Mi ero fermata, nel trascrivere il
verbale, alla perra che stava per scottarmi col ferro rovente, mentre
il cavalletto mi pareva stesse segandomi in due ed i pesi tiravano
inesorabilmente in basso le mie caviglie. Sento della confusione ed
una voce ferma ed autoritaria gridare FERMATEVI, TUTTI FERMI! E’ la
presidente del Tribunale delle Signore. Si avvicina alla perra, che
la guarda sorpresa, le toglie di mano il ferro rovente. Ad un suo
cenno due guardie rimuovono i pesi dai miei piedi. Le corde che mi
tengono le braccia mi sollevano dal cavalletto. Una volta deposta,
subito la dottoressa mi presta le cure del caso, una provvidenziale
borsa di ghiaccio lenisce un pò i dolori.
La Presidente ora si rivolge alla
perra: signora L.P., questo tribunale non è riuscito a trovare
negli archivi la sua “patente di nobiltà”. Entro domattina lei
dovrà fornire questo documento, che attesta i suoi nobili natali, in
difetto di ciò sarà il tribunale a stabilire se lei sia nobile o
meno.
E così termina la mia terribile
giornata. Vengo affidata alle cure della dottoressa e della nostra
Padrona. Fortunatamente la scottatura infertami dalla perra è cosa
di poco conto. Quanto alle mie parti intime, grazie alla borsa di
ghiaccio, iniziano a dolere di meno. A causa delle tumefazioni
provocate dal cavalletto faticherò ad orinare per qualche giorno.
E veniamo alla perra. Al mattino
successivo si deve presentare di fronte al tribunale , che stabilirà
se è una nobile, e quindi autorizzata a prendere il posto della
nostra Signora, o meno. Noi serve non possiamo, naturalmente
assistere ad un tribunale che inquisisca una nobile, perciò torno
alla prosa notarile, che, come vi dicevo, ho avuto modo di
consultare in seguito.
“Yo M.T. notario del rey….”
Il Tribunale chiede alla nobile L.P. di
mostrare la sua patente di nobiltà. La nobile L.P. non è in grado
di farlo, fosse pure in copia. Inoltre dà spiegazioni molto confuse.
La Presidente a questo punto pronuncia la frase “sarà allora il
tribunale a stabilire il suo stato nobiliare, si prepari per
l’interrogatorio!”. La L.P. ribatte che, essendo nobile, non può
essere sottoposta a torture. La presidente conferma che l’esenzione
dalla tortura per i nobili esiste sì, eccetto che per “el agua”.
In considerazione dei nobili natali,
quindi, il tribunale dispone che si proceda alla questione
dell’acqua, ordinaria ed all’occorrenza straordinaria.
Una guardia porta due secchi di zinco
della capacità di circa 4 pinte (circa 4,5 litri) di acqua.
La L.P. viene denudata e legata al
tavolo del tormento, il tavolo, con un ingegnoso gioco di leve e
volantini, costringe il corpo in una dolorosa posizione arcuata, con
testa e piedi ben più in basso del ventre.
Viene applicato all’accusata un
bavaglio di cuoio, che sostiene un imbuto. Tale bavaglio impedisce di
muovere la testa e di serrare i denti. L’acqua verrà versata con
un bricco da 1 pinta, riempito a sua volta nei secchi. Se la
suppliziata facesse resistenza basterà tapparle il naso tra pollice
ed indice per costringerla a bere, se non vuole affogare.
Dopo aver rivolto un ultimo invito a
confessare io, notaio, faccio cenno che si può iniziare. Viene
versato, lentamente , il primo bricco. L’accusata mugola e tenta
disperatamente di svincolarsi, senza risultato. Dopo ogni bricco
invito severamente l’accusata a confessare. Sia pur impedita da
bavaglio e imbuto, si sente chiaramente, tra i suoi mugolii un ”NO”.
Pertanto si continua. L’accusata inizia a soffrire, ne fanno fede i
lividi che appaiono dove le corde bloccano braccia e gambe. Alla fine
del primo secchio faccio togliere per un attimo il bavaglio,
l’accusata rutta e tossisce penosamente. Interrogata si rifiuta
ostinatamente di confessare. Ad un mio cenno si riprende a versare
l’acqua. Le contorsioni dell’accusata sono via via più intense.
L’unica risposta alle mie richieste continua ad essere un “NO”
mugolato. Si sente nettamente il “GLUK GLUK”, l’affannoso
deglutire. Il ventre dell’accusata si sta gradatamente gonfiando,
nonostante ciò essa continua a negare sfacciatamente la confessione.
Termina anche il secondo secchio di
acqua. L’accusata ha superato la questione ordinaria. Poiché ha,
suo malgrado, inghiottito più di 4 litri di acqua il ventre è
ormai dilatato come se fosse incinta.
Viene liberata e fatta brevemente
riprendere, in modo che io possa interrogarla con comodo, senza
l’ostacolo del bavaglio.
A tutte le mie pazienti domande nega
ostinatamente una confessione………
Sguattera Nadia
(67- continua)
Nessun commento:
Posta un commento