della mano il sacchetto colmo delle deiezioni della sudiciona. Sudiciona che vorrebbe poter sotterrare la testa come uno struzzo. Ma è ora di congedarsi, FrauJulia passa delle banconote alla vecchia tutta salamelecchi. Alla sudiciona viene fatta indossare le nuova mise, tutti i vecchi abiti vengono gettati. Ed ora la serva deve percorrere due chilometri a piedi, nelle schifose condizioni in cui si trova. Infatti la Signora la fa camminare per la strada, limitandosi a controllarla da bordo del proprio SUV. E se la sudiciona può ringraziare la sorte di potersi confondere tra le maschere del carnevale che affollano i marciapiedi, di certo il dover camminare a cosce larghe per non urtare in continuazione il sacchetto pieno, non le rende piacevole la camminata.
E giunta a casa la sudiciona, dopo una bella ramanzina, deve provvedere a svuotare e ripulire le proprie mutande, cercando di non vomitare per lo schifo. Ovviamente la sudiciona dovrà indossare le mutande ancora bagnate, visto che non n ne esiste un cambio.
Le mutande hanno ben sopportato il collaudo: il cuoio si è sì imbevuto leggermente ed ha cambiato un po’ il colore, ma la Signora ha ricevuto assicurazioni che le mutande dureranno ben più della serva.


Vostra stupida serva sudiciona nadia.


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