Cara Monika,
ti ho già raccontato delle
realizzazioni dello stalliere, nella “stalla”dobbiamo indossare
sempre le mutande col plug. Poi, se siamo a riposo, ci viene spesso
fatto indossare uno strettissimo corsetto, che don Pedro ci allaccia
strettissimo, tanto che si fatica a respirare. Serve ad addestrarci
ad un portamento elegante. Se invece dobbiamo trottare, niente
corsetto, che ci sarebbe d’impaccio, però una serie di morsi e
cinghie. Particolarmente umiliante il morso, che ti costringe a
sbavare già normalmente. Ma pare che gli appassionati del genere
considerino particolarmente eccitante una puledra che, trottando o
galoppando, faccia la schiuma dalla bocca come i cavalli. Detto
fatto, il sellaio ha subito inventato un accessorio per causare
abbondante schiuma dalla bocca: ha preso un panetto di sapone, il
mitico Jabon Lagarto, una sorta di sapone di Marsiglia locale, vi ha
praticato un foro attraverso cui ha fatto passare il morso. Così,
quando ti mettono il morso sei costretta a addentare il sapone.
Figuratevi cosa vuol dire tenere per interminabili ore una saponetta
tra i denti, che impedisce di chiudere la bocca e di deglutire la
saliva. Ben presto si sbava e, costrette a trottare, ben presto si
forma la schiuma. Inutile dire cosa soffriamo noi “puledre”, con
il sapone costantemente in bocca che ci irrita gola e stomaco, e che,
inghiottito, ci disturba anche la pancia.
Don Pedro intende portarci ad una
sfilata clandestina di “puledre”, per cui intende allenarci a
trottare a lungo in maniera elegante. Però trottare con le nuove
calzature non è certamente facile, in particolare quando non si può
guardare dove si poserà il piede, infatti non possiamo abbassare la
testa, cosa considerata poco elegante. Inoltre in caso di gare ci
verrebbe messo il paraocchi, che comunque impedisce la visuale. Così,
dopo qualche ruzzolone, Don Pedro ha fatto installare un aggeggio
simile alla noria, che ti costringe a girare in tondo, impedendoti
di cadere se inciampi. E stiamo allenandoci a girare in tondo
bendate, in un trotto esasperato, sollevando moltissimo il passo.
E’un esercizio massacrante, ma se osiamo fermarci veniamo
prontamente sollecitate dallo scudiscio di Don Pedro.
Ma come se non bastasse, bisogna che le
nostre cosce e le nostre natiche (i quarti posteriori) si sviluppino
armoniosamente. Per allenarci (ma spesso per punirci) don Pedro ha
una sua versione del potro, un cavalletto molto alto, dove vieni
messa a cavalcioni su due assi che formano un cuneo. Sul vertice del
cuneo, in pratica dove appoggerai tuo malgrado la … patata ha
fissato una spazzola con setole vegetali rigide. Quando vieni issata
sul potro l’unico modo per non farsi pungere dalla spazzola è
fare forza sulle assi del potro stringendo le cosce. Così si
esercitano i muscoli, sostiene Don Pedro, ma secondo me è che gli
piace guardarci mentre cerchiamo, contorcendoci a cosce aperte, di
resistere ed alla fine cediamo, fra lamenti e lacrimucce.
C’è poi un'altra cosa che ci può
capitare, una cosa vergognosa. La prendo un po’ alla lontana, in
questa regione , gli animali vivono in maniera naturale, legiumente
vengono possedute dallo stallone Questa cosa è così sentita nella
civiltà contadina che nelle fattorie viene fatta una festa, in cui
la giumenta viene presentata allo stallone eccetera. Dove va a parare
questo discorso? Nei giorni fertili don Pedro ed il sellaio si
divertono ad umiliarci, utilizzando la mano, un po’ come fanno i
veterinari con le giumente, per stimolarle, durante la fecondazione
artificiale.
Ciao Monika.
Puledra e sguattera Nadia.
(27- continua)
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