LANCY 16 – UN SANO ESERCIZIO FISICO
di sguattera sudiciona
A Lancy tutto è studiato per non
lasciare in ozio le detenute. E se negli altri reparti di Lancy si
ricorre a sofisticati sistemi per sfiancare le mule, nella fattoria
le vacche vengono adibite al lavoro dei campi. Infatti un compito di
particolare importanza è l’aratura delle immense serre in cui
viene coltivata la manioca. La manioca è un tubero dal quale viene
ricavata la tapioca, unico alimento somministrato alle detenute di
Lancy.
E naturalmente la sudiciona deve
sperimentare anche questo. Tirare un aratro per aratura pesante non è
un compito facile, richiede un grande sforzo. Per questo a Lancy
vengono impiegati “tiri” di quattro vacche. Il lavoro all’aratro,
molto usurante, rappresenta lo spauracchio per le detenute della
stalla, basti dire che è più temuto di una seduta punitiva
nell’ambulatorio della Dottoressa.
La Infermiera Mungitrice fa uscire
dalla stalla la sudiciona con altre quattro compagne di sventura.
Le vacche indossano già i mutandoni
contenitivi di Lancy. Anche se, al contrario delle mule, non sono
ingravidate, dati gli sforzi erculei che dovranno fare, viene fatta
indossare la fastidiosa pancera. Al di sopra le mucche indossano un
lungo saio marrone, imbottito sulle spalle, dotato di cappuccio. Un
morso viene saldamente introdotto tra i denti e strettamente
allacciato da una cinghia. Il cappuccio, dotato di due fori per gli
occhi ed uno per la bocca ha anche lo scopo di paraocchi, in modo che
le mucche non vengano distratte dal proprio impegno. Per preservare
in qualche modo i piedi, alle aratrici vengono fatti indossare bassi
stivaletti di gomma.
Un grosso aratro le attende. L’aratro
è di ferro, pesantissimo, con un enorme vomero. A quattro mucche
viene fatto indossare un pesante “giogo”, costituito da un
semianello di legno, posto sulle spalle, in corrispondenza della
scarsa imbottitura offerta dal saio. Il giogo è collegato ad un
sistema di cinghie che ripartisce lo sforzo tra le aratrici. La
quinta serva, a rotazione, guida l’aratro, dando il ritmo alle
compagne. La Signora Anne H. ha ideato di persona il lavoro
all’aratro, una sola sorvegliante riesce, in una lunga giornata di
lavoro a sfiancare ben cinque vacche. Ovviamente la sorvegliante è
dotata di una terribile frusta di cuoio intrecciato. Basta uno
schiocco della frusta perché le aratrici partano.
E veniamo alla nostra sudiciona
preferita. Viene brutalmente svegliata dalla sorvegliante del turno
di notte alle 6 in punto, nel buio della notte. Altre quattro
infelici stanno uscendo dalle celle. La sorvegliante concede loro una
pausa bagno, in modo che si svuotino ben bene dal clistere notturno.
Fa quindi indossare gli abiti prescritti. Abiti che sono ancora umidi
dal giorno precedente. La sudiciona rabbrividisce, nel freddo
notturno. Il tiro di mucche viene fatto uscire nelle prime luci del
giorno. L’aratro le attende. Arrivano le sorveglianti del turno di
giorno. La sudiciona si accorge che a controllare l’aratura sarà
la sorvegliante Lotte, una delle più inflessibili. La mucca che
dovrà guidare l’aratro al primo turno è incaricata di infilare il
giogo e stringere opportunamente cinghie, cinghiette, morsi e
cappucci. Inutile dire che si merita un paio di manrovesci dalla
sorvegliante Lotte che ritiene le cinghie troppo lasche. Dai muggiti
che sfuggono alle aratrici, invece, sembrerebbe che le cinghie
mordano già a sufficienza le carni, ma tant’è. Le mucche vengono
ora dirette all’appezzamento da arare. Si tratta di un campo di un
ettaro, posto appena fuori Lancy. Pensateci, un campo di 100x100
metri! Ma quello che sfiancherà le nostre vacche è il tipo di
terreno: molto compatto ed argilloso, non lavorato da anni ed anni.
Al comando della sorvegliante, le mucche da traino partono a tirare,
ognuna concentrata nel tirare uniformemente, nessuna vuole assaggiare
la frusta. Ed ad un secondo ordine, la mucca al comando libera una
leva, il vomere si pianta nel terreno ed inizia ad opporre
resistenza. Accade che per un po’ le vacche da traino continuino a
muoversi ma l’aratro resta quasi fermo, i gioghi e le cinghie si
piantano nelle carni e premono impietosi sulle ossa , sentiamo
chiaramente i muggiti di dolore. Poi, lentamente l’aratro riprende
ad avanzare. Vediamo chiaramente che il passo delle vacche aratrici è
lo stesso degli alpinisti, lento ma costante e di grande potenza. La
cosa più difficile per le nostre mucche è tirare all’unisono,
infatti ben presto vanno fuori sincronismo e l’aratro rallenta. Qui
rientra in gioco la sorvegliante che, tramite lo sciocco della
frusta, rimette in sincronismo le aratrici. Inutile dire che, se va
bene, lo schiocco è solo di avvertimento, ma la pazienza di Frau
Lotte è limitata, ben presto la frusta cade sulle schiene impietosa,
causando grande dolore. Gli impietosi paraocchi impediscono di vedere
altro che non sia il campo ancora da arare, le vacche, infatti non
possono, a causa del giogo, girare liberamente la testa. Le nostre
vacche sono in un bagno di sudore, la faccia paonazza i denti
piantati nel morso, quasi non hanno il fiato neanche per muggire. Ma
un esercizio tanto massacrante non può durare all’infinito, ogni
mezz’ora viene fatta la rotazione delle vacche. Vacche che, come
l’aratro si ferma, cadono a terra sfinite. Occorrono grida e
frustate, distribuite generosamente da Lotte, per far riprendere il
lavoro a cambio effettuato. Inutile dire che con delle vacche così
fannullone Frau Lotte dovrà fare dello straordinario, visto che il
lavoro al campo di manioca terminerà nel buio della notte.
Al rientro le vacche, stravolte e
coperte di cristalli di sale del loro sudore e della terra sollevata
dai loro passi, saranno costrette all’ultimo sforzo di ripulire,
oliare e riporre l’attrezzatura. Infine la tanto agognata scodella
di tapioca permetterà loro di sopravvivere un altro giorno. E se
durante il giorno le vacche da aratura sono esentate dal clistere, la
notte possono recuperare, infatti le attende una bella caraffa di
“Eau de Lancy”, somministrata, come buonanotte dalla
sorvegliante. Il clistere le terrà gonfie nella notte. Ma la vacca
numero 14 è tanto stanca che neanche si accorgerà del pancione e
dei relativi dolorosi crampi.
(16- continua)
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