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2 giugno 2014

LANCY 16 - UN SANO ESERCIZIO FISICO


LANCY 16 – UN SANO ESERCIZIO FISICO
di sguattera sudiciona
A Lancy tutto è studiato per non lasciare in ozio le detenute. E se negli altri reparti di Lancy si ricorre a sofisticati sistemi per sfiancare le mule, nella fattoria le vacche vengono adibite al lavoro dei campi. Infatti un compito di particolare importanza è l’aratura delle immense serre in cui viene coltivata la manioca. La manioca è un tubero dal quale viene ricavata la tapioca, unico alimento somministrato alle detenute di Lancy.
E naturalmente la sudiciona deve sperimentare anche questo. Tirare un aratro per aratura pesante non è un compito facile, richiede un grande sforzo. Per questo a Lancy vengono impiegati “tiri” di quattro vacche. Il lavoro all’aratro, molto usurante, rappresenta lo spauracchio per le detenute della stalla, basti dire che è più temuto di una seduta punitiva nell’ambulatorio della Dottoressa.
La Infermiera Mungitrice fa uscire dalla stalla la sudiciona con altre quattro compagne di sventura.
Le vacche indossano già i mutandoni contenitivi di Lancy. Anche se, al contrario delle mule, non sono ingravidate, dati gli sforzi erculei che dovranno fare, viene fatta indossare la fastidiosa pancera. Al di sopra le mucche indossano un lungo saio marrone, imbottito sulle spalle, dotato di cappuccio. Un morso viene saldamente introdotto tra i denti e strettamente allacciato da una cinghia. Il cappuccio, dotato di due fori per gli occhi ed uno per la bocca ha anche lo scopo di paraocchi, in modo che le mucche non vengano distratte dal proprio impegno. Per preservare in qualche modo i piedi, alle aratrici vengono fatti indossare bassi stivaletti di gomma.
Un grosso aratro le attende. L’aratro è di ferro, pesantissimo, con un enorme vomero. A quattro mucche viene fatto indossare un pesante “giogo”, costituito da un semianello di legno, posto sulle spalle, in corrispondenza della scarsa imbottitura offerta dal saio. Il giogo è collegato ad un sistema di cinghie che ripartisce lo sforzo tra le aratrici. La quinta serva, a rotazione, guida l’aratro, dando il ritmo alle compagne. La Signora Anne H. ha ideato di persona il lavoro all’aratro, una sola sorvegliante riesce, in una lunga giornata di lavoro a sfiancare ben cinque vacche. Ovviamente la sorvegliante è dotata di una terribile frusta di cuoio intrecciato. Basta uno schiocco della frusta perché le aratrici partano.
E veniamo alla nostra sudiciona preferita. Viene brutalmente svegliata dalla sorvegliante del turno di notte alle 6 in punto, nel buio della notte. Altre quattro infelici stanno uscendo dalle celle. La sorvegliante concede loro una pausa bagno, in modo che si svuotino ben bene dal clistere notturno. Fa quindi indossare gli abiti prescritti. Abiti che sono ancora umidi dal giorno precedente. La sudiciona rabbrividisce, nel freddo notturno. Il tiro di mucche viene fatto uscire nelle prime luci del giorno. L’aratro le attende. Arrivano le sorveglianti del turno di giorno. La sudiciona si accorge che a controllare l’aratura sarà la sorvegliante Lotte, una delle più inflessibili. La mucca che dovrà guidare l’aratro al primo turno è incaricata di infilare il giogo e stringere opportunamente cinghie, cinghiette, morsi e cappucci. Inutile dire che si merita un paio di manrovesci dalla sorvegliante Lotte che ritiene le cinghie troppo lasche. Dai muggiti che sfuggono alle aratrici, invece, sembrerebbe che le cinghie mordano già a sufficienza le carni, ma tant’è. Le mucche vengono ora dirette all’appezzamento da arare. Si tratta di un campo di un ettaro, posto appena fuori Lancy. Pensateci, un campo di 100x100 metri! Ma quello che sfiancherà le nostre vacche è il tipo di terreno: molto compatto ed argilloso, non lavorato da anni ed anni. Al comando della sorvegliante, le mucche da traino partono a tirare, ognuna concentrata nel tirare uniformemente, nessuna vuole assaggiare la frusta. Ed ad un secondo ordine, la mucca al comando libera una leva, il vomere si pianta nel terreno ed inizia ad opporre resistenza. Accade che per un po’ le vacche da traino continuino a muoversi ma l’aratro resta quasi fermo, i gioghi e le cinghie si piantano nelle carni e premono impietosi sulle ossa , sentiamo chiaramente i muggiti di dolore. Poi, lentamente l’aratro riprende ad avanzare. Vediamo chiaramente che il passo delle vacche aratrici è lo stesso degli alpinisti, lento ma costante e di grande potenza. La cosa più difficile per le nostre mucche è tirare all’unisono, infatti ben presto vanno fuori sincronismo e l’aratro rallenta. Qui rientra in gioco la sorvegliante che, tramite lo sciocco della frusta, rimette in sincronismo le aratrici. Inutile dire che, se va bene, lo schiocco è solo di avvertimento, ma la pazienza di Frau Lotte è limitata, ben presto la frusta cade sulle schiene impietosa, causando grande dolore. Gli impietosi paraocchi impediscono di vedere altro che non sia il campo ancora da arare, le vacche, infatti non possono, a causa del giogo, girare liberamente la testa. Le nostre vacche sono in un bagno di sudore, la faccia paonazza i denti piantati nel morso, quasi non hanno il fiato neanche per muggire. Ma un esercizio tanto massacrante non può durare all’infinito, ogni mezz’ora viene fatta la rotazione delle vacche. Vacche che, come l’aratro si ferma, cadono a terra sfinite. Occorrono grida e frustate, distribuite generosamente da Lotte, per far riprendere il lavoro a cambio effettuato. Inutile dire che con delle vacche così fannullone Frau Lotte dovrà fare dello straordinario, visto che il lavoro al campo di manioca terminerà nel buio della notte.
Al rientro le vacche, stravolte e coperte di cristalli di sale del loro sudore e della terra sollevata dai loro passi, saranno costrette all’ultimo sforzo di ripulire, oliare e riporre l’attrezzatura. Infine la tanto agognata scodella di tapioca permetterà loro di sopravvivere un altro giorno. E se durante il giorno le vacche da aratura sono esentate dal clistere, la notte possono recuperare, infatti le attende una bella caraffa di “Eau de Lancy”, somministrata, come buonanotte dalla sorvegliante. Il clistere le terrà gonfie nella notte. Ma la vacca numero 14 è tanto stanca che neanche si accorgerà del pancione e dei relativi dolorosi crampi.
(16- continua)

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